52010 Art Fest: un nuovo indirizzo per l’arte urbana

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 10 Settembre 2020

Tempo stimato per la lettura: 5,1 minuti

Nella magnifica campagna aretina nasce 52010 Art Fest, il primo festival d’arte di strada di Capolona. Per la sua prima edizione, la manifestazione porta sui muri del piccolo paese toscano due fra i nomi più noti nel panorama internazionale dell’arte urbana, Francisco Bosoletti ed Exit Enter. Inoltre, a quest’ultimo, è dedicata una mostra personale.

L’evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra il Comune di Capolona, nella figura dell’assessore alla Cultura, Gianluca Norcini, un interlocutore attento e aperto alle proposizioni, e il curatore indipendente e direttore artistico del progetto, Matteo Bidini.Nonché alla partecipazione dell’istituto comprensivo Garibaldi di Capolona e di alcuni privati cittadini che hanno messo a disposizione spazi e muri.

Gli artisti saranno all’opera fino al 13 settembre, per realizzare due murales. Il 12 settembre, alle ore 16, per avere un’avant-première, appuntamento davanti al palazzo comunale da dove partirà un tour gratuito con il curatore, Francisco Bosoletti ed Exit Enter, alla scoperta delle opere ultimate, o quasi. Inoltre, come accennato, il 13 settembre, dalle ore 17 alle 21, si terrà l’inaugurazione dell’esposizione personale di Exit Enter “La leggerezza dell’essere”, ispirata ai luoghi e paesaggi toscani, visitabile fino al 20 settembre.

52010 Art Fest è una manifestazione che spazia dal locale al mondiale, come dimostra anche la scelta dei due artisti urbani, dal talento e la sensibilità unici, chiamati a partecipare a questa prima edizione. Giovane curatore d’interventi d’arte pubblica in Italia e all’estero, Matteo Bidini, ci parla di questo festival.

Come è nato il progetto? L’emergenza Coronavirus ha impattato le attività previste?
Ho già lavorato con altre piccole comunità della zona. Mi piace molto intervenire in questi contesti, dove si incontra meno burocrazia e si può avere carta bianca nella scelta degli artisti, e questi totale libertà per le opere da realizzare. Per 52010 Art Fest ho impiegato quasi un anno di lavoro ma, nonostante la situazione sanitaria, siamo riusciti a poterlo realizzare.

Ovviamente, abbiamo dovuto modificare alcuni aspetti del progetto iniziale, sono stati eliminati i momenti d’aggregazione costituiti dai concerti o da altre situazioni più festive. Abbiamo dovuto rinunciare anche a degli atelier che avrebbero coinvolto i ragazzi della scuola sul cui muro Exit Enter realizzerà il suo murale. Questo festival è alla sua prima edizione, ma non vuole essere assolutamente un’operazione “one shot”. In programma abbiamo ancora altre tre edizioni, con altri artisti e idee. Si tratta di un progetto a lunga durata, al fine di attuare un processo continuo per un vero interesse artistico del e nel territorio.

Come mai ha voluto questi due artisti? Qual è stato il suo criterio di selezione?
Per la scelta hanno giocato due fattori, la carriera e l’empatia. Lavoro da anni con Exit Enter. Insieme abbiamo realizzato altri interventi in Val di Chiana e conosco bene il percorso di Bosoletti, con il quale è la prima volta che collaboro ma che da subito ha dimostrato il suo entusiasmo per questo festival.

I due artisti hanno referenze e stili diversi: è proprio questa diversità la ricchezza che apportano al 52010 Art Fest. Lo street artist argentino lavora su un muro di un edificio vicino alla piazza. La parete presenta alcune imperfezioni, crepe, segni dello scorrere del tempo, che includerà naturalmente nel suo lavoro: un omaggio alle comunità che si sviluppano nei pressi dei corsi d’acqua.

Cosa apporta di più il fatto di realizzare un festival in una piccola comunità?
In primis gli artisti sono stati liberi nella scelta. Non hanno dovuto presentare un bozzetto da far approvare. C’è stata totale fiducia da parte dell’amministrazione locale. La loro carriera e sensibilità artistica sono il miglior biglietto da visita. C’è un totale rispetto dell’artista, che a sua volta rispetta la comunità in cui la sua opera s’inserisce.
Sono stati realizzati dei sopralluoghi qualche giorno prima dell’inizio del festival: è il luogo che ispira, le persone che lo vivono.

Nei piccoli centri c’è una dimensione più raccolta, un senso della comunità che nelle grandi città non si trova. La gente partecipa alla creazione artistica, è curiosa, segue attenta il lavoro dell’artista, lo interroga, lo ospita, lo aiuta se ha un imprevisto.

Si è in una situazione di scambio e condivisione. Mi piace pensare che chi vive a Capolona sia fiero di quello che qui stiamo realizzando e costruendo, in modo che i suoi abitanti siano orgogliosi del loro paese. Alla bellezza del luogo vogliamo associare eventi culturali, artistici e musicali. È per questo che la manifestazione è pensata per più edizioni, affinché si crei qualcosa di duraturo e di qualità soprattutto.

Attraverso il festival vorremmo riconsegnare un’identità agli spazi pubblici con un’attenzione agli individui che vivono questi luoghi.

Seconde lei, qual è il ruolo dell’arte urbana nella società?
Democratizzare l’arte, renderla gratuita e fruibile a ogni tipo di pubblico: da chi frequenta i musei e gallerie a chi si trova per caso, forse per la prima volta, davanti a un’opera d’arte. L’obiettivo è di far riflettere, dato che per un’artista scegliere di lavorare in strada è anche un atto politico. Parlo degli artisti, e non dei molti che si sono improvvisati tali sulla scia della notorietà che ha questo movimento artistico.

Gli artisti urbani lavorano tra e per la gente, si ispirano al luogo, alla sua storia, alle persone che lo frequentano. Lavorano insieme, si influenzano reciprocamente, si adattano al supporto su cui operano.

Progetti per il futuro?
Altri interventi intorno ad Arezzo. Un libro con Zed1, che dovrebbe uscire a dicembre, ed evidentemente, pensare alla prossima edizione di 52010 Art Fest.

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52010 Art Fest: un nuovo indirizzo per l’arte urbana

Published On: 10 Settembre 2020

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 15 minuti

Nella magnifica campagna aretina nasce 52010 Art Fest, il primo festival d’arte di strada di Capolona. Per la sua prima edizione, la manifestazione porta sui muri del piccolo paese toscano due fra i nomi più noti nel panorama internazionale dell’arte urbana, Francisco Bosoletti ed Exit Enter. Inoltre, a quest’ultimo, è dedicata una mostra personale.

L’evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra il Comune di Capolona, nella figura dell’assessore alla Cultura, Gianluca Norcini, un interlocutore attento e aperto alle proposizioni, e il curatore indipendente e direttore artistico del progetto, Matteo Bidini.Nonché alla partecipazione dell’istituto comprensivo Garibaldi di Capolona e di alcuni privati cittadini che hanno messo a disposizione spazi e muri.

Gli artisti saranno all’opera fino al 13 settembre, per realizzare due murales. Il 12 settembre, alle ore 16, per avere un’avant-première, appuntamento davanti al palazzo comunale da dove partirà un tour gratuito con il curatore, Francisco Bosoletti ed Exit Enter, alla scoperta delle opere ultimate, o quasi. Inoltre, come accennato, il 13 settembre, dalle ore 17 alle 21, si terrà l’inaugurazione dell’esposizione personale di Exit Enter “La leggerezza dell’essere”, ispirata ai luoghi e paesaggi toscani, visitabile fino al 20 settembre.

52010 Art Fest è una manifestazione che spazia dal locale al mondiale, come dimostra anche la scelta dei due artisti urbani, dal talento e la sensibilità unici, chiamati a partecipare a questa prima edizione. Giovane curatore d’interventi d’arte pubblica in Italia e all’estero, Matteo Bidini, ci parla di questo festival.

Come è nato il progetto? L’emergenza Coronavirus ha impattato le attività previste?
Ho già lavorato con altre piccole comunità della zona. Mi piace molto intervenire in questi contesti, dove si incontra meno burocrazia e si può avere carta bianca nella scelta degli artisti, e questi totale libertà per le opere da realizzare. Per 52010 Art Fest ho impiegato quasi un anno di lavoro ma, nonostante la situazione sanitaria, siamo riusciti a poterlo realizzare.

Ovviamente, abbiamo dovuto modificare alcuni aspetti del progetto iniziale, sono stati eliminati i momenti d’aggregazione costituiti dai concerti o da altre situazioni più festive. Abbiamo dovuto rinunciare anche a degli atelier che avrebbero coinvolto i ragazzi della scuola sul cui muro Exit Enter realizzerà il suo murale. Questo festival è alla sua prima edizione, ma non vuole essere assolutamente un’operazione “one shot”. In programma abbiamo ancora altre tre edizioni, con altri artisti e idee. Si tratta di un progetto a lunga durata, al fine di attuare un processo continuo per un vero interesse artistico del e nel territorio.

Come mai ha voluto questi due artisti? Qual è stato il suo criterio di selezione?
Per la scelta hanno giocato due fattori, la carriera e l’empatia. Lavoro da anni con Exit Enter. Insieme abbiamo realizzato altri interventi in Val di Chiana e conosco bene il percorso di Bosoletti, con il quale è la prima volta che collaboro ma che da subito ha dimostrato il suo entusiasmo per questo festival.

I due artisti hanno referenze e stili diversi: è proprio questa diversità la ricchezza che apportano al 52010 Art Fest. Lo street artist argentino lavora su un muro di un edificio vicino alla piazza. La parete presenta alcune imperfezioni, crepe, segni dello scorrere del tempo, che includerà naturalmente nel suo lavoro: un omaggio alle comunità che si sviluppano nei pressi dei corsi d’acqua.

Cosa apporta di più il fatto di realizzare un festival in una piccola comunità?
In primis gli artisti sono stati liberi nella scelta. Non hanno dovuto presentare un bozzetto da far approvare. C’è stata totale fiducia da parte dell’amministrazione locale. La loro carriera e sensibilità artistica sono il miglior biglietto da visita. C’è un totale rispetto dell’artista, che a sua volta rispetta la comunità in cui la sua opera s’inserisce.
Sono stati realizzati dei sopralluoghi qualche giorno prima dell’inizio del festival: è il luogo che ispira, le persone che lo vivono.

Nei piccoli centri c’è una dimensione più raccolta, un senso della comunità che nelle grandi città non si trova. La gente partecipa alla creazione artistica, è curiosa, segue attenta il lavoro dell’artista, lo interroga, lo ospita, lo aiuta se ha un imprevisto.

Si è in una situazione di scambio e condivisione. Mi piace pensare che chi vive a Capolona sia fiero di quello che qui stiamo realizzando e costruendo, in modo che i suoi abitanti siano orgogliosi del loro paese. Alla bellezza del luogo vogliamo associare eventi culturali, artistici e musicali. È per questo che la manifestazione è pensata per più edizioni, affinché si crei qualcosa di duraturo e di qualità soprattutto.

Attraverso il festival vorremmo riconsegnare un’identità agli spazi pubblici con un’attenzione agli individui che vivono questi luoghi.

Seconde lei, qual è il ruolo dell’arte urbana nella società?
Democratizzare l’arte, renderla gratuita e fruibile a ogni tipo di pubblico: da chi frequenta i musei e gallerie a chi si trova per caso, forse per la prima volta, davanti a un’opera d’arte. L’obiettivo è di far riflettere, dato che per un’artista scegliere di lavorare in strada è anche un atto politico. Parlo degli artisti, e non dei molti che si sono improvvisati tali sulla scia della notorietà che ha questo movimento artistico.

Gli artisti urbani lavorano tra e per la gente, si ispirano al luogo, alla sua storia, alle persone che lo frequentano. Lavorano insieme, si influenzano reciprocamente, si adattano al supporto su cui operano.

Progetti per il futuro?
Altri interventi intorno ad Arezzo. Un libro con Zed1, che dovrebbe uscire a dicembre, ed evidentemente, pensare alla prossima edizione di 52010 Art Fest.

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