La Parigi della modernità: dalla Belle Époque fino agli “anni folli”

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 18 Novembre 2023

Tempo stimato per la lettura: 4,4 minuti

Dopo Parigi Romantica (1815-1858) e Parigi 1900, la città spettacolo, il Petit Palais presenta, dal 14 novembre 2023 al 14 aprile 2024, l’ultimo volume della trilogia dal titolo: La Parigi della modernità (1905-1925).

Dalla Belle Époque fino agli “anni folli”, Parigi continua ad attrarre sempre più artisti da tutto il mondo. La “città mondo” è oggi una capitale al centro dell’innovazione e sede di uno straordinario sviluppo culturale. La scenografia creata da Philippe Pumain ci immerge in questo periodo esuberante ed emozionante, scandito da numerosi film di René Clair, Fernand Léger e Charlie Chaplin.

Il percorso, strutturato in tredici stanze, è concepito come una passeggiata architettonica, ogni spazio della quale, identificabile dalla forma e dal colore dei binari portafoto, ospita una delle sezioni o sottosezioni della mostra.

Parigi: simbolo dell’internazionalismo culturale

Il percorso contiene 400 opere di Robert Delaunay, Sonia Delaunay, Marcel Duchamp, Marie Laurencin, Fernand Léger, Tamara de Lempicka, Amedeo Modigliani, Chana Orloff, Pablo Picasso, Marie Vassilieff e molti altri.

La mostra presenta anche gli abiti di Paul Poiret, Jeanne Lanvin, gioielli di Cartier, un aereo del Museo dell’Aria e dello Spazio di Le Bourget e un ready-made del Museo Nazionale dell’Automobile di Mulhouse. Attraverso la moda, il cinema, la fotografia, la pittura, la scultura, il design, ma anche la danza, il design, l’architettura e l’industria, l’esposizione fa vivere e vedere la folle creatività di questi anni 1905-1925.

Parigi: un vero catalizzatore artistico

I percorsi sono presentati in ordine cronologico e tematico, è originale nella prospettiva geografica su cui si concentra in gran parte, sugli Champs-Élysées. Questo quartiere è al centro della modernità all’opera. Il Grand Palais ha già visto tutta la creazione dei Salons d’Automne e degli Indépendants, e le opere del Douanier Rousseau, Henri Matisse, Kees van Dongen tra le tante tante altre.

Durante la Prima Guerra Mondiale, il Petit Palais svolse un importante ruolo patriottico esponendo opere d’arte mutilate e organizzando i concorsi a premi Mimi-Pinson. Nel 1925 fu il centro dell’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne nei cui padiglioni si trovavano vicini artisti Art Déco e dell’avanguardia internazionale.

Il ruolo centrale della città nello sviluppo dell’arte moderna

In questo periodo, in quella che oggi è Avenue Franklin Roosevelt, chiamata anche Avenue d’Antin, il grande stilista Paul Poiret si trasferì in uno splendido palazzo privato nel 1909. La sua esuberanza marca l’epoca. Resta memorabile la festa organizzata nel 1911 “Mille e una Seconda Notte”. La storia è stata fatta anche alla Galleria Barbazanges, dove la tela Les Demoiselles d’Avignon di Picasso fu presentata per la prima volta nel 1916.

Dopo la guerra, la galleria Au Sans Pareil, avenue Kléber, si apre al Dadaismo e al Surrealismo. Avenue Montaigne, il Théâtre des Champs-Élysées ha ospitato i Ballets Russes poi i Balletti svedesi fino al 1924 con creazioni come Relâche e La Création du Monde. Nel 1925, Joséphine Baker fece scalpore con la Revue Nègre. L’artista frequentava Le Boeuf sur le Toit, aperto nel 1922 in rue Boissy d’Anglas, dove Jean Cocteau attirava tutta Parigi.

Progresso ed emancipazione femminile

La modernità implica anche sviluppo tecnologico e industriale. Tutto accelera con lo sviluppo della bicicletta, dell’automobile e dell’aviazione, a cui sono dedicate le fiere al Grand Palais. La presenza nella mostra di un aereo e di un’auto Peugeot sottolineano come la partecipazione a queste manifestazioni da parte di artisti come Marcel Duchamp o Robert Delaunay abbia avuto un’influenza importante sulle loro opere.

L’esposizione evidenzia inoltre il ruolo delle donne in questo periodo. Dal 1905 al 1925 i cambiamenti sociali furono spettacolari. Artisti come Marie Laurencin, Sonia Delaunay, Jacqueline Marval, Marie Vassilieff e Tamara de Lempicka parteciparono a pieno titolo alle avanguardie. Simbolo dell’emancipazione femminile, la silhouette flapper fu immortalata da Victor Margueritte nel 1922. Con il suo taglio corto e i fianchi sottili, anche Joséphine Baker ne è l’incarnazione. Joséphine Baker fa parte di un crescente movimento di “incrocio” all’interno della società francese. Al quale appartiene anche la ballerina antillese Aïcha Goblet, immortalata da Vallotton.

Montparnasse: crocevia del mondo

Dai bassi fondi ai circoli mondani più esclusivi, personalità come Max Jacob e Gertrude Stein stanno costruendo ponti. I più poveri incontrano i più ricchi a Montparnasse, e i più fortunati attirano l’attenzione di mecenati generosi, come Chaïm Soutine, con il miliardario americano Albert Barnes.

Provenienti da tutto il mondo, miriadi di artisti affollano Montparnasse. Costituiscono quella che il critico André Warnod chiamò, nel 1925, la Scuola di Parigi. Saloni, gallerie, galleristi, libere accademie si riorganizzano. I caffè diventano luoghi di incontro e di esposizione. Artisti e turisti provenienti da tutto il mondo fanno di Parigi più che mai la “capitale del mondo”.

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La Parigi della modernità: dalla Belle Époque fino agli “anni folli”

Published On: 18 Novembre 2023

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 13 minuti

Dopo Parigi Romantica (1815-1858) e Parigi 1900, la città spettacolo, il Petit Palais presenta, dal 14 novembre 2023 al 14 aprile 2024, l’ultimo volume della trilogia dal titolo: La Parigi della modernità (1905-1925).

Dalla Belle Époque fino agli “anni folli”, Parigi continua ad attrarre sempre più artisti da tutto il mondo. La “città mondo” è oggi una capitale al centro dell’innovazione e sede di uno straordinario sviluppo culturale. La scenografia creata da Philippe Pumain ci immerge in questo periodo esuberante ed emozionante, scandito da numerosi film di René Clair, Fernand Léger e Charlie Chaplin.

Il percorso, strutturato in tredici stanze, è concepito come una passeggiata architettonica, ogni spazio della quale, identificabile dalla forma e dal colore dei binari portafoto, ospita una delle sezioni o sottosezioni della mostra.

Parigi: simbolo dell’internazionalismo culturale

Il percorso contiene 400 opere di Robert Delaunay, Sonia Delaunay, Marcel Duchamp, Marie Laurencin, Fernand Léger, Tamara de Lempicka, Amedeo Modigliani, Chana Orloff, Pablo Picasso, Marie Vassilieff e molti altri.

La mostra presenta anche gli abiti di Paul Poiret, Jeanne Lanvin, gioielli di Cartier, un aereo del Museo dell’Aria e dello Spazio di Le Bourget e un ready-made del Museo Nazionale dell’Automobile di Mulhouse. Attraverso la moda, il cinema, la fotografia, la pittura, la scultura, il design, ma anche la danza, il design, l’architettura e l’industria, l’esposizione fa vivere e vedere la folle creatività di questi anni 1905-1925.

Parigi: un vero catalizzatore artistico

I percorsi sono presentati in ordine cronologico e tematico, è originale nella prospettiva geografica su cui si concentra in gran parte, sugli Champs-Élysées. Questo quartiere è al centro della modernità all’opera. Il Grand Palais ha già visto tutta la creazione dei Salons d’Automne e degli Indépendants, e le opere del Douanier Rousseau, Henri Matisse, Kees van Dongen tra le tante tante altre.

Durante la Prima Guerra Mondiale, il Petit Palais svolse un importante ruolo patriottico esponendo opere d’arte mutilate e organizzando i concorsi a premi Mimi-Pinson. Nel 1925 fu il centro dell’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne nei cui padiglioni si trovavano vicini artisti Art Déco e dell’avanguardia internazionale.

Il ruolo centrale della città nello sviluppo dell’arte moderna

In questo periodo, in quella che oggi è Avenue Franklin Roosevelt, chiamata anche Avenue d’Antin, il grande stilista Paul Poiret si trasferì in uno splendido palazzo privato nel 1909. La sua esuberanza marca l’epoca. Resta memorabile la festa organizzata nel 1911 “Mille e una Seconda Notte”. La storia è stata fatta anche alla Galleria Barbazanges, dove la tela Les Demoiselles d’Avignon di Picasso fu presentata per la prima volta nel 1916.

Dopo la guerra, la galleria Au Sans Pareil, avenue Kléber, si apre al Dadaismo e al Surrealismo. Avenue Montaigne, il Théâtre des Champs-Élysées ha ospitato i Ballets Russes poi i Balletti svedesi fino al 1924 con creazioni come Relâche e La Création du Monde. Nel 1925, Joséphine Baker fece scalpore con la Revue Nègre. L’artista frequentava Le Boeuf sur le Toit, aperto nel 1922 in rue Boissy d’Anglas, dove Jean Cocteau attirava tutta Parigi.

Progresso ed emancipazione femminile

La modernità implica anche sviluppo tecnologico e industriale. Tutto accelera con lo sviluppo della bicicletta, dell’automobile e dell’aviazione, a cui sono dedicate le fiere al Grand Palais. La presenza nella mostra di un aereo e di un’auto Peugeot sottolineano come la partecipazione a queste manifestazioni da parte di artisti come Marcel Duchamp o Robert Delaunay abbia avuto un’influenza importante sulle loro opere.

L’esposizione evidenzia inoltre il ruolo delle donne in questo periodo. Dal 1905 al 1925 i cambiamenti sociali furono spettacolari. Artisti come Marie Laurencin, Sonia Delaunay, Jacqueline Marval, Marie Vassilieff e Tamara de Lempicka parteciparono a pieno titolo alle avanguardie. Simbolo dell’emancipazione femminile, la silhouette flapper fu immortalata da Victor Margueritte nel 1922. Con il suo taglio corto e i fianchi sottili, anche Joséphine Baker ne è l’incarnazione. Joséphine Baker fa parte di un crescente movimento di “incrocio” all’interno della società francese. Al quale appartiene anche la ballerina antillese Aïcha Goblet, immortalata da Vallotton.

Montparnasse: crocevia del mondo

Dai bassi fondi ai circoli mondani più esclusivi, personalità come Max Jacob e Gertrude Stein stanno costruendo ponti. I più poveri incontrano i più ricchi a Montparnasse, e i più fortunati attirano l’attenzione di mecenati generosi, come Chaïm Soutine, con il miliardario americano Albert Barnes.

Provenienti da tutto il mondo, miriadi di artisti affollano Montparnasse. Costituiscono quella che il critico André Warnod chiamò, nel 1925, la Scuola di Parigi. Saloni, gallerie, galleristi, libere accademie si riorganizzano. I caffè diventano luoghi di incontro e di esposizione. Artisti e turisti provenienti da tutto il mondo fanno di Parigi più che mai la “capitale del mondo”.

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