Deauville Photo Festival 2025: l’intimità come nuovo orizzonte

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 25 Ottobre 2025

Tempo stimato per la lettura: 14,1 minuti

Planches Contact 2025 accende Deauville dal 18 ottobre 2025 al 4 gennaio 2026, trasformando la città normanna in un palcoscenico fotografico a cielo aperto. I luoghi simbolo del festival Les Franciscaines, il Point de Vue, il Quai de l’Impératrice Eugénie e il lungomare, compongono una mappa espositiva coerente e vibrante. Il festival fonde intimità e sperimentazione, raccontata attraverso gli sguardi di venti fotografi internazionali. La sedicesima edizione trasforma la città in un’esperienza immersiva, dove ogni scatto vibra di poesia urbana e naturale, tra memoria, corpo e paesaggio.

Una nuova direzione, un nuovo ciclo

Sotto la guida della nuova direzione artistica composta da Jonas Tebib e Lionel CharrierPlanches Contact Festival inaugura una nuova era. Due figure complementari – l’uno proveniente dal mondo dell’arte e della curatela, l’altro dal fotogiornalismo – uniscono le loro visioni per dare vita a una dinamica inedita e ambiziosa.
L’edizione 2025 segna così l’inizio di un ciclo rinnovato: ogni anno un tema forte farà da filo conduttore, i formati espositivi si trasformeranno, le residenze artistiche troveranno nuove forme e la giovane fotografia sarà al centro di un rilancio deciso. Il tutto accompagnato da una nuova identità visiva, contemporanea, incisiva e pienamente coerente con lo spirito del festival.

Deauville, città d’immagini

Con la fotografia, Deauville intrattiene da sempre un legame intimo e duraturo. Dalle prime sperimentazioni ottocentesche alle ricerche visive degli artisti contemporanei, la città è rimasta un terreno d’ispirazione senza tempo. Le sue strade, la spiaggia, la luce e l’orizzonte marino compongono un paesaggio vivo, un set naturale dove la creazione si esprime a cielo aperto.

Planches Contact incarna questa relazione privilegiata. Fondato sul principio della residenza artistica, il festival da oltre quindici anni trasforma Deauville in un laboratorio d’immagini, un luogo dove la fotografia non si guarda soltanto, ma si pensa, si costruisce e si vive.

L’intimità come tema del 2025

L’edizione 2025 si apre sotto il segno dell’intimità, tema che tocca il cuore stesso della fotografia: catturare l’invisibile, svelare ciò che si nasconde dietro le apparenze. Dallo sguardo rivolto a sé a quello proiettato sugli altri, il festival esplora le forme molteplici della vicinanza e della distanza: nel corpo e nel paesaggio, nelle relazioni e nella memoria.

Tra gli ospiti di quest’anno, due figure di rilievo della scena internazionale: Arno Rafael Minkkinen, maestro del dialogo tra corpo e natura, presenta una meditazione visiva dove il nudo diventa linea di fuga tra l’essere umano e il mondo; e Lin Zhipeng (No. 223), protagonista della nuova fotografia cinese, porta in Normandia il suo universo colorato e sensuale, fatto di intimità gioiosa e libertà erotica, presso i Franciscaines con Ce qui s’insinue dans les silences e in una retrospettiva al Poit de Vue.

Gli altri artisti invitati in residenza sono Carline Bourdelas con Reflets d’Elle; Renato D’Agostin con Architecture des émotions; Julien Magre con Madame S.; Anna Malagrida con Le soleil se couche toujours à l’ouest;  Henrike Stahl con La Belle au bois Normand e Frédéric Stucin con Le Chant des sirènes.

Arno Rafael Minkkinen – Intimate Equations

Arno Rafael Minkkinen: intimità e paesaggio

Con Equazioni intime, il fotografo finno-americano Arno Rafael Minkkinen porta a Deauville la sua inconfondibile poetica del corpo e della natura, una ricerca che da oltre cinquant’anni indaga il legame profondo tra identità, paesaggio e tempo. In residenza in Normandia, realizza una serie inedita in cui il proprio corpo — integrato, riflesso o dissolto nel paesaggio — diventa strumento di dialogo con gli elementi naturali, componendo immagini sospese tra rigore formale e spiritualità. In questa occasione, prosegue il lavoro iniziato nel 1998 con la fotografa italiana Veronica Mecchia, amica ed ex allieva, con la quale percorre il territorio normanno, dando vita a una nuova serie che si fa dialogo poetico con il paesaggio.

Parallelamente, una retrospettiva sulla spiaggia di Deauville ripercorre sei decenni della sua carriera, restituendo l’evoluzione di uno sguardo che, attraverso il bianco e nero argentico e l’autoritratto nudo, ha saputo fondere vulnerabilità e forza in una narrazione universale. Nato a Helsinki nel 1945 e oggi residente in Massachusetts, Minkkinen continua a esplorare, senza manipolazioni digitali, l’idea di fotografia come rivelazione dell’invisibile — un modo per guardare il mondo con occhi da bambino, dove corpo e natura diventano un’unica, intima equazione.

Sguardo internazionale: Myriam Boulos, la ribellione dello sguardo

Il 2025 segna anche un’apertura oltre confine: per la prima volta, una fotografa è invitata a realizzare una residenza all’estero, ispirata al tema dell’anno. Questo progetto inaugura una nuova fase del festival, capace di mettere in dialogo le esperienze condotte in Normandia con una prospettiva globale, arricchendo la programmazione di sguardi e linguaggi differenti.

La fotografa libanese francofona di Magnum, Myriam Boulos, inaugura questo nuovo tipo di residenza fuori dai confini di Deauville. Nata a Beirut nel 1992, Boulos ha iniziato a fotografare a soli sedici anni, usando la macchina fotografica come strumento per comprendere e sfidare la realtà. Nel suo lavoro, esposto ai Franciscaines, esplora la femminilità, i fantasmi sessuali delle donne e la ribellione, interrogando il corpo come spazio politico e poetico.

La violenza della guerra può circolare come immagine senza scandalo, mentre la sessualità femminile rimane un tabù: un paradosso che rivela quanto la società tolleri il dolore collettivo ma reprima il desiderio individuale. Con uno sguardo diretto e viscerale, la fotografa racconta la ricerca di libertà in una società patriarcale e capitalista, trasformando l’intimità in un atto di resistenza.

Claude Cahun e Cindy Sherman © Naïde Plante

Claude Cahun e Cindy Sherman: l’intimità come atto di ribellione

La mostra a Les Franciscaines apre con un dialogo immaginario tra Claude Cahun e Cindy Sherman, due protagoniste che trasformano l’autoritratto in un gesto di ribellione poetica e politica. Claude Cahun, pioniera surrealista nata a Nantes nel 1894, costruisce insieme alla compagna Marcel Moore un universo in cui travestimento, ambiguità e teatralità diventano strumenti di libertà. L’intimità, per Cahun, non è uno spazio privato ma un laboratorio di invenzione e resistenza, dove il sé si dissolve per sfidare le categorie del maschile e del femminile e sovvertire il potere dello sguardo patriarcale.

Cinquant’anni più tardi, Cindy Sherman, nata nel New Jersey nel 1954, raccoglie quella stessa eredità. Dalla metà degli anni Settanta, si fotografa nei panni di personaggi femminili stereotipati, ispirati al cinema, ai media e alla pubblicità. Nei suoi autoritratti, l’intimità diventa costruzione: Sherman cancella il proprio sé per dar vita a figure che rivelano l’identità come dispositivo sociale e prodotto visivo. Qui il privato è mascherato, ma non meno rivelatore.

Se Cahun dissolve i confini del sé per creare uno spazio di metamorfosi e liberazione, Sherman li reinventa, riflettendo la nostra epoca saturata di immagini e simboli. Due artiste, due epoche, un unico gesto: ridefinire l’intimità non come verità da svelare, ma come atto creativo e politico, capace di trasformare l’immagine di sé in un’opera di poesia e resistenza.

Frédéric Stucin – Le Chant des sirènes © Naïde Plante

Frédéric Stucin: il cabaret e la poesia dei luoghi

Il percorso prosegue nell’universo del cabaret, non quello scintillante dei grandi palcoscenici parigini, ma quello più intimo e nascosto delle zone rurali: è qui che Frédéric Stucin ne Le Chant des sirènes concentra la sua ricerca durante la residenza in Normandia. Lontano dall’intensità dello spettacolo, il fotografo volge lo sguardo a ciò che avviene prima o dopo la scena: artisti colti fuori quadro, nei camerini o tra i frammenti del quotidiano, illuminati dal flash in atmosfere sospese, quasi irreali.

Stucin racconta un mondo dove il cabaret rimane, sin dal XIX secolo, spazio di libertà, subversione e creatività, un teatro del possibile in cui convivono eccesso e vulnerabilità. Ai ritratti si alternano immagini lente, corpi in movimento e sale vuote, dove il silenzio svela la fragilità dietro lo splendore. In parallelo, sul Quai de l’Impératrice Eugénie, Stucin presenta La Source (2021): un viaggio poetico nato dal desiderio di ritorno alle origini dopo il confinamento, da Parigi alla Source-Seine, in cui paesaggi, notti e suggestioni cinematografiche si intrecciano in una fotografia che diventa specchio dell’anima e dello spazio.

Romanzi visivi: tra ombre, memorie e desideri

Proseguendo la vistia ai Franciscaines, dopo i già citati Arno Rafael Minkkinen, e Lin Zhipeng (No. 223), è la volta dei lavori di Julien Magre con Madame S., un progetto che fonde fotografia e letteratura attraverso una corrispondenza immaginaria con una “Madame S.”, ispirata a Sophie, duchessa di Morny, moglie del Duca di Morny, fondatore della località balneare. Le sue fotografie raccontano i luoghi di Deauville dove gli incontri con questa figura fantomatica potrebbero avvenire, creando un dialogo delicato tra immagini e testi che esplorano memoria, desiderio e intimità.

Fotografia e letteratura sono anche gli elementi del progetto di Caroline Bourdeals, Reflets d’Elle inspirato all’universo del romanzo emblematico Bonjour Tristesse di Françoise Sagan.

Renato D’Agostin – Architecture des émotions © Naïde Plante

Renato D’Agostin: l’architettura delle emozioni

L’aspetto narrativo permea anche il lavoro di Renato D’Agostin. Qui fotografia, cinema e architettura s’incontrano: l’inspirazione al film culto Un uomo e una donna di Claude Lelouch, girato a Deauville, diventa una serie di scatti simili ai fotogrammi di una pellicola, raccontando la fine di una storia d’amore tra “un uomo e una donna”. L’architettura delle emozioni, un progetto in cui la fotografia diventa materia viva, capace di raccontare attraverso la grana, la densità e la texture di ogni stampa. In residenza a Deauville, l’artista veneziano costruisce un album di ricordi intimi, un viaggio interiore alla ricerca di un amore perduto, dove ogni immagine appare come un frammento di memoria cinematografica, sospesa tra melanconia e rivelazione.

Maestro della stampa in bianco e nero, D’Agostin — che dopo tredici anni a New York ha scelto di tornare a vivere e lavorare a Venezia — disloca i soggetti per esplorare il rapporto tra uomo e architettura, creando una narrazione visiva di rara intensità. Per l’inaugurazione del festival, l’artista presenta una performance unica: la camera oscura portata alla luce del giorno. Davanti al pubblico, sviluppa in tempo reale le stampe argentiche dei negativi realizzati a Deauville, trasformando la tecnica in gesto poetico e la fotografia in un’esperienza viva, dove materia e emozione coincidono. Un’esperieza che ripeterà in occasione della sua presenza à Paris Photo 2025, presso lo stand della galleria bigaignon che lo rappresenta.

Nuove generazioni, nuovi riconoscimenti

Il celebre Tremplin Jeunes Talents cambia volto e nome, diventando il Prix de la Jeune Création Photographique. Più di una semplice evoluzione terminologica, si tratta di una vera e propria rifondazione. A partire dal prossimo anno, il premio sarà aperto ai fotografi tra i 18 e i 35 anni, con l’obiettivo di sostenere concretamente l’emergenza artistica e accompagnare i giovani autori in un momento cruciale del loro percorso professionale.
Novità di questa edizione: oltre all’esposizione al festival InCadaqués, il vincitore del Premio della Giuria riceverà una residenza artistica presso la Villa Pérochon, Centro d’Arte Contemporanea Fotografica di Niort.

Visioni in divenire: la nuova era della giovane fotografia

Le Tremplin Jeunes Talents devient le Prix de la Jeune Création Photographique. Plus qu’un simple changement de nom, il s’agit d’une refonte profonde du dispositif appelée à se déployer dans la durée. À partir de l’année prochaine, le Prix s’adressera aux 18-35 ans, afin d’affirmer encore davantage le soutien du festival à l’émergence artistique et d’accompagner de jeunes photographes à une étape déterminante de leur parcours professionnel.

L’esposizione alle Franciscaines si conclude con i quattro fotografi finalisti del Prix de la Jeune Création Photographique: Jérémy Appert (Nexus), Simon Bouillère (Déviations), Naïma Lecomte (Ce qui borde) e Anaïs Ondet (Les Filles d’ici – Celles qui n’ont pas peur du calme).

In questo progetto Anaïs Ondet esplora il mondo rurale e i territori di confine, luoghi che hanno segnato la sua infanzia e adolescenza e che oggi diventano il cuore della sua ricerca fotografica. Spinta dal desiderio di raccontarli con autenticità, la fotografa si immerge in queste zone intermedie, prendendosi il tempo per osservare e ascoltare, lontano da cliché e rappresentazioni idealizzate. Durante la sua residenza, incontra le giovani donne che abitano questi paesaggi — spesso nei loro luoghi di socialità, come campi da calcio, feste o eventi locali — e attraverso di loro ritrae un territorio vivo, fatto di legami, interrogativi e sogni. «Sono stati incontri nati spesso per caso», racconta Ondet, «che mi hanno permesso di scoprire il territorio attraverso le persone. Quello che mi ha colpito, appena arrivata, è stato il silenzio. Ma conoscendole, mi sono resa conto che non si annoiavano, che non avevano paura della calma».

Arte e solidarietà: photo4food

Uscendo dalla mostra, una tappa è d’obbligo alla Boutique Généreuse, presente per la prima volta al festival grazie al partenariato con la Fondazione photo4food. Creata da Olivier e Virginie Goy e ospitata dall’Institut de France, la fondazione finanzia pasti per i più fragili attraverso la vendita di fotografie donate dagli artisti. Nel 2025 l’iniziativa si rinnova con la Boutique Généreuse, che propone tiraggi originali, incorniciati e certificati, al prezzo unico di 200 euro: l’intero ricavato è devoluto alla Croce Rossa francese. Le opere sono acquistabili anche online su www.fondationphoto4food.com. Dal 2020, la collaborazione con Planches Contact intreccia creazione artistica e solidarietà, ampliando ogni anno il numero di fotografi in residenza.

La Borsa della Fondazione photo4food è un’iniziativa speciale che unisce arte e solidarietà: quattro artisti selezionati — Daniel Blaufuks, Adrien Boyer, Amélie Chassary e Marilia Destot — hanno realizzato opere fotografiche inedite durante la loro residenza a Deauville. I loro lavori sono esposti al Point de Vue.

Un’ora in più per fotografare

Come ogni anno, per inaugurare l’inverno in modo speciale, il concorso notturno La 25ª Ora Longines invita fotografi, professionisti e appassionati, a cogliere l’istante durante l’ora extra del passaggio all’ora solare. Alle 0:00, il via dal parvis des Franciscaines: i partecipanti, singoli, in gruppo o in famiglia, hanno un’ora per scattare e consegnare i propri file digitali. Le immagini, stampate nella notte da Agence Graphique by Copifac, saranno esposte il giorno successivo nel Cloître.

I vincitori sono annunciati domenica a mezzogiorno dalla giuria del Planches Contact Festival, presieduta quest’anno da Rima Abdul-Malak, ex Ministro della Cultura francese.

Ogni stampa, un dialogo con il mondo

In quest’edizione del festival, la fotografia si fa oggetto, materia viva e preziosa. Il tiraggio delle fotografie assume un ruolo centrale. Alcuni degli artisti selezionati realizzano personalmente le proprie stampe, rivelando un ritorno autentico alla materia e una cura estrema dei dettagli, soprattutto tra i giovani talenti.

Deauville conferma la sua identità di laboratorio visivo aperto sul mondo. Planches Contact 2025 celebra la fotografia come esperienza condivisa, luogo d’incontro tra arte, emozione e realtà: dove ogni immagine diventa una forma di intimità, un modo per guardare più a fondo – e più vicino – ciò che ci circonda.

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Published On: 25 Ottobre 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 42 minuti

Planches Contact 2025 accende Deauville dal 18 ottobre 2025 al 4 gennaio 2026, trasformando la città normanna in un palcoscenico fotografico a cielo aperto. I luoghi simbolo del festival Les Franciscaines, il Point de Vue, il Quai de l’Impératrice Eugénie e il lungomare, compongono una mappa espositiva coerente e vibrante. Il festival fonde intimità e sperimentazione, raccontata attraverso gli sguardi di venti fotografi internazionali. La sedicesima edizione trasforma la città in un’esperienza immersiva, dove ogni scatto vibra di poesia urbana e naturale, tra memoria, corpo e paesaggio.

Una nuova direzione, un nuovo ciclo

Sotto la guida della nuova direzione artistica composta da Jonas Tebib e Lionel CharrierPlanches Contact Festival inaugura una nuova era. Due figure complementari – l’uno proveniente dal mondo dell’arte e della curatela, l’altro dal fotogiornalismo – uniscono le loro visioni per dare vita a una dinamica inedita e ambiziosa.
L’edizione 2025 segna così l’inizio di un ciclo rinnovato: ogni anno un tema forte farà da filo conduttore, i formati espositivi si trasformeranno, le residenze artistiche troveranno nuove forme e la giovane fotografia sarà al centro di un rilancio deciso. Il tutto accompagnato da una nuova identità visiva, contemporanea, incisiva e pienamente coerente con lo spirito del festival.

Deauville, città d’immagini

Con la fotografia, Deauville intrattiene da sempre un legame intimo e duraturo. Dalle prime sperimentazioni ottocentesche alle ricerche visive degli artisti contemporanei, la città è rimasta un terreno d’ispirazione senza tempo. Le sue strade, la spiaggia, la luce e l’orizzonte marino compongono un paesaggio vivo, un set naturale dove la creazione si esprime a cielo aperto.

Planches Contact incarna questa relazione privilegiata. Fondato sul principio della residenza artistica, il festival da oltre quindici anni trasforma Deauville in un laboratorio d’immagini, un luogo dove la fotografia non si guarda soltanto, ma si pensa, si costruisce e si vive.

L’intimità come tema del 2025

L’edizione 2025 si apre sotto il segno dell’intimità, tema che tocca il cuore stesso della fotografia: catturare l’invisibile, svelare ciò che si nasconde dietro le apparenze. Dallo sguardo rivolto a sé a quello proiettato sugli altri, il festival esplora le forme molteplici della vicinanza e della distanza: nel corpo e nel paesaggio, nelle relazioni e nella memoria.

Tra gli ospiti di quest’anno, due figure di rilievo della scena internazionale: Arno Rafael Minkkinen, maestro del dialogo tra corpo e natura, presenta una meditazione visiva dove il nudo diventa linea di fuga tra l’essere umano e il mondo; e Lin Zhipeng (No. 223), protagonista della nuova fotografia cinese, porta in Normandia il suo universo colorato e sensuale, fatto di intimità gioiosa e libertà erotica, presso i Franciscaines con Ce qui s’insinue dans les silences e in una retrospettiva al Poit de Vue.

Gli altri artisti invitati in residenza sono Carline Bourdelas con Reflets d’Elle; Renato D’Agostin con Architecture des émotions; Julien Magre con Madame S.; Anna Malagrida con Le soleil se couche toujours à l’ouest;  Henrike Stahl con La Belle au bois Normand e Frédéric Stucin con Le Chant des sirènes.

Arno Rafael Minkkinen – Intimate Equations

Arno Rafael Minkkinen: intimità e paesaggio

Con Equazioni intime, il fotografo finno-americano Arno Rafael Minkkinen porta a Deauville la sua inconfondibile poetica del corpo e della natura, una ricerca che da oltre cinquant’anni indaga il legame profondo tra identità, paesaggio e tempo. In residenza in Normandia, realizza una serie inedita in cui il proprio corpo — integrato, riflesso o dissolto nel paesaggio — diventa strumento di dialogo con gli elementi naturali, componendo immagini sospese tra rigore formale e spiritualità. In questa occasione, prosegue il lavoro iniziato nel 1998 con la fotografa italiana Veronica Mecchia, amica ed ex allieva, con la quale percorre il territorio normanno, dando vita a una nuova serie che si fa dialogo poetico con il paesaggio.

Parallelamente, una retrospettiva sulla spiaggia di Deauville ripercorre sei decenni della sua carriera, restituendo l’evoluzione di uno sguardo che, attraverso il bianco e nero argentico e l’autoritratto nudo, ha saputo fondere vulnerabilità e forza in una narrazione universale. Nato a Helsinki nel 1945 e oggi residente in Massachusetts, Minkkinen continua a esplorare, senza manipolazioni digitali, l’idea di fotografia come rivelazione dell’invisibile — un modo per guardare il mondo con occhi da bambino, dove corpo e natura diventano un’unica, intima equazione.

Sguardo internazionale: Myriam Boulos, la ribellione dello sguardo

Il 2025 segna anche un’apertura oltre confine: per la prima volta, una fotografa è invitata a realizzare una residenza all’estero, ispirata al tema dell’anno. Questo progetto inaugura una nuova fase del festival, capace di mettere in dialogo le esperienze condotte in Normandia con una prospettiva globale, arricchendo la programmazione di sguardi e linguaggi differenti.

La fotografa libanese francofona di Magnum, Myriam Boulos, inaugura questo nuovo tipo di residenza fuori dai confini di Deauville. Nata a Beirut nel 1992, Boulos ha iniziato a fotografare a soli sedici anni, usando la macchina fotografica come strumento per comprendere e sfidare la realtà. Nel suo lavoro, esposto ai Franciscaines, esplora la femminilità, i fantasmi sessuali delle donne e la ribellione, interrogando il corpo come spazio politico e poetico.

La violenza della guerra può circolare come immagine senza scandalo, mentre la sessualità femminile rimane un tabù: un paradosso che rivela quanto la società tolleri il dolore collettivo ma reprima il desiderio individuale. Con uno sguardo diretto e viscerale, la fotografa racconta la ricerca di libertà in una società patriarcale e capitalista, trasformando l’intimità in un atto di resistenza.

Claude Cahun e Cindy Sherman © Naïde Plante

Claude Cahun e Cindy Sherman: l’intimità come atto di ribellione

La mostra a Les Franciscaines apre con un dialogo immaginario tra Claude Cahun e Cindy Sherman, due protagoniste che trasformano l’autoritratto in un gesto di ribellione poetica e politica. Claude Cahun, pioniera surrealista nata a Nantes nel 1894, costruisce insieme alla compagna Marcel Moore un universo in cui travestimento, ambiguità e teatralità diventano strumenti di libertà. L’intimità, per Cahun, non è uno spazio privato ma un laboratorio di invenzione e resistenza, dove il sé si dissolve per sfidare le categorie del maschile e del femminile e sovvertire il potere dello sguardo patriarcale.

Cinquant’anni più tardi, Cindy Sherman, nata nel New Jersey nel 1954, raccoglie quella stessa eredità. Dalla metà degli anni Settanta, si fotografa nei panni di personaggi femminili stereotipati, ispirati al cinema, ai media e alla pubblicità. Nei suoi autoritratti, l’intimità diventa costruzione: Sherman cancella il proprio sé per dar vita a figure che rivelano l’identità come dispositivo sociale e prodotto visivo. Qui il privato è mascherato, ma non meno rivelatore.

Se Cahun dissolve i confini del sé per creare uno spazio di metamorfosi e liberazione, Sherman li reinventa, riflettendo la nostra epoca saturata di immagini e simboli. Due artiste, due epoche, un unico gesto: ridefinire l’intimità non come verità da svelare, ma come atto creativo e politico, capace di trasformare l’immagine di sé in un’opera di poesia e resistenza.

Frédéric Stucin – Le Chant des sirènes © Naïde Plante

Frédéric Stucin: il cabaret e la poesia dei luoghi

Il percorso prosegue nell’universo del cabaret, non quello scintillante dei grandi palcoscenici parigini, ma quello più intimo e nascosto delle zone rurali: è qui che Frédéric Stucin ne Le Chant des sirènes concentra la sua ricerca durante la residenza in Normandia. Lontano dall’intensità dello spettacolo, il fotografo volge lo sguardo a ciò che avviene prima o dopo la scena: artisti colti fuori quadro, nei camerini o tra i frammenti del quotidiano, illuminati dal flash in atmosfere sospese, quasi irreali.

Stucin racconta un mondo dove il cabaret rimane, sin dal XIX secolo, spazio di libertà, subversione e creatività, un teatro del possibile in cui convivono eccesso e vulnerabilità. Ai ritratti si alternano immagini lente, corpi in movimento e sale vuote, dove il silenzio svela la fragilità dietro lo splendore. In parallelo, sul Quai de l’Impératrice Eugénie, Stucin presenta La Source (2021): un viaggio poetico nato dal desiderio di ritorno alle origini dopo il confinamento, da Parigi alla Source-Seine, in cui paesaggi, notti e suggestioni cinematografiche si intrecciano in una fotografia che diventa specchio dell’anima e dello spazio.

Romanzi visivi: tra ombre, memorie e desideri

Proseguendo la vistia ai Franciscaines, dopo i già citati Arno Rafael Minkkinen, e Lin Zhipeng (No. 223), è la volta dei lavori di Julien Magre con Madame S., un progetto che fonde fotografia e letteratura attraverso una corrispondenza immaginaria con una “Madame S.”, ispirata a Sophie, duchessa di Morny, moglie del Duca di Morny, fondatore della località balneare. Le sue fotografie raccontano i luoghi di Deauville dove gli incontri con questa figura fantomatica potrebbero avvenire, creando un dialogo delicato tra immagini e testi che esplorano memoria, desiderio e intimità.

Fotografia e letteratura sono anche gli elementi del progetto di Caroline Bourdeals, Reflets d’Elle inspirato all’universo del romanzo emblematico Bonjour Tristesse di Françoise Sagan.

Renato D’Agostin – Architecture des émotions © Naïde Plante

Renato D’Agostin: l’architettura delle emozioni

L’aspetto narrativo permea anche il lavoro di Renato D’Agostin. Qui fotografia, cinema e architettura s’incontrano: l’inspirazione al film culto Un uomo e una donna di Claude Lelouch, girato a Deauville, diventa una serie di scatti simili ai fotogrammi di una pellicola, raccontando la fine di una storia d’amore tra “un uomo e una donna”. L’architettura delle emozioni, un progetto in cui la fotografia diventa materia viva, capace di raccontare attraverso la grana, la densità e la texture di ogni stampa. In residenza a Deauville, l’artista veneziano costruisce un album di ricordi intimi, un viaggio interiore alla ricerca di un amore perduto, dove ogni immagine appare come un frammento di memoria cinematografica, sospesa tra melanconia e rivelazione.

Maestro della stampa in bianco e nero, D’Agostin — che dopo tredici anni a New York ha scelto di tornare a vivere e lavorare a Venezia — disloca i soggetti per esplorare il rapporto tra uomo e architettura, creando una narrazione visiva di rara intensità. Per l’inaugurazione del festival, l’artista presenta una performance unica: la camera oscura portata alla luce del giorno. Davanti al pubblico, sviluppa in tempo reale le stampe argentiche dei negativi realizzati a Deauville, trasformando la tecnica in gesto poetico e la fotografia in un’esperienza viva, dove materia e emozione coincidono. Un’esperieza che ripeterà in occasione della sua presenza à Paris Photo 2025, presso lo stand della galleria bigaignon che lo rappresenta.

Nuove generazioni, nuovi riconoscimenti

Il celebre Tremplin Jeunes Talents cambia volto e nome, diventando il Prix de la Jeune Création Photographique. Più di una semplice evoluzione terminologica, si tratta di una vera e propria rifondazione. A partire dal prossimo anno, il premio sarà aperto ai fotografi tra i 18 e i 35 anni, con l’obiettivo di sostenere concretamente l’emergenza artistica e accompagnare i giovani autori in un momento cruciale del loro percorso professionale.
Novità di questa edizione: oltre all’esposizione al festival InCadaqués, il vincitore del Premio della Giuria riceverà una residenza artistica presso la Villa Pérochon, Centro d’Arte Contemporanea Fotografica di Niort.

Visioni in divenire: la nuova era della giovane fotografia

Le Tremplin Jeunes Talents devient le Prix de la Jeune Création Photographique. Plus qu’un simple changement de nom, il s’agit d’une refonte profonde du dispositif appelée à se déployer dans la durée. À partir de l’année prochaine, le Prix s’adressera aux 18-35 ans, afin d’affirmer encore davantage le soutien du festival à l’émergence artistique et d’accompagner de jeunes photographes à une étape déterminante de leur parcours professionnel.

L’esposizione alle Franciscaines si conclude con i quattro fotografi finalisti del Prix de la Jeune Création Photographique: Jérémy Appert (Nexus), Simon Bouillère (Déviations), Naïma Lecomte (Ce qui borde) e Anaïs Ondet (Les Filles d’ici – Celles qui n’ont pas peur du calme).

In questo progetto Anaïs Ondet esplora il mondo rurale e i territori di confine, luoghi che hanno segnato la sua infanzia e adolescenza e che oggi diventano il cuore della sua ricerca fotografica. Spinta dal desiderio di raccontarli con autenticità, la fotografa si immerge in queste zone intermedie, prendendosi il tempo per osservare e ascoltare, lontano da cliché e rappresentazioni idealizzate. Durante la sua residenza, incontra le giovani donne che abitano questi paesaggi — spesso nei loro luoghi di socialità, come campi da calcio, feste o eventi locali — e attraverso di loro ritrae un territorio vivo, fatto di legami, interrogativi e sogni. «Sono stati incontri nati spesso per caso», racconta Ondet, «che mi hanno permesso di scoprire il territorio attraverso le persone. Quello che mi ha colpito, appena arrivata, è stato il silenzio. Ma conoscendole, mi sono resa conto che non si annoiavano, che non avevano paura della calma».

Arte e solidarietà: photo4food

Uscendo dalla mostra, una tappa è d’obbligo alla Boutique Généreuse, presente per la prima volta al festival grazie al partenariato con la Fondazione photo4food. Creata da Olivier e Virginie Goy e ospitata dall’Institut de France, la fondazione finanzia pasti per i più fragili attraverso la vendita di fotografie donate dagli artisti. Nel 2025 l’iniziativa si rinnova con la Boutique Généreuse, che propone tiraggi originali, incorniciati e certificati, al prezzo unico di 200 euro: l’intero ricavato è devoluto alla Croce Rossa francese. Le opere sono acquistabili anche online su www.fondationphoto4food.com. Dal 2020, la collaborazione con Planches Contact intreccia creazione artistica e solidarietà, ampliando ogni anno il numero di fotografi in residenza.

La Borsa della Fondazione photo4food è un’iniziativa speciale che unisce arte e solidarietà: quattro artisti selezionati — Daniel Blaufuks, Adrien Boyer, Amélie Chassary e Marilia Destot — hanno realizzato opere fotografiche inedite durante la loro residenza a Deauville. I loro lavori sono esposti al Point de Vue.

Un’ora in più per fotografare

Come ogni anno, per inaugurare l’inverno in modo speciale, il concorso notturno La 25ª Ora Longines invita fotografi, professionisti e appassionati, a cogliere l’istante durante l’ora extra del passaggio all’ora solare. Alle 0:00, il via dal parvis des Franciscaines: i partecipanti, singoli, in gruppo o in famiglia, hanno un’ora per scattare e consegnare i propri file digitali. Le immagini, stampate nella notte da Agence Graphique by Copifac, saranno esposte il giorno successivo nel Cloître.

I vincitori sono annunciati domenica a mezzogiorno dalla giuria del Planches Contact Festival, presieduta quest’anno da Rima Abdul-Malak, ex Ministro della Cultura francese.

Ogni stampa, un dialogo con il mondo

In quest’edizione del festival, la fotografia si fa oggetto, materia viva e preziosa. Il tiraggio delle fotografie assume un ruolo centrale. Alcuni degli artisti selezionati realizzano personalmente le proprie stampe, rivelando un ritorno autentico alla materia e una cura estrema dei dettagli, soprattutto tra i giovani talenti.

Deauville conferma la sua identità di laboratorio visivo aperto sul mondo. Planches Contact 2025 celebra la fotografia come esperienza condivisa, luogo d’incontro tra arte, emozione e realtà: dove ogni immagine diventa una forma di intimità, un modo per guardare più a fondo – e più vicino – ciò che ci circonda.

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