Contemplare in silenzio la sacralità degli ulivi

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 12 Luglio 2022

Tempo stimato per la lettura: 8,6 minuti

<!– wp:paragraph –>
<p><em>«</em><em>A Roof for Silence</em> nasce da un susseguirsi d’incidenti, dai
più felici ai più tragici», dichiara la sua autrice, l’architetto libanese <strong>Hala
Warde</strong>. L’installazione è nata ufficialmente il 16 ottobre 2019, alla
vigilia di una storica rivolta popolare in Libano. Nonostante i venti contrari
e le tante turbolenze che il Paese dei cedri ha attraversato, fino al disastro del
4 agosto 2020 che ha distrutto il cuore del patrimonio architettonico della
città di Beirut, l’opera è stata portata a termine. </p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:paragraph –>
<p>Per celebrare il
Libano – grazie alla presenta di numerosi artisti di questo splendido paese –
in Normandia, presso l’<a href=”http://www.abbayedejumieges.fr/”>Abbazia di Jumièges</a>, il dipartimento francese della Seine-Maritime
(Senna Marittima) organizza due importanti eventi: la già citata installazione <em>A
Roof for Silence</em> (Un tetto per il silenzio) e la mostra <em>Au bord du
monde, vivent nos vertiges </em>(Ai confini del mondo, vivono le nostre
vertigini). </p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:heading {“level”:5} –>
<h5>La vertigine del
silenzio</h5>
<!– /wp:heading –>

<!– wp:paragraph –>
<p><em>A Roof for
Silence</em> è un progetto
architettonico e culturale itinerante, presentato per la prima volta nel 2021
in occasione della <a href=”https://www.labiennale.org/it/architettura/2021″>Biennale di Architettura di Venezia</a>. La sua seconda fase, attualmente in
corso, è duplice. Infatti, il progetto oggi è esposto nella magnifica cornice del
cuore dell’edificio di Notre Dame dell’<a href=”http://www.abbayedejumieges.fr/”>Abbazia di Jumièges</a>,
fino al 6 novembre 2022, e a Parigi al <a href=”https://palaisdetokyo.com/”>Palais
de Tokyo</a>, fino al 24
luglio 2022, nell’ambito della mostra collettiva <em>Réclamer la terre.</em></p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:paragraph –>
<p>Mentre, nella dimora dell’abbazia di Jumieges, l’esposizione fotografica <a href=”http://www.abbayedejumieges.fr/event/visite-de-lexposition-aux-bord-du-monde-vivent-nos-vertiges/”><em>Au bord du monde, vivent nos vertiges</em></a>, curata da Clémence Cottard Hachem e Laure d’Hauteville è visitabile fino al 6 novembre 2022.</p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:image {“id”:6214,”align”:”center”} –>
<div class=”wp-block-image”><figure class=”aligncenter”><img src=”https://www.vivicreativo.com/wp-content/uploads/2022/07/A-Roof-for-Silence-de-Hala-Wardé-Abbaye-de-Jumièges-2022-©HW_24-1024×683.jpg” alt=”” class=”wp-image-6214″/></figure></div>
<!– /wp:image –>

<!– wp:heading {“level”:5} –>
<h5>La leggenda, il
silenzio e il vuoto</h5>
<!– /wp:heading –>

<!– wp:paragraph –>
<p><em>A Roof for
Silence</em> nasce dai sedici
ulivi millenari del Libano, gli ulivi del villaggio di Bchaaleh<em>, </em>che la
leggenda vuole siano dell’epoca del diluvio universale. Infatti, si narra che uno
dei ramoscelli di questi alberi fu portato a Noè da una colomba. Oggi, i loro ampi
tronchi, scavati dai secoli, ospitano la vita di diverse specie. Quest’insieme
vivente, come un tempio senza tempo, continua a essere un luogo di ritrovo per
la comunità locale. </p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:paragraph –>
<p>Il progetto
animato da questo spirito riunisce, non a caso, diverse epoche e discipline in
un luogo magico che sembra un portale spazio-temporale. L’opera è concepita da
una poesia-dipinto di <strong>Etel Adnan</strong> e dalle <em>Antiforme</em> di <strong>Paul
Virilio</strong>, che dialogano con gli ulivi millenari del Libano, fotografati da <strong>Fouad
ElKoury</strong>. A questi si unisce la voce di <strong>Mika</strong>, che legge una poesia di
Adnan, su musica del <strong>collettivo Soundwalk</strong>.</p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:heading {“level”:5} –>
<h5>Tra cielo e terra</h5>
<!– /wp:heading –>

<!– wp:paragraph –>
<p>Accompagnata appunto
da una struttura sonora, l’installazione si articola in tre sequenze legate ai
diversi spazi della chiesa abbaziale. L’esperienza inizia con le foto di Fouad
ElKoury di cui Warde ha utilizzato dei particolari per la sua opera. Di
seguito, nella navata, una linea di frammenti di vetro, raccolti al Porto di
Beirut dopo l’esplosione, segna il percorso verso il coro dell’abbazia dove si
trovano per terra delle impronte di vetro soffiato, che ricordano le le <em>Antiforme
</em>di Paul Virilio. </p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:paragraph –>
<p>Il cuore del Coro è segnato da un incavo nel terreno a forma di cerchio perfetto che evoca la cupola, specchio frammentato del cielo e della profondità del tempo.</p>
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<!– wp:image {“id”:6215,”align”:”center”} –>
<div class=”wp-block-image”><figure class=”aligncenter”><img src=”https://www.vivicreativo.com/wp-content/uploads/2022/07/A-Roof-for-Silence-de-Hala-Wardé-Abbaye-de-Jumièges-2022-©MD_A-Roof-for-Silence-4-1024×683.jpg” alt=”” class=”wp-image-6215″/></figure></div>
<!– /wp:image –>

<!– wp:heading {“level”:5} –>
<h5>Ascoltare gli
alberi respirare</h5>
<!– /wp:heading –>

<!– wp:paragraph –>
<p>La parte centrale
dell’installazione situata nel Coro della chiesa abbaziale è presentata in
forma di frammentazione spaziale su tre cerchi concentrici che uniscono le
tracce rovine romaniche storiche. Il primo cerchio è costituito dall’opera del
poeta e artista Etel Adnan: otto tondi in ceramica, realizzati da <strong>Alexandra
Catelain-Orange</strong>, che riproducono il suo poema in pittura <em>Olivéa: Omaggio
alla dea dell’olivo</em>. </p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:paragraph –>
<p>Intorno a questi cuore, sette stampe fotografiche di Fouad Elkoury de <em>Gli ulivi di Bchaaleh</em>, su dei pannelli verticali posizionati in corrispondenza dei ruderi delle equivalenti cappelle radianti del coro romanico. Infine, il terzo cerchio è quello degli altoparlanti che diffondono i frammenti di voce del cantante libanese <a href=”https://www.instagram.com/mikainstagram/?hl=fr”>Mika</a> che completano l’installazione. </p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:heading {“level”:5} –>
<h5>La stagione
libanese in immagini </h5>
<!– /wp:heading –>

<!– wp:paragraph –>
<p><a href=”http://www.abbayedejumieges.fr/event/visite-de-lexposition-aux-bord-du-monde-vivent-nos-vertiges/”><em>Au bord du monde, vivent nos vertiges</em></a> riunisce sedici fotografi e filmaker
libanesi: Joanna Andraos, Gregory Buckakjian, Valérie Cachard, Jack Dabaghian,
Rami el-Sabbagh, Paul Gorra, Tarek Haddad, Joana Hadjithomas, Gilbert Hage,
Laetitia Hakim, Khalil Joreige, Roger Moukarzel, Nasri Sayegh, Lara Tabet,
Caroline Tabet e Tanya Traboulsi.</p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:paragraph –>
<p>Suddivisa come un
viaggio invita tre sequenze (Geografie liquide, Passerelle temporali e Canti di
visioni), la mostra vuole essere anche una messa in discussione dei limiti e
delle possibilità di rappresentazione, di narrazione e sublimazione della
fotografia come mezzo artistico. </p>
<!– /wp:paragraph –>

<!– wp:image {“id”:6216} –>
<figure class=”wp-block-image”><img src=”https://www.vivicreativo.com/wp-content/uploads/2022/07/La-mort-du-Cèdre-Maasser-el-Chouf-2021-Jack-Dabaghian-©-Jack-Dabaghian-1024×376.jpg” alt=”” class=”wp-image-6216″/><figcaption>La morte del cedro, Maasser el Chouf, 2021, Jack Dabaghian © Jack Dabaghian</figcaption></figure>
<!– /wp:image –>

<!– wp:heading {“level”:5} –>
<h5>Un caleidoscopio
di mille paradossi</h5>
<!– /wp:heading –>

<!– wp:paragraph –>
<p>Colti dall’entità
del crollo e dal declino del Paese, la forza di creazione degli artisti
libanesi è un segno della resistenza e della resilienza dell’immaginario. I
loro discorsi riguardano sia i drammi che continuano a essere vissuti sia le
possibili prospettive future. Gli spettri sempre svegli di una guerra civile
lunga diciassette anni, il crollo totale e senza precedenti di una società, le
sue crisi politiche, economiche, ambientali, i suoi drammi sociali e le sue
carenze sono la vita quotidiana dei libanesi. C’è, ogni giorno, un confine del
mondo che arriva agli estremi.</p>
<!– /wp:paragraph –>

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Published On: 12 Luglio 2022

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 26 minuti

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<p><em>«</em><em>A Roof for Silence</em> nasce da un susseguirsi d’incidenti, dai
più felici ai più tragici», dichiara la sua autrice, l’architetto libanese <strong>Hala
Warde</strong>. L’installazione è nata ufficialmente il 16 ottobre 2019, alla
vigilia di una storica rivolta popolare in Libano. Nonostante i venti contrari
e le tante turbolenze che il Paese dei cedri ha attraversato, fino al disastro del
4 agosto 2020 che ha distrutto il cuore del patrimonio architettonico della
città di Beirut, l’opera è stata portata a termine. </p>
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<p>Per celebrare il
Libano – grazie alla presenta di numerosi artisti di questo splendido paese –
in Normandia, presso l’<a href=”http://www.abbayedejumieges.fr/”>Abbazia di Jumièges</a>, il dipartimento francese della Seine-Maritime
(Senna Marittima) organizza due importanti eventi: la già citata installazione <em>A
Roof for Silence</em> (Un tetto per il silenzio) e la mostra <em>Au bord du
monde, vivent nos vertiges </em>(Ai confini del mondo, vivono le nostre
vertigini). </p>
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<h5>La vertigine del
silenzio</h5>
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<p><em>A Roof for
Silence</em> è un progetto
architettonico e culturale itinerante, presentato per la prima volta nel 2021
in occasione della <a href=”https://www.labiennale.org/it/architettura/2021″>Biennale di Architettura di Venezia</a>. La sua seconda fase, attualmente in
corso, è duplice. Infatti, il progetto oggi è esposto nella magnifica cornice del
cuore dell’edificio di Notre Dame dell’<a href=”http://www.abbayedejumieges.fr/”>Abbazia di Jumièges</a>,
fino al 6 novembre 2022, e a Parigi al <a href=”https://palaisdetokyo.com/”>Palais
de Tokyo</a>, fino al 24
luglio 2022, nell’ambito della mostra collettiva <em>Réclamer la terre.</em></p>
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<p><em>A Roof for
Silence</em> nasce dai sedici
ulivi millenari del Libano, gli ulivi del villaggio di Bchaaleh<em>, </em>che la
leggenda vuole siano dell’epoca del diluvio universale. Infatti, si narra che uno
dei ramoscelli di questi alberi fu portato a Noè da una colomba. Oggi, i loro ampi
tronchi, scavati dai secoli, ospitano la vita di diverse specie. Quest’insieme
vivente, come un tempio senza tempo, continua a essere un luogo di ritrovo per
la comunità locale. </p>
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<p>Il progetto
animato da questo spirito riunisce, non a caso, diverse epoche e discipline in
un luogo magico che sembra un portale spazio-temporale. L’opera è concepita da
una poesia-dipinto di <strong>Etel Adnan</strong> e dalle <em>Antiforme</em> di <strong>Paul
Virilio</strong>, che dialogano con gli ulivi millenari del Libano, fotografati da <strong>Fouad
ElKoury</strong>. A questi si unisce la voce di <strong>Mika</strong>, che legge una poesia di
Adnan, su musica del <strong>collettivo Soundwalk</strong>.</p>
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<p>Accompagnata appunto
da una struttura sonora, l’installazione si articola in tre sequenze legate ai
diversi spazi della chiesa abbaziale. L’esperienza inizia con le foto di Fouad
ElKoury di cui Warde ha utilizzato dei particolari per la sua opera. Di
seguito, nella navata, una linea di frammenti di vetro, raccolti al Porto di
Beirut dopo l’esplosione, segna il percorso verso il coro dell’abbazia dove si
trovano per terra delle impronte di vetro soffiato, che ricordano le le <em>Antiforme
</em>di Paul Virilio. </p>
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tracce rovine romaniche storiche. Il primo cerchio è costituito dall’opera del
poeta e artista Etel Adnan: otto tondi in ceramica, realizzati da <strong>Alexandra
Catelain-Orange</strong>, che riproducono il suo poema in pittura <em>Olivéa: Omaggio
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<p>Intorno a questi cuore, sette stampe fotografiche di Fouad Elkoury de <em>Gli ulivi di Bchaaleh</em>, su dei pannelli verticali posizionati in corrispondenza dei ruderi delle equivalenti cappelle radianti del coro romanico. Infine, il terzo cerchio è quello degli altoparlanti che diffondono i frammenti di voce del cantante libanese <a href=”https://www.instagram.com/mikainstagram/?hl=fr”>Mika</a> che completano l’installazione. </p>
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libanese in immagini </h5>
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libanesi: Joanna Andraos, Gregory Buckakjian, Valérie Cachard, Jack Dabaghian,
Rami el-Sabbagh, Paul Gorra, Tarek Haddad, Joana Hadjithomas, Gilbert Hage,
Laetitia Hakim, Khalil Joreige, Roger Moukarzel, Nasri Sayegh, Lara Tabet,
Caroline Tabet e Tanya Traboulsi.</p>
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del crollo e dal declino del Paese, la forza di creazione degli artisti
libanesi è un segno della resistenza e della resilienza dell’immaginario. I
loro discorsi riguardano sia i drammi che continuano a essere vissuti sia le
possibili prospettive future. Gli spettri sempre svegli di una guerra civile
lunga diciassette anni, il crollo totale e senza precedenti di una società, le
sue crisi politiche, economiche, ambientali, i suoi drammi sociali e le sue
carenze sono la vita quotidiana dei libanesi. C’è, ogni giorno, un confine del
mondo che arriva agli estremi.</p>
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