Palazzo Medici Riccardi celebra il genio barocco di Giovan Battista Foggini

Tempo stimato per la lettura: 3,2 minuti
Scolpire il tempo, piegare la materia, orchestrare la luce. Giovan Battista Foggini non è solo uno scultore. È l’architetto della meraviglia, l’alchimista del tardo barocco fiorentino, colui che ha tracciato con l’eleganza del marmo e la teatralità del bronzo un lessico visivo che abbraccia sacro e profano, intimità e potere. Firenze gli rende omaggio con una grande mostra monografica Giovan Battista Foggini (1652-1725). Architetto e scultore granducale a Palazzo Medici Riccardi, dal 10 aprile al 9 settembre 2025, in occasione dei 300 anni dalla sua scomparsa.
Più di 80 opere, tra sculture, disegni, preziosi oggetti d’arte, prestiti eccezionali da tutto il mondo e un allestimento che è racconto scenico e immersione poetica. È la mostra che (finalmente) ridona il suo trono a un artista che ha scolpito la storia e l’anima di Firenze.
Un’arte che danza tra le forme
Il percorso si apre come una sinfonia in crescendo. I primi passi romani, i bozzetti in terracotta, la febbrile giovinezza segnata dal vaiolo ma incandescente di genio. Pigmalione prende vita, Proserpina viene rapita ancora una volta, e il bronzo si anima con lo spirito di Ovidio. Le opere non sono mai silenti, e Foggini lo sa: le sue creazioni sussurrano miti, gridano passioni, raccontano alleanze, come i doni di Cosimo III a Versailles.
I bronzetti letterari, le commesse in pietre dure, le fusioni in biscuit e porcellana Doccia: ogni oggetto è un capitolo. Ogni dettaglio, una dichiarazione d’amore al virtuosismo.
Palazzo Medici Riccardi, scenografia del genio
Nessun luogo è più adatto di Palazzo Medici Riccardi, testimone e protagonista della parabola fogginiana. Qui l’artista reinventa lo scalone monumentale, salva la Cappella di Benozzo Gozzoli, trasforma le superfici in partiture architettoniche. Entrare nelle sale significa entrare nella sua mente.
Tra gli specchi della Galleria e la rarefatta eleganza della Biblioteca Riccardiana, si dispiega l’universo barocco di un uomo che scolpisce persino la luce. L’allestimento, firmato da Luigi Cupellini, gioca con il tempo e lo spazio, lasciando il visitatore in bilico tra il sogno e il rigore storico.
La forza della bellezza oltre i limiti
Foggini non era solo brillante. Era tenace. Marchiato dal vaiolo, limitato nel corpo ma non nell’immaginazione, ha trasformato la vulnerabilità in maestria. La mostra lo racconta anche così: icona di resilienza creativa, riferimento per ogni artista che cerca un linguaggio personale, nonostante tutto.
Ne esce il ritratto di un uomo che non ha solo disegnato chiese, scolpito eroi, ornato palazzi. Foggini ha costruito un’estetica fiorentina, una grammatica barocca in cui l’opulenza non è mai fine a sé stessa, ma scintilla filosofica e spirituale.
Dialoghi inaspettati e visioni fotografiche
Accanto all’esposizione principale, la mostra fotografica La Firenze di Foggini, a cura di Valentina Zucchi, ci restituisce gli spazi progettati dall’artista con l’occhio intimo e raffinato di Paolo Bacherini. Uno sguardo contemporaneo che riaccende le architetture fogginiane come pagine vive di una storia ancora vibrante.
Non manca il programma di percorsi urbani dedicati all’artista, per scoprire la sua impronta nella città che ha amato e modellato: itinerari tra Oltrarno, Santa Maria del Carmine, Palazzo Pitti e i palazzi nobiliari. Firenze diventa così un museo a cielo aperto, una mappa viva della sua genialità.
Foggini, maestro di tutto
Designer, scultore, architetto, direttore, visionario. La mostra è più di una retrospettiva: è una rivelazione su un protagonista assoluto del barocco europeo, degno del confronto con Bernini e degli echi di Versailles.
È il momento di (ri)scoprire Foggini. E lasciarsi incantare dalla potenza silenziosa del marmo e dalla musica interiore del tardo barocco.
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Palazzo Medici Riccardi celebra il genio barocco di Giovan Battista Foggini
Tempo stimato per la lettura: 10 minuti
Scolpire il tempo, piegare la materia, orchestrare la luce. Giovan Battista Foggini non è solo uno scultore. È l’architetto della meraviglia, l’alchimista del tardo barocco fiorentino, colui che ha tracciato con l’eleganza del marmo e la teatralità del bronzo un lessico visivo che abbraccia sacro e profano, intimità e potere. Firenze gli rende omaggio con una grande mostra monografica Giovan Battista Foggini (1652-1725). Architetto e scultore granducale a Palazzo Medici Riccardi, dal 10 aprile al 9 settembre 2025, in occasione dei 300 anni dalla sua scomparsa.
Più di 80 opere, tra sculture, disegni, preziosi oggetti d’arte, prestiti eccezionali da tutto il mondo e un allestimento che è racconto scenico e immersione poetica. È la mostra che (finalmente) ridona il suo trono a un artista che ha scolpito la storia e l’anima di Firenze.
Un’arte che danza tra le forme
Il percorso si apre come una sinfonia in crescendo. I primi passi romani, i bozzetti in terracotta, la febbrile giovinezza segnata dal vaiolo ma incandescente di genio. Pigmalione prende vita, Proserpina viene rapita ancora una volta, e il bronzo si anima con lo spirito di Ovidio. Le opere non sono mai silenti, e Foggini lo sa: le sue creazioni sussurrano miti, gridano passioni, raccontano alleanze, come i doni di Cosimo III a Versailles.
I bronzetti letterari, le commesse in pietre dure, le fusioni in biscuit e porcellana Doccia: ogni oggetto è un capitolo. Ogni dettaglio, una dichiarazione d’amore al virtuosismo.
Palazzo Medici Riccardi, scenografia del genio
Nessun luogo è più adatto di Palazzo Medici Riccardi, testimone e protagonista della parabola fogginiana. Qui l’artista reinventa lo scalone monumentale, salva la Cappella di Benozzo Gozzoli, trasforma le superfici in partiture architettoniche. Entrare nelle sale significa entrare nella sua mente.
Tra gli specchi della Galleria e la rarefatta eleganza della Biblioteca Riccardiana, si dispiega l’universo barocco di un uomo che scolpisce persino la luce. L’allestimento, firmato da Luigi Cupellini, gioca con il tempo e lo spazio, lasciando il visitatore in bilico tra il sogno e il rigore storico.
La forza della bellezza oltre i limiti
Foggini non era solo brillante. Era tenace. Marchiato dal vaiolo, limitato nel corpo ma non nell’immaginazione, ha trasformato la vulnerabilità in maestria. La mostra lo racconta anche così: icona di resilienza creativa, riferimento per ogni artista che cerca un linguaggio personale, nonostante tutto.
Ne esce il ritratto di un uomo che non ha solo disegnato chiese, scolpito eroi, ornato palazzi. Foggini ha costruito un’estetica fiorentina, una grammatica barocca in cui l’opulenza non è mai fine a sé stessa, ma scintilla filosofica e spirituale.
Dialoghi inaspettati e visioni fotografiche
Accanto all’esposizione principale, la mostra fotografica La Firenze di Foggini, a cura di Valentina Zucchi, ci restituisce gli spazi progettati dall’artista con l’occhio intimo e raffinato di Paolo Bacherini. Uno sguardo contemporaneo che riaccende le architetture fogginiane come pagine vive di una storia ancora vibrante.
Non manca il programma di percorsi urbani dedicati all’artista, per scoprire la sua impronta nella città che ha amato e modellato: itinerari tra Oltrarno, Santa Maria del Carmine, Palazzo Pitti e i palazzi nobiliari. Firenze diventa così un museo a cielo aperto, una mappa viva della sua genialità.
Foggini, maestro di tutto
Designer, scultore, architetto, direttore, visionario. La mostra è più di una retrospettiva: è una rivelazione su un protagonista assoluto del barocco europeo, degno del confronto con Bernini e degli echi di Versailles.
È il momento di (ri)scoprire Foggini. E lasciarsi incantare dalla potenza silenziosa del marmo e dalla musica interiore del tardo barocco.
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