L’arte italiana si arricchisce della cultura africana

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 14 Gennaio 2022

Tempo stimato per la lettura: 4 minuti

«Sono veramente lieto di presentare questa esposizione alla quale tengo molto», ha dichiarato il direttore dell’Istituto italiano di cultura (IIC) di Parigi, Diego Marani in occasione del vernissage di The Recovery Plan. Devoir de mémoire à l’italienne, il 13 gennaio scorso. «È un’esposizione dedicata agli artisti italiani di origine africana. È un volto diverso dell’Italia, che conosce male l’Italia stessa, e che desidero presentare oggi in Francia. È una nuova realtà della cultura italiana: una cultura fatta di mélange e di incontri».

L’Hôtel de Galliffet, sede dell’IIC di Parigi, ospita dal 14 gennaio al 16 febbraio 2022 The Recovery Plan. Devoir de mémoire à l’italienne, un centro culturale itinerante dedicato alla produzione di artisti di origine africana nel contesto italiano. L’evento si articola in tre tappe: il progetto di ricerca Black Archive Alliance Vol. III, le pubblicazioni della rivista Africa e Mediterraneo, e infine la mostra principale Gettare il Sasso e Nascondere la Mano, che esplora il lavoro di cinque giovani artisti.

Promuovere la produzione culturale “Black” 

Il centro culturale itinerante è curato da BHMF (Black History Month Florence) in collaborazione con BHMBo (Black History Month Bologna) e la rivista Africa e Mediterraneo. Justin Randolph Thompson, cofondatore e direttore della BHMF, ha spiegato durante il vernissage la genesi di questa sinergia tra i diversi attori. In seguito ha presentato gli artisti esposti (Binta Diaw, Victor Fotso Nyie, Francis Offman, Raziel Perin, Emmanuel Yoro) e i curatori presenti in sala.

Storia della diaspora africana

Black Archive Alliance vol. III nasce dalla collaborazione tra cinque ricercatori afrodiscendenti e gli artisti della prima edizione della YGBI (Young Gifted and Black Italians) Research Residency. Grazie a un approccio sperimentale, basato sul dialogo e sullo scambio, sono stati esplorati numerosi archivi – pubblici e privati – presenti in Italia. Avviato nel 2018, Black Archive Alliance è un progetto di ricerca e formazione che intende trovare modi alternativi per attivare e presentare la ricerca basata sugli archivi, al di là della sfera accademica.

Mami di Raziel Perin e Senza titolo di Francis Offman
Africa e Mediterraneo

Il secondo momento dell’evento, Pulse: raccontando trent’anni di Africa e Mediterraneo, celebra le tre decadi della rivista. Un omaggio al suo sostegno nel promuovere le produzioni creative, artistiche e letterarie di autori di origini africane. Ma soprattutto al suo impegno nell’affrontare le problematiche socioculturali, legate alle migrazioni internazionali, in particolare tra Africa ed Europa, con uno sguardo critico. Africa e Mediterraneo è un semestrale nato nel 1992 e coadiuvato da un comitato scientifico internazionale.

Gettare il Sasso e Nascondere la Mano

Binta Diaw, Victor Fotso Nyie, Francis Offman, Raziel Perin ed Emmanuel Yoro sono i cinque artisti afro-discendenti – under 35 – protagonisti della mostra Gettare il sasso e nascondere la mano. L’esposizione collettiva abbraccia una serie di narrazioni che collegano la spiritualità all’educazione, la storia coloniale e alla sua materialità passando per l’attivismo storico.

La frase «gettare il sasso e nascondere la mano» fa riferimento a una dichiarazione di Cécile Kyenge (ex Ministro per l’integrazione sotto la presidenza del consiglio di Enrico Letta) che rimarcava la mancata assunzione di responsabilità di alcuni leaders politici del loro comportamento.

Tecniche e storie diverse

In una sala, le suggestive fotografie “ridisegnate” con dei gessi colorati delle serie Diaspora di Binta Diaw dialogano con la scultura di Victor Fotso Nyie, Viaggiare insieme (foto apertura articolo) e le stampe su alluminio di Emmanuel Yoro, intitolate Menoi Gennai e Gallagher.

Infine, nell’ultimo spazio espositivo, Sotto il baobab, un’altra magnifica scultura di Victor Fotso Nyie, accoglie il visitatore. Qui sono in mostra le opere in carta o in juta Senza titolo di Francis Offman e le Mami di Raziel Perin in manioca e pietre preziose. Quest’ultimo è il nuovo artista residente all’Hôtel de Galliffet.

Gallagher di Emmanuel Yoro
Riscoprire la cultura italiana con occhi diversi

Il vernissage si è concluso con una creazione musicale di Dudu Kouate, originario del Senegal. L’artista ha regalato al pubblico un’interessante e diversa interpretazione de L’adorazione dei re Magi del pittore italiano del Cinquecento Gaudenzio Ferrari. Un momento sospeso tra performance e lezione di storia dell’arte. La messa in scena della riuscita integrazione dell’artista nel suo paese d’adozione, di cui ha fatto propria la cultura attraverso la tradizione ancestrale senegalese dei poeti cantori griot.

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Published On: 14 Gennaio 2022

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 12 minuti

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L’Hôtel de Galliffet, sede dell’IIC di Parigi, ospita dal 14 gennaio al 16 febbraio 2022 The Recovery Plan. Devoir de mémoire à l’italienne, un centro culturale itinerante dedicato alla produzione di artisti di origine africana nel contesto italiano. L’evento si articola in tre tappe: il progetto di ricerca Black Archive Alliance Vol. III, le pubblicazioni della rivista Africa e Mediterraneo, e infine la mostra principale Gettare il Sasso e Nascondere la Mano, che esplora il lavoro di cinque giovani artisti.

Promuovere la produzione culturale “Black” 

Il centro culturale itinerante è curato da BHMF (Black History Month Florence) in collaborazione con BHMBo (Black History Month Bologna) e la rivista Africa e Mediterraneo. Justin Randolph Thompson, cofondatore e direttore della BHMF, ha spiegato durante il vernissage la genesi di questa sinergia tra i diversi attori. In seguito ha presentato gli artisti esposti (Binta Diaw, Victor Fotso Nyie, Francis Offman, Raziel Perin, Emmanuel Yoro) e i curatori presenti in sala.

Storia della diaspora africana

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Mami di Raziel Perin e Senza titolo di Francis Offman
Africa e Mediterraneo

Il secondo momento dell’evento, Pulse: raccontando trent’anni di Africa e Mediterraneo, celebra le tre decadi della rivista. Un omaggio al suo sostegno nel promuovere le produzioni creative, artistiche e letterarie di autori di origini africane. Ma soprattutto al suo impegno nell’affrontare le problematiche socioculturali, legate alle migrazioni internazionali, in particolare tra Africa ed Europa, con uno sguardo critico. Africa e Mediterraneo è un semestrale nato nel 1992 e coadiuvato da un comitato scientifico internazionale.

Gettare il Sasso e Nascondere la Mano

Binta Diaw, Victor Fotso Nyie, Francis Offman, Raziel Perin ed Emmanuel Yoro sono i cinque artisti afro-discendenti – under 35 – protagonisti della mostra Gettare il sasso e nascondere la mano. L’esposizione collettiva abbraccia una serie di narrazioni che collegano la spiritualità all’educazione, la storia coloniale e alla sua materialità passando per l’attivismo storico.

La frase «gettare il sasso e nascondere la mano» fa riferimento a una dichiarazione di Cécile Kyenge (ex Ministro per l’integrazione sotto la presidenza del consiglio di Enrico Letta) che rimarcava la mancata assunzione di responsabilità di alcuni leaders politici del loro comportamento.

Tecniche e storie diverse

In una sala, le suggestive fotografie “ridisegnate” con dei gessi colorati delle serie Diaspora di Binta Diaw dialogano con la scultura di Victor Fotso Nyie, Viaggiare insieme (foto apertura articolo) e le stampe su alluminio di Emmanuel Yoro, intitolate Menoi Gennai e Gallagher.

Infine, nell’ultimo spazio espositivo, Sotto il baobab, un’altra magnifica scultura di Victor Fotso Nyie, accoglie il visitatore. Qui sono in mostra le opere in carta o in juta Senza titolo di Francis Offman e le Mami di Raziel Perin in manioca e pietre preziose. Quest’ultimo è il nuovo artista residente all’Hôtel de Galliffet.

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Il vernissage si è concluso con una creazione musicale di Dudu Kouate, originario del Senegal. L’artista ha regalato al pubblico un’interessante e diversa interpretazione de L’adorazione dei re Magi del pittore italiano del Cinquecento Gaudenzio Ferrari. Un momento sospeso tra performance e lezione di storia dell’arte. La messa in scena della riuscita integrazione dell’artista nel suo paese d’adozione, di cui ha fatto propria la cultura attraverso la tradizione ancestrale senegalese dei poeti cantori griot.

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