Au temps de Camille Claudel: il coraggio di scolpire il proprio destino

Tempo stimato per la lettura: 6,4 minuti
Il Musée Camille Claudel, nel cuore silenzioso di Nogent-sur-Seine, accoglie – dal 13 settembre 2025 al 4 gennaio 2026– una mostra che ha il sapore di una rivelazione: Au temps de Camille Claudel, être sculptrice à Paris. Un titolo che non è solo una dichiarazione storica, ma un invito a immergersi in un tempo in cui essere donna e scultrice significava resistere, creare e sognare, spesso contro tutto e tutti.
Nogent-sur-Seine: l’inizio della materia
È da qui che tutto comincia. Nella provincia francese, Camille Claudel scopre, adolescente, la sua passione per la scultura. A Nogent-sur-Seine non c’è fermento artistico, ma c’è argilla, ci sono mani curiose e una determinazione rara. È lì che incontra Alfred Boucher, scultore affermato, primo a intravedere in lei un talento bruciante. Tra il 1876 e il 1879, Camille lavora sotto il suo sguardo attento e incoraggiante. Boucher sarà una presenza fondamentale nella sua formazione e sarà lui, più tardi, a spingerla verso Parigi, là dove l’arte – e la sfida – l’attendono davvero.
Parigi, 117 rue Notre-Dame-des-Champs: il laboratorio della libertà
L’arrivo nella capitale è un salto nel vuoto e nella possibilità. Le scuole ufficiali come l’École des Beaux-Arts sono ancora chiuse alle donne; per formarsi, le scultrici devono frequentare accademie private e molto più costose. Gli atelier di scultura sono costosi, e molte giovani artiste sono costrette a condividere i loro spazi di lavoro, mettendo in comune non solo gli ambienti, ma anche modelli, materiali, sogni e frustrazioni.
Grazie al sostegno del padre e all’amicizia con alcune compagne dell’Académie Colarossi, Claudel affitta un atelier al 117 di rue Notre-Dame-des-Champs. Uno spazio vivo, condiviso con Ghita Theuriet, Laetitia von Witzleben, Sigrid af Forselles, Madeleine Jouvray, e soprattutto con Jessie Lipscomb, giovane scultrice inglese che per un periodo diventa persino ospite della famiglia Claudel.
Mathias Morhardt, primo biografo di Camille, descrive l’ambiente come una “piccola colonia di studentesse libere delle Beaux-Arts”, e Camille, con la sua forza magnetica, ne è il centro. Alfred Boucher, il mentore di sempre, continua a seguirla: tra il 1881 e il 1882 si reca settimanalmente nell’atelier per correggere i lavori delle ragazze.
Rodin: il genio, l’ombra
Ma è l’incontro con Auguste Rodin a cambiare radicalmente il destino artistico ed emotivo di Camille. Da assistente a musa, da collaboratrice a amante, Claudel entra nello studio – e nel cuore – del maestro. Lì apprende, sperimenta, partecipa a grandi commissioni. Ma lì comincia anche una lunga lotta per l’indipendenza creativa.
La mostra evita ogni sentimentalismo, e mostra con lucidità la complessità della loro relazione: Camille non è solo l’allieva o la musa; è un’artista pienamente formata, capace di rinnovare la scultura con uno sguardo tutto suo. Eppure, il sistema dell’arte continua a vederla solo in funzione del suo legame con Rodin.
Leggi anche: Rimontare il tempo attraverso l’arte al museo Camille Claudel
Essere scultrice a Parigi: sorellanza e resistenza
Essere scultrice, allora, significa combattere quotidianamente. Le artiste non solo pagano più degli uomini per accedere a scuole e corsi, ma spesso sono costrette a posare l’una per l’altra, in mancanza di modelli disponibili. La solidarietà diventa sopravvivenza, e l’atelier condiviso un luogo di alleanza. Lì nascono legami forti, come quello tra Claudel e Lipscomb, ma anche tensioni, gelosie, differenze di percorso.
In questo universo di corpi, materia e passione, la scultura al femminile si afferma come gesto politico: scolpire non è più solo creare, ma rivendicare un posto nel mondo.
Una mostra, una genealogia femminile
Frutto di una raffinata coproduzione tra il Musée Camille Claudel, il Musée des Beaux-Arts di Tours e il Musée de Pont-Aven, l’esposizione riunisce le opere di una ventina di artiste straordinarie, troppo a lungo dimenticate.
Tra loro, nomi che iniziano a riemergere dal silenzio della storia: Charlotte Besnard, Marie Cazin, Jessie Lipscomb, Agnès de Frumerie, Anna Bass, Jane Poupelet – solo per citarne alcune. Donne che hanno scolpito il proprio tempo con grazia e potenza, restando per decenni invisibili agli occhi della critica, ma non per questo meno fondamentali.
Francesi o straniere, spesso figlie o mogli d’artisti, sono state le compagne, le rivali, le eredi di Camille Claudel. Alcune l’hanno ispirata, altre hanno raccolto il suo testimone. Tutte, con stili diversi, hanno contribuito a costruire una genealogia della scultura moderna che oggi, finalmente, viene riscoperta.
Anne Rivière: sguardo critico sulla storia dell’arte
A guidare il progetto curatoriale è una squadra interamente femminile, con in prima linea Anne Rivière, storica dell’arte e specialista riconosciuta dell’opera di Camille Claudel. Direttrice scientifica del Musée Camille Claudel, Rivière ha dedicato anni allo studio delle artiste dimenticate, pubblicando testi fondamentali, come il Dictionnaire des Sculptrices, opera monumentale che restituisce voce e volto alle scultrici d’Europa. Con rigore e visione, ha riaperto il dialogo tra arte e genere, scavando nel silenzio della storia. Il suo lavoro contribuisce alla costruzione di un nuovo sguardo sulla scultura al femminile.
La sua visione è chiara: restituire voce e corpo a chi è stata cancellata, raccontare la fatica della creazione in un tempo che non la prevedeva, e mostrare come l’eredità di Camille Claudel viva ancora oggi in ogni donna che osa scolpire la propria forma nel mondo.
Un viaggio che continua: le tappe della mostra
Dopo la sua prima tappa a Nogent-sur-Seine, Au temps de Camille Claudel, être sculptrice à Paris si prepara a viaggiare, portando con sé storie, volti e opere che meritano una nuova luce.
Dal 31 gennaio al 1° giugno 2026, la mostra approderà al Musée des Beaux-Arts di Tours, nel cuore della Valle della Loira, per poi proseguire il suo cammino verso la Bretagna: sarà ospite del suggestivo Musée de Pont-Aven, dal 27 giugno all’8 novembre 2026.
Ogni tappa sarà un’occasione per riscrivere la storia della scultura da una prospettiva femminile, toccando pubblici diversi e restituendo visibilità a un patrimonio troppo a lungo rimasto ai margini.
Un catalogo come atto di memoria e riscrittura
A completare l’esperienza della mostra, un catalogo raffinato e necessario, che estende e approfondisce il racconto di Au temps de Camille Claudel, être sculptrice à Paris.
Non si tratta solo di un compendio di opere: è un libro corale, in cui finalmente prendono la parola quelle donne che, nell’ombra dei grandi maestri, hanno forgiato una modernità al femminile. Le voci di studiose francesi e internazionali si intrecciano per restituire la complessità di percorsi artistici dimenticati, le solidarietà nate negli atelier condivisi, le lotte per il riconoscimento e la nascita di linguaggi estetici unici.
Frutto di una collaborazione viva tra i musei di Nogent-sur-Seine, Tours e Pont-Aven, e alimentato dalle ricerche puntuali di Anne Rivière insieme a una nuova generazione di ricercatrici, il catalogo rappresenta una tappa fondamentale nella riscrittura della storia dell’arte dal punto di vista delle artiste, in quel delicato passaggio tra XIX e XX secolo in cui tutto era ancora da conquistare.
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Au temps de Camille Claudel: il coraggio di scolpire il proprio destino
Tempo stimato per la lettura: 19 minuti
Il Musée Camille Claudel, nel cuore silenzioso di Nogent-sur-Seine, accoglie – dal 13 settembre 2025 al 4 gennaio 2026– una mostra che ha il sapore di una rivelazione: Au temps de Camille Claudel, être sculptrice à Paris. Un titolo che non è solo una dichiarazione storica, ma un invito a immergersi in un tempo in cui essere donna e scultrice significava resistere, creare e sognare, spesso contro tutto e tutti.
Nogent-sur-Seine: l’inizio della materia
È da qui che tutto comincia. Nella provincia francese, Camille Claudel scopre, adolescente, la sua passione per la scultura. A Nogent-sur-Seine non c’è fermento artistico, ma c’è argilla, ci sono mani curiose e una determinazione rara. È lì che incontra Alfred Boucher, scultore affermato, primo a intravedere in lei un talento bruciante. Tra il 1876 e il 1879, Camille lavora sotto il suo sguardo attento e incoraggiante. Boucher sarà una presenza fondamentale nella sua formazione e sarà lui, più tardi, a spingerla verso Parigi, là dove l’arte – e la sfida – l’attendono davvero.
Parigi, 117 rue Notre-Dame-des-Champs: il laboratorio della libertà
L’arrivo nella capitale è un salto nel vuoto e nella possibilità. Le scuole ufficiali come l’École des Beaux-Arts sono ancora chiuse alle donne; per formarsi, le scultrici devono frequentare accademie private e molto più costose. Gli atelier di scultura sono costosi, e molte giovani artiste sono costrette a condividere i loro spazi di lavoro, mettendo in comune non solo gli ambienti, ma anche modelli, materiali, sogni e frustrazioni.
Grazie al sostegno del padre e all’amicizia con alcune compagne dell’Académie Colarossi, Claudel affitta un atelier al 117 di rue Notre-Dame-des-Champs. Uno spazio vivo, condiviso con Ghita Theuriet, Laetitia von Witzleben, Sigrid af Forselles, Madeleine Jouvray, e soprattutto con Jessie Lipscomb, giovane scultrice inglese che per un periodo diventa persino ospite della famiglia Claudel.
Mathias Morhardt, primo biografo di Camille, descrive l’ambiente come una “piccola colonia di studentesse libere delle Beaux-Arts”, e Camille, con la sua forza magnetica, ne è il centro. Alfred Boucher, il mentore di sempre, continua a seguirla: tra il 1881 e il 1882 si reca settimanalmente nell’atelier per correggere i lavori delle ragazze.
Rodin: il genio, l’ombra
Ma è l’incontro con Auguste Rodin a cambiare radicalmente il destino artistico ed emotivo di Camille. Da assistente a musa, da collaboratrice a amante, Claudel entra nello studio – e nel cuore – del maestro. Lì apprende, sperimenta, partecipa a grandi commissioni. Ma lì comincia anche una lunga lotta per l’indipendenza creativa.
La mostra evita ogni sentimentalismo, e mostra con lucidità la complessità della loro relazione: Camille non è solo l’allieva o la musa; è un’artista pienamente formata, capace di rinnovare la scultura con uno sguardo tutto suo. Eppure, il sistema dell’arte continua a vederla solo in funzione del suo legame con Rodin.
Leggi anche: Rimontare il tempo attraverso l’arte al museo Camille Claudel
Essere scultrice a Parigi: sorellanza e resistenza
Essere scultrice, allora, significa combattere quotidianamente. Le artiste non solo pagano più degli uomini per accedere a scuole e corsi, ma spesso sono costrette a posare l’una per l’altra, in mancanza di modelli disponibili. La solidarietà diventa sopravvivenza, e l’atelier condiviso un luogo di alleanza. Lì nascono legami forti, come quello tra Claudel e Lipscomb, ma anche tensioni, gelosie, differenze di percorso.
In questo universo di corpi, materia e passione, la scultura al femminile si afferma come gesto politico: scolpire non è più solo creare, ma rivendicare un posto nel mondo.
Una mostra, una genealogia femminile
Frutto di una raffinata coproduzione tra il Musée Camille Claudel, il Musée des Beaux-Arts di Tours e il Musée de Pont-Aven, l’esposizione riunisce le opere di una ventina di artiste straordinarie, troppo a lungo dimenticate.
Tra loro, nomi che iniziano a riemergere dal silenzio della storia: Charlotte Besnard, Marie Cazin, Jessie Lipscomb, Agnès de Frumerie, Anna Bass, Jane Poupelet – solo per citarne alcune. Donne che hanno scolpito il proprio tempo con grazia e potenza, restando per decenni invisibili agli occhi della critica, ma non per questo meno fondamentali.
Francesi o straniere, spesso figlie o mogli d’artisti, sono state le compagne, le rivali, le eredi di Camille Claudel. Alcune l’hanno ispirata, altre hanno raccolto il suo testimone. Tutte, con stili diversi, hanno contribuito a costruire una genealogia della scultura moderna che oggi, finalmente, viene riscoperta.
Anne Rivière: sguardo critico sulla storia dell’arte
A guidare il progetto curatoriale è una squadra interamente femminile, con in prima linea Anne Rivière, storica dell’arte e specialista riconosciuta dell’opera di Camille Claudel. Direttrice scientifica del Musée Camille Claudel, Rivière ha dedicato anni allo studio delle artiste dimenticate, pubblicando testi fondamentali, come il Dictionnaire des Sculptrices, opera monumentale che restituisce voce e volto alle scultrici d’Europa. Con rigore e visione, ha riaperto il dialogo tra arte e genere, scavando nel silenzio della storia. Il suo lavoro contribuisce alla costruzione di un nuovo sguardo sulla scultura al femminile.
La sua visione è chiara: restituire voce e corpo a chi è stata cancellata, raccontare la fatica della creazione in un tempo che non la prevedeva, e mostrare come l’eredità di Camille Claudel viva ancora oggi in ogni donna che osa scolpire la propria forma nel mondo.
Un viaggio che continua: le tappe della mostra
Dopo la sua prima tappa a Nogent-sur-Seine, Au temps de Camille Claudel, être sculptrice à Paris si prepara a viaggiare, portando con sé storie, volti e opere che meritano una nuova luce.
Dal 31 gennaio al 1° giugno 2026, la mostra approderà al Musée des Beaux-Arts di Tours, nel cuore della Valle della Loira, per poi proseguire il suo cammino verso la Bretagna: sarà ospite del suggestivo Musée de Pont-Aven, dal 27 giugno all’8 novembre 2026.
Ogni tappa sarà un’occasione per riscrivere la storia della scultura da una prospettiva femminile, toccando pubblici diversi e restituendo visibilità a un patrimonio troppo a lungo rimasto ai margini.
Un catalogo come atto di memoria e riscrittura
A completare l’esperienza della mostra, un catalogo raffinato e necessario, che estende e approfondisce il racconto di Au temps de Camille Claudel, être sculptrice à Paris.
Non si tratta solo di un compendio di opere: è un libro corale, in cui finalmente prendono la parola quelle donne che, nell’ombra dei grandi maestri, hanno forgiato una modernità al femminile. Le voci di studiose francesi e internazionali si intrecciano per restituire la complessità di percorsi artistici dimenticati, le solidarietà nate negli atelier condivisi, le lotte per il riconoscimento e la nascita di linguaggi estetici unici.
Frutto di una collaborazione viva tra i musei di Nogent-sur-Seine, Tours e Pont-Aven, e alimentato dalle ricerche puntuali di Anne Rivière insieme a una nuova generazione di ricercatrici, il catalogo rappresenta una tappa fondamentale nella riscrittura della storia dell’arte dal punto di vista delle artiste, in quel delicato passaggio tra XIX e XX secolo in cui tutto era ancora da conquistare.
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