La rivoluzione sensoriale di un’artista senza tempo. Helen Chadwick: Life Pleasures

About the Author: Alice Stocchi

Published On: 25 Novembre 2025

Tempo stimato per la lettura: 4,6 minuti

A Firenze, nelle sale del Museo Novecento, dal 25 novembre 2025 al 1 marzo 2026, l’arte torna corpo vivo, materia pulsante, esperienza totale. Helen Chadwick: Life Pleasures è la prima grande retrospettiva italiana dedicata a una delle figure più audaci e visionarie della scena britannica del secondo Novecento: un’artista che ha reso la sensualità un metodo, la dissidenza estetica un gesto politico, la fragilità una forma di potere. Curata da Sergio Risaliti, Stefania Rispoli e Laura Smith, la mostra coincide non a caso con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: un segno preciso, quasi un mantra, che ribadisce l’urgenza del suo sguardo femminista e della sua poetica indisciplinata.

Un percorso che ripensa corpo, materia e sguardo

Dal 1977 al 1996, la retrospettiva segue Chadwick come un battito costante: dalla performance In the Kitchen, che smanta la domesticità femminile trasformando il corpo in elettrodomestico vivente, fino alle celebri Piss Flowers, delicate e sovversive sculture nate dall’alchimia dei fluidi corporei. In mezzo, una costellazione di opere che sfidano il perbenismo estetico con una bellezza carnale e perturbante. Non c’è una sola Chadwick, ma molte: ironica, feroce, lirica, tecnologica, sensuale. Una donna che ha scelto di non essere un’icona, ma un cortocircuito.

Oltre il patriarcato: un museo che riscrive la storia dell’arte

Il Museo Novecento conferma la propria vocazione: rileggere il Novecento e il contemporaneo attraverso le voci femminili che hanno ribaltato canoni e gerarchie. Le parole del direttore Sergio Risaliti risuonano come un manifesto: affrancare l’arte da logiche commerciali e portare alla luce chi ha agito controcorrente, oltre i codici imposti. Dopo Louise Bourgeois, Jenny Saville, Cecily Brown e molte altre, è il turno di Chadwick, pioniera degli Young British Artists e maestra irriverente di una generazione che avrebbe cambiato il modo di pensare il corpo e il desiderio.

Il piacere come dissidenza

Chadwick non dipinge, non scolpisce: costruisce mondi sensoriali. Le sue installazioni profumano, toccano, respingono. Sono erotiche e repellenti, morbide e meccaniche, spirituali e viscere.
La serie Wreaths to Pleasure — ghirlande di fiori sospesi in liquidi, dal succo di pomodoro al latte — evoca un’estetica cellulare, quasi uterina, dove la vita è un ciclo che seduce e al tempo stesso decompone. In The Oval Court, i corpi dell’artista si fondono con flora e fauna in un teatro barocco di estasi e metamorfosi, tra citazioni rococò e reminiscenze berniniane. È un’eleganza sfacciata: un’orgia visiva che sfida ogni definizione di bellezza.

Il corpo come terreno politico

Nel suo lavoro, il corpo non è mai un’immagine: è un campo di battaglia. In In the Kitchen le performer vivono imprigionate in costumi-elettrodomestici che limitano i movimenti mentre la loro voce collide con frammenti radiofonici indirizzati alle “brave casalinghe”. È un’opera che oggi, paradossalmente, sarebbe forse ancora più scomoda.
E poi ci sono le Piss Flowers: dodici sculture nate da un gesto semplice e radicale — urinare sulla neve — in cui i ruoli di genere si ribaltano in un gioco di calore, forma e biologia. Qui Chadwick dimostra quanto la materia più intima e incongrua possa diventare poesia scultorea. Erotismo e ironia si fondono in un equilibrio fragile e irresistibile.

Origini, mito, memoria

Il viaggio continua con Lofos Nymfon, un ciclo in cui l’artista intreccia mito greco, memoria familiare e simboli archetipici del femminile. Uova, ovali, ombelichi: la forma è sempre un grembo che accoglie e trasforma. Le immagini, sospese tra Atene e la Toscana, raccontano il corpo come genealogia, come radice e come eredità.

L’eredità di un’artista che non smette di disturbare

A quasi trent’anni dalla scomparsa prematura, Helen Chadwick resta una delle voci più necessarie dell’arte contemporanea. La sua irriverenza è ancora una lama affilata contro il moralismo estetico; il suo femminismo, fluido e sensoriale, parla alle nuove generazioni con sorprendente attualità.
La mostra del Museo Novecento — ricca, raffinata, emotivamente densa — restituisce finalmente la complessità di un’artista che ha trasformato materia e corpo in linguaggio critico, rendendo il piacere un atto profondamente politico.

Un’esperienza totale, come lei

Life Pleasures non è solo una retrospettiva: è un attraversamento, un profumo, un brivido. Un invito a guardare la materia con occhi nuovi, a lasciarsi ferire e sedurre, a riconoscere la potenza del desiderio come forma di pensiero.
Firenze accoglie la sua energia ribelle in un antico convento che diventa, per qualche mese, un laboratorio di metamorfosi, sensualità e rigore. Un tempio laico dedicato a un’artista che ha insegnato che nulla è puro, nulla è eterno, tutto è vita.

 

Crediti immagini:

  1. Helen Chadwick, Self Portrait, 1991. Jupiter Artland Foundation. © Estate of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York.
  2. Helen Chadwick in collaboration with Mark Pilkington The Labours V: Wigwam – 5 years, 1983-4. Private Collection. © Estate of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York.
  3. Helen Chadwick, Wreath to Pleasure, No. 6 (Chrysanthemums, Angel Delight) © Estate of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York.
  4. The making of Piss Flowers: urine casting in Banff National Park, Canada, 1991. © Estate of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York.

 

 

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Published On: 25 Novembre 2025

About the Author: Alice Stocchi

Tempo stimato per la lettura: 14 minuti

A Firenze, nelle sale del Museo Novecento, dal 25 novembre 2025 al 1 marzo 2026, l’arte torna corpo vivo, materia pulsante, esperienza totale. Helen Chadwick: Life Pleasures è la prima grande retrospettiva italiana dedicata a una delle figure più audaci e visionarie della scena britannica del secondo Novecento: un’artista che ha reso la sensualità un metodo, la dissidenza estetica un gesto politico, la fragilità una forma di potere. Curata da Sergio Risaliti, Stefania Rispoli e Laura Smith, la mostra coincide non a caso con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: un segno preciso, quasi un mantra, che ribadisce l’urgenza del suo sguardo femminista e della sua poetica indisciplinata.

Un percorso che ripensa corpo, materia e sguardo

Dal 1977 al 1996, la retrospettiva segue Chadwick come un battito costante: dalla performance In the Kitchen, che smanta la domesticità femminile trasformando il corpo in elettrodomestico vivente, fino alle celebri Piss Flowers, delicate e sovversive sculture nate dall’alchimia dei fluidi corporei. In mezzo, una costellazione di opere che sfidano il perbenismo estetico con una bellezza carnale e perturbante. Non c’è una sola Chadwick, ma molte: ironica, feroce, lirica, tecnologica, sensuale. Una donna che ha scelto di non essere un’icona, ma un cortocircuito.

Oltre il patriarcato: un museo che riscrive la storia dell’arte

Il Museo Novecento conferma la propria vocazione: rileggere il Novecento e il contemporaneo attraverso le voci femminili che hanno ribaltato canoni e gerarchie. Le parole del direttore Sergio Risaliti risuonano come un manifesto: affrancare l’arte da logiche commerciali e portare alla luce chi ha agito controcorrente, oltre i codici imposti. Dopo Louise Bourgeois, Jenny Saville, Cecily Brown e molte altre, è il turno di Chadwick, pioniera degli Young British Artists e maestra irriverente di una generazione che avrebbe cambiato il modo di pensare il corpo e il desiderio.

Il piacere come dissidenza

Chadwick non dipinge, non scolpisce: costruisce mondi sensoriali. Le sue installazioni profumano, toccano, respingono. Sono erotiche e repellenti, morbide e meccaniche, spirituali e viscere.
La serie Wreaths to Pleasure — ghirlande di fiori sospesi in liquidi, dal succo di pomodoro al latte — evoca un’estetica cellulare, quasi uterina, dove la vita è un ciclo che seduce e al tempo stesso decompone. In The Oval Court, i corpi dell’artista si fondono con flora e fauna in un teatro barocco di estasi e metamorfosi, tra citazioni rococò e reminiscenze berniniane. È un’eleganza sfacciata: un’orgia visiva che sfida ogni definizione di bellezza.

Il corpo come terreno politico

Nel suo lavoro, il corpo non è mai un’immagine: è un campo di battaglia. In In the Kitchen le performer vivono imprigionate in costumi-elettrodomestici che limitano i movimenti mentre la loro voce collide con frammenti radiofonici indirizzati alle “brave casalinghe”. È un’opera che oggi, paradossalmente, sarebbe forse ancora più scomoda.
E poi ci sono le Piss Flowers: dodici sculture nate da un gesto semplice e radicale — urinare sulla neve — in cui i ruoli di genere si ribaltano in un gioco di calore, forma e biologia. Qui Chadwick dimostra quanto la materia più intima e incongrua possa diventare poesia scultorea. Erotismo e ironia si fondono in un equilibrio fragile e irresistibile.

Origini, mito, memoria

Il viaggio continua con Lofos Nymfon, un ciclo in cui l’artista intreccia mito greco, memoria familiare e simboli archetipici del femminile. Uova, ovali, ombelichi: la forma è sempre un grembo che accoglie e trasforma. Le immagini, sospese tra Atene e la Toscana, raccontano il corpo come genealogia, come radice e come eredità.

L’eredità di un’artista che non smette di disturbare

A quasi trent’anni dalla scomparsa prematura, Helen Chadwick resta una delle voci più necessarie dell’arte contemporanea. La sua irriverenza è ancora una lama affilata contro il moralismo estetico; il suo femminismo, fluido e sensoriale, parla alle nuove generazioni con sorprendente attualità.
La mostra del Museo Novecento — ricca, raffinata, emotivamente densa — restituisce finalmente la complessità di un’artista che ha trasformato materia e corpo in linguaggio critico, rendendo il piacere un atto profondamente politico.

Un’esperienza totale, come lei

Life Pleasures non è solo una retrospettiva: è un attraversamento, un profumo, un brivido. Un invito a guardare la materia con occhi nuovi, a lasciarsi ferire e sedurre, a riconoscere la potenza del desiderio come forma di pensiero.
Firenze accoglie la sua energia ribelle in un antico convento che diventa, per qualche mese, un laboratorio di metamorfosi, sensualità e rigore. Un tempio laico dedicato a un’artista che ha insegnato che nulla è puro, nulla è eterno, tutto è vita.

 

Crediti immagini:

  1. Helen Chadwick, Self Portrait, 1991. Jupiter Artland Foundation. © Estate of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York.
  2. Helen Chadwick in collaboration with Mark Pilkington The Labours V: Wigwam – 5 years, 1983-4. Private Collection. © Estate of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York.
  3. Helen Chadwick, Wreath to Pleasure, No. 6 (Chrysanthemums, Angel Delight) © Estate of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York.
  4. The making of Piss Flowers: urine casting in Banff National Park, Canada, 1991. © Estate of Helen Chadwick. Courtesy Richard Saltoun London, Rome, New York.

 

 

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