Dino Risi “un fallito che ci è riuscito” alla Cineteca francese di Parigi

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 1 Settembre 2021

Tempo stimato per la lettura: 2,8 minuti

Si inaugura domani, 2 settembre, con la proiezione del film In nome del popolo italiano, la retrospettiva dedicata a Dino Risi presso la Cineteca francese di Parigi. Un bell’omaggio, che si concluderà il 27 ottobre 2021, a uno dei registi italiani che, secondo Bernard Benoliel direttore dell’azione culturale ed educativa della Cineteca francese, ha sempre trovato riduttivo riassumere i suoi film in commedie.

«Risi si considerava soprattutto un realista (“Abbiamo tutti bevuto il latte del Neorealismo”), un osservatore insaziabile e lucido che, “in nome del popolo italiano”, porge a tutti gli spettatori, lui compreso, uno specchio in movimento », scrive sul sito della cinemateca Benoiel. «Dino Risi, che amava gli aforismi, diceva di sé: “Sono un fallito che ci è riuscito”. Un fallimento che ha segnato, tra i primi anni Cinquanta e gli anni Novanta, una cinquantina di film, lungometraggi (Una vita difficile, Il Sorpasso, La marcia su Roma) e sketch (I mostri, I nuovi mostri), spesso ricordati per la loro spietata osservazione della società e per la loro salutare malvagità».

Servito da attori ultra espressivi – Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi -, ritraendo personaggi falsamente euforici e veramente depressivi, Risi non ha mai smesso di aprire gli occhi degli spettatori nel buio della sala. Perché nella vera malinconia, non ha mai pensato che il mondo stesse migliorando (In nome del popolo italiano) né che si potesse ritrovare il tempo perduto (Profumo di donna). Tanto più che forse vedeva nel cinema – fonte di tante chimere e illusioni umane (la sua incessante satira su Cinecittà) – l’unico modo comunque per dire la verità sulle immagini che ci circondano e ci alienano.

Vittorio Gassman – I nuovi mostri di Mario Monicelli, Dino Risi ed Ettore Scola (1978)
© Dean Film
Viaggi in Italia

Un cineasta, milanese di origine e romano d’adozione dal 1950, che ha filmato quasi solo italiani in Italia, vale a dire la mentalità, gli accenti, la geografia dello Stivale da nord a sud e, soprattutto, la Storia: la fine di Fascismo, gli anni della miseria e l’avvento della democrazia cristiana (L’amore in città, Una vita difficile), il richiamo del “miracolo” economico (Il Sorpasso), la falsa liberazione della sessualità (Il tigre), l’americanizzazione galoppante (Operazione San Gennaro), la liberalizzazione trompe-l’oeil del dogma cattolico (La moglie del prete), la corruzione sistemica (In nome del popolo italiano), gli anni di piombo (Mordi e fuggi), senza mai dimenticare le radici marce di questo secondo Novecento (La marcia su Roma, Telefoni bianchi).

Una risata strangolata

L’Italia come spettacolo permanente, Risi vi ha sempre tenuto fede, traendo dal suo caro Belpaese una serie di ritratti e, da medico (la sua formazione iniziale), emettendo, uno dopo l’altro, bollettini sanitari. Inoltre, affiancato da una rosa di sceneggiatori incisivi (Festa Campanile e Franciosa, Age e Scarpelli, Sonego, Scola, Maccari…), ha “operato” davvero decennio per decennio sulla società italiana.

Inoltre, la retrospettiva prevede una conferenza tenuta da Bernard Benoliel, il 9 settembre 2021, dalle 19.00 alle 22.15, presso la sala Henri Langlois, seguita dalla proiezione del film La moglie del prete.

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Si inaugura domani, 2 settembre, con la proiezione del film In nome del popolo italiano, la retrospettiva dedicata a Dino Risi presso la Cineteca francese di Parigi. Un bell’omaggio, che si concluderà il 27 ottobre 2021, a uno dei registi italiani che, secondo Bernard Benoliel direttore dell’azione culturale ed educativa della Cineteca francese, ha sempre trovato riduttivo riassumere i suoi film in commedie.

«Risi si considerava soprattutto un realista (“Abbiamo tutti bevuto il latte del Neorealismo”), un osservatore insaziabile e lucido che, “in nome del popolo italiano”, porge a tutti gli spettatori, lui compreso, uno specchio in movimento », scrive sul sito della cinemateca Benoiel. «Dino Risi, che amava gli aforismi, diceva di sé: “Sono un fallito che ci è riuscito”. Un fallimento che ha segnato, tra i primi anni Cinquanta e gli anni Novanta, una cinquantina di film, lungometraggi (Una vita difficile, Il Sorpasso, La marcia su Roma) e sketch (I mostri, I nuovi mostri), spesso ricordati per la loro spietata osservazione della società e per la loro salutare malvagità».

Servito da attori ultra espressivi – Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi -, ritraendo personaggi falsamente euforici e veramente depressivi, Risi non ha mai smesso di aprire gli occhi degli spettatori nel buio della sala. Perché nella vera malinconia, non ha mai pensato che il mondo stesse migliorando (In nome del popolo italiano) né che si potesse ritrovare il tempo perduto (Profumo di donna). Tanto più che forse vedeva nel cinema – fonte di tante chimere e illusioni umane (la sua incessante satira su Cinecittà) – l’unico modo comunque per dire la verità sulle immagini che ci circondano e ci alienano.

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Inoltre, la retrospettiva prevede una conferenza tenuta da Bernard Benoliel, il 9 settembre 2021, dalle 19.00 alle 22.15, presso la sala Henri Langlois, seguita dalla proiezione del film La moglie del prete.

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