Tra acrilico e digitale, la Fine Art di Mariateresa Rasulo

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 29 Gennaio 2016

Tempo stimato per la lettura: 3,6 minuti

Questo è il mio mondo, questa è la mia vita, questo è quello che voglio“. Mariateresa Rasulo è una giovane e talentuosa artista a cui abbiamo chiesto di raccontarci della sua passione per la Fine Art, dei suoi ricordi di bambina e del suo sogno di aprire uno spazio per giovani e talentuosi creativi emergenti.

 

Picasso diceva che il principale nemico della creatività è il buon senso, per te quali sono i principali ostacoli al processo creativo?

Sappiamo bene che la creatività è la libertà assoluta priva di regole e freni, la capacità di rompere gli schemi ordinari del pensiero, il privilegio assoluto della fantasia, la produzione del nuovo. E’ una qualità posseduta mediante la quale facciamo ricorso a contenuti inconsci o preconsci particolarmente vivaci e produttivi, come quelli che in passato vennero analizzati da importanti filosofi come Freud, Segal, Kubie, proprio riguardo all’approccio creativo. Ma ciò che potrebbe scagliarsi contro di noi è il terribile momento del “non farcela”, di non sentirsi creativi, di non produrre abbastanza e di non avere alcuna ispirazione. Ma ovviamente, può essere disturbata da condizioni particolari che si trasformano in ostacoli: la paura delle critiche, la mancanza di autostima che ti permette di creare nel tuo privato ma impedisce di sostenere, in modo convincente, quell’idea innovativa per cui si è sentiti ispirati. La creatività ha bisogno di ridondanza, di continue risorse mentali, di avere a disposizione un lungo tempo per vagare in cerca di qualcosa. Non si può essere assolutamente creativi per contratto.

Quando hai capito che avresti dedicato la tua vita all’arte?

Da quando sono nata, credo. Da piccola il mio hobby preferito non era quello di giocare con le bambole, ma semplicemente quello di avere un foglio bianco e tantissimi colori.

Le tue opere rientrano in quella che può essere definita “fine art”, ci racconti cos’è?

Sì, le mie opere rientrano nella categoria Fine Art e nascono proprio da uno strumento tecnologico come il computer, per essere realizzate con programmi digitali come Corel Draw e rifinite poi con diversi effetti attraverso Photoshop. Successivamente, prevede un processo meccanico di stampa su un supporto come una tela, un PVC o un foglio di carta opaca. Ma come ogni opera, nasce da un preciso momento di ispirazione, la differenza consiste solo nella realizzazione.

Uno immagina il processo creativo come qualcosa di impetuoso, inarrestabile, che ti tiene sveglio la notte, per te è così?

Nella maggior parte dei casi è così, ma so tenere molto a freno queste sensazioni perché altrimenti non vivi più. Dedico moltissimo tempo alla creazione durante la notte, è il momento della giornata che amo maggiormente, così intimo da ritrovarmi a stretto contatto con me stessa e i miei pensieri che spingono la mia mano ad aggiungere quel qualcosa in più alla mia opera.

La tua prima visita ad un museo o ad una galleria d’arte, che ricordi hai?

La mia prima visita ad una mostra d’arte mi ha fatto dire: “questo è il mio mondo, questa è la mia vita, questo è quello che voglio”. E in tutte quelle volte che ho guardato un’opera, ho sospirato, ho vissuto, sono morta e rinata.

 Immaginati totalmente sola e con tutto il tempo a disposizione in un museo come il Prado o il Louvre, che faresti? 

Mi gusterei pienamente tutto l’intero spettacolo per ore, proiettandomi in un mondo non reale.

Philippe Daverio

Philippe Daverio di fronte all’opera di Mariateresa

C’è un artista, non necessariamente visuale, un regista, un musicista a cui ti ispiri?

Assolutamente non mi ispiro a nessun artista in particolare. La mia pittura è fatta di pensieri, sentimenti, gesti, sospiri, desideri, dolori totalmente personali.

Il tuo sogno fuori dal cassetto?

Riuscire ad avere, un giorno, un mio spazio dedicato interamente all’arte, per promuovere non solo la mia, ma anche quella di moltissimi giovani artisti che hanno sempre infinita difficoltà nel venir fuori in questo mondo.

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Published On: 29 Gennaio 2016

About the Author: Redazione ViviCreativo

Tempo stimato per la lettura: 11 minuti

Questo è il mio mondo, questa è la mia vita, questo è quello che voglio“. Mariateresa Rasulo è una giovane e talentuosa artista a cui abbiamo chiesto di raccontarci della sua passione per la Fine Art, dei suoi ricordi di bambina e del suo sogno di aprire uno spazio per giovani e talentuosi creativi emergenti.

 

Picasso diceva che il principale nemico della creatività è il buon senso, per te quali sono i principali ostacoli al processo creativo?

Sappiamo bene che la creatività è la libertà assoluta priva di regole e freni, la capacità di rompere gli schemi ordinari del pensiero, il privilegio assoluto della fantasia, la produzione del nuovo. E’ una qualità posseduta mediante la quale facciamo ricorso a contenuti inconsci o preconsci particolarmente vivaci e produttivi, come quelli che in passato vennero analizzati da importanti filosofi come Freud, Segal, Kubie, proprio riguardo all’approccio creativo. Ma ciò che potrebbe scagliarsi contro di noi è il terribile momento del “non farcela”, di non sentirsi creativi, di non produrre abbastanza e di non avere alcuna ispirazione. Ma ovviamente, può essere disturbata da condizioni particolari che si trasformano in ostacoli: la paura delle critiche, la mancanza di autostima che ti permette di creare nel tuo privato ma impedisce di sostenere, in modo convincente, quell’idea innovativa per cui si è sentiti ispirati. La creatività ha bisogno di ridondanza, di continue risorse mentali, di avere a disposizione un lungo tempo per vagare in cerca di qualcosa. Non si può essere assolutamente creativi per contratto.

Quando hai capito che avresti dedicato la tua vita all’arte?

Da quando sono nata, credo. Da piccola il mio hobby preferito non era quello di giocare con le bambole, ma semplicemente quello di avere un foglio bianco e tantissimi colori.

Le tue opere rientrano in quella che può essere definita “fine art”, ci racconti cos’è?

Sì, le mie opere rientrano nella categoria Fine Art e nascono proprio da uno strumento tecnologico come il computer, per essere realizzate con programmi digitali come Corel Draw e rifinite poi con diversi effetti attraverso Photoshop. Successivamente, prevede un processo meccanico di stampa su un supporto come una tela, un PVC o un foglio di carta opaca. Ma come ogni opera, nasce da un preciso momento di ispirazione, la differenza consiste solo nella realizzazione.

Uno immagina il processo creativo come qualcosa di impetuoso, inarrestabile, che ti tiene sveglio la notte, per te è così?

Nella maggior parte dei casi è così, ma so tenere molto a freno queste sensazioni perché altrimenti non vivi più. Dedico moltissimo tempo alla creazione durante la notte, è il momento della giornata che amo maggiormente, così intimo da ritrovarmi a stretto contatto con me stessa e i miei pensieri che spingono la mia mano ad aggiungere quel qualcosa in più alla mia opera.

La tua prima visita ad un museo o ad una galleria d’arte, che ricordi hai?

La mia prima visita ad una mostra d’arte mi ha fatto dire: “questo è il mio mondo, questa è la mia vita, questo è quello che voglio”. E in tutte quelle volte che ho guardato un’opera, ho sospirato, ho vissuto, sono morta e rinata.

 Immaginati totalmente sola e con tutto il tempo a disposizione in un museo come il Prado o il Louvre, che faresti? 

Mi gusterei pienamente tutto l’intero spettacolo per ore, proiettandomi in un mondo non reale.

Philippe Daverio

Philippe Daverio di fronte all’opera di Mariateresa

C’è un artista, non necessariamente visuale, un regista, un musicista a cui ti ispiri?

Assolutamente non mi ispiro a nessun artista in particolare. La mia pittura è fatta di pensieri, sentimenti, gesti, sospiri, desideri, dolori totalmente personali.

Il tuo sogno fuori dal cassetto?

Riuscire ad avere, un giorno, un mio spazio dedicato interamente all’arte, per promuovere non solo la mia, ma anche quella di moltissimi giovani artisti che hanno sempre infinita difficoltà nel venir fuori in questo mondo.

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