Louise Bourgeois al Museo Novecento di Firenze

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 11 Maggio 2024

Tempo stimato per la lettura: 3,5 minuti

Louise Bourgeois in Florence è il progetto organizzato e coordinato dal Museo Novecento, che si tiene dal 22 giugno al 20 ottobre 2024. Due eccezionali mostre – Do Not Abandon me e Cell XVIII (Portrait) – che impegnano il Museo Novecento e il Museo degli Innocenti, consolidando la collaborazione avviata negli ultimi anni tra le due istituzioni.

Un progetto che porta per la prima volta le opere di Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) a Firenze costruendo un significativo rapporto di osmosi tra le sue creazioni e il contesto espositivo. Per l’occasione si riannoda la collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, progettato da Filippo Brunelleschi, che ospita Cell XVIII (Portrait), un’opera di forte impatto visivo in potente risonanza con la storia e la collezione degli Innocenti, scelta da Philip Larratt-Smith in dialogo con Arabella Natalini, direttrice del Museo degli Innocenti, e Stefania Rispoli, curatrice del Museo Novecento.

La paura dell’abbandono

La mostra Do Not Abandon Me, fortemente voluta dal direttore del Museo Novecento e la cui gestazione risale a sei anni fa, occupa quasi per intero l’edificio delle Ex Leopoldine, tra le sale al piano terra e al primo piano. Si tratta della più estesa e importante rassegna di gouaches rosse di Louise Bourgeois con un focus tematico sul motivo della madre e del bambino. Il titolo della mostra fa riferimento alla paura dell’abbandono che Bourgeois ha sempre nutrito e che in questo caso si riferisce alla diade madre-bambino, che costituisce il modello di tutte le relazioni future. La maternità e le inquietudini ad essa correlate erano al centro della concezione che Bourgeois aveva di sé stessa. Allo stesso tempo, man mano che la vecchiaia la rendeva più fragile e più dipendente dagli altri, uno spostamento inconscio verso la madre ha caratterizzato nuovamente il suo lavoro.

Louise Bourgeois, LES FLEURS, 2009- Photo: Christopher Burke, © The Easton Foundation/Licensed by SIAE, Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), NY

Gouaches e stampe digitali su tessuto

Realizzate negli ultimi cinque anni della sua carriera, le gouaches esplorano i cicli della vita attraverso un’iconografia di sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, unità familiare e fiori. Per realizzarle Bourgeois lavorava “bagnato su bagnato”, il che significava rinunciare a un certo controllo sul risultato finale per accogliere il gioco del caso e del destino. Il rosso, tra i colori preferiti e più ricorrenti nel suo lavoro, evoca all’interno delle gouache i fluidi corporei, come il sangue e il liquido amniotico. Particolarmente interessante è la collaborazione di Louise Bourgeois con l’artista britannica Tracey Emin (Margate, 1963).  In mostra anche una serie di sedici stampe digitali su tessuto intitolata Do Not Abandon Me (2009-10), nata dall’incontro tra le due artiste. Si tratta di un progetto di grande generosità ed empatia tra Bourgeois e Emin, che riesce a comunicare i loro linguaggi artistici unici e a creare forti composizioni visive di comprensione e tensione, elevandole a un livello universale.

La madre ragno e altre opere iconiche

In via del tutto eccezionale, il chiostro del Museo ospiterà Spider Couple (2003), uno dei celebri grandi ragni dell’artista, realizzato in bronzo.  Come è stato spesso sottolineato, il ragno rappresenta per Bourgeois un simbolo della figura materna e come tale è portatore di significati duplici e contrastanti. Può essere interpretato come l’incarnazione di un’intelligenza estrema, una figura protettiva che provvede ai suoi piccoli costruendo una casa e assicurando il cibo. La mostra è inoltre completata dall’esposizione di due importanti installazioni: Peaux de Lapins, Chiffons Ferrailles à Vendre (2006), una delle “Celle” dell’artista,  presentata in una sala al piano terra del museo. Anche l’opera Cross (2002) viene esposta nella ex chiesa dell’edificio rinascimentale, dove a suo tempo era proibito l’ingresso alle donne durante le celebrazioni dei riti religiosi, come testimoniato dal matroneo separato anche dalle griglie in ferro.

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About the Author: Cristina Biordi

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Un progetto che porta per la prima volta le opere di Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) a Firenze costruendo un significativo rapporto di osmosi tra le sue creazioni e il contesto espositivo. Per l’occasione si riannoda la collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, progettato da Filippo Brunelleschi, che ospita Cell XVIII (Portrait), un’opera di forte impatto visivo in potente risonanza con la storia e la collezione degli Innocenti, scelta da Philip Larratt-Smith in dialogo con Arabella Natalini, direttrice del Museo degli Innocenti, e Stefania Rispoli, curatrice del Museo Novecento.

La paura dell’abbandono

La mostra Do Not Abandon Me, fortemente voluta dal direttore del Museo Novecento e la cui gestazione risale a sei anni fa, occupa quasi per intero l’edificio delle Ex Leopoldine, tra le sale al piano terra e al primo piano. Si tratta della più estesa e importante rassegna di gouaches rosse di Louise Bourgeois con un focus tematico sul motivo della madre e del bambino. Il titolo della mostra fa riferimento alla paura dell’abbandono che Bourgeois ha sempre nutrito e che in questo caso si riferisce alla diade madre-bambino, che costituisce il modello di tutte le relazioni future. La maternità e le inquietudini ad essa correlate erano al centro della concezione che Bourgeois aveva di sé stessa. Allo stesso tempo, man mano che la vecchiaia la rendeva più fragile e più dipendente dagli altri, uno spostamento inconscio verso la madre ha caratterizzato nuovamente il suo lavoro.

Louise Bourgeois, LES FLEURS, 2009- Photo: Christopher Burke, © The Easton Foundation/Licensed by SIAE, Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), NY

Gouaches e stampe digitali su tessuto

Realizzate negli ultimi cinque anni della sua carriera, le gouaches esplorano i cicli della vita attraverso un’iconografia di sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, unità familiare e fiori. Per realizzarle Bourgeois lavorava “bagnato su bagnato”, il che significava rinunciare a un certo controllo sul risultato finale per accogliere il gioco del caso e del destino. Il rosso, tra i colori preferiti e più ricorrenti nel suo lavoro, evoca all’interno delle gouache i fluidi corporei, come il sangue e il liquido amniotico. Particolarmente interessante è la collaborazione di Louise Bourgeois con l’artista britannica Tracey Emin (Margate, 1963).  In mostra anche una serie di sedici stampe digitali su tessuto intitolata Do Not Abandon Me (2009-10), nata dall’incontro tra le due artiste. Si tratta di un progetto di grande generosità ed empatia tra Bourgeois e Emin, che riesce a comunicare i loro linguaggi artistici unici e a creare forti composizioni visive di comprensione e tensione, elevandole a un livello universale.

La madre ragno e altre opere iconiche

In via del tutto eccezionale, il chiostro del Museo ospiterà Spider Couple (2003), uno dei celebri grandi ragni dell’artista, realizzato in bronzo.  Come è stato spesso sottolineato, il ragno rappresenta per Bourgeois un simbolo della figura materna e come tale è portatore di significati duplici e contrastanti. Può essere interpretato come l’incarnazione di un’intelligenza estrema, una figura protettiva che provvede ai suoi piccoli costruendo una casa e assicurando il cibo. La mostra è inoltre completata dall’esposizione di due importanti installazioni: Peaux de Lapins, Chiffons Ferrailles à Vendre (2006), una delle “Celle” dell’artista,  presentata in una sala al piano terra del museo. Anche l’opera Cross (2002) viene esposta nella ex chiesa dell’edificio rinascimentale, dove a suo tempo era proibito l’ingresso alle donne durante le celebrazioni dei riti religiosi, come testimoniato dal matroneo separato anche dalle griglie in ferro.

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