Al Muceum le invenzioni e rappresentazioni del Mediterraneo

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 1 Giugno 2024

Tempo stimato per la lettura: 3,7 minuti

Il Mucem è l’unico museo sociale il cui progetto scientifico è interamente dedicato alle culture del Mediterraneo. In occasione del suo decimo anniversario, invita a scoprire la ricchezza delle sue collezioni europee e mediterranee attraverso una nuova mostra permanente. Dal 5 giungo 2024, apre al pubblico la mostra Méditerranées Épisode 1 : Inventions et représentations (Mediterranei Episodio 1: Invenzioni e rappresentazioni). Una fotografia dei vari aspetti del mare Nostrum dall’antichità greco-latina ai giorni nostri, passando per il periodo coloniale, per un’immersione nella storia dei “Mediterranei” plurali e fantasticati.

Il primo episodio

Questa mostra permanente è divisa in più episodi, destinati a rinnovare la sua presentazione fino al 2030: “Mediterranese” si arricchirà regolarmente di nuovi capolavori della storia dell’arte, nuovi tesori delle collezioni e nuovi pezzi rari, recentemente acquisiti o prestati, inaugurando nuovi percorsi e nuovi corsi per abbracciare questi mediterranei. Gli immaginari del Mediterraneo, infatti, sono molteplici e non tutti possono essere esposti in un’unica mostra. “Mediterranei” si interroga sul modo in cui questi immaginari si sono formati e diffusi, e in particolare sul ruolo dei musei, scoprendo come la storia delle arti e l’etnologia abbiano contribuito a creare “immagini” del Mediterraneo, tutte relative e tutte costruite.

Senza confine tra musei di belle arti ed etnografici

Nei musei di belle arti, sono le civiltà del passato, in particolare quelle dell’antichità, ad essere messe in risalto e che costruiscono un Mediterraneo da sogno nutrito dall’Odissea di Omero, dai templi greci e dalle storie di Roma e Palmira.

I musei etnografici, sorti durante il periodo coloniale, erano interessati alle società geograficamente o culturalmente “lontane”. La sincerità dell’interesse scientifico e umano per l’Altro va di pari passo con gli interessi e gli affari delle potenze coloniali.

La distinzione tra musei di belle arti e musei etnografici ha creato confini tra gli oggetti che ospitano e le discipline che li studiano. Il Mucem oggi vuole andare oltre questi confini e mettere in luce i paralleli e le reciproche influenze che esistono tra queste due tipologie di museo. Seguendo questa idea, “Mediterranei” combina diversi modelli museografici storici, dalla fitta esposizione dei musei di belle arti della fine del XVIII e XIX secolo, alle diverse forme di presentazione utilizzate nel corso della storia dai musei etnografici.

Francis Alÿs_Miradores, détroit de Gibraltar, Maroc-Espagne (capture de la vidéo) 2008_Vidéo 2 canaux © Francis Alÿs – Avec l’aimable autorisation de l’artiste et de la galerie David Zwirner

Un’esposizione unica tra arte e quotidiano

Per mostrare cosa raccontano del Mediterraneo gli oggetti, quelli delle collezioni “storiche” di Mucem, sono stati messi a confronto con le recenti acquisizioni e depositi da altri musei. Il che permette mettere in discussione, nel contesto mediterraneo, il confine tra i cosiddetti oggetti “artistici” e quelli “popolari”.

L’esposizione presenta più di 300 oggetti e documenti, metà dei quali provengono dalle collezioni del Mucem. Lungo tutto il percorso, opere d’arte contemporanea evocano le problematiche attuali del Mediterraneo. Sono stati creati dagli artisti Francis Alÿs, Ziad Antar, Hélène Bellenger, Nidhal Chamekh, Joseph Eid (AFP), Nina Fischer & Maroan el Sani, Mouna Karray, Fatima Mazmouz, Selma e Sofiane Ouissi, Maria Varela e Théo Mercier, quest’ultimo invitato a “infiltrarsi” nel percorso espositivo.

I molteplici prestiti

I depositi provengono da una ventina di istituzioni: Museo Quai Branly – Jacques Chirac, Museo d’Orsay, Museo del Louvre, Biblioteca Nazionale di Francia, Mediateca del Patrimonio, Scuola di Belle Arti di Parigi, Museo del Palazzo di Versailles, consiglio generale di Seine-Saint-Denis, museo di Archeologia Nazionale, museo di Belle Arti di Marsiglia, museon Arlaten, museo di Belle Arti di Bordeaux, museo di Belle Arti di Valenciennes, museo di Belle Arti di Angers, Museo di Belle Arti di Laval, Museo Denys-Puech di Rodez, Museo d’Arte e Storia di L’Isle-Adam, Museo dei Calchi dell’Università Lumière Lyon 2, Museo Lugdunum e teatri romani, Laboratori d’arte, calchi e calcografie del Meeting dei Musei Nazionali – Grand Palais, Museo Benaki ad Atene, Museo della Fotografia di Salonicco, Museo di Storia del Costume Greco di Atene, Galleria Mor Carpenter.

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Il primo episodio

Questa mostra permanente è divisa in più episodi, destinati a rinnovare la sua presentazione fino al 2030: “Mediterranese” si arricchirà regolarmente di nuovi capolavori della storia dell’arte, nuovi tesori delle collezioni e nuovi pezzi rari, recentemente acquisiti o prestati, inaugurando nuovi percorsi e nuovi corsi per abbracciare questi mediterranei. Gli immaginari del Mediterraneo, infatti, sono molteplici e non tutti possono essere esposti in un’unica mostra. “Mediterranei” si interroga sul modo in cui questi immaginari si sono formati e diffusi, e in particolare sul ruolo dei musei, scoprendo come la storia delle arti e l’etnologia abbiano contribuito a creare “immagini” del Mediterraneo, tutte relative e tutte costruite.

Senza confine tra musei di belle arti ed etnografici

Nei musei di belle arti, sono le civiltà del passato, in particolare quelle dell’antichità, ad essere messe in risalto e che costruiscono un Mediterraneo da sogno nutrito dall’Odissea di Omero, dai templi greci e dalle storie di Roma e Palmira.

I musei etnografici, sorti durante il periodo coloniale, erano interessati alle società geograficamente o culturalmente “lontane”. La sincerità dell’interesse scientifico e umano per l’Altro va di pari passo con gli interessi e gli affari delle potenze coloniali.

La distinzione tra musei di belle arti e musei etnografici ha creato confini tra gli oggetti che ospitano e le discipline che li studiano. Il Mucem oggi vuole andare oltre questi confini e mettere in luce i paralleli e le reciproche influenze che esistono tra queste due tipologie di museo. Seguendo questa idea, “Mediterranei” combina diversi modelli museografici storici, dalla fitta esposizione dei musei di belle arti della fine del XVIII e XIX secolo, alle diverse forme di presentazione utilizzate nel corso della storia dai musei etnografici.

Francis Alÿs_Miradores, détroit de Gibraltar, Maroc-Espagne (capture de la vidéo) 2008_Vidéo 2 canaux © Francis Alÿs – Avec l’aimable autorisation de l’artiste et de la galerie David Zwirner

Un’esposizione unica tra arte e quotidiano

Per mostrare cosa raccontano del Mediterraneo gli oggetti, quelli delle collezioni “storiche” di Mucem, sono stati messi a confronto con le recenti acquisizioni e depositi da altri musei. Il che permette mettere in discussione, nel contesto mediterraneo, il confine tra i cosiddetti oggetti “artistici” e quelli “popolari”.

L’esposizione presenta più di 300 oggetti e documenti, metà dei quali provengono dalle collezioni del Mucem. Lungo tutto il percorso, opere d’arte contemporanea evocano le problematiche attuali del Mediterraneo. Sono stati creati dagli artisti Francis Alÿs, Ziad Antar, Hélène Bellenger, Nidhal Chamekh, Joseph Eid (AFP), Nina Fischer & Maroan el Sani, Mouna Karray, Fatima Mazmouz, Selma e Sofiane Ouissi, Maria Varela e Théo Mercier, quest’ultimo invitato a “infiltrarsi” nel percorso espositivo.

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