Un doppio sguardo sulla memoria: le mostre di Gbré e Bergemann alla Fondation Henri Cartier-Bresson

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 1 Novembre 2025

Tempo stimato per la lettura: 3,8 minuti

Dal 29 ottobre 2025 al 11 gennaio 2026, Parigi ospita un incontro straordinario tra due universi fotografici all’apparenza lontani ma uniti da un filo sottile: il racconto della memoria e dell’uomo nel paesaggio. Alla Fondation Henri Cartier-Bresson, due mostre parallele catturano l’attenzione del pubblico e offrono una riflessione profonda sulla storia, sull’arte e sull’impatto umano sui territori. Al Cube, il fotografo franco-ivoriano François-Xavier Gbré esplora i segni dell’uomo in Africa con Radio Ballast, mentre al Tube, la fotografa tedesca Sibylle Bergemann svela Le Monument, documentando la costruzione del celebre monumento a Marx ed Engels a Berlino-Est. Curate rispettivamente da Clément Chéroux e Sonia Voss, queste esposizioni trasformano il gesto fotografico in un’esperienza narrativa immersiva.

François-Xavier Gbré – Radio Ballast: tracce e memorie africane

Da oltre quindici anni, François-Xavier Gbré fotografa l’Africa contemporanea, catturando le tracce dell’attività umana nel paesaggio e nell’architettura. Con il progetto Radio Ballast, curato da Clément Chéroux, il fotografo percorre la ferrovia che attraversa la Costa d’Avorio dal nord al sud, costruita durante la colonizzazione francese per trasportare le risorse naturali verso Abidjan e poi la Francia. Le immagini di Gbré non raccontano solo un territorio: stratificano la storia, dal periodo coloniale agli anni post-indipendenza fino agli eventi contemporanei, mostrando come il paesaggio conservi e trasmetta memorie latenti.

Il titolo stesso, Radio Ballast, gioca con il linguaggio ferroviario: “radio” come strumento di trasmissione di informazioni e “ballast” come letto di sassi che sostiene i binari, ma nel gergo dei ferrovieri significa anche le voci vaghe, le dicerie, le informazioni contraddittorie che scorrono come la storia stessa. Gbré trasforma questa complessità in immagini potenti, in cui il tempo, la memoria e la geografia dialogano tra loro. L’esposizione, dopo la tappa parigina, viaggerà nel 2026 all’International Center of Photography (ICP) di New York e in Costa d’Avorio, consolidando il percorso internazionale dell’artista.

Sibylle Bergemann – Le Monument: l’ironia della storia

Parallelamente, al Tube, Le Monument di Sibylle Bergemann, curata da Sonia Voss, restituisce uno sguardo unico sulla Berlino Est tra il 1975 e il 1986. Bergemann segue la costruzione del monumento a Marx ed Engels, progetto affidato allo scultore Ludwig Engelhardt, documentando ogni fase dalle prime maquette fino all’inaugurazione del 4 aprile 1986. Tra oltre 400 pellicole sviluppate, l’artista seleziona dodici immagini che compongono la serie Das Denkmal, un racconto visivo rigoroso e ironico, capace di catturare l’obsolescenza di un’ideologia e anticipare la caduta del Muro di Berlino.

Il lavoro di Bergemann, oltre a essere un documento storico, è una riflessione sul linguaggio visivo, sulla censura e sull’interpretazione del potere attraverso l’arte. Pubblicato nel 1990 in un libro accompagnato da poesie di Heiner Müller, Le Monument diventa un’opera chiave della fotografia tedesca post-comunista, testimoniando la capacità dell’artista di tradurre il tempo e la politica in immagini dalla forza poetica e analitica.

Dialogo tra due mondi, un’esperienza immersiva

La contemporaneità di queste due mostre crea un ponte tra paesaggi africani e contesto europeo, tra storia coloniale e storia ideologica, tra memoria collettiva e osservazione individuale. Gbré e Bergemann raccontano entrambi la relazione tra uomo e spazio, il ruolo del tempo nella costruzione delle storie e la capacità della fotografia di restituire complessità e profondità.

La Fondation Henri Cartier-Bresson, con la guida dei curatori Clément Chéroux e Sonia Voss, offre ai visitatori non solo uno sguardo sulle opere, ma un’esperienza immersiva, capace di combinare narrazione storica, ricerca artistica e sperimentazione visiva. Le mostre invitano a riflettere, a interrogarsi, a comprendere come la fotografia possa essere al tempo stesso strumento di documentazione, memoria e interpretazione.

Dialoghi visivi: dalla Costa d’Avorio al monumento di Marx e Engels

Le due mostre alla Fondation Henri Cartier-Bresson diventano spazi di dialogo tra tempi e culture, tra passato e presente. Tra la forza evocativa dei paesaggi africani di Gbré e la meticolosa documentazione storica di Bergemann, il visitatore è immerso in una narrativa potente e contemporanea, dove la fotografia diventa ponte tra luoghi, eventi e generazioni. Queste mostre ricordano che ogni scatto è un atto di memoria, un racconto in cui il dettaglio visivo diventa emozione universale.

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Published On: 1 Novembre 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 12 minuti

Dal 29 ottobre 2025 al 11 gennaio 2026, Parigi ospita un incontro straordinario tra due universi fotografici all’apparenza lontani ma uniti da un filo sottile: il racconto della memoria e dell’uomo nel paesaggio. Alla Fondation Henri Cartier-Bresson, due mostre parallele catturano l’attenzione del pubblico e offrono una riflessione profonda sulla storia, sull’arte e sull’impatto umano sui territori. Al Cube, il fotografo franco-ivoriano François-Xavier Gbré esplora i segni dell’uomo in Africa con Radio Ballast, mentre al Tube, la fotografa tedesca Sibylle Bergemann svela Le Monument, documentando la costruzione del celebre monumento a Marx ed Engels a Berlino-Est. Curate rispettivamente da Clément Chéroux e Sonia Voss, queste esposizioni trasformano il gesto fotografico in un’esperienza narrativa immersiva.

François-Xavier Gbré – Radio Ballast: tracce e memorie africane

Da oltre quindici anni, François-Xavier Gbré fotografa l’Africa contemporanea, catturando le tracce dell’attività umana nel paesaggio e nell’architettura. Con il progetto Radio Ballast, curato da Clément Chéroux, il fotografo percorre la ferrovia che attraversa la Costa d’Avorio dal nord al sud, costruita durante la colonizzazione francese per trasportare le risorse naturali verso Abidjan e poi la Francia. Le immagini di Gbré non raccontano solo un territorio: stratificano la storia, dal periodo coloniale agli anni post-indipendenza fino agli eventi contemporanei, mostrando come il paesaggio conservi e trasmetta memorie latenti.

Il titolo stesso, Radio Ballast, gioca con il linguaggio ferroviario: “radio” come strumento di trasmissione di informazioni e “ballast” come letto di sassi che sostiene i binari, ma nel gergo dei ferrovieri significa anche le voci vaghe, le dicerie, le informazioni contraddittorie che scorrono come la storia stessa. Gbré trasforma questa complessità in immagini potenti, in cui il tempo, la memoria e la geografia dialogano tra loro. L’esposizione, dopo la tappa parigina, viaggerà nel 2026 all’International Center of Photography (ICP) di New York e in Costa d’Avorio, consolidando il percorso internazionale dell’artista.

Sibylle Bergemann – Le Monument: l’ironia della storia

Parallelamente, al Tube, Le Monument di Sibylle Bergemann, curata da Sonia Voss, restituisce uno sguardo unico sulla Berlino Est tra il 1975 e il 1986. Bergemann segue la costruzione del monumento a Marx ed Engels, progetto affidato allo scultore Ludwig Engelhardt, documentando ogni fase dalle prime maquette fino all’inaugurazione del 4 aprile 1986. Tra oltre 400 pellicole sviluppate, l’artista seleziona dodici immagini che compongono la serie Das Denkmal, un racconto visivo rigoroso e ironico, capace di catturare l’obsolescenza di un’ideologia e anticipare la caduta del Muro di Berlino.

Il lavoro di Bergemann, oltre a essere un documento storico, è una riflessione sul linguaggio visivo, sulla censura e sull’interpretazione del potere attraverso l’arte. Pubblicato nel 1990 in un libro accompagnato da poesie di Heiner Müller, Le Monument diventa un’opera chiave della fotografia tedesca post-comunista, testimoniando la capacità dell’artista di tradurre il tempo e la politica in immagini dalla forza poetica e analitica.

Dialogo tra due mondi, un’esperienza immersiva

La contemporaneità di queste due mostre crea un ponte tra paesaggi africani e contesto europeo, tra storia coloniale e storia ideologica, tra memoria collettiva e osservazione individuale. Gbré e Bergemann raccontano entrambi la relazione tra uomo e spazio, il ruolo del tempo nella costruzione delle storie e la capacità della fotografia di restituire complessità e profondità.

La Fondation Henri Cartier-Bresson, con la guida dei curatori Clément Chéroux e Sonia Voss, offre ai visitatori non solo uno sguardo sulle opere, ma un’esperienza immersiva, capace di combinare narrazione storica, ricerca artistica e sperimentazione visiva. Le mostre invitano a riflettere, a interrogarsi, a comprendere come la fotografia possa essere al tempo stesso strumento di documentazione, memoria e interpretazione.

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Le due mostre alla Fondation Henri Cartier-Bresson diventano spazi di dialogo tra tempi e culture, tra passato e presente. Tra la forza evocativa dei paesaggi africani di Gbré e la meticolosa documentazione storica di Bergemann, il visitatore è immerso in una narrativa potente e contemporanea, dove la fotografia diventa ponte tra luoghi, eventi e generazioni. Queste mostre ricordano che ogni scatto è un atto di memoria, un racconto in cui il dettaglio visivo diventa emozione universale.

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