Nel XIV° arrondissement di Parigi, JBC onora Agnès Varda

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 14 Settembre 2020

Tempo stimato per la lettura: 5,6 minuti

Un omaggio a una grande cineasta, Agnès Varda, attraverso un murale realizzato da Jean Baptiste Colin, alias JBC, nel XIV° arrondissement di Parigi, quartiere dove la regista ha vissuto per decenni, proprio non lontano dalla sua casa di rue Daguerre.

A lei, alla sua arte, al suo lavoro, al suo impegno, è dedicato il grande dipinto eseguito sulla parete della scuola elementare Boulard. “La scelta della parete non è casuale. Per noi è molto importante l’educazione. Tra queste mura le giovani generazioni imparano a vivere insieme, in comunità. A qualcuno forse gemmerà l’idea d’impegnarsi socialmente o politicamente per la collettività. Vogliamo anche che il recarsi a scuola possa essere un momento culturale. Inoltre, qui vicino c’è la piazza Jacques Demy (marito di Agnès Varda n.d.r.). Con quest’opera abbiamo voluto celebrare questa donna militante, il suo cinema e la settima arte”, ha dichiarato Carine Petit, sindaca del XIV° arrondissement , durante il vernissage del muro, sabato 12 settembre 2020, al quale ha partecipato anche la figlia della regista, Rosalie Varda. In quest’occasione abbiamo incontrato l’artista JBC, che ci ha parlato di questa bella iniziativa.

Com’è nata l’idea di questo progetto?
In passato ho avuto l’opportunità di lavorare nel XIV °arrondissement, dove ho realizzato un omaggio al Fronte popolare, e desideravo dipingere ancora in questo quartiere ma su un muro più grande. Con Carine Petit stavamo iniziando la nostra collaborazione quando purtroppo ci ha lasciati Agnès Varda (29 marzo 2019 n.d.r.). La scelta del soggetto si è imposta naturalmente. Volevamo renderle omaggio. A dicembre 2019, Rosalie Varda è stata associata al progetto: lei desiderava qualcosa che raccontasse nello stesso tempo sua madre, la sua relazione con Parigi e il suo quartiere. Di solito sono io che propongo il soggetto al committente, ma questo “fresque” è veramente particolare. La gestazione è stata lunga, anche a causa del confinamento che ne ha ritardato la realizzazione, ma alla fine penso che sia stato un bene: abbiamo avuto più tempo a disposizione per studiare e concordare ogni dettaglio.

Il murale rappresenta la regista seduta sulla sua sedia, con su scritto il suo nome, come se stesse su un set. È colta mentre si gira e ci “guarda”. Una sorta di piano sequenza, dove insieme a Corinne Marchand, protagonista di Cléo de 5 à 7, sfila una serie di altri personaggi: chi sono?
Per questo murale, su richiesta di Rosalie, mi sono ispirato anche al documentario d’Agnès Varda, Daguerreotypes (1975 n.d.r.), girato appunto a rue Daguerre, la strada in cui risiedeva. È un film di prossimità che racconta le persone che vi abitano, i suoi commercianti.

Quest’estate, mentre dipingevo è stato commuovente ascoltare i diversi aneddoti di chi la frequentava o di chi l’incontrava semplicemente al mercato. Qualcuno conosceva le persone ritratte, oggi anch’esse scomparse: l’idraulico, il panettiere, il mago, tutti protagonisti del documentario Daguerreotypes. È stato molto bello vedere il profondo attaccamento degli abitanti del quartiere per Agnès Varda.

Mi ha colpito molto questo sentimento corrisposto tra la gente e la regista, soprattutto perché dipingo raramente dei soggetti legati al luogo. In futuro c’è il progetto di estendere il murale, non so se sarò coinvolto ancora, o sarà un altro artista con la sua sensibilità a interpretare il lavoro di Varda.

Qual è la sua formazione come artista?
Sono completamente autodidatta. Ho fatto degli studi di legge, ma in me c’è sempre stato, sin da piccolo, il desiderio di diventare artista. Per questo ho lasciato l’università e frequentato dei corsi di grafica, principalmente per avere un lavoro creativo che mi permettesse di guadagnare. Contemporaneamente ho iniziato a fare arte in strada e piano piano a essere conosciuto. Oggi vivo tranquillamente della mia arte, grazie anche alle tele che dipingo nel mio atelier e alle commissioni di murales.

Qual è il ruolo dell’artista urbano?
La street art puó avere un ruolo socialemente e politicamente impegnato. L’arte urbana viene fruita dal pubblico senza la mediazione delle gallerie, delle case d’asta o dei musei. L’artista ha un rapporto diretto con la gente. In questo contesto puó approfittarne per veicolare un messaggio, esprimere la propria opinione, ma non è un obbligo.

Secondo me ció che pensa un artista va in secondo piano, è l’opera d’arte che dev’essere messa in avanti. Le opinioni politiche devono essere espresse in maniera sottile, quasi nascosta.

E JBC nasconde dei messaggi nei suoi murales?
In passato ero più diretto. Le mie opere erano immagini e slogan. Con passare del tempo e con l’evolvere della mia sensiblità artistica, di tanto in tanto, esprimo le mie opinioni in manira velata, attraverso dei “detournement”. È il caso di un muro in cui ritraggo alcuni uomini politici internazionali (Trump, Putin, Marine Le Pen, Macron n.d.r.) in un banchetto dell’Impero romano decadente. Non c’è commento, preferiso che ognuno formuli il suo.

Come avviene il processo creativo nel suo lavoro?
Il processo creativo resta per me ancora un mistero. Parto dall’idea di un soggetto che mi porta a effettuare delle ricerche sul web o in biblioteca. Procedo per associazione d’idee. Il mio lavoro si concentra principalmente sulla figura umana. Come dicevo prima utilizzo la tecnica del “detournement”. Trovo delle immagini che mi interessano e le decontestalizzo. Le inserisco in un altro scenario. Attraverso photoshop, costruisco una sorta di fotomontaggio che diventa il modello su cui mi baso per dipingere i miei muri e al quale cerco di restare il più fedele possibile. Per questo motivo utilizzo dei video proiettori o i degli stencil, affinché il risultato finale corrisponda esattamente a quello che ho immaginato durante la fase di progettazione. 

In che modo ha operato per l’omaggio ad Agnès Varda?
Per questo murale ho costruito degli enormi stencil verticali che ho messo uno dopo l’altro. Ci sono volute circa due settimane per realizzarlo, con l’aiuto di due assistenti.

Prossimi progetti?
Continuo a dipingere nel mio studio e il mese prossimo inaugurerò il ritratto del compositore Claude Debussy a Saint-Germain-en-Laye, la città dove è nato.

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Nel XIV° arrondissement di Parigi, JBC onora Agnès Varda

Published On: 14 Settembre 2020

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 17 minuti

Un omaggio a una grande cineasta, Agnès Varda, attraverso un murale realizzato da Jean Baptiste Colin, alias JBC, nel XIV° arrondissement di Parigi, quartiere dove la regista ha vissuto per decenni, proprio non lontano dalla sua casa di rue Daguerre.

A lei, alla sua arte, al suo lavoro, al suo impegno, è dedicato il grande dipinto eseguito sulla parete della scuola elementare Boulard. “La scelta della parete non è casuale. Per noi è molto importante l’educazione. Tra queste mura le giovani generazioni imparano a vivere insieme, in comunità. A qualcuno forse gemmerà l’idea d’impegnarsi socialmente o politicamente per la collettività. Vogliamo anche che il recarsi a scuola possa essere un momento culturale. Inoltre, qui vicino c’è la piazza Jacques Demy (marito di Agnès Varda n.d.r.). Con quest’opera abbiamo voluto celebrare questa donna militante, il suo cinema e la settima arte”, ha dichiarato Carine Petit, sindaca del XIV° arrondissement , durante il vernissage del muro, sabato 12 settembre 2020, al quale ha partecipato anche la figlia della regista, Rosalie Varda. In quest’occasione abbiamo incontrato l’artista JBC, che ci ha parlato di questa bella iniziativa.

Com’è nata l’idea di questo progetto?
In passato ho avuto l’opportunità di lavorare nel XIV °arrondissement, dove ho realizzato un omaggio al Fronte popolare, e desideravo dipingere ancora in questo quartiere ma su un muro più grande. Con Carine Petit stavamo iniziando la nostra collaborazione quando purtroppo ci ha lasciati Agnès Varda (29 marzo 2019 n.d.r.). La scelta del soggetto si è imposta naturalmente. Volevamo renderle omaggio. A dicembre 2019, Rosalie Varda è stata associata al progetto: lei desiderava qualcosa che raccontasse nello stesso tempo sua madre, la sua relazione con Parigi e il suo quartiere. Di solito sono io che propongo il soggetto al committente, ma questo “fresque” è veramente particolare. La gestazione è stata lunga, anche a causa del confinamento che ne ha ritardato la realizzazione, ma alla fine penso che sia stato un bene: abbiamo avuto più tempo a disposizione per studiare e concordare ogni dettaglio.

Il murale rappresenta la regista seduta sulla sua sedia, con su scritto il suo nome, come se stesse su un set. È colta mentre si gira e ci “guarda”. Una sorta di piano sequenza, dove insieme a Corinne Marchand, protagonista di Cléo de 5 à 7, sfila una serie di altri personaggi: chi sono?
Per questo murale, su richiesta di Rosalie, mi sono ispirato anche al documentario d’Agnès Varda, Daguerreotypes (1975 n.d.r.), girato appunto a rue Daguerre, la strada in cui risiedeva. È un film di prossimità che racconta le persone che vi abitano, i suoi commercianti.

Quest’estate, mentre dipingevo è stato commuovente ascoltare i diversi aneddoti di chi la frequentava o di chi l’incontrava semplicemente al mercato. Qualcuno conosceva le persone ritratte, oggi anch’esse scomparse: l’idraulico, il panettiere, il mago, tutti protagonisti del documentario Daguerreotypes. È stato molto bello vedere il profondo attaccamento degli abitanti del quartiere per Agnès Varda.

Mi ha colpito molto questo sentimento corrisposto tra la gente e la regista, soprattutto perché dipingo raramente dei soggetti legati al luogo. In futuro c’è il progetto di estendere il murale, non so se sarò coinvolto ancora, o sarà un altro artista con la sua sensibilità a interpretare il lavoro di Varda.

Qual è la sua formazione come artista?
Sono completamente autodidatta. Ho fatto degli studi di legge, ma in me c’è sempre stato, sin da piccolo, il desiderio di diventare artista. Per questo ho lasciato l’università e frequentato dei corsi di grafica, principalmente per avere un lavoro creativo che mi permettesse di guadagnare. Contemporaneamente ho iniziato a fare arte in strada e piano piano a essere conosciuto. Oggi vivo tranquillamente della mia arte, grazie anche alle tele che dipingo nel mio atelier e alle commissioni di murales.

Qual è il ruolo dell’artista urbano?
La street art puó avere un ruolo socialemente e politicamente impegnato. L’arte urbana viene fruita dal pubblico senza la mediazione delle gallerie, delle case d’asta o dei musei. L’artista ha un rapporto diretto con la gente. In questo contesto puó approfittarne per veicolare un messaggio, esprimere la propria opinione, ma non è un obbligo.

Secondo me ció che pensa un artista va in secondo piano, è l’opera d’arte che dev’essere messa in avanti. Le opinioni politiche devono essere espresse in maniera sottile, quasi nascosta.

E JBC nasconde dei messaggi nei suoi murales?
In passato ero più diretto. Le mie opere erano immagini e slogan. Con passare del tempo e con l’evolvere della mia sensiblità artistica, di tanto in tanto, esprimo le mie opinioni in manira velata, attraverso dei “detournement”. È il caso di un muro in cui ritraggo alcuni uomini politici internazionali (Trump, Putin, Marine Le Pen, Macron n.d.r.) in un banchetto dell’Impero romano decadente. Non c’è commento, preferiso che ognuno formuli il suo.

Come avviene il processo creativo nel suo lavoro?
Il processo creativo resta per me ancora un mistero. Parto dall’idea di un soggetto che mi porta a effettuare delle ricerche sul web o in biblioteca. Procedo per associazione d’idee. Il mio lavoro si concentra principalmente sulla figura umana. Come dicevo prima utilizzo la tecnica del “detournement”. Trovo delle immagini che mi interessano e le decontestalizzo. Le inserisco in un altro scenario. Attraverso photoshop, costruisco una sorta di fotomontaggio che diventa il modello su cui mi baso per dipingere i miei muri e al quale cerco di restare il più fedele possibile. Per questo motivo utilizzo dei video proiettori o i degli stencil, affinché il risultato finale corrisponda esattamente a quello che ho immaginato durante la fase di progettazione. 

In che modo ha operato per l’omaggio ad Agnès Varda?
Per questo murale ho costruito degli enormi stencil verticali che ho messo uno dopo l’altro. Ci sono volute circa due settimane per realizzarlo, con l’aiuto di due assistenti.

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Continuo a dipingere nel mio studio e il mese prossimo inaugurerò il ritratto del compositore Claude Debussy a Saint-Germain-en-Laye, la città dove è nato.

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