Elliott Erwitt. Icons: la meraviglia dell’ironia a Palazzo Bonaparte

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 21 Giugno 2025

Tempo stimato per la lettura: 3,3 minuti

Ci sono artisti che osservano il mondo. E poi c’è Elliott Erwitt, che lo accarezza con lo sguardo e lo restituisce a noi in forma di poesia visiva. Dal 28 giugno al 21 settembre 2025, Palazzo Bonaparte diventa il palcoscenico ideale per accogliere la leggerezza graffiante, tenera e lucidissima del fotografo che ha saputo trasformare ogni istante in un racconto. Elliott Erwitt. Icons non è una semplice esposizione: è un invito a lasciarsi sorprendere, a sorridere anche quando la vita inciampa, a guardare con meraviglia ciò che credevamo banale.

L’ironia come lente d’ingrandimento

Con oltre 80 scatti iconici, la mostra romana si fa viaggio nel tempo e nei sentimenti. Le fotografie di Erwitt sono specchi obliqui dell’animo umano: ironici, struggenti, fulminanti. Non c’è posa, non c’è artificio – solo la vita, colta nel suo gesto più autentico. Erwitt è il poeta visivo della commedia umana, colui che ha saputo raccontare le assurdità della nostra esistenza con la delicatezza di un sospiro e l’arguzia di un sorriso amaro. Ogni immagine è un’epifania.

Una memoria collettiva in bianco e nero

Erwitt ha immortalato le icone del Novecento – Marilyn, Che Guevara, Sophia Loren, Fidel Castro – ma sempre con quello sguardo ironico, mai idolatrante. È un archivio vivente della nostra memoria culturale, ma lo è senza retorica, senza polvere. La sua Marilyn non è solo diva, è donna. Il suo Che è presenza, non mito. È nel gesto, nell’espressione catturata tra una battuta e l’altra, che emerge la verità. Come uno squarcio nella nube, direbbe lui stesso.

Il fotografo che parlava con i cani

Tra le immagini più celebri, spiccano i suoi straordinari “ritratti” di cani. Inquadrature basse, gambe umane a metà, musi curiosi e sguardi sornioni. In quei giochi di prospettiva si nasconde una riflessione profonda sulla libertà, sul distacco dalle regole sociali, sulla bellezza dell’istinto. Erwitt non impone, attende. Suona una trombetta, emette un verso, e lascia che la spontaneità faccia il resto. L’effetto è esilarante, ma mai grottesco: è puro incanto.

Il tempo come teatro, la vita come scena

Dalla guerra fredda al bacio californiano, dai funerali di Kennedy ai match tra Alì e Frazier, fino agli sguardi intensi di Kerouac e Dietrich: Icons è una sinfonia visiva che attraversa la Storia e la trasforma in racconto intimo. Il genio di Erwitt sta proprio lì, nel trasformare il documentario in poesia, la cronaca in lirica. Nessuna fotografia è fine a se stessa: è un frammento di racconto, una tessera del mosaico infinito dell’umanità.

Una lezione di empatia (e leggerezza)

Curata da Biba Giacchetti – una delle voci più autorevoli sul lavoro di Erwitt – la mostra offre un percorso completo, ma mai enciclopedico. È un viaggio empatico nella mente di un artista che non ha mai preteso di spiegare il mondo, ma solo di mostrarcelo un po’ più vero. Erwitt ci invita a guardare, ma anche a vedere. A sentire con gli occhi. A trovare, in ogni dettaglio, la bellezza fugace del momento che non ritorna.

La meraviglia nascosta nelle piccole cose

Dopo il grande successo della retrospettiva su Edvard Munch, Palazzo Bonaparte inaugura così la stagione estiva con un gigante della fotografia mondiale. Grazie all’organizzazione di Arthemisia, in collaborazione con Orion57 e Bridgeconsultingpro, e con il supporto di partner d’eccezione come la Fondazione Terzo Pilastro, Ricola, Frecciarossa e Ferrari Trento, l’esposizione si presenta come l’evento imperdibile dell’estate romana.

Immagini:

Elliott ErwittUSA. New York City, 197470×100 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

Elliott ErwittUSA.NewYorkCity. 195550×60 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

Elliott ErwittFRANCE. Paris, 198950×60 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

Elliott ErwittUSA.NewYork, 195640×50 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

Elliott ErwittUSA. New York City, 194640×50 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

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Published On: 21 Giugno 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 10 minuti

Ci sono artisti che osservano il mondo. E poi c’è Elliott Erwitt, che lo accarezza con lo sguardo e lo restituisce a noi in forma di poesia visiva. Dal 28 giugno al 21 settembre 2025, Palazzo Bonaparte diventa il palcoscenico ideale per accogliere la leggerezza graffiante, tenera e lucidissima del fotografo che ha saputo trasformare ogni istante in un racconto. Elliott Erwitt. Icons non è una semplice esposizione: è un invito a lasciarsi sorprendere, a sorridere anche quando la vita inciampa, a guardare con meraviglia ciò che credevamo banale.

L’ironia come lente d’ingrandimento

Con oltre 80 scatti iconici, la mostra romana si fa viaggio nel tempo e nei sentimenti. Le fotografie di Erwitt sono specchi obliqui dell’animo umano: ironici, struggenti, fulminanti. Non c’è posa, non c’è artificio – solo la vita, colta nel suo gesto più autentico. Erwitt è il poeta visivo della commedia umana, colui che ha saputo raccontare le assurdità della nostra esistenza con la delicatezza di un sospiro e l’arguzia di un sorriso amaro. Ogni immagine è un’epifania.

Una memoria collettiva in bianco e nero

Erwitt ha immortalato le icone del Novecento – Marilyn, Che Guevara, Sophia Loren, Fidel Castro – ma sempre con quello sguardo ironico, mai idolatrante. È un archivio vivente della nostra memoria culturale, ma lo è senza retorica, senza polvere. La sua Marilyn non è solo diva, è donna. Il suo Che è presenza, non mito. È nel gesto, nell’espressione catturata tra una battuta e l’altra, che emerge la verità. Come uno squarcio nella nube, direbbe lui stesso.

Il fotografo che parlava con i cani

Tra le immagini più celebri, spiccano i suoi straordinari “ritratti” di cani. Inquadrature basse, gambe umane a metà, musi curiosi e sguardi sornioni. In quei giochi di prospettiva si nasconde una riflessione profonda sulla libertà, sul distacco dalle regole sociali, sulla bellezza dell’istinto. Erwitt non impone, attende. Suona una trombetta, emette un verso, e lascia che la spontaneità faccia il resto. L’effetto è esilarante, ma mai grottesco: è puro incanto.

Il tempo come teatro, la vita come scena

Dalla guerra fredda al bacio californiano, dai funerali di Kennedy ai match tra Alì e Frazier, fino agli sguardi intensi di Kerouac e Dietrich: Icons è una sinfonia visiva che attraversa la Storia e la trasforma in racconto intimo. Il genio di Erwitt sta proprio lì, nel trasformare il documentario in poesia, la cronaca in lirica. Nessuna fotografia è fine a se stessa: è un frammento di racconto, una tessera del mosaico infinito dell’umanità.

Una lezione di empatia (e leggerezza)

Curata da Biba Giacchetti – una delle voci più autorevoli sul lavoro di Erwitt – la mostra offre un percorso completo, ma mai enciclopedico. È un viaggio empatico nella mente di un artista che non ha mai preteso di spiegare il mondo, ma solo di mostrarcelo un po’ più vero. Erwitt ci invita a guardare, ma anche a vedere. A sentire con gli occhi. A trovare, in ogni dettaglio, la bellezza fugace del momento che non ritorna.

La meraviglia nascosta nelle piccole cose

Dopo il grande successo della retrospettiva su Edvard Munch, Palazzo Bonaparte inaugura così la stagione estiva con un gigante della fotografia mondiale. Grazie all’organizzazione di Arthemisia, in collaborazione con Orion57 e Bridgeconsultingpro, e con il supporto di partner d’eccezione come la Fondazione Terzo Pilastro, Ricola, Frecciarossa e Ferrari Trento, l’esposizione si presenta come l’evento imperdibile dell’estate romana.

Immagini:

Elliott ErwittUSA. New York City, 197470×100 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

Elliott ErwittUSA.NewYorkCity. 195550×60 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

Elliott ErwittFRANCE. Paris, 198950×60 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

Elliott ErwittUSA.NewYork, 195640×50 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

Elliott ErwittUSA. New York City, 194640×50 cm© Elliott ErwittPrivate Collection

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