Prix Marcel Duchamp 2025. Quattro talenti intrecciano visioni contemporanee

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 22 Settembre 2025

Tempo stimato per la lettura: 3,3 minuti

Parigi, Musée d’Art Moderne de Paris, 26 settembre 2025 ‒ 22 febbraio 2026: si apre con nuova forza la 25ª edizione del Prix Marcel Duchamp. Per la prima volta l’esposizione dei quattro finalisti lascia il Centre Pompidou, chiuso per lavori, per insediarsi nelle stanze emblematiche del Musée d’Art Moderne. Commissari: Jean‑Pierre Criqui e Julia Garimorth, nomi di riferimento nella scena curatoriale francese, presiedono un’edizione che promette trasformazioni sottili ma decisive. Il/la vincitore/vincitrice sarà svelato/a il 23 ottobre 2025.

Bianca Bondi — metamorfosi della materia e alchimia sensibile

Nata nel 1986 a Johannesburg e oggi residente a Parigi, Bianca Bondi ridefinisce l’ordinario: oggetti banali sospesi tra trasformazione chimica, sale, reazioni che sfrigolano, liquidi che alterano superfici. Il suo lavoro è esperienziale, multisensoriale, ermetico eppure profondamente legato al visibile: ogni installazione è site‑specific, ogni scelta dei materiali parla di fugacità, di cicli di vita e morte, di interconnessioni invisibili ma palpabili. Rappresentata dalla Galleria Mor Charpentier, Bondi ha già percorso Biennali, festival e musei internazionali, consolidando una pratica che celebra la materia come presenza viva.

Eva Nielsen — stratificazioni, ibridazioni, confini smossi

Eva Nielsen, classe 1983, nata aux Lilas, costruisce paesaggi mentali grazie a ibridazioni pittoriche che uniscono latex, seta, cuoio, serigrafie. Il suo è un lavoro che si dispiega in strati successivi, quasi tessendo mondi che somigliano, ma non replicano: atmosfere sospese tra corpo, architettura e natura. Le sue opere — già esposte presso Kunsthaus Baselland, MAC/Val, LACE – interrogano la fabbrica dell’immagine, seminando il dubbio su quel che vediamo, su come lo guardiamo.

Lionel Sabatté — bestiari incantati, materie in transizione

Toulousain del ’75, Sabatté vive e lavora tra Parigi e Los Angeles. Usa pittura, scultura, disegno; raccoglie polvere, carbone, cortecce, consecutivi resti capaci di raccontare mondi sospesi. Le sue creature — oscure, talvolta ironiche, altre volte romantiche — emergono da materiali che portano cicatrici del tempo, formando un bestiario che oscilla tra inquietudine e meraviglia. Rappresentato da Ceysson & Bénétière, trova spesso la potenza nell’ossimoro: il fragile che sopravvive, l’orrido che seduce.

Xie Lei — viaggi interiori, tempi dilatati, atmosfere sospese

Cinese di nascita, parigino d’adozione, Xie Lei esplora situazioni liminali: ricordi, sogni, ombre littérateur e cinema parlano nei suoi quadri. Spesso il colore è cupo, quasi scarsamente luminoso, ma capace di mutare, di trasformarsi. Il suo lavoro invita a rallentare lo sguardo, a percepire l’ambiguità delle forme, l’oscillazione tra visibile e indefinito. Hanno parlato delle sue tele come “una foresta di presenze spettacolari, quasi sospese”.

Un premio rinnovato: contesto, impatto, attesa

Il Prix Marcel Duchamp continua a essere uno dei riconoscimenti più prestigiosi dell’arte contemporanea in Francia, dotato di 90.000 euro e istituito per sostenere artisti attivi nel territorio francese o residenti in Francia. Questa nuova edizione segna una svolta: dopo oltre due decenni al Centre Pompidou, cambia dimora pur mantenendo la statura ufficiale del premio. Questo spostamento al Musée d’Art Moderne simboleggia il desiderio di adattamento e rinnovamento — così come i lavori dei finalisti propongono estetiche che sfidano tradizione, categoria, percezione.

Visione condivisa, pluralità di sguardi

Bondi, Nielsen, Sabatté, Xie Lei: quattro universi che dialogano attorno a temi ricorrenti come il tempo, la trasformazione, il vivente, il limite tra ciò che è visibile e ciò che resta invisibile. Il Prix Marcel Duchamp 2025 non si limita a premiare l’innovazione formale, ma celebra la capacità di fondere estetica, impegno, corpo, materia. È un’edizione che getta ponti tra discipline, che chiede che l’arte non sia solo contemplazione, ma esperienza trasformativa. Una finestra aperta su ciò che l’arte può ancora fare oggi: sorprendere, inquietare, resistere.

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Published On: 22 Settembre 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 10 minuti

Parigi, Musée d’Art Moderne de Paris, 26 settembre 2025 ‒ 22 febbraio 2026: si apre con nuova forza la 25ª edizione del Prix Marcel Duchamp. Per la prima volta l’esposizione dei quattro finalisti lascia il Centre Pompidou, chiuso per lavori, per insediarsi nelle stanze emblematiche del Musée d’Art Moderne. Commissari: Jean‑Pierre Criqui e Julia Garimorth, nomi di riferimento nella scena curatoriale francese, presiedono un’edizione che promette trasformazioni sottili ma decisive. Il/la vincitore/vincitrice sarà svelato/a il 23 ottobre 2025.

Bianca Bondi — metamorfosi della materia e alchimia sensibile

Nata nel 1986 a Johannesburg e oggi residente a Parigi, Bianca Bondi ridefinisce l’ordinario: oggetti banali sospesi tra trasformazione chimica, sale, reazioni che sfrigolano, liquidi che alterano superfici. Il suo lavoro è esperienziale, multisensoriale, ermetico eppure profondamente legato al visibile: ogni installazione è site‑specific, ogni scelta dei materiali parla di fugacità, di cicli di vita e morte, di interconnessioni invisibili ma palpabili. Rappresentata dalla Galleria Mor Charpentier, Bondi ha già percorso Biennali, festival e musei internazionali, consolidando una pratica che celebra la materia come presenza viva.

Eva Nielsen — stratificazioni, ibridazioni, confini smossi

Eva Nielsen, classe 1983, nata aux Lilas, costruisce paesaggi mentali grazie a ibridazioni pittoriche che uniscono latex, seta, cuoio, serigrafie. Il suo è un lavoro che si dispiega in strati successivi, quasi tessendo mondi che somigliano, ma non replicano: atmosfere sospese tra corpo, architettura e natura. Le sue opere — già esposte presso Kunsthaus Baselland, MAC/Val, LACE – interrogano la fabbrica dell’immagine, seminando il dubbio su quel che vediamo, su come lo guardiamo.

Lionel Sabatté — bestiari incantati, materie in transizione

Toulousain del ’75, Sabatté vive e lavora tra Parigi e Los Angeles. Usa pittura, scultura, disegno; raccoglie polvere, carbone, cortecce, consecutivi resti capaci di raccontare mondi sospesi. Le sue creature — oscure, talvolta ironiche, altre volte romantiche — emergono da materiali che portano cicatrici del tempo, formando un bestiario che oscilla tra inquietudine e meraviglia. Rappresentato da Ceysson & Bénétière, trova spesso la potenza nell’ossimoro: il fragile che sopravvive, l’orrido che seduce.

Xie Lei — viaggi interiori, tempi dilatati, atmosfere sospese

Cinese di nascita, parigino d’adozione, Xie Lei esplora situazioni liminali: ricordi, sogni, ombre littérateur e cinema parlano nei suoi quadri. Spesso il colore è cupo, quasi scarsamente luminoso, ma capace di mutare, di trasformarsi. Il suo lavoro invita a rallentare lo sguardo, a percepire l’ambiguità delle forme, l’oscillazione tra visibile e indefinito. Hanno parlato delle sue tele come “una foresta di presenze spettacolari, quasi sospese”.

Un premio rinnovato: contesto, impatto, attesa

Il Prix Marcel Duchamp continua a essere uno dei riconoscimenti più prestigiosi dell’arte contemporanea in Francia, dotato di 90.000 euro e istituito per sostenere artisti attivi nel territorio francese o residenti in Francia. Questa nuova edizione segna una svolta: dopo oltre due decenni al Centre Pompidou, cambia dimora pur mantenendo la statura ufficiale del premio. Questo spostamento al Musée d’Art Moderne simboleggia il desiderio di adattamento e rinnovamento — così come i lavori dei finalisti propongono estetiche che sfidano tradizione, categoria, percezione.

Visione condivisa, pluralità di sguardi

Bondi, Nielsen, Sabatté, Xie Lei: quattro universi che dialogano attorno a temi ricorrenti come il tempo, la trasformazione, il vivente, il limite tra ciò che è visibile e ciò che resta invisibile. Il Prix Marcel Duchamp 2025 non si limita a premiare l’innovazione formale, ma celebra la capacità di fondere estetica, impegno, corpo, materia. È un’edizione che getta ponti tra discipline, che chiede che l’arte non sia solo contemplazione, ma esperienza trasformativa. Una finestra aperta su ciò che l’arte può ancora fare oggi: sorprendere, inquietare, resistere.

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