A Roma i Notturni di Clément Cogitore

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 15 Marzo 2022

Tempo stimato per la lettura: 3,7 minuti

Clément Cogitore, artista e cineasta, uno dei più interessanti talenti contemporanei in Francia, presenta a Roma – per la prima volta in Italia – una selezione delle sue più importanti opere video. Notturni è il titolo della sua esposizione allestita nel padiglione 9 del Mattatoio, dal 16 marzo al 29 maggio 2022, a cura di Maria Laura Cavaliere.

La mostra è promossa da Roma Culture e dall’Azienda Speciale Palaexpo, con la collaborazione di due importanti partner istituzionali: l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici e l’Institut français di Parigi. Dopo l’esposizione al Mattatoio, il Madre di Napoli presenterà a giugno la nuova installazione di Cogitore Ferdinandea, che prende l’avvio dalla storia dell’isola omonima per narrazioni e speculazioni geopolitiche.

Tra arte contemporanea e cinema

Nelle sue opere Cogitore esplora le contraddizioni e le ambiguità delle immagini contemporanee tra verità e falsificazione, testimonianza diretta e ready-made di immagini filmiche, mettendo in discussione il rapporto con il reale e con la storia. Nella pratica artistica di Clément Cogitore si intersecano sguardo cinematografico, videoarte e fotografia: veicoli di una riflessione continua su temi identitari di ogni comunità umana, come la ritualità, il senso del sacro e la memoria collettiva.

Si intuisce, nei suoi lavori, il respiro della lunga durata delle immagini, sempre complesse e inattuali: immagini che evadono dalla loro cornice e si costruiscono come luoghi di collisione tra codici espressivi passati e presenti, spazi mediani in cui si incontrano diverse temporalità.

La notte e le antinomie dell’esistenza

Le opere di Cogitore sono costituite da elementi visivi eterogenei, da forme narrative non lineari che oscillano tra documentario e finzione, senza mai configurarsi in un’unica forma di rappresentazione, nelle quali la stessa finzione diventa una sorta di “teatro” della realtà.

La notte, protagonista dei racconti di Cogitore evoca ciò che è sconosciuto, ignoto, irrazionale, come il sogno, le tenebre, l’aurora boreale, le atmosfere chiaroscurali, tratteggiate da un’illuminazione artificiale. La dialettica tra ombre e luci riassume le antinomie dell’esistenza: bene e male, giorno e notte, mortalità e immortalità, visibile e invisibile.

Sacro e profano

L’artista si interessa agli archetipi, ai modelli, elementi di un alfabeto di immagini arcaiche e potenti, moderne e struggenti, che hanno un forte valore simbolico, perché ricollegano l’essere umano con la sua dimensione più autentica e ancestrale.

La questione del sacro e la figurazione dei riti sono delle tematiche centrali nell’opera di Cogitore, che considera il sacro come un sentimento ancestrale, riguardante il mistero dell’esistenza umana, al quale l’artista tenta di dare una risposta, senza sostituire dogmi con altri dogmi, ma offrendone una rappresentazione poetica, che fonde spiritualità ed elementi del quotidiano.

Interpretare la realtà

La scrittura visiva si ispira al cinema di Robert Bresson che definisce come “maestro assoluto della sacralizzazione della quotidianità senza gloria”.
Le opere di Cogitore mettono in discussione l’immediatezza dell’immagine e la sua funzione di mero strumento di riproduzione della realtà.

In particolare, attraverso il riutilizzo di filmati preesistenti o attraverso la mise en abyme del meccanismo della proiezione, l’artista conferisce alle immagini in movimento una dimensione enigmatica che lo spettatore è chiamato a interpretare.

Eventi collaterali

Alla mostra si affianca, il 6 aprile 2022, una conferenza tenuta dal filosofo Jacques Rancière presso l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, sul tema della finzione cinematografica nei film di Cogitore e delle labili frontiere con il genere documentario. Il titolo della conferenza di Jacques Rancière è Fictions d’espaces (Finzioni di spazi).

Inoltre, il 6 e 7 aprile saranno proiettati, sempre presso l’Accademia di Francia a Roma- Villa Medici i due seguenti lungometraggi: Clément Cogitore, BRAGUINO 2017; Clément Cogitore, NI LE CIEL NI LA TERRE, 2015, (selezionato al festival di Cannes nella sezione Semaine de la Critique. Il film ha vinto il premio della Fondazione Gan ed è stato candidato al premio César per la migliore opera prima).

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La mostra è promossa da Roma Culture e dall’Azienda Speciale Palaexpo, con la collaborazione di due importanti partner istituzionali: l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici e l’Institut français di Parigi. Dopo l’esposizione al Mattatoio, il Madre di Napoli presenterà a giugno la nuova installazione di Cogitore Ferdinandea, che prende l’avvio dalla storia dell’isola omonima per narrazioni e speculazioni geopolitiche.

Tra arte contemporanea e cinema

Nelle sue opere Cogitore esplora le contraddizioni e le ambiguità delle immagini contemporanee tra verità e falsificazione, testimonianza diretta e ready-made di immagini filmiche, mettendo in discussione il rapporto con il reale e con la storia. Nella pratica artistica di Clément Cogitore si intersecano sguardo cinematografico, videoarte e fotografia: veicoli di una riflessione continua su temi identitari di ogni comunità umana, come la ritualità, il senso del sacro e la memoria collettiva.

Si intuisce, nei suoi lavori, il respiro della lunga durata delle immagini, sempre complesse e inattuali: immagini che evadono dalla loro cornice e si costruiscono come luoghi di collisione tra codici espressivi passati e presenti, spazi mediani in cui si incontrano diverse temporalità.

La notte e le antinomie dell’esistenza

Le opere di Cogitore sono costituite da elementi visivi eterogenei, da forme narrative non lineari che oscillano tra documentario e finzione, senza mai configurarsi in un’unica forma di rappresentazione, nelle quali la stessa finzione diventa una sorta di “teatro” della realtà.

La notte, protagonista dei racconti di Cogitore evoca ciò che è sconosciuto, ignoto, irrazionale, come il sogno, le tenebre, l’aurora boreale, le atmosfere chiaroscurali, tratteggiate da un’illuminazione artificiale. La dialettica tra ombre e luci riassume le antinomie dell’esistenza: bene e male, giorno e notte, mortalità e immortalità, visibile e invisibile.

Sacro e profano

L’artista si interessa agli archetipi, ai modelli, elementi di un alfabeto di immagini arcaiche e potenti, moderne e struggenti, che hanno un forte valore simbolico, perché ricollegano l’essere umano con la sua dimensione più autentica e ancestrale.

La questione del sacro e la figurazione dei riti sono delle tematiche centrali nell’opera di Cogitore, che considera il sacro come un sentimento ancestrale, riguardante il mistero dell’esistenza umana, al quale l’artista tenta di dare una risposta, senza sostituire dogmi con altri dogmi, ma offrendone una rappresentazione poetica, che fonde spiritualità ed elementi del quotidiano.

Interpretare la realtà

La scrittura visiva si ispira al cinema di Robert Bresson che definisce come “maestro assoluto della sacralizzazione della quotidianità senza gloria”.
Le opere di Cogitore mettono in discussione l’immediatezza dell’immagine e la sua funzione di mero strumento di riproduzione della realtà.

In particolare, attraverso il riutilizzo di filmati preesistenti o attraverso la mise en abyme del meccanismo della proiezione, l’artista conferisce alle immagini in movimento una dimensione enigmatica che lo spettatore è chiamato a interpretare.

Eventi collaterali

Alla mostra si affianca, il 6 aprile 2022, una conferenza tenuta dal filosofo Jacques Rancière presso l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, sul tema della finzione cinematografica nei film di Cogitore e delle labili frontiere con il genere documentario. Il titolo della conferenza di Jacques Rancière è Fictions d’espaces (Finzioni di spazi).

Inoltre, il 6 e 7 aprile saranno proiettati, sempre presso l’Accademia di Francia a Roma- Villa Medici i due seguenti lungometraggi: Clément Cogitore, BRAGUINO 2017; Clément Cogitore, NI LE CIEL NI LA TERRE, 2015, (selezionato al festival di Cannes nella sezione Semaine de la Critique. Il film ha vinto il premio della Fondazione Gan ed è stato candidato al premio César per la migliore opera prima).

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