Les Surprises du hasard: quando il destino è un artista

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 29 Maggio 2025

Tempo stimato per la lettura: 3,5 minuti

C’è qualcosa di magico, quasi alchemico, in certi incontri. Non programmati, non previsti, eppure inevitabili. È il caso di Max Ernst e Joaquín Ferrer: due nomi, due sponde dell’Atlantico, due anime che si sono riconosciute al primo sguardo, in una Parigi vibrante di fermento culturale. Correva l’anno 1967. A fare da cornice, non una galleria d’arte né un vernissage, ma un pranzo, intimo e informale, chez le poète Alain Bosquet. E proprio lì, tra un bicchiere di vino e una poesia sussurrata, Ernst — già mito vivente — scorge in Ferrer, giovane pittore cubano da poco giunto nella Ville Lumière, una scintilla rara. Non solo talento: verità.

Un legame nato dal caso, nutrito dall’arte

Les Surprises du hasard (Le sorprese del caso) — mai titolo fu più profetico. Era il 1971 quando Max Ernst dava questo nome a una serie di 45 litografie create affidandosi al gioco del caso, alla poesia dell’imprevisto. Oggi, Galleria Continua riprende quel titolo e ne fa il vessillo di una mostra che, fino al 14 giugno 2025, nella sua sede parigina nel quartiere Matignon, celebra non solo due carriere straordinarie, ma soprattutto un’amicizia intellettuale e artistica rimasta troppo a lungo nell’ombra. Fino ad ora.

Nelle sale del quartiere Matignon, Parigi si fa teatro di un dialogo visivo intenso, evocativo, tra le forme biomorfiche e surreali di Ferrer e il linguaggio visionario di Ernst. È un gioco di echi, di sintonie invisibili, dove l’occhio del visitatore viene catturato e condotto lungo trame invisibili, tessute dal destino stesso.

Da sinistra a destra – Max Ernst & Joaquín Ferrer, 1968. Courtesy Christiane Ferrer & GALLERIA CONTINUA

Ferrer: l’erede poetico del Surrealismo

Ernst non si limita ad ammirare. Acquista. Espone. Presenta. È lui stesso a scrivere a Jean Hugues della galleria Le Point Cardinal: “Il est très emballé”. Ferrer diventa per lui non un protetto, ma una rivelazione. Un artista capace di raccogliere il testimone della rivoluzione surrealista e spingerla oltre, con le sue cromie delicate, i suoi mondi silenziosi, sospesi tra sogno e visione.

Nel 1968, l’esordio ufficiale a Parigi: prima mostra personale, con una prefazione firmata da Ernst in forma di collage, poetico e perturbante, che ritrae Ferrer come un “poeta di sette anni”, omaggio diretto a Rimbaud e alla sua celebre esortazione: changer la vie. Un’esortazione che Ernst, con Ferrer, sembra davvero credere possibile.

Una genealogia cubana, un lascito europeo

Ma questa storia non finisce negli anni ’70. La traiettoria di Joaquín Ferrer attraversa il tempo, ispirando nuove generazioni. A Manzanillo, sua città natale, oggi artisti come Alejandro Campins e José Yaqué — volti emergenti della scena cubana contemporanea — rivendicano la sua eredità. È da questa linfa che nasce l’interesse crescente per Ferrer, culminato nel 2024 con Kaleidoscopes – Cuba: Regards contemporains, alla Galleria Continua / Les Moulins.

A curare il dialogo, Laura Salas Redondo e Niurma Pérez Zerpas, con la complicità preziosa di Christiane Ferrer, custode dell’opera e dell’anima dell’artista. Una costellazione di voci, visioni e passioni che oggi trova forma compiuta in Les Surprises du hasard.

Leggi anche: Kaléidoscopes – Cuba: Contemporary Views, alla Galleria Continua di Moulins

Un’ immersiione nella poesia del possibile

Les Surprises du hasard è un atto sensoriale. Un tuffo nell’imprevedibile, nella dolce vertigine del caso. Qui, le opere non raccontano: evocano. Le tele di Ferrer si muovono in silenzio, mentre le litografie di Ernst sembrano sussurrare segreti antichi. Ogni accostamento è una sorpresa, ogni sala un piccolo enigma. Un invito a perdere l’orientamento. A ritrovare, nel disordine del caso, un ordine più profondo. Forse più vero.

Crediti foto: Vista della mostra Ernst & Ferrer, Les surprises du hasard; GALLERIA CONTINUA Paris Matignon, courtesy de l’artiste et GALLERIA CONTINUA, photo Hafid Lachmi, ADAGP Paris 2025 – 5

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Published On: 29 Maggio 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 10 minuti

C’è qualcosa di magico, quasi alchemico, in certi incontri. Non programmati, non previsti, eppure inevitabili. È il caso di Max Ernst e Joaquín Ferrer: due nomi, due sponde dell’Atlantico, due anime che si sono riconosciute al primo sguardo, in una Parigi vibrante di fermento culturale. Correva l’anno 1967. A fare da cornice, non una galleria d’arte né un vernissage, ma un pranzo, intimo e informale, chez le poète Alain Bosquet. E proprio lì, tra un bicchiere di vino e una poesia sussurrata, Ernst — già mito vivente — scorge in Ferrer, giovane pittore cubano da poco giunto nella Ville Lumière, una scintilla rara. Non solo talento: verità.

Un legame nato dal caso, nutrito dall’arte

Les Surprises du hasard (Le sorprese del caso) — mai titolo fu più profetico. Era il 1971 quando Max Ernst dava questo nome a una serie di 45 litografie create affidandosi al gioco del caso, alla poesia dell’imprevisto. Oggi, Galleria Continua riprende quel titolo e ne fa il vessillo di una mostra che, fino al 14 giugno 2025, nella sua sede parigina nel quartiere Matignon, celebra non solo due carriere straordinarie, ma soprattutto un’amicizia intellettuale e artistica rimasta troppo a lungo nell’ombra. Fino ad ora.

Nelle sale del quartiere Matignon, Parigi si fa teatro di un dialogo visivo intenso, evocativo, tra le forme biomorfiche e surreali di Ferrer e il linguaggio visionario di Ernst. È un gioco di echi, di sintonie invisibili, dove l’occhio del visitatore viene catturato e condotto lungo trame invisibili, tessute dal destino stesso.

Da sinistra a destra – Max Ernst & Joaquín Ferrer, 1968. Courtesy Christiane Ferrer & GALLERIA CONTINUA

Ferrer: l’erede poetico del Surrealismo

Ernst non si limita ad ammirare. Acquista. Espone. Presenta. È lui stesso a scrivere a Jean Hugues della galleria Le Point Cardinal: “Il est très emballé”. Ferrer diventa per lui non un protetto, ma una rivelazione. Un artista capace di raccogliere il testimone della rivoluzione surrealista e spingerla oltre, con le sue cromie delicate, i suoi mondi silenziosi, sospesi tra sogno e visione.

Nel 1968, l’esordio ufficiale a Parigi: prima mostra personale, con una prefazione firmata da Ernst in forma di collage, poetico e perturbante, che ritrae Ferrer come un “poeta di sette anni”, omaggio diretto a Rimbaud e alla sua celebre esortazione: changer la vie. Un’esortazione che Ernst, con Ferrer, sembra davvero credere possibile.

Una genealogia cubana, un lascito europeo

Ma questa storia non finisce negli anni ’70. La traiettoria di Joaquín Ferrer attraversa il tempo, ispirando nuove generazioni. A Manzanillo, sua città natale, oggi artisti come Alejandro Campins e José Yaqué — volti emergenti della scena cubana contemporanea — rivendicano la sua eredità. È da questa linfa che nasce l’interesse crescente per Ferrer, culminato nel 2024 con Kaleidoscopes – Cuba: Regards contemporains, alla Galleria Continua / Les Moulins.

A curare il dialogo, Laura Salas Redondo e Niurma Pérez Zerpas, con la complicità preziosa di Christiane Ferrer, custode dell’opera e dell’anima dell’artista. Una costellazione di voci, visioni e passioni che oggi trova forma compiuta in Les Surprises du hasard.

Leggi anche: Kaléidoscopes – Cuba: Contemporary Views, alla Galleria Continua di Moulins

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Les Surprises du hasard è un atto sensoriale. Un tuffo nell’imprevedibile, nella dolce vertigine del caso. Qui, le opere non raccontano: evocano. Le tele di Ferrer si muovono in silenzio, mentre le litografie di Ernst sembrano sussurrare segreti antichi. Ogni accostamento è una sorpresa, ogni sala un piccolo enigma. Un invito a perdere l’orientamento. A ritrovare, nel disordine del caso, un ordine più profondo. Forse più vero.

Crediti foto: Vista della mostra Ernst & Ferrer, Les surprises du hasard; GALLERIA CONTINUA Paris Matignon, courtesy de l’artiste et GALLERIA CONTINUA, photo Hafid Lachmi, ADAGP Paris 2025 – 5

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