Art Basel Paris 2024 al Grand Palais: l’arte si riscrive a Parigi

Tempo stimato per la lettura: 4,5 minuti
Parigi, ottobre. L’aria è frizzante, i boulevard si vestono d’attesa, e il Grand Palais spalanca le sue porte di vetro e ferro come una regina che torna sul trono. Dopo anni di restauri, la sua architettura iconica accoglie, dal 18 al 20 ottobre, Art Basel Paris 2024 con una grazia solenne, quasi teatrale. Qui, tra colonne di luce naturale e pavimenti lucidi come passerelle, si radunano le voci più forti del sistema dell’arte globale. La fiera non è solo un evento: è uno statement. E Parigi, mai così sensuale e verticale, si conferma il nuovo epicentro dell’arte contemporanea.
Le grandi gallerie: potenza, memoria, desiderio
Dentro i padiglioni, il battito si alza. Le grandi gallerie internazionali sfilano con sicurezza da passerella haute couture. Hauser & Wirth espone un’opera rarefatta e geometrica di Kazimir Malevich, risalente al 1915: un frammento di utopia sospeso nel presente. Da White Cube, l’energia astratta e dinamica di Julie Mehretu sembra quasi far vibrare le pareti. E Gagosian, sempre lui, intesse un dialogo silenzioso tra scultura e pittura, dove l’impatto visivo è parte della coreografia.
Tra uno stand e l’altro, l’arte si mostra in tutte le sue forme: maestosa, ruvida, commerciale, misteriosa. Le vendite importanti – come quelle di Michelangelo Pistoletto da Galleria Continua – alimentano la leggenda, ma ciò che davvero conta è l’atmosfera: quell’oscillazione perfetta tra rigore curatoriale e puro incanto.
Le nuove sezioni: Premise e il respiro del tempo
Tra le novità che definiscono l’identità di questa edizione, la sezione Premise è la più magnetica. Nove gallerie esplorano il tempo lungo dell’arte, mostrando opere anteriori al 1900 inserite in contesti contemporanei. È una scelta radicale, eppure perfettamente in linea con lo spirito parigino: qui la storia non è un peso, ma una lente.
La galleria Loft Art Gallery, per esempio, debutta con i colori vibranti di Mohammed Melehi, maestro dell’astrattismo marocchino e simbolo di una modernità mediterranea finalmente riscritta. È un momento in cui la fiera mostra la sua capacità più importante: raccontare il presente attraverso il passato.
Emergence: la fiera che guarda avanti
Nella sezione Emergence, l’aria si fa elettrica. Le gallerie giovani, molte delle quali presenti per la prima volta a Art Basel, espongono artisti emergenti che lavorano con il corpo, il linguaggio, la memoria. È qui che l’arte si fa urgenza. Non si cercano nomi da collezione, ma voci nuove da ascoltare. Ogni opera è un gesto, una possibilità.
È un territorio di sperimentazione radicale, dove i materiali si sporcano, le forme si spezzano, le storie si confondono. Il futuro dell’arte passa di qui — irregolare, imperfetto, necessario.
Gallerie italiane: l’eleganza del segno, la forza del gesto
L’Italia si presenta in fiera con passo deciso. Tra le più riconosciute, Galleria Continua incanta con la forza concettuale di Michelangelo Pistoletto, mentre Massimo De Carlo espone l’ironia tagliente di Maurizio Cattelan, con l’ormai mitica “A Perfect Day”: due bambini crocifissi a un muro, spietati e innocenti.
Tornabuoni Arte ritorna alla solennità materica con le sfere bronzee di Arnaldo Pomodoro, architetture chiuse su sé stesse, dense come pianeti. Da Milano, Raffaella Cortese porta un linguaggio attento al femminile, alla geografia delle minoranze, mentre Alfonso Artiaco, da Napoli, conferma il Sud come territorio fertile di estetiche non omologate.
L’Italia, a Parigi, è raffinata e potente. È memoria e avanguardia, misura e azzardo. Non segue la tendenza: la anticipa.
“Oh La La!”: l’eccentricità come atto di verità
Con la sezione Oh La La!, la fiera si concede un colpo di scena. Le gallerie sono invitate a mostrare opere raramente esposte, magari inedite, sicuramente fuori copione. È il momento più spiazzante, più libero, più giocoso. Qui si ritrovano piccoli gioielli dimenticati, lavori non pensati per essere venduti, gesti di pura poesia visiva.
“Scandalosamente bella”, direbbe qualcuno. In realtà, Oh La La! è una dichiarazione d’amore all’arte non addomesticata. Un invito a lasciarsi sorprendere, senza coordinate, senza aspettative.
Una città che respira arte: il programma diffuso
Fuori dalla fiera, Parigi diventa una costellazione artistica. Al Petit Palais, le conversazioni tra curatori, artisti e filosofi trasformano la parola in atto estetico. Alla Bourse de Commerce, le collezioni private si aprono al pubblico con generosità. E al Centre Pompidou, la ricerca diventa rivoluzione.
È tutto parte di un ecosistema in movimento: l’arte non è confinata nei padiglioni, ma si diffonde, si espande, si moltiplica.
Art Basel Paris è uno stato mentale
Art Basel Paris 2024 conferma il suo ruolo centrale nel sistema globale dell’arte, dove esperienza estetica e dinamiche di mercato convivono. Il ritorno al Grand Palais amplifica l’impatto scenografico della fiera, ma anche la sua funzione strategica: qui, le opere sono al tempo stesso linguaggio visivo e asset culturale. In un momento di incertezza economica, il mercato mostra segnali di cautela, ma anche di selettività crescente. Le gallerie puntano su artisti consolidati, mentre le sezioni emergenti offrono spazi per nuove narrazioni. L’equilibrio tra visione artistica e sostenibilità commerciale è sottile, ma ancora possibile.
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Art Basel Paris 2024 al Grand Palais: l’arte si riscrive a Parigi
Tempo stimato per la lettura: 14 minuti
Parigi, ottobre. L’aria è frizzante, i boulevard si vestono d’attesa, e il Grand Palais spalanca le sue porte di vetro e ferro come una regina che torna sul trono. Dopo anni di restauri, la sua architettura iconica accoglie, dal 18 al 20 ottobre, Art Basel Paris 2024 con una grazia solenne, quasi teatrale. Qui, tra colonne di luce naturale e pavimenti lucidi come passerelle, si radunano le voci più forti del sistema dell’arte globale. La fiera non è solo un evento: è uno statement. E Parigi, mai così sensuale e verticale, si conferma il nuovo epicentro dell’arte contemporanea.
Le grandi gallerie: potenza, memoria, desiderio
Dentro i padiglioni, il battito si alza. Le grandi gallerie internazionali sfilano con sicurezza da passerella haute couture. Hauser & Wirth espone un’opera rarefatta e geometrica di Kazimir Malevich, risalente al 1915: un frammento di utopia sospeso nel presente. Da White Cube, l’energia astratta e dinamica di Julie Mehretu sembra quasi far vibrare le pareti. E Gagosian, sempre lui, intesse un dialogo silenzioso tra scultura e pittura, dove l’impatto visivo è parte della coreografia.
Tra uno stand e l’altro, l’arte si mostra in tutte le sue forme: maestosa, ruvida, commerciale, misteriosa. Le vendite importanti – come quelle di Michelangelo Pistoletto da Galleria Continua – alimentano la leggenda, ma ciò che davvero conta è l’atmosfera: quell’oscillazione perfetta tra rigore curatoriale e puro incanto.
Le nuove sezioni: Premise e il respiro del tempo
Tra le novità che definiscono l’identità di questa edizione, la sezione Premise è la più magnetica. Nove gallerie esplorano il tempo lungo dell’arte, mostrando opere anteriori al 1900 inserite in contesti contemporanei. È una scelta radicale, eppure perfettamente in linea con lo spirito parigino: qui la storia non è un peso, ma una lente.
La galleria Loft Art Gallery, per esempio, debutta con i colori vibranti di Mohammed Melehi, maestro dell’astrattismo marocchino e simbolo di una modernità mediterranea finalmente riscritta. È un momento in cui la fiera mostra la sua capacità più importante: raccontare il presente attraverso il passato.
Emergence: la fiera che guarda avanti
Nella sezione Emergence, l’aria si fa elettrica. Le gallerie giovani, molte delle quali presenti per la prima volta a Art Basel, espongono artisti emergenti che lavorano con il corpo, il linguaggio, la memoria. È qui che l’arte si fa urgenza. Non si cercano nomi da collezione, ma voci nuove da ascoltare. Ogni opera è un gesto, una possibilità.
È un territorio di sperimentazione radicale, dove i materiali si sporcano, le forme si spezzano, le storie si confondono. Il futuro dell’arte passa di qui — irregolare, imperfetto, necessario.
Gallerie italiane: l’eleganza del segno, la forza del gesto
L’Italia si presenta in fiera con passo deciso. Tra le più riconosciute, Galleria Continua incanta con la forza concettuale di Michelangelo Pistoletto, mentre Massimo De Carlo espone l’ironia tagliente di Maurizio Cattelan, con l’ormai mitica “A Perfect Day”: due bambini crocifissi a un muro, spietati e innocenti.
Tornabuoni Arte ritorna alla solennità materica con le sfere bronzee di Arnaldo Pomodoro, architetture chiuse su sé stesse, dense come pianeti. Da Milano, Raffaella Cortese porta un linguaggio attento al femminile, alla geografia delle minoranze, mentre Alfonso Artiaco, da Napoli, conferma il Sud come territorio fertile di estetiche non omologate.
L’Italia, a Parigi, è raffinata e potente. È memoria e avanguardia, misura e azzardo. Non segue la tendenza: la anticipa.
“Oh La La!”: l’eccentricità come atto di verità
Con la sezione Oh La La!, la fiera si concede un colpo di scena. Le gallerie sono invitate a mostrare opere raramente esposte, magari inedite, sicuramente fuori copione. È il momento più spiazzante, più libero, più giocoso. Qui si ritrovano piccoli gioielli dimenticati, lavori non pensati per essere venduti, gesti di pura poesia visiva.
“Scandalosamente bella”, direbbe qualcuno. In realtà, Oh La La! è una dichiarazione d’amore all’arte non addomesticata. Un invito a lasciarsi sorprendere, senza coordinate, senza aspettative.
Una città che respira arte: il programma diffuso
Fuori dalla fiera, Parigi diventa una costellazione artistica. Al Petit Palais, le conversazioni tra curatori, artisti e filosofi trasformano la parola in atto estetico. Alla Bourse de Commerce, le collezioni private si aprono al pubblico con generosità. E al Centre Pompidou, la ricerca diventa rivoluzione.
È tutto parte di un ecosistema in movimento: l’arte non è confinata nei padiglioni, ma si diffonde, si espande, si moltiplica.
Art Basel Paris è uno stato mentale
Art Basel Paris 2024 conferma il suo ruolo centrale nel sistema globale dell’arte, dove esperienza estetica e dinamiche di mercato convivono. Il ritorno al Grand Palais amplifica l’impatto scenografico della fiera, ma anche la sua funzione strategica: qui, le opere sono al tempo stesso linguaggio visivo e asset culturale. In un momento di incertezza economica, il mercato mostra segnali di cautela, ma anche di selettività crescente. Le gallerie puntano su artisti consolidati, mentre le sezioni emergenti offrono spazi per nuove narrazioni. L’equilibrio tra visione artistica e sostenibilità commerciale è sottile, ma ancora possibile.
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