Dom Robert: il genio che ha intrecciato natura, colore e umanità in arazzi senza tempo

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 14 Giugno 2025

Tempo stimato per la lettura: 7,1 minuti

Nel cuore dell’abbazia-scuola della Cité de Sorèze, un monumento storico del XVII secolo, il Museo Dom Robert celebra dieci anni di vita, offrendo uno sguardo unico sull’arte della tappezzeria del XX secolo. Inaugurato nel 2015, il museo è stato concepito per celebrare l’opera di Dom Robert, monaco benedettino e artista tessile di fama internazionale, e per valorizzare il patrimonio della tappezzeria d’Aubusson, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dal 2009.

Ma chi era Dom Robert? Dietro questo nome si cela Guy de Chaunac-Lanzac, un uomo segnato dalla storia e dal destino.

Dal Poitou alla Montagna Nera: un viaggio spirituale e artistico

Guy de Chaunac-Lanzac, nato nel Poitou nel 1907, trascorse un’infanzia serena nella natura, ma visse con difficoltà gli anni di studio presso i Gesuiti a Poitiers. Dopo aver frequentato l’École des Arts Décoratifs a Parigi e aver svolto il servizio militare in Marocco, dove iniziò a dedicarsi seriamente all’acquerello, entrò nel 1930 nell’abbazia benedettina di En Calcat, prendendo il nome di “Dom Robert” : Dom come abbreviazione di “domine”, e Robert in omaggio a suo fratello morto, per segnare un nuovo cammino spirituale e artistico.

Ordinato sacerdote nel 1937, unì la vita monastica alla passione per l’arte. I suoi acquerelli, ispirati dalla natura dell’Aude, furono scoperti da Jean Lurçat e trasformati in arazzi che lo resero presto celebre. Dopo un periodo di “esilio” in Inghilterra, tornò nel 1958 a En Calcat, dove continuò a creare con costanza e serenità. Negli ultimi anni si dedicò soprattutto al disegno e alla gouache. Morì nel 1997, a 90 anni, circondato dai suoi confratelli monaci.

Dom Robert: il monaco che ha tessuto la natura con i colori dell’anima

Tra le pieghe del tempo e l’incanto della Montagna Nera, Dom Robert ha trasformato la tappezzeria in un’ode vibrante alla vita. Nel cuore dell’esilio, la lontananza diventa musa: il ricordo di un passato doloroso si fonde con la potenza della natura, la stessa che Dom Robert cattura con pennellate di lana e filo, nel dialogo magico tra trama e ordito. Qui non si tratta solo di tessere, ma di dare vita a una sinfonia di colori – verdi profondi, ocra caldi, gialli dorati – che raccontano foreste incantate, fiori e creature che sembrano respirare.

E poi c’è la figura umana, misteriosa e sfuggente, quasi nascosta nei suoi cartoni e schizzi, ma sempre presente come un sussurro, una promessa. Dom Robert affermava di non poterla rappresentare, ma la sua opera rivela un’intimità nascosta, un’umanità che si intreccia con la natura come un filo invisibile.

La sinergia artistica e spirituale in mostra a Parigi

Denise Majorel, promotrice della tappezzeria come forma d’arte autonoma, scelse Dom Robert tra i suoi artisti principali. Fin dalla sua apertura nel 1950, la Galleria La Demeure di Parigi divenne uno spazio innovativo in cui si respirava un dialogo serrato tra artisti, tappezzieri e collezionisti.

Grazie all’impegno di Majorel e del tessitore François Tabard, Dom Robert espose alla Demeure numerose volte: nel 1962, 1966, 1974… eventi che consolidarono la sua fama natìa e internazionale. La galleria si impegnò nell’elevare la tappezzeria al livello della grande arte contemporanea, rompendo con tradizioni e incentivando sperimentazioni artistiche, inclusa quella di Dom Robert, capace di fondere contemplazione religiosa e paesaggio naturale.

L’arazzo: un viaggio sensoriale tra fede e natura

Collaborando con i leggendari “lissiers” (tappezzieri) di Aubusson, custodi di un savoir-faire millenario, Dom Robert ha dato nuova vita alla tradizione tessile francese, trasformando ogni arazzo in un viaggio sensoriale. Un viaggio che il museo a lui dedicato a Sorèze celebra con mostre che si rinnovano come un ciclo naturale, per non perdere mai la freschezza di questa arte viva.

Dom Robert non ha solo tessuto stoffa: ha intrecciato emozioni, ricordi, poesia. Il suo lavoro è un invito a perdersi nei dettagli di una natura che pulsa, vibra e sussurra – a guardare oltre il visibile e sentire il battito segreto del mondo.

La magia dei suoi cartoni: un dialogo tra natura e umanità

Dom Robert è noto inoltre per i suoi “cartoni”, i disegni preparatori che poi vengono trasformati in tappeti da abili tessitori. Questi cartoni sono veri e propri dipinti che uniscono la flora e la fauna della Montagna Nera a figure umane dal tratto vivido e poetico, in un connubio sorprendente e delicato. L’artista giocava con colori caldi e saturi, spesso dominati da verde, giallo e blu, conferendo alle sue opere un’aura di vita pulsante.

Come si crea un arazzo: trama e ordito al servizio dell’arte

Dietro ogni arazzo c’è un intreccio millenario: la trama e l’ordito. L’ordito sono i fili tesi verticalmente sul telaio, mentre la trama è costituita dai fili orizzontali che, intrecciandosi all’ordito, danno vita all’immagine. La lavorazione è meticolosa, richiede pazienza e maestria, e ogni dettaglio del cartone di Dom Robert viene tradotto in fili colorati che, intrecciati, raccontano storie di natura e umanità.

Un’esplosione di vita nella natura tarnaise

L’arte di Dom Robert è un inno alla natura: le sue Prairies animées (prati animati) – nome dell’allestimento attuale del museo, inaugurato nel 2024 e che rimarrà  fino al 2026 – non sono semplici paesaggi, ma mondi vibranti di api ronzanti, farfalle leggere, uccelli cinguettanti, e animali che sembrano quasi muoversi sotto gli occhi dello spettatore. Il suo stile è poetico e vivace, lontano da ogni formalismo, capace di far vibrare l’osservatore al ritmo della natura stessa.

Un lato inedito: la figura umana al centro della scena

Per i dieci anni del museo, la mostra Dom Robert & la figure humaine (22 marzo – 21 settembre 2025) svela un aspetto meno noto della sua arte: la rappresentazione dell’uomo. Sebbene Dom Robert sostenesse che l’essere umano non fosse parte della natura e quindi difficile da rappresentare, la sua produzione – tra dipinti e schizzi dagli anni ’30 agli ’80 – testimonia un interesse profondo per la figura umana. Come diceva nel 1955, “la sola cosa che mi interessa davvero è la figura umana, in senso ampio; tutto il resto è solo decorazione”. Un dialogo sorprendente tra natura e umanità, tra paesaggi animati e volti intensi.

La collezione di arazzi dell’Atelier Goubely

Anima di questo museo vivo, in continua evoluzione, è la collezione di arazzi dell’Atelier Goubely, donata nel 1997 all’abbazia di En Calcat da Suzanne Goubely, poco prima della morte di Dom Robert, questa collezione nasce dal prestigioso atelier Goubely di Aubusson. Comprende circa 350 m² di arazzi, tra cui una decina di opere di Dom Robert e una trentina di altri artisti contemporanei.

Tra questi: Mario Prassinos, Michel Tourlière, Pierre Fulcrand, Nils Furto, Marcel Gromaire, Théo Kerg, Jacques Lagrange, Jean Lurçat, Pierre Sicard, Gustave Singier, Boris Taslitzky.

Dopo il 1997, i monaci di En Calcat hanno arricchito il fondo con una ventina di arazzi aggiuntivi di Dom Robert. Nel 2012, le opere e gli archivi dell’atelier sono stati depositati presso il Syndicat mixte de l’Abbaye-école de Sorèze, e nel 2015 le tappezzerie degli altri artisti sono state ufficialmente donate. Il Museo Dom Robert rinnova regolarmente le sue esposizioni, garantendo la conservazione di una collezione preziosa e sensibile alla luce.

Un’immersione nella poesia tessuta di Dom Robert

Tra le colline ondulate del Tarn, Dom Robert, tra inspirazione per creare un mondo vibrante di colori e silenzi. I prati fioriti, i cieli cangianti e gli animali in libertà divennero fili viventi nei suoi arazzi, intrecciando natura e spiritualità in una danza eterna.

Visitare il Museo Dom Robert significa lasciarsi trasportare in questo mondo dove ogni filo, ogni colore, ogni figura racconta una storia. È un’esperienza multisensoriale, un invito a scoprire la magia dell’arte tessile e la poesia della natura vista attraverso gli occhi di uno dei grandi maestri del XX secolo.

Per più d’informazioni: www.tourisme-tarn.com

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Nel cuore dell’abbazia-scuola della Cité de Sorèze, un monumento storico del XVII secolo, il Museo Dom Robert celebra dieci anni di vita, offrendo uno sguardo unico sull’arte della tappezzeria del XX secolo. Inaugurato nel 2015, il museo è stato concepito per celebrare l’opera di Dom Robert, monaco benedettino e artista tessile di fama internazionale, e per valorizzare il patrimonio della tappezzeria d’Aubusson, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dal 2009.

Ma chi era Dom Robert? Dietro questo nome si cela Guy de Chaunac-Lanzac, un uomo segnato dalla storia e dal destino.

Dal Poitou alla Montagna Nera: un viaggio spirituale e artistico

Guy de Chaunac-Lanzac, nato nel Poitou nel 1907, trascorse un’infanzia serena nella natura, ma visse con difficoltà gli anni di studio presso i Gesuiti a Poitiers. Dopo aver frequentato l’École des Arts Décoratifs a Parigi e aver svolto il servizio militare in Marocco, dove iniziò a dedicarsi seriamente all’acquerello, entrò nel 1930 nell’abbazia benedettina di En Calcat, prendendo il nome di “Dom Robert” : Dom come abbreviazione di “domine”, e Robert in omaggio a suo fratello morto, per segnare un nuovo cammino spirituale e artistico.

Ordinato sacerdote nel 1937, unì la vita monastica alla passione per l’arte. I suoi acquerelli, ispirati dalla natura dell’Aude, furono scoperti da Jean Lurçat e trasformati in arazzi che lo resero presto celebre. Dopo un periodo di “esilio” in Inghilterra, tornò nel 1958 a En Calcat, dove continuò a creare con costanza e serenità. Negli ultimi anni si dedicò soprattutto al disegno e alla gouache. Morì nel 1997, a 90 anni, circondato dai suoi confratelli monaci.

Dom Robert: il monaco che ha tessuto la natura con i colori dell’anima

Tra le pieghe del tempo e l’incanto della Montagna Nera, Dom Robert ha trasformato la tappezzeria in un’ode vibrante alla vita. Nel cuore dell’esilio, la lontananza diventa musa: il ricordo di un passato doloroso si fonde con la potenza della natura, la stessa che Dom Robert cattura con pennellate di lana e filo, nel dialogo magico tra trama e ordito. Qui non si tratta solo di tessere, ma di dare vita a una sinfonia di colori – verdi profondi, ocra caldi, gialli dorati – che raccontano foreste incantate, fiori e creature che sembrano respirare.

E poi c’è la figura umana, misteriosa e sfuggente, quasi nascosta nei suoi cartoni e schizzi, ma sempre presente come un sussurro, una promessa. Dom Robert affermava di non poterla rappresentare, ma la sua opera rivela un’intimità nascosta, un’umanità che si intreccia con la natura come un filo invisibile.

La sinergia artistica e spirituale in mostra a Parigi

Denise Majorel, promotrice della tappezzeria come forma d’arte autonoma, scelse Dom Robert tra i suoi artisti principali. Fin dalla sua apertura nel 1950, la Galleria La Demeure di Parigi divenne uno spazio innovativo in cui si respirava un dialogo serrato tra artisti, tappezzieri e collezionisti.

Grazie all’impegno di Majorel e del tessitore François Tabard, Dom Robert espose alla Demeure numerose volte: nel 1962, 1966, 1974… eventi che consolidarono la sua fama natìa e internazionale. La galleria si impegnò nell’elevare la tappezzeria al livello della grande arte contemporanea, rompendo con tradizioni e incentivando sperimentazioni artistiche, inclusa quella di Dom Robert, capace di fondere contemplazione religiosa e paesaggio naturale.

L’arazzo: un viaggio sensoriale tra fede e natura

Collaborando con i leggendari “lissiers” (tappezzieri) di Aubusson, custodi di un savoir-faire millenario, Dom Robert ha dato nuova vita alla tradizione tessile francese, trasformando ogni arazzo in un viaggio sensoriale. Un viaggio che il museo a lui dedicato a Sorèze celebra con mostre che si rinnovano come un ciclo naturale, per non perdere mai la freschezza di questa arte viva.

Dom Robert non ha solo tessuto stoffa: ha intrecciato emozioni, ricordi, poesia. Il suo lavoro è un invito a perdersi nei dettagli di una natura che pulsa, vibra e sussurra – a guardare oltre il visibile e sentire il battito segreto del mondo.

La magia dei suoi cartoni: un dialogo tra natura e umanità

Dom Robert è noto inoltre per i suoi “cartoni”, i disegni preparatori che poi vengono trasformati in tappeti da abili tessitori. Questi cartoni sono veri e propri dipinti che uniscono la flora e la fauna della Montagna Nera a figure umane dal tratto vivido e poetico, in un connubio sorprendente e delicato. L’artista giocava con colori caldi e saturi, spesso dominati da verde, giallo e blu, conferendo alle sue opere un’aura di vita pulsante.

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Dietro ogni arazzo c’è un intreccio millenario: la trama e l’ordito. L’ordito sono i fili tesi verticalmente sul telaio, mentre la trama è costituita dai fili orizzontali che, intrecciandosi all’ordito, danno vita all’immagine. La lavorazione è meticolosa, richiede pazienza e maestria, e ogni dettaglio del cartone di Dom Robert viene tradotto in fili colorati che, intrecciati, raccontano storie di natura e umanità.

Un’esplosione di vita nella natura tarnaise

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Un lato inedito: la figura umana al centro della scena

Per i dieci anni del museo, la mostra Dom Robert & la figure humaine (22 marzo – 21 settembre 2025) svela un aspetto meno noto della sua arte: la rappresentazione dell’uomo. Sebbene Dom Robert sostenesse che l’essere umano non fosse parte della natura e quindi difficile da rappresentare, la sua produzione – tra dipinti e schizzi dagli anni ’30 agli ’80 – testimonia un interesse profondo per la figura umana. Come diceva nel 1955, “la sola cosa che mi interessa davvero è la figura umana, in senso ampio; tutto il resto è solo decorazione”. Un dialogo sorprendente tra natura e umanità, tra paesaggi animati e volti intensi.

La collezione di arazzi dell’Atelier Goubely

Anima di questo museo vivo, in continua evoluzione, è la collezione di arazzi dell’Atelier Goubely, donata nel 1997 all’abbazia di En Calcat da Suzanne Goubely, poco prima della morte di Dom Robert, questa collezione nasce dal prestigioso atelier Goubely di Aubusson. Comprende circa 350 m² di arazzi, tra cui una decina di opere di Dom Robert e una trentina di altri artisti contemporanei.

Tra questi: Mario Prassinos, Michel Tourlière, Pierre Fulcrand, Nils Furto, Marcel Gromaire, Théo Kerg, Jacques Lagrange, Jean Lurçat, Pierre Sicard, Gustave Singier, Boris Taslitzky.

Dopo il 1997, i monaci di En Calcat hanno arricchito il fondo con una ventina di arazzi aggiuntivi di Dom Robert. Nel 2012, le opere e gli archivi dell’atelier sono stati depositati presso il Syndicat mixte de l’Abbaye-école de Sorèze, e nel 2015 le tappezzerie degli altri artisti sono state ufficialmente donate. Il Museo Dom Robert rinnova regolarmente le sue esposizioni, garantendo la conservazione di una collezione preziosa e sensibile alla luce.

Un’immersione nella poesia tessuta di Dom Robert

Tra le colline ondulate del Tarn, Dom Robert, tra inspirazione per creare un mondo vibrante di colori e silenzi. I prati fioriti, i cieli cangianti e gli animali in libertà divennero fili viventi nei suoi arazzi, intrecciando natura e spiritualità in una danza eterna.

Visitare il Museo Dom Robert significa lasciarsi trasportare in questo mondo dove ogni filo, ogni colore, ogni figura racconta una storia. È un’esperienza multisensoriale, un invito a scoprire la magia dell’arte tessile e la poesia della natura vista attraverso gli occhi di uno dei grandi maestri del XX secolo.

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