Alessandra Cedri, vincitrice del concorso MArteLive

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 9 Marzo 2022

Tempo stimato per la lettura: 5,5 minuti

Lalepap, l’upcycling Made in Italy

“Niente si perde, tutto si trasforma”. Questo potrebbe essere il cedro di Alessandra Cedri, vincitrice del Concorso MArteLive 2021, sezione Moda, per l’assegnazione del Premio ViviCreativo. Studente della Scuola d’Arte e Mestieri di Roma, corso di Moda Stile e Modellistica. Prima di intraprendere a 360 gradi la strada dell’artigianato, ha lavorato nella cooperazione sociale, terzo settore e associazionismo. Nel 2020, durate il confinamento crea “Lalepap – Hand Made & Recycled – Accessori”.

Alessandra Cedri fa parte della nuova generazione di stilisti che vuole rivoluzionare le industrie della moda con delle collezioni meno inquinanti e più etiche. Tutto parte dalla constatazione “perché produrre ancora, quando c’è tantissima materia da riutilizzare?”. La sua idea? Recuperare stoffe e materiali usati per trasformarli e valorizzarli. Il suo è del puro upcycling Made in Italy. Le sue creazioni, che rispettano la natura, sono prodotte in modo artigianale. Sono articoli unici: il cliente acquista quasi un’opera da collezione.

Ci puoi raccontare quando è cominciato e perché il tuo percorso artistico?

Il mio percorso è iniziato tanto tempo fa, ma è stato durante il lockdown che ho deciso di intraprenderlo in maniera più sistematica. Prima di dedicarmi tout court all’artigianato e alla creatività lavoravo nel settore della cooperazione sociale: questo aspetto ha sempre influenzato la mia creatività e le mie creazioni rispecchiano sia nel concept che nella forma questo mio forte interesse per le tematiche sociali, ambientali e politiche. L’idea di creare delle collezioni Handmade&Recycled rispecchia proprio la fusione del mio bisogno di esprimere la mia creatività  da un lato, e di continuare a occuparmi del mondo contemporaneo dall’altro.

Come è stata la tua esperienza al MArteLive?

La mia esperienza a MArteLive è stata straordinaria, sia nel senso di molto bella, sia nel senso di fuori dal mio ordinario!

Sicuramente è stata una grande sfida che mi ha spinta a mettermi in gioco: partecipare al contest, espormi al pubblico, essere osservata e interpretata, è stato sicuramente un passo importante per la mia crescita nei settori della fashion e del Made in Italy. Sono molto felice che attraverso la mia installazione le giurie abbiano apprezzato il concept che voglio comunicare con le mie creazioni e che, nella loro originalità e unicità, esse abbiano restituito l’attualità e la centralità del concetto di upcycle nelle espressioni artistiche e creative contemporanee.

Come avviene il tuo processo creativo? Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Il mio processo creativo parte senza dubbio dall’osservazione e dall’analisi di ciò che mi circonda: penso che l’arte sia un processo di interrogazione, discussione e restituzione del momento storico e sociale in cui si inserisce, e pertanto non possa prescindere da esso. La creatività è lo strumento attraverso cui queste riflessioni vengono espresse. Ogni mia creazione nasce dal bisogno di esprimere un concetto per me importante; l’evoluzione del processo creativo è poi tentare di donare armonia e originalità alla storia di ciascuna creazione e al loro insieme.

Per questo le mie fonti di ispirazione non possono che rispondere al bisogno di parlare di attualità, ambiente, società. Tra i designer che metterei nella mia lista di ispirazioni senza dubbio Martin Margiela, che ha fatto dell’upcycle il caposaldo delle sue collezioni.

Che materie utilizzi per le tue creazioni?

Io lavoro le stoffe, ma mi sento lontana dalla definizione di sarta. La differenza principale tra me e una sarta è che io preferisco un capo d’abbigliamento da decostruire a un pezzo di stoffa con cui costruire. Naturalmente devo cucire, mi servo degli strumenti di una sarta, ma amo ribaltare le regole della tradizione sartoriale: non parto da un pezzo di stoffa plain, ma da capi in stoffa che già sono qualcosa, per trasformarli. Uso materiali come tetrapak, legno, carta, metallo in modo funzionale nelle mie creazioni. Cerco in tutti gli oggetti un dettaglio che mi permetta di riusare, con originalità e design intrigante.

Quali tecniche utilizzi?

La decostruzione è la base di ogni mia creazione: partire da un oggetto esistente per andare a decostruirlo significa sapere come quell’oggetto si compone e immaginare come i singoli tagli possano essere riadattati e ripensati per creare qualcosa di completamente nuovo, unico e irripetibile. Non si tratta solo di dare una seconda vita agli oggetti, bensì di cambiarne proprio la forma e la funzione, in un’ottica sì di riciclo ed ecosostenibilità. Ma anche di completa rivoluzione dei canoni e degli standard, nella continua ricerca di nuove armonie e nuove idee di bellezza, che si allontanano dalla tradizione, ma che per questo risultano estremamente accattivanti e contemporanee.

Come hai affrontato gli ultimi mesi di stop dovuti alla pandemia? Sono stati proficui per la tua ricerca? Se sì, in che modo?

La pandemia è stata – e in parte è ancora – uno sconvolgimento della normalità e delle abitudini di tutte le persone. Naturalmente anche per me è stato un momento molto difficile, che mi ha costretta a fare i conti con me stessa e con le mie fragilità. Oltre a lasciarmi molto spazio e tempo per interrogarmi su quello che stava capitando al pianeta e sulle conseguenze sociali di un simile disastro. Nel dolore di queste riflessioni, la mia creatività ha ricevuto una spinta in più verso l’idea che l’espressione artistica dovesse riflettere quanto più possibile il bisogno di cambiare radicalmente le prospettive, di ribaltare le regole alla base della creatività.

Distruggere ciò che esiste e che non serve più per creare qualcosa di nuovo e migliore, in una sorta di catarsi, di processo di liberazione e affermazione del sé. Perciò sì, sono stati mesi sicuramente difficili, senza dubbio faticosi, ma che dal punto di vista della ricerca e dello studio dedicati alla creatività hanno dato i loro frutti.

Progetti per il futuro…

L’ambizione è sempre quella di fare meglio. Continuare a studiare e fare ricerca, restando connessa con la società e ciò che mi circonda per migliorare e continuare a contribuire a questa piccola rivoluzione.

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Alessandra Cedri, vincitrice del concorso MArteLive

Published On: 9 Marzo 2022

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 16 minuti

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“Niente si perde, tutto si trasforma”. Questo potrebbe essere il cedro di Alessandra Cedri, vincitrice del Concorso MArteLive 2021, sezione Moda, per l’assegnazione del Premio ViviCreativo. Studente della Scuola d’Arte e Mestieri di Roma, corso di Moda Stile e Modellistica. Prima di intraprendere a 360 gradi la strada dell’artigianato, ha lavorato nella cooperazione sociale, terzo settore e associazionismo. Nel 2020, durate il confinamento crea “Lalepap – Hand Made & Recycled – Accessori”.

Alessandra Cedri fa parte della nuova generazione di stilisti che vuole rivoluzionare le industrie della moda con delle collezioni meno inquinanti e più etiche. Tutto parte dalla constatazione “perché produrre ancora, quando c’è tantissima materia da riutilizzare?”. La sua idea? Recuperare stoffe e materiali usati per trasformarli e valorizzarli. Il suo è del puro upcycling Made in Italy. Le sue creazioni, che rispettano la natura, sono prodotte in modo artigianale. Sono articoli unici: il cliente acquista quasi un’opera da collezione.

Ci puoi raccontare quando è cominciato e perché il tuo percorso artistico?

Il mio percorso è iniziato tanto tempo fa, ma è stato durante il lockdown che ho deciso di intraprenderlo in maniera più sistematica. Prima di dedicarmi tout court all’artigianato e alla creatività lavoravo nel settore della cooperazione sociale: questo aspetto ha sempre influenzato la mia creatività e le mie creazioni rispecchiano sia nel concept che nella forma questo mio forte interesse per le tematiche sociali, ambientali e politiche. L’idea di creare delle collezioni Handmade&Recycled rispecchia proprio la fusione del mio bisogno di esprimere la mia creatività  da un lato, e di continuare a occuparmi del mondo contemporaneo dall’altro.

Come è stata la tua esperienza al MArteLive?

La mia esperienza a MArteLive è stata straordinaria, sia nel senso di molto bella, sia nel senso di fuori dal mio ordinario!

Sicuramente è stata una grande sfida che mi ha spinta a mettermi in gioco: partecipare al contest, espormi al pubblico, essere osservata e interpretata, è stato sicuramente un passo importante per la mia crescita nei settori della fashion e del Made in Italy. Sono molto felice che attraverso la mia installazione le giurie abbiano apprezzato il concept che voglio comunicare con le mie creazioni e che, nella loro originalità e unicità, esse abbiano restituito l’attualità e la centralità del concetto di upcycle nelle espressioni artistiche e creative contemporanee.

Come avviene il tuo processo creativo? Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Il mio processo creativo parte senza dubbio dall’osservazione e dall’analisi di ciò che mi circonda: penso che l’arte sia un processo di interrogazione, discussione e restituzione del momento storico e sociale in cui si inserisce, e pertanto non possa prescindere da esso. La creatività è lo strumento attraverso cui queste riflessioni vengono espresse. Ogni mia creazione nasce dal bisogno di esprimere un concetto per me importante; l’evoluzione del processo creativo è poi tentare di donare armonia e originalità alla storia di ciascuna creazione e al loro insieme.

Per questo le mie fonti di ispirazione non possono che rispondere al bisogno di parlare di attualità, ambiente, società. Tra i designer che metterei nella mia lista di ispirazioni senza dubbio Martin Margiela, che ha fatto dell’upcycle il caposaldo delle sue collezioni.

Che materie utilizzi per le tue creazioni?

Io lavoro le stoffe, ma mi sento lontana dalla definizione di sarta. La differenza principale tra me e una sarta è che io preferisco un capo d’abbigliamento da decostruire a un pezzo di stoffa con cui costruire. Naturalmente devo cucire, mi servo degli strumenti di una sarta, ma amo ribaltare le regole della tradizione sartoriale: non parto da un pezzo di stoffa plain, ma da capi in stoffa che già sono qualcosa, per trasformarli. Uso materiali come tetrapak, legno, carta, metallo in modo funzionale nelle mie creazioni. Cerco in tutti gli oggetti un dettaglio che mi permetta di riusare, con originalità e design intrigante.

Quali tecniche utilizzi?

La decostruzione è la base di ogni mia creazione: partire da un oggetto esistente per andare a decostruirlo significa sapere come quell’oggetto si compone e immaginare come i singoli tagli possano essere riadattati e ripensati per creare qualcosa di completamente nuovo, unico e irripetibile. Non si tratta solo di dare una seconda vita agli oggetti, bensì di cambiarne proprio la forma e la funzione, in un’ottica sì di riciclo ed ecosostenibilità. Ma anche di completa rivoluzione dei canoni e degli standard, nella continua ricerca di nuove armonie e nuove idee di bellezza, che si allontanano dalla tradizione, ma che per questo risultano estremamente accattivanti e contemporanee.

Come hai affrontato gli ultimi mesi di stop dovuti alla pandemia? Sono stati proficui per la tua ricerca? Se sì, in che modo?

La pandemia è stata – e in parte è ancora – uno sconvolgimento della normalità e delle abitudini di tutte le persone. Naturalmente anche per me è stato un momento molto difficile, che mi ha costretta a fare i conti con me stessa e con le mie fragilità. Oltre a lasciarmi molto spazio e tempo per interrogarmi su quello che stava capitando al pianeta e sulle conseguenze sociali di un simile disastro. Nel dolore di queste riflessioni, la mia creatività ha ricevuto una spinta in più verso l’idea che l’espressione artistica dovesse riflettere quanto più possibile il bisogno di cambiare radicalmente le prospettive, di ribaltare le regole alla base della creatività.

Distruggere ciò che esiste e che non serve più per creare qualcosa di nuovo e migliore, in una sorta di catarsi, di processo di liberazione e affermazione del sé. Perciò sì, sono stati mesi sicuramente difficili, senza dubbio faticosi, ma che dal punto di vista della ricerca e dello studio dedicati alla creatività hanno dato i loro frutti.

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