Hope Around New York Graffiti al Dromos Festival

Tempo stimato per la lettura: 4 minuti
Non solo musica nel cartellone di DROMOS. Da sempre aperto a contaminazioni ibride e meticce, e votato a indagare tematiche contemporanee e innovative, quest’anno il festival si riconosce sotto il titolo Hope. La speranza è una scelta. Al tema proposto dal festival si lega la mostra HOPE AROUND. New York Graffiti, a cura di Fabiola Naldi, dal 18 luglio al 25 ottobre 2025.
Un viaggio nel graffiti writing
HOPE AROUND. New York Graffiti offre una visione precisa, importante e unica di un periodo complesso ma di grande libertà ed espressività come la scena newyorkese dai primi anni Settanta in poi. L’esposizione si mostra come occasione unica e imperdibile perché presenta, per la prima volta in assoluto, la collezione personale di Pietro Molinas Balata, grande conoscitore di graffiti di scuola americana a partire dalle prime testimonianze pionieristiche.
Un’esposizione di grandi opere
Quaranta grandi opere su tela realizzate dalle figure più influenti del graffiti writing di New York City sono in grado di trasportare il visitatore in un tempo e in uno spazio ormai lontano, ma che mostra e delinea l’indiscutibile impatto del movimento sulla cultura contemporanea. La mostra HOPE AROUND. New York Graffiti rappresenta un’importante occasione per apprezzare opere uniche e certificate nel loro genere, un tributo ai “pionieri” di un linguaggio visivo che ha cambiato per sempre il paesaggio urbano delle nostre città.
I grandi autori del graffiti writing
Tra gli autori presenti è importante sottolineare i nomi di Rammellzee, recentemente celebrato attraverso una mostra retrospettiva presso il Palais de Tokyo di Parigi, Phase 2, figura di primo piano per la nascita e lo sviluppo dell’Aerosol Art, scomparso nel 2019, Futura 2000, tra gli artisti più attivi con collaborazioni con marchi come Nike, Levi’s, Vans, Hennessey, Medicom Toys; e poi Fab 5 Freddy, nome di primo piano dell’Hip Hop, presente con un’opera esposta alla storica mostra del 1979 alla Galleria Medusa di Roma, Crash e Daze, nomi legati alle prime mostre realizzate sul fenomeno e recentemente alla serie di Netflix The Get Down, Toxic e Kool Koor, ancora in attività come artisti riconosciuti su scala internazionale; e ancora Blade e Lee, le cui lettere iconiche sono indissolubilmente legate alla diffusione del graffiti writing, fino alla Tats Cru e How & Nosm come testimonianza di continuità ed evoluzione degli stili.
La collezione “Pietro Molinas Balata”
La presentazione della Collezione “Pietro Molinas Balata”, dedicata alla Old School di New York, comprende quarantadue opere dei più importanti artisti attivi fin dalla seconda metà degli anni ’70 e tre scatti fotografici di Martha Cooper, Robert Herman e Sophie Bramly, rivolti rispettivamente a Keith Haring, Jean-Michel Basquiat e Dondi White. Questo costituisce un tassello fondamentale nell’inquadramento storico-artistico del movimento, testimoniandone l’autenticità e offrendo l’opportunità di riconsiderare e rivalutare la disciplina nel suo primo periodo eroico.
«C’è qualcosa in HOPE AROUND. New York Graffiti che riconosco come familiare» dichiara Salvatore Corona, direttore artistico del festival: «quella forza diretta, nata per strada, capace di trasformare spazi marginali in luoghi di espressione libera e autentica. In fondo anche Dromos, che nel nome porta l’idea del percorso, nasce dalla stessa urgenza di ricerca e incontro tra culture. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questa mostra, al dottor Pietro Molinas Balata per la generosità con cui ha messo a disposizione la sua collezione, e al Comune di Oristano per il costante supporto al nostro lavoro».
L’essenza dei graffiti: ribellione e speranza
Negli anni ’70 e ’80, i graffiti si sono imposti come espressione indipendente di ribellione e speranza. In un contesto urbano spesso percepito come ostile, i “kids di New York” hanno invaso le strade e le metropolitane come spazi attivi e ricettivi, giungendo a una riappropriazione e riconfigurazione dei luoghi al di là dell’affermazione di una singola identità.
La transizione dell’arte del graffiti
La natura indiscutibilmente “vandalica” dei graffiti resta a distanza di oltre cinquant’anni, ma lo scarto temporale può condurre a una riflessione profonda sulla scelta dei singoli protagonisti di trasferire la propria pratica dagli spazi urbani non autorizzati a contesti artistici più istituzionali. Questa transizione solleva interrogativi fondamentali sulla natura dell’arte, sull’autenticità dell’espressione e sul significato stesso di “vandalismo” in un’epoca in cui il graffiti writing è accettato come una forma d’arte a tutti gli effetti.
IMMAGINI
1. SHARP, 1984, spray su tela. Courtesy Collezione Pietro Molinas Barata
2. DELTA 2, 1984, spray su tela. Courtesy Collezione Pietro Molinas Barata
3. Taki 183, senza titolo, 2011, spray e marker su tela 140x219cm. Courtesy Collezione Pietro Molinas Barata
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Hope Around New York Graffiti al Dromos Festival
Tempo stimato per la lettura: 12 minuti
Non solo musica nel cartellone di DROMOS. Da sempre aperto a contaminazioni ibride e meticce, e votato a indagare tematiche contemporanee e innovative, quest’anno il festival si riconosce sotto il titolo Hope. La speranza è una scelta. Al tema proposto dal festival si lega la mostra HOPE AROUND. New York Graffiti, a cura di Fabiola Naldi, dal 18 luglio al 25 ottobre 2025.
Un viaggio nel graffiti writing
HOPE AROUND. New York Graffiti offre una visione precisa, importante e unica di un periodo complesso ma di grande libertà ed espressività come la scena newyorkese dai primi anni Settanta in poi. L’esposizione si mostra come occasione unica e imperdibile perché presenta, per la prima volta in assoluto, la collezione personale di Pietro Molinas Balata, grande conoscitore di graffiti di scuola americana a partire dalle prime testimonianze pionieristiche.
Un’esposizione di grandi opere
Quaranta grandi opere su tela realizzate dalle figure più influenti del graffiti writing di New York City sono in grado di trasportare il visitatore in un tempo e in uno spazio ormai lontano, ma che mostra e delinea l’indiscutibile impatto del movimento sulla cultura contemporanea. La mostra HOPE AROUND. New York Graffiti rappresenta un’importante occasione per apprezzare opere uniche e certificate nel loro genere, un tributo ai “pionieri” di un linguaggio visivo che ha cambiato per sempre il paesaggio urbano delle nostre città.
I grandi autori del graffiti writing
Tra gli autori presenti è importante sottolineare i nomi di Rammellzee, recentemente celebrato attraverso una mostra retrospettiva presso il Palais de Tokyo di Parigi, Phase 2, figura di primo piano per la nascita e lo sviluppo dell’Aerosol Art, scomparso nel 2019, Futura 2000, tra gli artisti più attivi con collaborazioni con marchi come Nike, Levi’s, Vans, Hennessey, Medicom Toys; e poi Fab 5 Freddy, nome di primo piano dell’Hip Hop, presente con un’opera esposta alla storica mostra del 1979 alla Galleria Medusa di Roma, Crash e Daze, nomi legati alle prime mostre realizzate sul fenomeno e recentemente alla serie di Netflix The Get Down, Toxic e Kool Koor, ancora in attività come artisti riconosciuti su scala internazionale; e ancora Blade e Lee, le cui lettere iconiche sono indissolubilmente legate alla diffusione del graffiti writing, fino alla Tats Cru e How & Nosm come testimonianza di continuità ed evoluzione degli stili.
La collezione “Pietro Molinas Balata”
La presentazione della Collezione “Pietro Molinas Balata”, dedicata alla Old School di New York, comprende quarantadue opere dei più importanti artisti attivi fin dalla seconda metà degli anni ’70 e tre scatti fotografici di Martha Cooper, Robert Herman e Sophie Bramly, rivolti rispettivamente a Keith Haring, Jean-Michel Basquiat e Dondi White. Questo costituisce un tassello fondamentale nell’inquadramento storico-artistico del movimento, testimoniandone l’autenticità e offrendo l’opportunità di riconsiderare e rivalutare la disciplina nel suo primo periodo eroico.
«C’è qualcosa in HOPE AROUND. New York Graffiti che riconosco come familiare» dichiara Salvatore Corona, direttore artistico del festival: «quella forza diretta, nata per strada, capace di trasformare spazi marginali in luoghi di espressione libera e autentica. In fondo anche Dromos, che nel nome porta l’idea del percorso, nasce dalla stessa urgenza di ricerca e incontro tra culture. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questa mostra, al dottor Pietro Molinas Balata per la generosità con cui ha messo a disposizione la sua collezione, e al Comune di Oristano per il costante supporto al nostro lavoro».
L’essenza dei graffiti: ribellione e speranza
Negli anni ’70 e ’80, i graffiti si sono imposti come espressione indipendente di ribellione e speranza. In un contesto urbano spesso percepito come ostile, i “kids di New York” hanno invaso le strade e le metropolitane come spazi attivi e ricettivi, giungendo a una riappropriazione e riconfigurazione dei luoghi al di là dell’affermazione di una singola identità.
La transizione dell’arte del graffiti
La natura indiscutibilmente “vandalica” dei graffiti resta a distanza di oltre cinquant’anni, ma lo scarto temporale può condurre a una riflessione profonda sulla scelta dei singoli protagonisti di trasferire la propria pratica dagli spazi urbani non autorizzati a contesti artistici più istituzionali. Questa transizione solleva interrogativi fondamentali sulla natura dell’arte, sull’autenticità dell’espressione e sul significato stesso di “vandalismo” in un’epoca in cui il graffiti writing è accettato come una forma d’arte a tutti gli effetti.
IMMAGINI
1. SHARP, 1984, spray su tela. Courtesy Collezione Pietro Molinas Barata
2. DELTA 2, 1984, spray su tela. Courtesy Collezione Pietro Molinas Barata
3. Taki 183, senza titolo, 2011, spray e marker su tela 140x219cm. Courtesy Collezione Pietro Molinas Barata
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