ROMY SCHNEIDER, la mostra evento a Parigi

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 14 Marzo 2022

Tempo stimato per la lettura: 5,2 minuti

 

«In realtà, ero solo in anticipo sui tempi. In un momento in cui non si parlava ancora della liberazione delle donne, ho intrapreso la mia stessa liberazione. Ho costruito io stessa il mio destino, e non me ne pento

Questa frase – tratta dal libro Io, Romy: Il diario di Romy Schneider, Edizioni Michel Lafon, 1989 – saluta il pubblico che esce dall’esposizione alla Cinémathèque française di Parigi, dedicata alla grande attrice, austriaca di nascita, francese d’adozione.

Ma riavvolgendo la bobina, la mostra Romy Schneider, visitabile dal 16 marzo al 31 luglio 2022, mette dall’inizio in evidenza il volto di una donna forte, appassionata, gioiosa, che amava il cinema senza risparmiare le sue energie. Partendo dai suoi esordi fino alle ultime pellicole. Attraverso le diverse sezioni si circola in una scenografia aperta e fluida che va dalla “Fidanzatina d’Austria” alla “Sovrana libertà”, passando per “L’invenzione di un’attrice”, “L’incarnazione della donna francese” e “Alla ricerca dell’assoluto”.

Una dichiarazione d’amore

Romy Schneider rimane per sempre l’incarnazione della donna moderna, libera e realizzata, dalla sensualità affermata, che vive con ardore attraverso i film che ha girato. Quelli con Claude Sautet ovviamente, La Piscine, Le Procès, senza dimenticare la mitica serie Sissi e tanti altri…Non ha mai smesso di essere amata, adorata soprattutto dal pubblico italiano francese e tedesco.

Tuttavia, ormai da tempo, la tragica fine della sua vita ha preso il sopravvento sul resto. È per questo motivo che la curatrice dell’esposizione parigina Clémentine Deroudille ha deciso di ridarle voce. «Ho voluto mostrare un personaggio diverso dalla “leggenda”, intelligente, amorosa del proprio lavoro. Una donna che ha voluto sempre scappare dalla sua immagine, dal suo destino», spiega durante la conferenza stampa dell’evento. «Ho voluto celebrare la sua carriera eccezionale. Mostrare una filmografia meno conosciuta. Presentare un’iconografia diversa».

La Piscine de Jacques Deray, 1968 SND (Groupe M6)
Lontano dagli stereotipi

Romy Schneider ha iniziato la sua carriera a quindici anni e non ha mai smesso di girare fino alla fine. Ha trascorso quasi trent’anni sui set cinematografici e altrettanti lavorando, stringendo legami, sia con i registi che con gli attori, ma anche con tutti i tecnici. Era una star ma si rifiutava di comportarsi come tale, pretendeva di dormire negli stessi hotel dove alloggiava la troupe e visse questa vita d’équipe con esaltazione.

L’esposizione presenta Romy Schneider – attraverso le foto sui set che la vedono complice con gli altri attori e i registi che l’hanno diretta – svela una donna innamorata della libertà e della sua professione, che esercitava con tanto virtuosismo. Diversi gli scatti con il suo grande amore Alain Delon, con il quale ebbe sempre anche una forte intesa professionale, e altri grandi interpreti francesi come Michel Piccoli o Yves Montand.

Una donna libera

Anticonformista, luminosa e determinata, ha trascorso la sua vita sventando il suo destino, vivendo libera, scegliendo i suoi amori, i suoi uomini e i suoi paesi. Ha lasciato la Germania in pieno trionfo dopo Sissi per seguire Alain Delon appena conosciuto. Senza curarsi del giudizio degli altri, ha rinunciato alla carriera hollywoodiana nel 1964 per recitare in teatro, dare alla luce il suo primo figlio e vivere da donna sposata a Berlino con il marito tedesco, Harry Meyen.

Brillante, intelligente, ipersensibile, ha messo la stessa determinazione nella sua vita professionale. Al cinema, le sue scelte a volte radicali: interpretare una giovane studentessa innamorata della sua insegnante subito dopo Sissi nel film Ragazze in uniforme o anni dopo, scegliendo il regista Andrzej Zulawski interpreterà un’attrice senza un ruolo in L’importante è amare – l’hanno resa una pioniera dell’emancipazione delle donne nel cinema. Ha lavorato con i più grandi registi al mondo, come Luchino Visconti, Orson Welles, Otto Preminger, Alain Cavalier, Henri-Georges Clouzot, Joseph Losey, Claude Sautet, Costa-Gavras e Claude Chabrol.

Ludwig, Luchino Visconti, 1973 © STUDIOCANAL – Mega Film Spa – Dieter Geissler Filmproduktion
Non lineare, come la vita

«Romy è tutta a zig-zag» ha detto di lei un giorno Michel Piccoli. Il percorso dell’esplosione vuole riflettere quest’aspetto della personalità della grande attrice. Aperta come un set cinematografico, la scenografia permette di ammirare le numerose foto, le locandine dei film, le sceneggiature, i provini, e naturalmente i vestiti di scena, attraversando appunto a zig-zag i periodi della sua carriera, tutti fondatori della sua persona.

Inoltre, l’esposizione è arricchita da un nutrito programma di eventi: una retrospettiva – anche sulla piattaforma Netflix, partner dell’esposizione, a partire dal 16 marzo -, una serie di conferenze, un incontro con il compositore Philippe Sarde, una collezione musicale delle colonne sonore dei suoi film dal 1968 al 1982, della Universal Music France e un meraviglioso catalogo edito dalla Flammarion / La Cinémathèque française.

Romy Schneider e Sarah Biasini, 1981. Foto Robert Lebeck © Archivio Robert Lebeck
Chiudere il cerchio

Costa Gravas, che l’ha diretta in Clair de femme, ha raccontato durante la conferenza stampa, come quest’esposizione sia stata vista in anteprima dalla figlia della grande attrice, Sarah Biasini, avuta dal suo secondo marito Daniel Biasini. «Ha visitato la mostra commossa. Ha scoperto delle foto che non conosceva. È rimasta quasi due ore da sola, e mi ha detto che tornerà a rivederla un giorno che non ci sarà troppa gente». Ultima foto della mostra, poco prima dell’uscita, in una parete separata dalle altre, è quella di Romy Schneider insieme a sua figlia Sarah. La grande attrice gioca ridendo sul letto con la sua bambina, come una qualsiasi madre, come la donna libera che è sempre stata.

 

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Published On: 14 Marzo 2022

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 15 minuti

 

«In realtà, ero solo in anticipo sui tempi. In un momento in cui non si parlava ancora della liberazione delle donne, ho intrapreso la mia stessa liberazione. Ho costruito io stessa il mio destino, e non me ne pento

Questa frase – tratta dal libro Io, Romy: Il diario di Romy Schneider, Edizioni Michel Lafon, 1989 – saluta il pubblico che esce dall’esposizione alla Cinémathèque française di Parigi, dedicata alla grande attrice, austriaca di nascita, francese d’adozione.

Ma riavvolgendo la bobina, la mostra Romy Schneider, visitabile dal 16 marzo al 31 luglio 2022, mette dall’inizio in evidenza il volto di una donna forte, appassionata, gioiosa, che amava il cinema senza risparmiare le sue energie. Partendo dai suoi esordi fino alle ultime pellicole. Attraverso le diverse sezioni si circola in una scenografia aperta e fluida che va dalla “Fidanzatina d’Austria” alla “Sovrana libertà”, passando per “L’invenzione di un’attrice”, “L’incarnazione della donna francese” e “Alla ricerca dell’assoluto”.

Una dichiarazione d’amore

Romy Schneider rimane per sempre l’incarnazione della donna moderna, libera e realizzata, dalla sensualità affermata, che vive con ardore attraverso i film che ha girato. Quelli con Claude Sautet ovviamente, La Piscine, Le Procès, senza dimenticare la mitica serie Sissi e tanti altri…Non ha mai smesso di essere amata, adorata soprattutto dal pubblico italiano francese e tedesco.

Tuttavia, ormai da tempo, la tragica fine della sua vita ha preso il sopravvento sul resto. È per questo motivo che la curatrice dell’esposizione parigina Clémentine Deroudille ha deciso di ridarle voce. «Ho voluto mostrare un personaggio diverso dalla “leggenda”, intelligente, amorosa del proprio lavoro. Una donna che ha voluto sempre scappare dalla sua immagine, dal suo destino», spiega durante la conferenza stampa dell’evento. «Ho voluto celebrare la sua carriera eccezionale. Mostrare una filmografia meno conosciuta. Presentare un’iconografia diversa».

La Piscine de Jacques Deray, 1968 SND (Groupe M6)
Lontano dagli stereotipi

Romy Schneider ha iniziato la sua carriera a quindici anni e non ha mai smesso di girare fino alla fine. Ha trascorso quasi trent’anni sui set cinematografici e altrettanti lavorando, stringendo legami, sia con i registi che con gli attori, ma anche con tutti i tecnici. Era una star ma si rifiutava di comportarsi come tale, pretendeva di dormire negli stessi hotel dove alloggiava la troupe e visse questa vita d’équipe con esaltazione.

L’esposizione presenta Romy Schneider – attraverso le foto sui set che la vedono complice con gli altri attori e i registi che l’hanno diretta – svela una donna innamorata della libertà e della sua professione, che esercitava con tanto virtuosismo. Diversi gli scatti con il suo grande amore Alain Delon, con il quale ebbe sempre anche una forte intesa professionale, e altri grandi interpreti francesi come Michel Piccoli o Yves Montand.

Una donna libera

Anticonformista, luminosa e determinata, ha trascorso la sua vita sventando il suo destino, vivendo libera, scegliendo i suoi amori, i suoi uomini e i suoi paesi. Ha lasciato la Germania in pieno trionfo dopo Sissi per seguire Alain Delon appena conosciuto. Senza curarsi del giudizio degli altri, ha rinunciato alla carriera hollywoodiana nel 1964 per recitare in teatro, dare alla luce il suo primo figlio e vivere da donna sposata a Berlino con il marito tedesco, Harry Meyen.

Brillante, intelligente, ipersensibile, ha messo la stessa determinazione nella sua vita professionale. Al cinema, le sue scelte a volte radicali: interpretare una giovane studentessa innamorata della sua insegnante subito dopo Sissi nel film Ragazze in uniforme o anni dopo, scegliendo il regista Andrzej Zulawski interpreterà un’attrice senza un ruolo in L’importante è amare – l’hanno resa una pioniera dell’emancipazione delle donne nel cinema. Ha lavorato con i più grandi registi al mondo, come Luchino Visconti, Orson Welles, Otto Preminger, Alain Cavalier, Henri-Georges Clouzot, Joseph Losey, Claude Sautet, Costa-Gavras e Claude Chabrol.

Ludwig, Luchino Visconti, 1973 © STUDIOCANAL – Mega Film Spa – Dieter Geissler Filmproduktion
Non lineare, come la vita

«Romy è tutta a zig-zag» ha detto di lei un giorno Michel Piccoli. Il percorso dell’esplosione vuole riflettere quest’aspetto della personalità della grande attrice. Aperta come un set cinematografico, la scenografia permette di ammirare le numerose foto, le locandine dei film, le sceneggiature, i provini, e naturalmente i vestiti di scena, attraversando appunto a zig-zag i periodi della sua carriera, tutti fondatori della sua persona.

Inoltre, l’esposizione è arricchita da un nutrito programma di eventi: una retrospettiva – anche sulla piattaforma Netflix, partner dell’esposizione, a partire dal 16 marzo -, una serie di conferenze, un incontro con il compositore Philippe Sarde, una collezione musicale delle colonne sonore dei suoi film dal 1968 al 1982, della Universal Music France e un meraviglioso catalogo edito dalla Flammarion / La Cinémathèque française.

Romy Schneider e Sarah Biasini, 1981. Foto Robert Lebeck © Archivio Robert Lebeck
Chiudere il cerchio

Costa Gravas, che l’ha diretta in Clair de femme, ha raccontato durante la conferenza stampa, come quest’esposizione sia stata vista in anteprima dalla figlia della grande attrice, Sarah Biasini, avuta dal suo secondo marito Daniel Biasini. «Ha visitato la mostra commossa. Ha scoperto delle foto che non conosceva. È rimasta quasi due ore da sola, e mi ha detto che tornerà a rivederla un giorno che non ci sarà troppa gente». Ultima foto della mostra, poco prima dell’uscita, in una parete separata dalle altre, è quella di Romy Schneider insieme a sua figlia Sarah. La grande attrice gioca ridendo sul letto con la sua bambina, come una qualsiasi madre, come la donna libera che è sempre stata.

 

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