Siamo Natura. Haley Mellin al Museo Novecento: arte, attivismo e paesaggi che respirano

Tempo stimato per la lettura: 3 minuti
Nel cuore del Rinascimento, sotto le volte eleganti del Museo Novecento, si apre una mostra che guarda al futuro con la delicatezza del muschio e la forza delle radici. Si intitola Siamo Natura e segna un debutto importante: la prima personale in un’istituzione italiana di Haley Mellin, artista americana e ambientalista radicale, le cui pennellate sono dichiarazioni d’amore e resistenza.
Dal 24 giugno al 29 ottobre 2025, Firenze accoglie un progetto espositivo che è insieme gesto poetico e azione concreta. Curata da Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, la mostra intreccia pittura, ecologia e pensiero visionario. Un’anteprima stampa, svelata il 23 giugno, offre già un primo assaggio di questo viaggio sensoriale e politico.
Arte come cura, pittura come testimone
Haley Mellin non dipinge paesaggi: li protegge. Le sue opere nascono in situ, tra i sentieri delle foreste primarie e le valli dove la biodiversità resiste al tempo. Con la leggerezza del gesto e l’occhio di chi osserva in silenzio, l’artista restituisce atmosfere che sembrano evaporare dalla tela. Il formato è piccolo, intimo, portatile. La pittura è fatta en plein air, senza elettricità né comfort, seguendo i ritmi della luce naturale, delle stagioni, del vento.
«La pittura, per me, è conservare uno stato mentale particolare – un modo di stare nella e con la natura», confessa Mellin. E le sue parole si fanno corpo nei dipinti: lembi di cielo, foglie, riflessi, umidità, silenzi. Non una rappresentazione, ma un’immersione.
Art into Acres: l’arte che salva le foreste
Dietro la delicatezza delle sue opere, c’è una rivoluzione silenziosa. Mellin è fondatrice di Art into Acres, iniziativa no-profit che ha già contribuito alla protezione di oltre 30 milioni di ettari di foreste primarie nel mondo. Il metodo? L’arte come leva di sensibilizzazione e raccolta fondi, in collaborazione con comunità indigene e locali, per la creazione di aree protette, parchi nazionali e territori comunitari.
Per la prima volta in Italia, il lavoro pittorico di Mellin viene mostrato insieme al suo attivismo ambientale, in un dialogo profondo che rende visibile l’unità inscindibile tra gesto artistico e responsabilità etica. L’arte, qui, non è solo espressione: è cura del pianeta.
Il Giardino delle Leopoldine: rinascita nel chiostro
Ma Siamo Natura non si ferma alle pareti. La mostra sboccia anche all’esterno, con un progetto di rigenerazione del chiostro del Museo Novecento, trasformato nel Giardino delle Leopoldine: un’oasi urbana dove troveranno casa circa 300 piante autoctone o legate al paesaggio toscano, selezionate attraverso una ricerca sulle specie originarie e gli usi del giardino storico.
Il giardino, inaugurato il 24 giugno, diventa luogo di contemplazione, memoria e profumo. Uno spazio vivo, pensato per ascoltare, rallentare, condividere. Una nuova forma di mostra permanente, che cresce giorno dopo giorno, foglia dopo foglia.
Un’arte che non lascia tracce, ma radici
“La conservazione del territorio, quando ben fatta, è invisibile”, afferma Mellin. E in effetti, l’esperienza di Siamo Natura è una sinfonia sottile, fatta di presenze leggere, di opere che non impongono, ma suggeriscono. Un percorso meditativo dove l’arte si confonde con l’aria, con la luce, con il ritmo lento della fotosintesi.
In un mondo sempre più rumoroso, Haley Mellin sceglie il sussurro. E lo trasforma in una chiamata collettiva a riconnetterci con ciò che siamo stati, e potremmo ancora essere: natura vivente, fragile, potente, sacra.
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Siamo Natura. Haley Mellin al Museo Novecento: arte, attivismo e paesaggi che respirano
Tempo stimato per la lettura: 9 minuti
Nel cuore del Rinascimento, sotto le volte eleganti del Museo Novecento, si apre una mostra che guarda al futuro con la delicatezza del muschio e la forza delle radici. Si intitola Siamo Natura e segna un debutto importante: la prima personale in un’istituzione italiana di Haley Mellin, artista americana e ambientalista radicale, le cui pennellate sono dichiarazioni d’amore e resistenza.
Dal 24 giugno al 29 ottobre 2025, Firenze accoglie un progetto espositivo che è insieme gesto poetico e azione concreta. Curata da Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, la mostra intreccia pittura, ecologia e pensiero visionario. Un’anteprima stampa, svelata il 23 giugno, offre già un primo assaggio di questo viaggio sensoriale e politico.
Arte come cura, pittura come testimone
Haley Mellin non dipinge paesaggi: li protegge. Le sue opere nascono in situ, tra i sentieri delle foreste primarie e le valli dove la biodiversità resiste al tempo. Con la leggerezza del gesto e l’occhio di chi osserva in silenzio, l’artista restituisce atmosfere che sembrano evaporare dalla tela. Il formato è piccolo, intimo, portatile. La pittura è fatta en plein air, senza elettricità né comfort, seguendo i ritmi della luce naturale, delle stagioni, del vento.
«La pittura, per me, è conservare uno stato mentale particolare – un modo di stare nella e con la natura», confessa Mellin. E le sue parole si fanno corpo nei dipinti: lembi di cielo, foglie, riflessi, umidità, silenzi. Non una rappresentazione, ma un’immersione.
Art into Acres: l’arte che salva le foreste
Dietro la delicatezza delle sue opere, c’è una rivoluzione silenziosa. Mellin è fondatrice di Art into Acres, iniziativa no-profit che ha già contribuito alla protezione di oltre 30 milioni di ettari di foreste primarie nel mondo. Il metodo? L’arte come leva di sensibilizzazione e raccolta fondi, in collaborazione con comunità indigene e locali, per la creazione di aree protette, parchi nazionali e territori comunitari.
Per la prima volta in Italia, il lavoro pittorico di Mellin viene mostrato insieme al suo attivismo ambientale, in un dialogo profondo che rende visibile l’unità inscindibile tra gesto artistico e responsabilità etica. L’arte, qui, non è solo espressione: è cura del pianeta.
Il Giardino delle Leopoldine: rinascita nel chiostro
Ma Siamo Natura non si ferma alle pareti. La mostra sboccia anche all’esterno, con un progetto di rigenerazione del chiostro del Museo Novecento, trasformato nel Giardino delle Leopoldine: un’oasi urbana dove troveranno casa circa 300 piante autoctone o legate al paesaggio toscano, selezionate attraverso una ricerca sulle specie originarie e gli usi del giardino storico.
Il giardino, inaugurato il 24 giugno, diventa luogo di contemplazione, memoria e profumo. Uno spazio vivo, pensato per ascoltare, rallentare, condividere. Una nuova forma di mostra permanente, che cresce giorno dopo giorno, foglia dopo foglia.
Un’arte che non lascia tracce, ma radici
“La conservazione del territorio, quando ben fatta, è invisibile”, afferma Mellin. E in effetti, l’esperienza di Siamo Natura è una sinfonia sottile, fatta di presenze leggere, di opere che non impongono, ma suggeriscono. Un percorso meditativo dove l’arte si confonde con l’aria, con la luce, con il ritmo lento della fotosintesi.
In un mondo sempre più rumoroso, Haley Mellin sceglie il sussurro. E lo trasforma in una chiamata collettiva a riconnetterci con ciò che siamo stati, e potremmo ancora essere: natura vivente, fragile, potente, sacra.
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