Brassaï. L’occhio di Parigi: una passeggiata nelle ombre e nelle luci della Ville Lumière

Tempo stimato per la lettura: 3,7 minuti
Nel cuore della Valle d’Aosta, dal 19 luglio al 9 novembre 2025, si può visitare al Centro Saint-Bénin di Aosta una retrospettiva che è un autentico viaggio nella magia notturna e nella vita pulsante di Parigi. Brassaï. L’occhio di Parigi, curata da Philippe Ribeyrolles, nipote e studioso dell’artista, raccoglie oltre 150 stampe d’epoca, accompagnate da sculture, documenti e oggetti personali, un invito a immergersi in un universo fotografico che ha definito il volto della Ville Lumière.
Parigi svelata: una città tra arte e vita quotidiana
Le immagini di Brassaï non sono semplici fotografie: sono poetiche testimonianze di una città viva, fatta di contrasti e sfumature, dai quartieri operai ai monumenti iconici, dalla moda ai ritratti intimi di artisti e amici, fino alle pareti segnate dai graffiti e alla vita notturna ribollente di Parigi. Sono scatti che ci consegnano uno sguardo sospeso tra ironia, profondità e passione, capaci ancora oggi di raccontare una città mitica e un’epoca irripetibile.
Cultura e comunità: la visione della Valle d’Aosta
Dietro questa mostra c’è una visione culturale ampia e coinvolgente: come sottolinea Jean-Pierre Guichardaz, Assessore alla Cultura della Valle d’Aosta, ogni iniziativa è pensata per emozionare, educare, stimolare la riflessione e creare ponti fra generazioni, comunità e istituzioni. Una testimonianza del ruolo fondamentale dell’arte come strumento di dialogo e di crescita collettiva, in un contesto dove la cultura si fa tessuto vivo della società.
Brassaï, l’uomo dietro l’obiettivo: da Brassó a Parigi
Ungherese di nascita, Gyula Halász si trasforma in Brassaï, “l’occhio vivo” della fotografia, un nome che omaggia la sua città natale Brassó e che diventerà simbolo di una nuova forma di racconto visivo. Arrivato a Parigi nel 1924, si fa subito parte di quel vortice creativo che anima Montparnasse tra le due guerre: la sua fotografia cattura le atmosfere notturne e gli umori della metropoli, con un occhio attento alle vite marginali, ai lavoratori, agli artisti solitari, alle ombre della notte.
Leggi anche: Brassaï. L’occhio di Parigi al Palazzo Reale di Milano
Paris de nuit: poesia in bianco e nero
Ma Brassaï non è solo paesaggi o volti: è esploratore di intimità, di spazi chiusi e confidenziali, dove si intrecciano incontri e passioni. La sua pietra miliare, Paris de Nuit (1933), è un’opera che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della fotografia, una vera e propria sinfonia visiva della città che non dorme mai.
L’eredità artistica: tra surrealismo e arte marginale
Philippe Ribeyrolles ci invita a riscoprire la ricchezza di questo universo, fatto di arte e documentazione, di incontro tra culture e generazioni. Parigi diventa così un teatro dove l’arte fotografica si fa memoria e poesia, con riferimenti a colleghi come André Kertész e a movimenti come il surrealismo, mentre i muri ricoperti di graffiti svelano la passione di Brassaï per l’art brut e l’arte marginale.
Il riconoscimento mondiale e il legame con l’America
Il riconoscimento internazionale arriva anche grazie a Edward Steichen, che nel 1956 lo invita al MoMA di New York con la mostra Language of the Wall, consacrando il valore delle sue fotografie di graffiti parigini. Nel mondo americano Brassaï intreccia legami con la celebre rivista Harper’s Bazaar, dove immortalò personalità di spicco della vita culturale e artistica francese, in un dialogo creativo senza confini.
L’addio a un grande maestro della fotografia
Il 7 luglio 1984 segna la fine di un’epoca: Brassaï si spegne poco dopo aver completato un progetto dedicato a Proust, lasciando un’eredità immortale. Riposa nel cimitero di Montparnasse, nel cuore stesso di quella città che ha saputo raccontare con la sua macchina fotografica per oltre cinquant’anni.
Il catalogo della mostra: un oggetto di culto
La mostra è accompagnata da un raffinato catalogo bilingue italiano-francese edito da Silvana Editoriale, con contributi di Philippe Ribeyrolles e altri studiosi. Un’occasione imperdibile per immergersi in un mondo fatto di luci, ombre, storie e poesia, a pochi passi dal cuore delle Alpi.
Immagini:
1-Le-Baiser-c.-1935-37-©-Estate-Brassaï-Succession-Philippe-Ribeyrolles
2-Couple-au-bal-des-Quatre-Saisons-rue-de-Lappe-500dpi-©-Estate-Brassaï-Succession-Philippe-Ribeyrolles
3-Autoportrait-Boulevard-Saint-Jacques-Paris-1930-1932-©-Estate-Brassaï-Succession-Philippe-Ribeyrolles
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Brassaï. L’occhio di Parigi: una passeggiata nelle ombre e nelle luci della Ville Lumière
Tempo stimato per la lettura: 11 minuti
Nel cuore della Valle d’Aosta, dal 19 luglio al 9 novembre 2025, si può visitare al Centro Saint-Bénin di Aosta una retrospettiva che è un autentico viaggio nella magia notturna e nella vita pulsante di Parigi. Brassaï. L’occhio di Parigi, curata da Philippe Ribeyrolles, nipote e studioso dell’artista, raccoglie oltre 150 stampe d’epoca, accompagnate da sculture, documenti e oggetti personali, un invito a immergersi in un universo fotografico che ha definito il volto della Ville Lumière.
Parigi svelata: una città tra arte e vita quotidiana
Le immagini di Brassaï non sono semplici fotografie: sono poetiche testimonianze di una città viva, fatta di contrasti e sfumature, dai quartieri operai ai monumenti iconici, dalla moda ai ritratti intimi di artisti e amici, fino alle pareti segnate dai graffiti e alla vita notturna ribollente di Parigi. Sono scatti che ci consegnano uno sguardo sospeso tra ironia, profondità e passione, capaci ancora oggi di raccontare una città mitica e un’epoca irripetibile.
Cultura e comunità: la visione della Valle d’Aosta
Dietro questa mostra c’è una visione culturale ampia e coinvolgente: come sottolinea Jean-Pierre Guichardaz, Assessore alla Cultura della Valle d’Aosta, ogni iniziativa è pensata per emozionare, educare, stimolare la riflessione e creare ponti fra generazioni, comunità e istituzioni. Una testimonianza del ruolo fondamentale dell’arte come strumento di dialogo e di crescita collettiva, in un contesto dove la cultura si fa tessuto vivo della società.
Brassaï, l’uomo dietro l’obiettivo: da Brassó a Parigi
Ungherese di nascita, Gyula Halász si trasforma in Brassaï, “l’occhio vivo” della fotografia, un nome che omaggia la sua città natale Brassó e che diventerà simbolo di una nuova forma di racconto visivo. Arrivato a Parigi nel 1924, si fa subito parte di quel vortice creativo che anima Montparnasse tra le due guerre: la sua fotografia cattura le atmosfere notturne e gli umori della metropoli, con un occhio attento alle vite marginali, ai lavoratori, agli artisti solitari, alle ombre della notte.
Leggi anche: Brassaï. L’occhio di Parigi al Palazzo Reale di Milano
Paris de nuit: poesia in bianco e nero
Ma Brassaï non è solo paesaggi o volti: è esploratore di intimità, di spazi chiusi e confidenziali, dove si intrecciano incontri e passioni. La sua pietra miliare, Paris de Nuit (1933), è un’opera che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della fotografia, una vera e propria sinfonia visiva della città che non dorme mai.
L’eredità artistica: tra surrealismo e arte marginale
Philippe Ribeyrolles ci invita a riscoprire la ricchezza di questo universo, fatto di arte e documentazione, di incontro tra culture e generazioni. Parigi diventa così un teatro dove l’arte fotografica si fa memoria e poesia, con riferimenti a colleghi come André Kertész e a movimenti come il surrealismo, mentre i muri ricoperti di graffiti svelano la passione di Brassaï per l’art brut e l’arte marginale.
Il riconoscimento mondiale e il legame con l’America
Il riconoscimento internazionale arriva anche grazie a Edward Steichen, che nel 1956 lo invita al MoMA di New York con la mostra Language of the Wall, consacrando il valore delle sue fotografie di graffiti parigini. Nel mondo americano Brassaï intreccia legami con la celebre rivista Harper’s Bazaar, dove immortalò personalità di spicco della vita culturale e artistica francese, in un dialogo creativo senza confini.
L’addio a un grande maestro della fotografia
Il 7 luglio 1984 segna la fine di un’epoca: Brassaï si spegne poco dopo aver completato un progetto dedicato a Proust, lasciando un’eredità immortale. Riposa nel cimitero di Montparnasse, nel cuore stesso di quella città che ha saputo raccontare con la sua macchina fotografica per oltre cinquant’anni.
Il catalogo della mostra: un oggetto di culto
La mostra è accompagnata da un raffinato catalogo bilingue italiano-francese edito da Silvana Editoriale, con contributi di Philippe Ribeyrolles e altri studiosi. Un’occasione imperdibile per immergersi in un mondo fatto di luci, ombre, storie e poesia, a pochi passi dal cuore delle Alpi.
Immagini:
1-Le-Baiser-c.-1935-37-©-Estate-Brassaï-Succession-Philippe-Ribeyrolles
2-Couple-au-bal-des-Quatre-Saisons-rue-de-Lappe-500dpi-©-Estate-Brassaï-Succession-Philippe-Ribeyrolles
3-Autoportrait-Boulevard-Saint-Jacques-Paris-1930-1932-©-Estate-Brassaï-Succession-Philippe-Ribeyrolles
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