Pierre Alechinsky: anatomia di un gesto, tra corpo, carta e respiro, in mostra ad Alès

Tempo stimato per la lettura: 4,7 minuti
Ci sono luoghi che non ospitano solo opere, ma custodiscono legami, memorie, amicizie. E ci sono mostre che non si visitano soltanto con gli occhi, ma con il respiro sospeso, come quando si sfoglia un libro antico, pagina dopo pagina. Alechinsky sur papier, in programma dal 20 giugno 2025 al 4 gennaio 2026 al Musée-bibliothèque Pierre André Benoit (PAB) di Alès, è esattamente questo: un viaggio visivo e poetico nell’universo di Pierre Alechinsky, uno degli artisti più liberi e affascinanti dell’arte contemporanea.
«È con emozione e entusiasmo che accogliamo, per la terza volta, Pierre Alechinsky nel nostro museo. Ma in realtà, lui è già a casa sua qui al Musée-bibliothèque Pierre André Benoit», afferma Christophe Rivenq, sindaco di Alès.
La forma del pensiero: ottant’anni di visioni su carta
Dal primo foglio sgualcito di un atlante ottocentesco alla più astratta delle creature immaginarie, ogni opera esposta è una finestra su un mondo dove la linea si fa pensiero e il margine si trasforma in racconto. Questo è il regno di Alechinsky. E per chi entra al Musée PAB, è come entrare in una biblioteca vivente della forma.
Per questa nuova, straordinaria esposizione – la terza a lui dedicata dal 1989 – Alechinsky riceve carta bianca e firma una retrospettiva personale e intima che si snoda lungo otto sale e raccoglie quasi 200 opere: disegni, incisioni, libri d’artista e carte marouflées, tutte nate da un amore incondizionato per il segno, il gesto e la carta in tutte le sue metamorfosi. Una mostra che attraversa ottant’anni di creazione e che racconta anche una profonda complicità artistica: quella con Pierre André Benoit, editore-poeta, amico, compagno di stampa e d’invenzione.
L’arte del libro: l’inizio di un dialogo
Questo ritorno segna un evento speciale: una mostra che rende omaggio a uno degli artisti più influenti del secondo Novecento, e che celebra una profonda amicizia – quella tra Alechinsky e Pierre André Benoit (PAB), poeta, editore e fondatore del museo. L’esposizione, offre una panoramica ampia e immersiva del lavoro su carta dell’artista, presentando quasi 200 opere – tra disegni, incisioni, carte marouflées e libri d’artista – realizzate tra il 1961 e il 2020. L’intero percorso si articola in otto spazi tematici, pensati come un laboratorio del pensiero visivo e del gesto creativo.
Il viaggio espositivo inizia al secondo piano del museo, dove si celebra la fruttuosa collaborazione tra Alechinsky e PAB: oltre trent’anni di scambi artistici, poetici e tipografici. Libri come Tête de clou, Bleu o Adoré sur tranche sono testimonianze tangibili di una complicità rara e preziosa, fatta di gioco, intuizione e sapienza tecnica. Non mancano omaggi ad altri editori e poeti, compagni di strada dell’artista.
Il culto del foglio: la carta come materia viva
Per Alechinsky, la carta è molto più che un semplice supporto: è ispirazione, terreno fertile, membrana sensibile. Dalla carta giapponese al vergato francese del XVIII secolo, dai registri notarili ai vecchi atlanti, tutto può diventare arte nelle sue mani. L’artista colleziona e reinventa questi materiali antichi, dando vita a sorprendenti palinsesti visivi dove botanica e sogno, geografia e immaginazione si fondono.
Remarques marginales: un marchio inconfondibile
Con Central Park (1965), Alechinsky introduce le sue celebri remarques marginales, una cornice visiva che dialoga con il cuore dell’opera. Queste “note a margine”, a volte variazioni, a volte controtempi, guidano lo sguardo, creano ritmo, amplificano il senso. Un gioco visivo, quasi musicale, che trasforma ogni opera in un universo a sé. Più avanti, l’artista sperimenta anche le prédelles, vignette ispirate ai retabli religiosi, che sostengono e commentano la scena principale.
Una postura rivoluzionaria: il corpo nella pittura
Dall’incontro con Wallace Ting, pittore cinese, Alechinsky eredita una nuova modalità operativa: dipingere con la carta a terra, con tutto il corpo piegato sul foglio. Questo approccio, fisico e meditativo al tempo stesso, libera il gesto e lo stile, rendendo ogni creazione una danza intima tra segno e pensiero. Così, l’artista abbandona il cavalletto e la tela, preferendo la leggerezza e la versatilità della carta.
L’ambidestria come arte
Curiosità: Alechinsky è un gauchiste contrarié, un mancino costretto a scrivere con la destra. Ma nell’arte ha trovato la sua rivincita: firma con la mano sinistra, disegna e incide con entrambe, a volte scrivendo una parola in simultanea e specularmente con le due mani. Una particolarità che ha reso naturale il suo passaggio alla tecnica della stampa, dove si lavora sempre al rovescio.
Il tempo sospeso dell’opera
Come sapere quando un’opera è finita? Alechinsky confessa che spesso è sua moglie Micky a dirgli che il quadro è pronto per il pubblico. Alcuni lavori hanno richiesto anni di riflessione, come La première heure, rimasta in gestazione per sei lunghi anni. Per l’artista, dipingere è anche un esercizio di ascolto e sospensione, dove le idee nascono dalle macchie, dagli inciampi, dagli errori accolti.
In mostra, tra creature grottesche, cartografie reinventate, archivi reinventati, si cammina dentro un universo poetico e visionario, capace di emozionare e far sorridere. Ogni foglio è un viaggio, ogni linea un’intuizione, ogni margine una nuova possibilità di vedere.
condividi su
Pierre Alechinsky: anatomia di un gesto, tra corpo, carta e respiro, in mostra ad Alès
Tempo stimato per la lettura: 14 minuti
Ci sono luoghi che non ospitano solo opere, ma custodiscono legami, memorie, amicizie. E ci sono mostre che non si visitano soltanto con gli occhi, ma con il respiro sospeso, come quando si sfoglia un libro antico, pagina dopo pagina. Alechinsky sur papier, in programma dal 20 giugno 2025 al 4 gennaio 2026 al Musée-bibliothèque Pierre André Benoit (PAB) di Alès, è esattamente questo: un viaggio visivo e poetico nell’universo di Pierre Alechinsky, uno degli artisti più liberi e affascinanti dell’arte contemporanea.
«È con emozione e entusiasmo che accogliamo, per la terza volta, Pierre Alechinsky nel nostro museo. Ma in realtà, lui è già a casa sua qui al Musée-bibliothèque Pierre André Benoit», afferma Christophe Rivenq, sindaco di Alès.
La forma del pensiero: ottant’anni di visioni su carta
Dal primo foglio sgualcito di un atlante ottocentesco alla più astratta delle creature immaginarie, ogni opera esposta è una finestra su un mondo dove la linea si fa pensiero e il margine si trasforma in racconto. Questo è il regno di Alechinsky. E per chi entra al Musée PAB, è come entrare in una biblioteca vivente della forma.
Per questa nuova, straordinaria esposizione – la terza a lui dedicata dal 1989 – Alechinsky riceve carta bianca e firma una retrospettiva personale e intima che si snoda lungo otto sale e raccoglie quasi 200 opere: disegni, incisioni, libri d’artista e carte marouflées, tutte nate da un amore incondizionato per il segno, il gesto e la carta in tutte le sue metamorfosi. Una mostra che attraversa ottant’anni di creazione e che racconta anche una profonda complicità artistica: quella con Pierre André Benoit, editore-poeta, amico, compagno di stampa e d’invenzione.
L’arte del libro: l’inizio di un dialogo
Questo ritorno segna un evento speciale: una mostra che rende omaggio a uno degli artisti più influenti del secondo Novecento, e che celebra una profonda amicizia – quella tra Alechinsky e Pierre André Benoit (PAB), poeta, editore e fondatore del museo. L’esposizione, offre una panoramica ampia e immersiva del lavoro su carta dell’artista, presentando quasi 200 opere – tra disegni, incisioni, carte marouflées e libri d’artista – realizzate tra il 1961 e il 2020. L’intero percorso si articola in otto spazi tematici, pensati come un laboratorio del pensiero visivo e del gesto creativo.
Il viaggio espositivo inizia al secondo piano del museo, dove si celebra la fruttuosa collaborazione tra Alechinsky e PAB: oltre trent’anni di scambi artistici, poetici e tipografici. Libri come Tête de clou, Bleu o Adoré sur tranche sono testimonianze tangibili di una complicità rara e preziosa, fatta di gioco, intuizione e sapienza tecnica. Non mancano omaggi ad altri editori e poeti, compagni di strada dell’artista.
Il culto del foglio: la carta come materia viva
Per Alechinsky, la carta è molto più che un semplice supporto: è ispirazione, terreno fertile, membrana sensibile. Dalla carta giapponese al vergato francese del XVIII secolo, dai registri notarili ai vecchi atlanti, tutto può diventare arte nelle sue mani. L’artista colleziona e reinventa questi materiali antichi, dando vita a sorprendenti palinsesti visivi dove botanica e sogno, geografia e immaginazione si fondono.
Remarques marginales: un marchio inconfondibile
Con Central Park (1965), Alechinsky introduce le sue celebri remarques marginales, una cornice visiva che dialoga con il cuore dell’opera. Queste “note a margine”, a volte variazioni, a volte controtempi, guidano lo sguardo, creano ritmo, amplificano il senso. Un gioco visivo, quasi musicale, che trasforma ogni opera in un universo a sé. Più avanti, l’artista sperimenta anche le prédelles, vignette ispirate ai retabli religiosi, che sostengono e commentano la scena principale.
Una postura rivoluzionaria: il corpo nella pittura
Dall’incontro con Wallace Ting, pittore cinese, Alechinsky eredita una nuova modalità operativa: dipingere con la carta a terra, con tutto il corpo piegato sul foglio. Questo approccio, fisico e meditativo al tempo stesso, libera il gesto e lo stile, rendendo ogni creazione una danza intima tra segno e pensiero. Così, l’artista abbandona il cavalletto e la tela, preferendo la leggerezza e la versatilità della carta.
L’ambidestria come arte
Curiosità: Alechinsky è un gauchiste contrarié, un mancino costretto a scrivere con la destra. Ma nell’arte ha trovato la sua rivincita: firma con la mano sinistra, disegna e incide con entrambe, a volte scrivendo una parola in simultanea e specularmente con le due mani. Una particolarità che ha reso naturale il suo passaggio alla tecnica della stampa, dove si lavora sempre al rovescio.
Il tempo sospeso dell’opera
Come sapere quando un’opera è finita? Alechinsky confessa che spesso è sua moglie Micky a dirgli che il quadro è pronto per il pubblico. Alcuni lavori hanno richiesto anni di riflessione, come La première heure, rimasta in gestazione per sei lunghi anni. Per l’artista, dipingere è anche un esercizio di ascolto e sospensione, dove le idee nascono dalle macchie, dagli inciampi, dagli errori accolti.
In mostra, tra creature grottesche, cartografie reinventate, archivi reinventati, si cammina dentro un universo poetico e visionario, capace di emozionare e far sorridere. Ogni foglio è un viaggio, ogni linea un’intuizione, ogni margine una nuova possibilità di vedere.
seguici su