Paris Photo 2025: l’arte della fotografia sotto la luce del Grand Palais

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 13 Novembre 2025

Tempo stimato per la lettura: 8 minuti

Dopo il ritmo travolgente della settimana dell’arte contemporanea, Parigi richiama gli appassionati sotto la maestosa volta di vetro del Grand Palais per Paris Photo, dal 13 al 16 novembre 2025. La 28ª edizione della fiera trasforma lo spazio in un palcoscenico internazionale: 179 gallerie e 43 editori da 33 Paesi si confrontano in un dialogo vibrante sull’immagine sotto ogni forma.

Secondo Florence Bourgeois, direttrice della manifestazione, la fiera ha un DNA chiaro: è al contempo un evento professionale di altissimo livello e un’occasione aperta al grande pubblico, incarnando perfettamente la natura del medium fotografico. La presenza di gallerie storiche, la vitalità della creazione contemporanea e la ricchezza del settore editoriale, costellato ogni anno da centinaia di nuove pubblicazioni, rendono Paris Photo un luogo di scoperta unico, dove la fotografia si mostra in tutta la sua forza emotiva e narrativa.

Dalla navata principale alle vette digitali: il viaggio nella fotografia contemporanea

L’evento, ormai rituale, che celebra la fotografia come linguaggio universale, attraversando generazioni e tendenze con un percorso curatoriale sofisticato, articolato in cinque settori che guidano il visitatore attraverso mondi diversi dell’immagine contemporanea. Al centro della navata, il settore Principal riunisce le gallerie più influenti, intrecciando progetti speciali come Prismes, che offrono respiro e variazione all’allestimento complessivo. Voices, curato da Devika Singh e Nadine Wietlisbach, esplora paesaggi, legami familiari e le loro molteplici rappresentazioni attraverso due approcci curatoriali distinti, che trasformano lo stand in una vera e propria esposizione dinamica e immersiva. Mentre Digital, firmato da Nina Roehrs, indaga le mutazioni dell’immagine nell’era delle realtà virtuali e delle esperienze immersive.

Al primo piano, Émergence mette in luce venti artisti provenienti da contesti tanto diversi quanto Francia, Messico, Venezuela o Sud Sudan, dimostrando come la fotografia sappia reinventarsi in territori sempre nuovi. Infine, Éditions celebra il libro fotografico come medium autonomo e laboratorio creativo.

Elles × Paris Photo: il potere del femminile nella fotografia

Dal 2018, il percorso Elles × Paris Photo illumina i talenti femminili e le voci di minoranze di genere, in un universo fotografico da sempre dominato dallo sguardo maschile. Curato da Devrim Bayar, il progetto di questa 28ª edizione celebra le fotografe attraverso una selezione che attraversa generazioni, intrecciando emozioni, identità e desideri. Tra le circa 800 proposte raccolte, la curatrice ha scelto una cinquantina di profili, dalle pioniere storiche come Julia Margaret Cameron ai talenti contemporanei, tra cui Gauri Gill, fotografa e fotogiornalista indiana, presente nella sezione Voices, che documenta con straordinaria precisione una lunga sciopero di lavoratori agricoli a New Delhi.

In un panorama dell’immagine ancora troppo segnato dalla predominanza maschile, l’edizione 2025 conferma l’impegno di Paris Photo nel dare spazio reale alle artiste, trasformando lo stand in un luogo di scoperta, inclusione e riflessione, dove il loro sguardo finalmente prende tutta la scena.

Tra scultura e scatto, l’arte totale di Sophie Ristelhueber

All’ingresso, una presenza monumentale cattura lo sguardo: No Comment, l’installazione di Sophie Ristelhueber sulla cimaise dello stand della galleria Jérôme Poggi, si impone come un rempart visivo di circa 40 metri. Sessanta opere di formati diversi raccontano la sensibilità di un’artista che oscilla tra fotografia, scultura e architettura, esplorando territori feriti dai conflitti e dai cambiamenti climatici. Premiata con il prestigioso Hasselblad Award, Ristelhueber trasforma il suo lavoro in un’esperienza totale, un’opera che scuote e accompagna chi la osserva ben oltre la durata della fiera, incarnando la potenza della fotografia come testimonianza e riflessione sul mondo contemporaneo.

Lungo il Río Bravo: la poetica delle ferite silenziose di Felipe Romero

In mostra, nella sezione Voices da Hatch Gallery e Klemm’s Berlin – ma anche alla Maison Européenne de la Photographie e al Carré d’Art di Nîmes – Felipe Romero Beltrán si impone come uno dei talenti più incisivi della sua generazione. Da diversi anni, il fotografo colombiano sviluppa un linguaggio visivo che unisce rigore documentario e sensibilità poetica, esplorando con lucidità le tensioni sociali e i territori di confine che segnano il nostro presente.

A Paris Photo presenta la serie Bravo (2021–2024), in cui trasforma il Río Bravo/Rio Grande — la linea che separa Messico e Stati Uniti — in un protagonista silenzioso. Non solo un confine, ma un margine vivo, una zona intermedia dove la geografia incontra la psicologia. Nella loro sobrietà tagliente, i ritratti e gli interni immaginati dal fotografo raccontano ferite visibili e ferite che non si vedono: le tracce psicologiche e intime di chi abita una frontiera che è, al tempo stesso, territorio e condizione.

La nascita dell’immagine: il laboratorio in azione di D’Agostin

In occasione dell’edizione 2025 di Paris Photo, la galleria Bigaignon, sezione Principal, pone la rivelazione al centro della propria proposta artistica, presentando un dispositivo completamente inedito. Al centro dello stand B29 si trova una vera e propria camera oscura: al suo interno Renato D’Agostin lavora dal vivo. Per la prima volta, una camera oscura interamente operativa accoglie una performance continua del fotografo veneziano, maestro della stampa argentica, che realizza le sue immagini davanti al pubblico.

D’Agostin, noto per aver rinnovato il linguaggio del bianco e nero contemporaneo, trasforma il laboratorio analogico in una performance senza artifici, in cui lo spettatore assiste alla nascita delle stampe. La galleria introduce così un laboratorio argentico pienamente funzionante che diventa il luogo intimo di un processo di rivelazione: qui l’artista non espone opere finite, ma mostra il loro farsi, restituendo valore al gesto artigianale e trasformandolo in un atto di presenza: la fotografia torna a essere un’esperienza viva.

Office Ladies: l’IA al servizio della critica sociale

La giapponese Emi Kusano, cantante, musicista e fotografa, utilizza da tempo l’IA per creare un immaginario retrofuturista, sospeso tra pubblicità, anime e fantascienza. A Parigi per il Settore Digital, la galleria ArtVerse, presenta Office Ladies, una serie di immagini volutamente anacronistiche: donne in uniformi da hostess vintage, generate a partire dal volto della stessa artista, si muovono in uffici anni ‘80 alterati, intrappolate tra pile di documenti, telefoni e fax d’epoca.

Duplicati e apparentemente identici, a volte moltiplicati in decine di versioni, questi personaggi artificiali incarnano e denunciano la de-umanizzazione già insita nei codici del mondo corporate. Donne ridotte a oggetti di apparenza, stoiche e standardizzate fino a perdere la propria identità, immerse in un universo aziendale alienante e rigorosamente uniforme.

Italia in scena: tra neorealismo e performance, la fotografia che racconta il tempo

La presenza italiana a Paris Photo si conferma corposa e prestigiosa, con ben undici gallerie da tutto il paese. Milano è rappresentata da Admira, M77, Podbielski Contemporary e Viasaterna; da Bologna arrivano Damiani e L’Artiere, mentre Treviso porta Alberto Damian. Roma firma la partecipazione di Matèria, a cui si aggiungono Paci da Brescia, Spot da Napoli e Witty Books da Torino.

Tra i lavori in mostra spicca la proposta di Admira, che celebra il neorealismo italiano attraverso uno sguardo fotografico sorprendente: le cronache del Lombardo Sante Vittorio Malli e le composizioni grafiche del Torinese Stefano Robino, ingegnere di giorno e artista nell’anima, restituiscono un’Italia di gesti quotidiani, ironia sottile e poesia nascosta. Non mancano i tuffatori di Nino Migliori, che a 99 anni continua a raccontare l’Italia con curiosità e leggerezza, attraversando decenni e generazioni.

Da Viasaterna, lo sguardo si sposta sulle ricerche di Elisabetta Catalano e Berengo Gardin, documentando le performance degli anni ‘70 di figure iconiche come Fabio Mauri, Gilbert & George, Jannis Kounellis e Cesare Tacchi. In queste immagini, il corpo e lo spazio dialogano in maniera audace: dagli abiti-sfera di Baruch ai Contenitori-Ambiente, la figura femminile si fonde e si svela all’interno di scenografie che diventano esse stesse protagoniste. Lo sguardo fotografico coglie l’arte nella sua essenza performativa, sospesa tra provocazione, bellezza e memoria storica.

Fotografia latino-americana in luce

Per la prima volta a Paris Photo, nella sezione principale, la galleria Rolf Art celebra la storica riunione di Sara Facio e Alicia D’Amico, due pioniere che hanno ridefinito la fotografia argentina e latino-americana. L’esposizione ripercorre tre dei loro saggi fotografici più emblematici, prodotti con la casa editrice La Azotea — fondata nel 1973 e prima realtà latino-americana dedicata esclusivamente alla fotografia: Humanario (1977), Retratos y Autorretratos (1974) e Buenos Aires, Buenos Aires (1968), con testi di Julio Cortázar.

Il lavoro di Facio e D’Amico trasmette un linguaggio visivo profondamente umano e politicamente impegnato, aprendo la strada a generazioni future, tra cui Adriana Lestido, le cui immagini iconiche come Madre e Hija de Plaza de Mayo e Mujeres Presas restano pilastri della memoria visiva dell’Argentina contemporanea. In questa mostra, la fotografia si fa testimonianza e racconto di identità, città e storie collettive, con un’eleganza che attraversa il tempo.

 

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Published On: 13 Novembre 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 24 minuti

Dopo il ritmo travolgente della settimana dell’arte contemporanea, Parigi richiama gli appassionati sotto la maestosa volta di vetro del Grand Palais per Paris Photo, dal 13 al 16 novembre 2025. La 28ª edizione della fiera trasforma lo spazio in un palcoscenico internazionale: 179 gallerie e 43 editori da 33 Paesi si confrontano in un dialogo vibrante sull’immagine sotto ogni forma.

Secondo Florence Bourgeois, direttrice della manifestazione, la fiera ha un DNA chiaro: è al contempo un evento professionale di altissimo livello e un’occasione aperta al grande pubblico, incarnando perfettamente la natura del medium fotografico. La presenza di gallerie storiche, la vitalità della creazione contemporanea e la ricchezza del settore editoriale, costellato ogni anno da centinaia di nuove pubblicazioni, rendono Paris Photo un luogo di scoperta unico, dove la fotografia si mostra in tutta la sua forza emotiva e narrativa.

Dalla navata principale alle vette digitali: il viaggio nella fotografia contemporanea

L’evento, ormai rituale, che celebra la fotografia come linguaggio universale, attraversando generazioni e tendenze con un percorso curatoriale sofisticato, articolato in cinque settori che guidano il visitatore attraverso mondi diversi dell’immagine contemporanea. Al centro della navata, il settore Principal riunisce le gallerie più influenti, intrecciando progetti speciali come Prismes, che offrono respiro e variazione all’allestimento complessivo. Voices, curato da Devika Singh e Nadine Wietlisbach, esplora paesaggi, legami familiari e le loro molteplici rappresentazioni attraverso due approcci curatoriali distinti, che trasformano lo stand in una vera e propria esposizione dinamica e immersiva. Mentre Digital, firmato da Nina Roehrs, indaga le mutazioni dell’immagine nell’era delle realtà virtuali e delle esperienze immersive.

Al primo piano, Émergence mette in luce venti artisti provenienti da contesti tanto diversi quanto Francia, Messico, Venezuela o Sud Sudan, dimostrando come la fotografia sappia reinventarsi in territori sempre nuovi. Infine, Éditions celebra il libro fotografico come medium autonomo e laboratorio creativo.

Elles × Paris Photo: il potere del femminile nella fotografia

Dal 2018, il percorso Elles × Paris Photo illumina i talenti femminili e le voci di minoranze di genere, in un universo fotografico da sempre dominato dallo sguardo maschile. Curato da Devrim Bayar, il progetto di questa 28ª edizione celebra le fotografe attraverso una selezione che attraversa generazioni, intrecciando emozioni, identità e desideri. Tra le circa 800 proposte raccolte, la curatrice ha scelto una cinquantina di profili, dalle pioniere storiche come Julia Margaret Cameron ai talenti contemporanei, tra cui Gauri Gill, fotografa e fotogiornalista indiana, presente nella sezione Voices, che documenta con straordinaria precisione una lunga sciopero di lavoratori agricoli a New Delhi.

In un panorama dell’immagine ancora troppo segnato dalla predominanza maschile, l’edizione 2025 conferma l’impegno di Paris Photo nel dare spazio reale alle artiste, trasformando lo stand in un luogo di scoperta, inclusione e riflessione, dove il loro sguardo finalmente prende tutta la scena.

Tra scultura e scatto, l’arte totale di Sophie Ristelhueber

All’ingresso, una presenza monumentale cattura lo sguardo: No Comment, l’installazione di Sophie Ristelhueber sulla cimaise dello stand della galleria Jérôme Poggi, si impone come un rempart visivo di circa 40 metri. Sessanta opere di formati diversi raccontano la sensibilità di un’artista che oscilla tra fotografia, scultura e architettura, esplorando territori feriti dai conflitti e dai cambiamenti climatici. Premiata con il prestigioso Hasselblad Award, Ristelhueber trasforma il suo lavoro in un’esperienza totale, un’opera che scuote e accompagna chi la osserva ben oltre la durata della fiera, incarnando la potenza della fotografia come testimonianza e riflessione sul mondo contemporaneo.

Lungo il Río Bravo: la poetica delle ferite silenziose di Felipe Romero

In mostra, nella sezione Voices da Hatch Gallery e Klemm’s Berlin – ma anche alla Maison Européenne de la Photographie e al Carré d’Art di Nîmes – Felipe Romero Beltrán si impone come uno dei talenti più incisivi della sua generazione. Da diversi anni, il fotografo colombiano sviluppa un linguaggio visivo che unisce rigore documentario e sensibilità poetica, esplorando con lucidità le tensioni sociali e i territori di confine che segnano il nostro presente.

A Paris Photo presenta la serie Bravo (2021–2024), in cui trasforma il Río Bravo/Rio Grande — la linea che separa Messico e Stati Uniti — in un protagonista silenzioso. Non solo un confine, ma un margine vivo, una zona intermedia dove la geografia incontra la psicologia. Nella loro sobrietà tagliente, i ritratti e gli interni immaginati dal fotografo raccontano ferite visibili e ferite che non si vedono: le tracce psicologiche e intime di chi abita una frontiera che è, al tempo stesso, territorio e condizione.

La nascita dell’immagine: il laboratorio in azione di D’Agostin

In occasione dell’edizione 2025 di Paris Photo, la galleria Bigaignon, sezione Principal, pone la rivelazione al centro della propria proposta artistica, presentando un dispositivo completamente inedito. Al centro dello stand B29 si trova una vera e propria camera oscura: al suo interno Renato D’Agostin lavora dal vivo. Per la prima volta, una camera oscura interamente operativa accoglie una performance continua del fotografo veneziano, maestro della stampa argentica, che realizza le sue immagini davanti al pubblico.

D’Agostin, noto per aver rinnovato il linguaggio del bianco e nero contemporaneo, trasforma il laboratorio analogico in una performance senza artifici, in cui lo spettatore assiste alla nascita delle stampe. La galleria introduce così un laboratorio argentico pienamente funzionante che diventa il luogo intimo di un processo di rivelazione: qui l’artista non espone opere finite, ma mostra il loro farsi, restituendo valore al gesto artigianale e trasformandolo in un atto di presenza: la fotografia torna a essere un’esperienza viva.

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Duplicati e apparentemente identici, a volte moltiplicati in decine di versioni, questi personaggi artificiali incarnano e denunciano la de-umanizzazione già insita nei codici del mondo corporate. Donne ridotte a oggetti di apparenza, stoiche e standardizzate fino a perdere la propria identità, immerse in un universo aziendale alienante e rigorosamente uniforme.

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Tra i lavori in mostra spicca la proposta di Admira, che celebra il neorealismo italiano attraverso uno sguardo fotografico sorprendente: le cronache del Lombardo Sante Vittorio Malli e le composizioni grafiche del Torinese Stefano Robino, ingegnere di giorno e artista nell’anima, restituiscono un’Italia di gesti quotidiani, ironia sottile e poesia nascosta. Non mancano i tuffatori di Nino Migliori, che a 99 anni continua a raccontare l’Italia con curiosità e leggerezza, attraversando decenni e generazioni.

Da Viasaterna, lo sguardo si sposta sulle ricerche di Elisabetta Catalano e Berengo Gardin, documentando le performance degli anni ‘70 di figure iconiche come Fabio Mauri, Gilbert & George, Jannis Kounellis e Cesare Tacchi. In queste immagini, il corpo e lo spazio dialogano in maniera audace: dagli abiti-sfera di Baruch ai Contenitori-Ambiente, la figura femminile si fonde e si svela all’interno di scenografie che diventano esse stesse protagoniste. Lo sguardo fotografico coglie l’arte nella sua essenza performativa, sospesa tra provocazione, bellezza e memoria storica.

Fotografia latino-americana in luce

Per la prima volta a Paris Photo, nella sezione principale, la galleria Rolf Art celebra la storica riunione di Sara Facio e Alicia D’Amico, due pioniere che hanno ridefinito la fotografia argentina e latino-americana. L’esposizione ripercorre tre dei loro saggi fotografici più emblematici, prodotti con la casa editrice La Azotea — fondata nel 1973 e prima realtà latino-americana dedicata esclusivamente alla fotografia: Humanario (1977), Retratos y Autorretratos (1974) e Buenos Aires, Buenos Aires (1968), con testi di Julio Cortázar.

Il lavoro di Facio e D’Amico trasmette un linguaggio visivo profondamente umano e politicamente impegnato, aprendo la strada a generazioni future, tra cui Adriana Lestido, le cui immagini iconiche come Madre e Hija de Plaza de Mayo e Mujeres Presas restano pilastri della memoria visiva dell’Argentina contemporanea. In questa mostra, la fotografia si fa testimonianza e racconto di identità, città e storie collettive, con un’eleganza che attraversa il tempo.

 

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