Samuel Fosso: mezzo secolo tra fotografia e performance

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 8 Novembre 2021

Tempo stimato per la lettura: 4,6 minuti

La Maison Européenne de la Photographie di Parigi presenta, dal 10 novembre 2021 al 20 marzo 2022, la prima mostra che riunisce tutto il lavoro di Samuel Fosso dagli anni Settanta ad oggi. Per questo il titolo dell’esposizione è semplicemente il nome il cognome del fotografo.

Artista diventato imprescindibile nel panorama dell’arte contemporanea, Samuel Fosso è regolarmente invitato a presentare il suo lavoro in istituzioni di fama internazionale come la Tate Modern di Londra, la Fondazione Louis Vuitton di Parigi, o il MoMA e il Guggenheim a New York. Il suo lavoro è presente anche nelle collezioni private e pubbliche più prestigiose del mondo. Nonostante questo ampio riconoscimento e quest’ importante successo di critica, non gli è mai stata finora consacrata una retrospettiva.

Perciò l’esposizione parigina Samuel Fosso mira a mostrare l’intera portata e ricchezza di un’opera sontuosa che mette in discussione le potenzialità dell’immagine fotografica da quasi cinquant’anni e che continua a offrire uno sguardo fresco e pertinente sul mondo.

La mostra ripercorre mezzo secolo dell’opera di un fotografo che oggi occupa un posto centrale nel panorama artistico internazionale. Un viaggio che oscilla tra introspezione intima e narrazioni collettive attraverso alcune serie emblematiche, opere più riservate e fotografie giovanili inedite.

Nato nel 1962 in Camerun, Samuel Fosso ha iniziato la sua carriera giovanissimo come fotografo in studio, seguendo le orme di Seydou Keïta e Malick Sidibé. Si fa conoscere con i suoi autoritratti e le performance fotografiche e acquisisce fama internazionale durante la sua partecipazione alla prima edizione dei Les Rencontres de Bamako, nel 1994.

Nel 1997, realizza la serie Tati – in cui interpretava vari personaggi stereotipati come La donna libera americana, Il giocatore di golf o Il rocker – diventata iconica. Attraverso queste immagini divertenti e graffianti, Samuel Fosso interroga profondamente la nozione d’identità personale e sociale. Questa capacità di fondersi con altre vite, altri viaggi, è il filo conduttore di un’opera attraverso la quale l’artista esplora la libertà di inventare e di raccontare.

Se il genere dell’autofiction, e più in particolare dell’autoritratto, è stato ampiamente utilizzato dagli artisti degli anni ’70, Samuel Fosso ha dato a questa pratica un nuovo ambito, sia politico che storico, immaginario e intimo. Incarnare davanti all’obiettivo le personalità di spicco della storia e degli archetipi sociali costituisce per Fosso il mezzo dell’esistere nel mondo tanto quanto una dimostrazione della potenza del medium fotografico nella costruzione di una figura.

Samuel Fosso, autoritratto « Black Pope », 2017
© Samuel Fosso courtesy Jean-Marc Patras / Paris

Samuel Fosso fa parte di una stirpe di grandi artisti internazionali, tra cui la fotografa americana Cindy Sherman o il fotografo Yasumasa Morimura giapponese. Samuel Fosso usa il corpo, l’abbigliamento, gli oggetti di scena e le pose come strumenti critici, per decostruire le rappresentazioni stereotipate di genere e l’identità di classe sociale. Mostra molteplici individualità che sfuggono a qualsiasi categorizzazione semplicistica e pensa anche al potere simbolico di immagini nello sviluppo di icone e miti collettivi.

Il lavoro del fotografo non è mai totalmente disconnesso da sua vita personale, alcuni progetti fanno anche parte di un processo molto intimo, anche autobiografico come le serie Il sogno di mio nonno e Ricordo di un amico. Più in generale, la pratica dell’autoritratto nell’opera di Samuel Fosso non è estranea all’assenza di foto di lui da bambino: i suoi genitori non lo fotografano a causa di una disabilità fisica che ha dalla nascita. Fotografare sé stesso diventa quindi un modo di stare al mondo e di rivendicare la propria esistenza sociale.

Inoltre, Samuel Fosso si interessa molto anche al mondo della moda. La Maison Européenne de la Photographie di Parigi presenta, in occasione di questa retrospettiva, una nuova serie prodotta nell’estate del 2021 in collaborazione con la stilista Grace Wales Bonner.

La mostra Samuel Fosso è organizzata dalla Maison Européenne de la Photographie di Parigi con il sostegno dell’Art Mentor Foundation Lucerne e l’aiuto del musée du quai Branly – Jacques Chirac. In seguito, sarà oggetto di un tour internazionale e sarà presentata alla Walther Collection di Neu-Ulm, in Germania. In occasione della mostra e in collaborazione con il MEP, le edizioni Steidl pubblicano la versione francese del libro Autoportrait, prima opera monografica dedicata all’artista. La curatela è affidata a Clothilde Morette in stretta collaborazione con Samuel Fosso e il suo gallerista Jean-Marc Patras. Samuel Fosso dedica questa mostra alla memoria del critico d’arte nigeriano Okwui Enwezor.

In occasione di questa notevole retrospettiva di Samuel Fosso, sul piazzale della Gare de Lyon di Parigi, dall’8 novembre fino al 15 dicembre 2021, i viaggiatori possono ammirare due allestimenti fotografici imponenti delle serie ALLONZENFANS e SIXSIXSIX.

Con più di 200 opere, che mescolano stampe vintage degli anni ’70, serie emblematiche a colori e in bianco e nero dagli anni ’90 al 2000 come le già citate Tati e SIXSIXSIX, questa retrospettiva offre per la prima volta uno sguardo completo sul lavoro pionieristico di quest’artista africano che interpreta stereotipi e attraversa confini geografici e storici, di genere e di classe.

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La Maison Européenne de la Photographie di Parigi presenta, dal 10 novembre 2021 al 20 marzo 2022, la prima mostra che riunisce tutto il lavoro di Samuel Fosso dagli anni Settanta ad oggi. Per questo il titolo dell’esposizione è semplicemente il nome il cognome del fotografo.

Artista diventato imprescindibile nel panorama dell’arte contemporanea, Samuel Fosso è regolarmente invitato a presentare il suo lavoro in istituzioni di fama internazionale come la Tate Modern di Londra, la Fondazione Louis Vuitton di Parigi, o il MoMA e il Guggenheim a New York. Il suo lavoro è presente anche nelle collezioni private e pubbliche più prestigiose del mondo. Nonostante questo ampio riconoscimento e quest’ importante successo di critica, non gli è mai stata finora consacrata una retrospettiva.

Perciò l’esposizione parigina Samuel Fosso mira a mostrare l’intera portata e ricchezza di un’opera sontuosa che mette in discussione le potenzialità dell’immagine fotografica da quasi cinquant’anni e che continua a offrire uno sguardo fresco e pertinente sul mondo.

La mostra ripercorre mezzo secolo dell’opera di un fotografo che oggi occupa un posto centrale nel panorama artistico internazionale. Un viaggio che oscilla tra introspezione intima e narrazioni collettive attraverso alcune serie emblematiche, opere più riservate e fotografie giovanili inedite.

Nato nel 1962 in Camerun, Samuel Fosso ha iniziato la sua carriera giovanissimo come fotografo in studio, seguendo le orme di Seydou Keïta e Malick Sidibé. Si fa conoscere con i suoi autoritratti e le performance fotografiche e acquisisce fama internazionale durante la sua partecipazione alla prima edizione dei Les Rencontres de Bamako, nel 1994.

Nel 1997, realizza la serie Tati – in cui interpretava vari personaggi stereotipati come La donna libera americana, Il giocatore di golf o Il rocker – diventata iconica. Attraverso queste immagini divertenti e graffianti, Samuel Fosso interroga profondamente la nozione d’identità personale e sociale. Questa capacità di fondersi con altre vite, altri viaggi, è il filo conduttore di un’opera attraverso la quale l’artista esplora la libertà di inventare e di raccontare.

Se il genere dell’autofiction, e più in particolare dell’autoritratto, è stato ampiamente utilizzato dagli artisti degli anni ’70, Samuel Fosso ha dato a questa pratica un nuovo ambito, sia politico che storico, immaginario e intimo. Incarnare davanti all’obiettivo le personalità di spicco della storia e degli archetipi sociali costituisce per Fosso il mezzo dell’esistere nel mondo tanto quanto una dimostrazione della potenza del medium fotografico nella costruzione di una figura.

Samuel Fosso, autoritratto « Black Pope », 2017
© Samuel Fosso courtesy Jean-Marc Patras / Paris

Samuel Fosso fa parte di una stirpe di grandi artisti internazionali, tra cui la fotografa americana Cindy Sherman o il fotografo Yasumasa Morimura giapponese. Samuel Fosso usa il corpo, l’abbigliamento, gli oggetti di scena e le pose come strumenti critici, per decostruire le rappresentazioni stereotipate di genere e l’identità di classe sociale. Mostra molteplici individualità che sfuggono a qualsiasi categorizzazione semplicistica e pensa anche al potere simbolico di immagini nello sviluppo di icone e miti collettivi.

Il lavoro del fotografo non è mai totalmente disconnesso da sua vita personale, alcuni progetti fanno anche parte di un processo molto intimo, anche autobiografico come le serie Il sogno di mio nonno e Ricordo di un amico. Più in generale, la pratica dell’autoritratto nell’opera di Samuel Fosso non è estranea all’assenza di foto di lui da bambino: i suoi genitori non lo fotografano a causa di una disabilità fisica che ha dalla nascita. Fotografare sé stesso diventa quindi un modo di stare al mondo e di rivendicare la propria esistenza sociale.

Inoltre, Samuel Fosso si interessa molto anche al mondo della moda. La Maison Européenne de la Photographie di Parigi presenta, in occasione di questa retrospettiva, una nuova serie prodotta nell’estate del 2021 in collaborazione con la stilista Grace Wales Bonner.

La mostra Samuel Fosso è organizzata dalla Maison Européenne de la Photographie di Parigi con il sostegno dell’Art Mentor Foundation Lucerne e l’aiuto del musée du quai Branly – Jacques Chirac. In seguito, sarà oggetto di un tour internazionale e sarà presentata alla Walther Collection di Neu-Ulm, in Germania. In occasione della mostra e in collaborazione con il MEP, le edizioni Steidl pubblicano la versione francese del libro Autoportrait, prima opera monografica dedicata all’artista. La curatela è affidata a Clothilde Morette in stretta collaborazione con Samuel Fosso e il suo gallerista Jean-Marc Patras. Samuel Fosso dedica questa mostra alla memoria del critico d’arte nigeriano Okwui Enwezor.

In occasione di questa notevole retrospettiva di Samuel Fosso, sul piazzale della Gare de Lyon di Parigi, dall’8 novembre fino al 15 dicembre 2021, i viaggiatori possono ammirare due allestimenti fotografici imponenti delle serie ALLONZENFANS e SIXSIXSIX.

Con più di 200 opere, che mescolano stampe vintage degli anni ’70, serie emblematiche a colori e in bianco e nero dagli anni ’90 al 2000 come le già citate Tati e SIXSIXSIX, questa retrospettiva offre per la prima volta uno sguardo completo sul lavoro pionieristico di quest’artista africano che interpreta stereotipi e attraversa confini geografici e storici, di genere e di classe.

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