La varietà
linguistica e culturale della Puglia e il suo dinamismo sono celebrati nella
mostra Apulia Mystères des pouilles entre terre, pierres et mer, presso
l’Istituto italiano di cultura di Parigi, fino al 28 settembre 2022.
Chi visita questa
magnifica regione italiana si accorge come ogni aspetto del suo paesaggio
racconti una storia millenaria. All’Istituto italiano di cultura, la curatrice
della mostra, Francesca Marocchino, ha creato un percorso espositivo che
invita il visitatore a scoprire i misteri di questa regione e, grazie a dei
magnifici reperti, decifrare il fascino esercitato da questa terra così straordinaria.
Terra, luce, pietre e mare
L’inaugurazione
si è tenuta il 4 luglio, in presenza di Diego Marani, direttore
dell’Istituto italiano di cultura, di Aldo Patruno, direttore del
Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio
della Regione Puglia; Francesca Marocchino, storica dell’arte e curatrice della
mostra; Daniela Ventrelli, archeologa, Dipartimento Turismo, Economia
della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia,
co-curatrice della sezione archeologica.
L’esposizione si
articola in tre sezioni che sveleno al pubblico parigino opere mai esposte in
Francia e monumenti ancora poco conosciuti. Rispettando un programma
scientifico, alcuni grandi fotografi pugliesi hanno realizzato dei reportages
per l’occasione. Il percorso conduce il pubblico in un viaggio, dal VIII al
XIII secolo, tra luoghi quasi metafisici, passando dalla porosità della pietra
scolpita delle cattedrali, ai sassi dei muri realizzati a secco, su cui la luce
calda del sole pugliese risplende e fa riprendere ogni cosa, bagnarola di
fascino e di mistero.
Mosaico del grifone, cattedrale di Bitonto, XI secolo, foto Paolo Azzela
In principio fu
la Magna Græcia
Una ventina di
pezzi archeologici eccezionali, provenienti de diverse parti della regione,
costituiscono la prima sezione dell’esposizione, quella archeologica, dal IV al
III secolo aC. Magnifici manufatti del passato rievocano i fasti di quando
questa regione fu parte della Magna Græcia. Tra i reperti ci sono vasi a
figure rosse dalla famosa collezione Jatta di Ruvo di Puglia, come ad
esempio l’anfora rappresentante la storia di Antigone.
E ancora, il bellissimo vaso con volto femminile della collezione di Canosa, gli acrobati del Museo MarTa di Taranto, la raffinata produzione di Gnathia de la Fondazione De Palo-Ungaro, e alcuni pezzi dal Museo Ribezzo di Brindisi e il Museo Castromediano di Lecce. Ognuno di questi oggetti testimonia l’estrema raffinatezza di questa civiltà, la sua pratica dei piaceri, l’importanza data al culto dei morti, la particolarità dell’arte della ceramica che raggiunse il suo apice in questo periodo.
Foto-topografica di Domenico Fioriello
Un’alchimia di
culture
Sono le pietre ei
loro misteri che costituiscono il filo conduttore di questa seconda parte della
mostra che parla periodo medievale VIII-XIII. Nella Puglia, che porta le tracce
dei Bizantini, dei Longobardi, Normanni, Svevi, Federico II, Saraceni e, ove
diversi lingue minoritarie, citate nel corso, gli abitanti non hanno mai smesso
di scavare la roccia e costruire, da nord a sud, dalla Daunia al Salento, ridisegnando
il paesaggio con una sorprendente varietà di forme e stili.
Il visitatore entra, attraverso una galleria fotografica e un video, negli anfratti e nelle chiese rupestri, ancora poco conosciute, le cui pareti sono interamente ricoperte da affreschi e da mosaici di origine bizantina. In un’altra sala, prima di uscire nel giardino, il visitatore può ammirare l’opera originale “foto-topografica” di Domenico Fioriello, un foto-mosaico del centro storico di Bitonto, che mette in evidenza zone del centro storico, archi, strade e scale. Si tratta di uno studio condotto con rigore, ma intriso di poesia, che ci offre una visione più ampia del tessuto minerale degli intricati centri cittadini di sorprendente bellezza.
Nel giardino dell’hôtel de Gallifet
Un maestro
parietario ha realizzato un muro a secco sul prato dell’Istituto italiano di
cultura, come quelli che si snodano tra gli ulivi millenari, di cui una maxi-fotografia
campeggia sempre all’esterno dell’hôtel particulier de Gallifet. Un elemento
tipico del paesaggio pugliese che richiama le tecniche costruttive ancestrali, ancora
oggi ammirabili come i famosi Trulli di Alberobello.
L’arte antica
dialoga con quella contemporanea grazie alla presenza di due artisti pugliesi
(Bari) di grande levatura: Francesco Schiavulli e Lino Sivilli. Concludono
questo percorso le loro sculture Macchina selezionatrice di raggi solari di
Lino Sivilli, legate all’eredità dell’artista Pino Pascali, e Ultima cena
di Francesco Schiavulli. Un altro aspetto della cultura e della creatività
pugliesi che fanno parte della sua anima magica, intrisa di storia e mistero.
La varietà
linguistica e culturale della Puglia e il suo dinamismo sono celebrati nella
mostra Apulia Mystères des pouilles entre terre, pierres et mer, presso
l’Istituto italiano di cultura di Parigi, fino al 28 settembre 2022.
Chi visita questa
magnifica regione italiana si accorge come ogni aspetto del suo paesaggio
racconti una storia millenaria. All’Istituto italiano di cultura, la curatrice
della mostra, Francesca Marocchino, ha creato un percorso espositivo che
invita il visitatore a scoprire i misteri di questa regione e, grazie a dei
magnifici reperti, decifrare il fascino esercitato da questa terra così straordinaria.
Terra, luce, pietre e mare
L’inaugurazione
si è tenuta il 4 luglio, in presenza di Diego Marani, direttore
dell’Istituto italiano di cultura, di Aldo Patruno, direttore del
Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio
della Regione Puglia; Francesca Marocchino, storica dell’arte e curatrice della
mostra; Daniela Ventrelli, archeologa, Dipartimento Turismo, Economia
della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia,
co-curatrice della sezione archeologica.
L’esposizione si
articola in tre sezioni che sveleno al pubblico parigino opere mai esposte in
Francia e monumenti ancora poco conosciuti. Rispettando un programma
scientifico, alcuni grandi fotografi pugliesi hanno realizzato dei reportages
per l’occasione. Il percorso conduce il pubblico in un viaggio, dal VIII al
XIII secolo, tra luoghi quasi metafisici, passando dalla porosità della pietra
scolpita delle cattedrali, ai sassi dei muri realizzati a secco, su cui la luce
calda del sole pugliese risplende e fa riprendere ogni cosa, bagnarola di
fascino e di mistero.
Mosaico del grifone, cattedrale di Bitonto, XI secolo, foto Paolo Azzela
In principio fu
la Magna Græcia
Una ventina di
pezzi archeologici eccezionali, provenienti de diverse parti della regione,
costituiscono la prima sezione dell’esposizione, quella archeologica, dal IV al
III secolo aC. Magnifici manufatti del passato rievocano i fasti di quando
questa regione fu parte della Magna Græcia. Tra i reperti ci sono vasi a
figure rosse dalla famosa collezione Jatta di Ruvo di Puglia, come ad
esempio l’anfora rappresentante la storia di Antigone.
E ancora, il bellissimo vaso con volto femminile della collezione di Canosa, gli acrobati del Museo MarTa di Taranto, la raffinata produzione di Gnathia de la Fondazione De Palo-Ungaro, e alcuni pezzi dal Museo Ribezzo di Brindisi e il Museo Castromediano di Lecce. Ognuno di questi oggetti testimonia l’estrema raffinatezza di questa civiltà, la sua pratica dei piaceri, l’importanza data al culto dei morti, la particolarità dell’arte della ceramica che raggiunse il suo apice in questo periodo.
Foto-topografica di Domenico Fioriello
Un’alchimia di
culture
Sono le pietre ei
loro misteri che costituiscono il filo conduttore di questa seconda parte della
mostra che parla periodo medievale VIII-XIII. Nella Puglia, che porta le tracce
dei Bizantini, dei Longobardi, Normanni, Svevi, Federico II, Saraceni e, ove
diversi lingue minoritarie, citate nel corso, gli abitanti non hanno mai smesso
di scavare la roccia e costruire, da nord a sud, dalla Daunia al Salento, ridisegnando
il paesaggio con una sorprendente varietà di forme e stili.
Il visitatore entra, attraverso una galleria fotografica e un video, negli anfratti e nelle chiese rupestri, ancora poco conosciute, le cui pareti sono interamente ricoperte da affreschi e da mosaici di origine bizantina. In un’altra sala, prima di uscire nel giardino, il visitatore può ammirare l’opera originale “foto-topografica” di Domenico Fioriello, un foto-mosaico del centro storico di Bitonto, che mette in evidenza zone del centro storico, archi, strade e scale. Si tratta di uno studio condotto con rigore, ma intriso di poesia, che ci offre una visione più ampia del tessuto minerale degli intricati centri cittadini di sorprendente bellezza.
Nel giardino dell’hôtel de Gallifet
Un maestro
parietario ha realizzato un muro a secco sul prato dell’Istituto italiano di
cultura, come quelli che si snodano tra gli ulivi millenari, di cui una maxi-fotografia
campeggia sempre all’esterno dell’hôtel particulier de Gallifet. Un elemento
tipico del paesaggio pugliese che richiama le tecniche costruttive ancestrali, ancora
oggi ammirabili come i famosi Trulli di Alberobello.
L’arte antica
dialoga con quella contemporanea grazie alla presenza di due artisti pugliesi
(Bari) di grande levatura: Francesco Schiavulli e Lino Sivilli. Concludono
questo percorso le loro sculture Macchina selezionatrice di raggi solari di
Lino Sivilli, legate all’eredità dell’artista Pino Pascali, e Ultima cena
di Francesco Schiavulli. Un altro aspetto della cultura e della creatività
pugliesi che fanno parte della sua anima magica, intrisa di storia e mistero.
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