Férocité à domicile: quando l’amore materno diventa un campo di battaglia estetico

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 17 Maggio 2025

Tempo stimato per la lettura: 3 minuti

C’è una violenza sottile che scorre tra le mura domestiche. È fatta di carezze che diventano catene, di attenzioni che stringono troppo forte. Alla Fondation Pernod Ricard di Parigi, Férocité à domicile mette in scena proprio questa tensione, in un’esposizione corale che trasforma il concetto di maternità in un universo affettivo intricato, ambiguo, a tratti disturbante. Curata da Oriane Durand, la mostra – visibile fino al 19 luglio 2025 – raccoglie le visioni personali e politiche di artisti come Chantal Akerman, Tolia Astakhishvili, Rosemarie Trockel, Cudelice Brazelton IV, Rosa Joly, Harilay Rabenjamina e Sebastian Wiegand.

Lettere d’amore, e d’ansia

Il punto di partenza è una voce. Quella della madre di Chantal Akerman, che legge lettere indirizzate alla figlia nel film News from Home (1977). Un filo di parole amorevoli, ma intrise di ansia, controllo, senso di colpa. È da qui che nasce il concetto di “ferocia domestica”: un amore che protegge e imprigiona, nutre e soffoca. L’opera di Akerman diventa il cuore pulsante della mostra, una chiave di lettura emotiva e sensoriale che si riflette nelle installazioni e nelle tele degli altri artisti.

La casa che trema

La casa – simbolo per eccellenza del rifugio – viene decostruita pezzo per pezzo. Le opere di Tolia Astakhishvili (con la collaborazione di Zurab Astakhishvili, Simon Lässig e Maka Sanadze) mettono in scena interni instabili, architetture precarie, ambienti abbandonati o abitati da presenze fantasmatiche. È un teatro domestico inquieto, dove la figura materna è sempre presente, ma mai consolatoria. Anche Rosemarie Trockel – con la sua poetica raffinata e tagliente – esplora il tema dell’intimità come spazio di potere e sottomissione.

Eredità affettive e ferite collettive

C’è una componente viscerale e politica in questa narrazione dell’amore materno. Cudelice Brazelton IV e Harilay Rabenjamina introducono questioni legate alla razza, alla classe e alla trasmissione dei codici culturali. Le loro opere ci parlano di un’eredità affettiva che non è mai neutra: ogni gesto d’amore porta con sé una storia, un peso, una violenza sistemica. In questo senso, la figura della madre si fa collettiva, simbolica, quasi mitologica.

Madri rivoluzionarie, figli disillusi

La pittura di Sebastian Wiegand offre un contrappunto nostalgico, ma non meno critico. I suoi dipinti richiamano l’immaginario rivoluzionario degli anni ’60 e ’70, in un dialogo con la generazione delle madri che sognava un mondo diverso, più libero, più giusto. Ma cosa resta di quelle utopie oggi? Wiegand sembra suggerire che l’ideale materno, così come quello politico, sia diventato una forma di disillusione dolceamara.

Una mostra che accarezza e colpisce

Férocité à domicile è una mostra che non concede risposte semplici. Attraverso linguaggi visivi molteplici – dal video all’installazione, dalla scultura alla pittura – ci invita a riconsiderare ciò che chiamiamo amore, cura, sicurezza. E ci mostra che anche la dolcezza più pura può contenere una lama invisibile.

In un tempo in cui il concetto di “casa” è tornato a essere fragile, permeabile, carico di significati contraddittori, Férocité à domicile offre una riflessione urgente. Non per distruggere l’idea di maternità, ma per liberarla dalla retorica. Perché anche ciò che amiamo di più può ferirci – e forse è proprio da questa consapevolezza che nasce una nuova forma di tenerezza.

Crediti foto: Tolia Astakhishvili, With and Without Light, 2023, vistamostra “Living Spaces”, Galerie Molitor, Berlin, 2023. Foto : Marjorie Brunet Plaza. Cortesia dell’artista.

Articoli recenti

condividi su

Animalism di Roger Ballen: il teatro oscuro dell’inconscio al Mattatoio di Roma
Luigi Boille: Il Barocco contemporaneo invade il CIAC di Foligno
SEOCHECKER TOOL ANALISI SEO

Related Posts

Férocité à domicile: quando l’amore materno diventa un campo di battaglia estetico

Published On: 17 Maggio 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 9 minuti

C’è una violenza sottile che scorre tra le mura domestiche. È fatta di carezze che diventano catene, di attenzioni che stringono troppo forte. Alla Fondation Pernod Ricard di Parigi, Férocité à domicile mette in scena proprio questa tensione, in un’esposizione corale che trasforma il concetto di maternità in un universo affettivo intricato, ambiguo, a tratti disturbante. Curata da Oriane Durand, la mostra – visibile fino al 19 luglio 2025 – raccoglie le visioni personali e politiche di artisti come Chantal Akerman, Tolia Astakhishvili, Rosemarie Trockel, Cudelice Brazelton IV, Rosa Joly, Harilay Rabenjamina e Sebastian Wiegand.

Lettere d’amore, e d’ansia

Il punto di partenza è una voce. Quella della madre di Chantal Akerman, che legge lettere indirizzate alla figlia nel film News from Home (1977). Un filo di parole amorevoli, ma intrise di ansia, controllo, senso di colpa. È da qui che nasce il concetto di “ferocia domestica”: un amore che protegge e imprigiona, nutre e soffoca. L’opera di Akerman diventa il cuore pulsante della mostra, una chiave di lettura emotiva e sensoriale che si riflette nelle installazioni e nelle tele degli altri artisti.

La casa che trema

La casa – simbolo per eccellenza del rifugio – viene decostruita pezzo per pezzo. Le opere di Tolia Astakhishvili (con la collaborazione di Zurab Astakhishvili, Simon Lässig e Maka Sanadze) mettono in scena interni instabili, architetture precarie, ambienti abbandonati o abitati da presenze fantasmatiche. È un teatro domestico inquieto, dove la figura materna è sempre presente, ma mai consolatoria. Anche Rosemarie Trockel – con la sua poetica raffinata e tagliente – esplora il tema dell’intimità come spazio di potere e sottomissione.

Eredità affettive e ferite collettive

C’è una componente viscerale e politica in questa narrazione dell’amore materno. Cudelice Brazelton IV e Harilay Rabenjamina introducono questioni legate alla razza, alla classe e alla trasmissione dei codici culturali. Le loro opere ci parlano di un’eredità affettiva che non è mai neutra: ogni gesto d’amore porta con sé una storia, un peso, una violenza sistemica. In questo senso, la figura della madre si fa collettiva, simbolica, quasi mitologica.

Madri rivoluzionarie, figli disillusi

La pittura di Sebastian Wiegand offre un contrappunto nostalgico, ma non meno critico. I suoi dipinti richiamano l’immaginario rivoluzionario degli anni ’60 e ’70, in un dialogo con la generazione delle madri che sognava un mondo diverso, più libero, più giusto. Ma cosa resta di quelle utopie oggi? Wiegand sembra suggerire che l’ideale materno, così come quello politico, sia diventato una forma di disillusione dolceamara.

Una mostra che accarezza e colpisce

Férocité à domicile è una mostra che non concede risposte semplici. Attraverso linguaggi visivi molteplici – dal video all’installazione, dalla scultura alla pittura – ci invita a riconsiderare ciò che chiamiamo amore, cura, sicurezza. E ci mostra che anche la dolcezza più pura può contenere una lama invisibile.

In un tempo in cui il concetto di “casa” è tornato a essere fragile, permeabile, carico di significati contraddittori, Férocité à domicile offre una riflessione urgente. Non per distruggere l’idea di maternità, ma per liberarla dalla retorica. Perché anche ciò che amiamo di più può ferirci – e forse è proprio da questa consapevolezza che nasce una nuova forma di tenerezza.

Crediti foto: Tolia Astakhishvili, With and Without Light, 2023, vistamostra “Living Spaces”, Galerie Molitor, Berlin, 2023. Foto : Marjorie Brunet Plaza. Cortesia dell’artista.

SEOCHECKER TOOL ANALISI SEO