The Danish Girl. Io sono

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 8 Marzo 2016

Tempo stimato per la lettura: 3 minuti

“Tu hai sentito il mio desiderio, quando nessuno poteva capire. Tu hai capito.”

 

Lili Elbe è appena nata eppure esiste da sempre rinchiusa nel corpo di un uomo, contenitore imperfetto di un’anima fragile eppure potentissima. Lili c’è senza saperlo e quella presa di coscienza dolorosa, straziante come la carne che si lacera, totale e irrefrenabile, è la ragione di una vita intera. Il senso stesso di un’esistenza altrimenti condannata alla malattia, alla solitudine, alla follia.

Lili è il dopo, il riflesso allo specchio, è un verbo presente, il compimento di una mimesi estrema iniziata per gioco attraverso un ingenuo scambio di ruoli diventato, per paradosso, finale disvelamento. Il prima è solo un residuo sul fondo, l’uomo, il marito, il pittore sono ombre che la luce inghiotte progressivamente fino a farle svanire. Il prima è solo una bugia raccontata troppe volte.

Eddie Redmayne  - Danish Girl

Eddie Redmayne – Danish Girl

 

Accanto a lei, la moglie Gerda, artista, amante, amica, roccia attraverso cui il fiume scorre, porta verso la libertà: “divento come mi vedi, tu mi hai fatta bella, e ora mi fai forte… Quanto potere c’è in te” Un vulcano emotivo in grado di far compiere all’altro una trasfigurazione etica prima ancora che estetica, un cambiamento spirituale prima che chirurgico.

Lili e Gerda sono due donne con un destino unico,  protagoniste loro malgrado di una rivoluzione umana e sociale, innamorate dell’amore assoluto che trascende etichette e definizioni di genere. È una questione di sesso in cui, però, il sesso alla fine non c’entra nulla.

Viviamo dentro corpi che si inceppano, sbagliati e inadeguati all’anima che ci viene donata, come un gioco sadico in cui non riusciamo a liberarci di uno senza ripudiare o uccidere l’altro.

Einar Wegener e Gerda Gottilieb

Einar Wegener e Gerda Gottilieb

 

The Danish Girl, film di Tom Hooper (Il discorso del re e I miserabili), con Eddie Redmayne e Alicia Vikander, è la storia, vera, di Lili Elbe, nata Einar Wegener, brillante pittore danese, e della moglie, anch’essa pittrice, Gerda Gottilieb nella Copenaghen degli anni 30, raccontata nel romanzo La Danese di David Ebershoff e ispirata a Man Into Woman della stessa Elbe. Il racconto del primo caso di riassegnazione sessuale attraverso la chirurgia in un’epoca in un cui essere transgender corrispondeva ad una devianza o a un sintomo di schizofrenia da curare con la psichiatria, la castrazione chimica, la lobotomia, persino il ricovero forzato in un manicomio.

Eddie Redmayne e Alicia Vikander

Eddie Redmayne e Alicia Vikander

Il regista e i protagonisti riescono nel difficile tentativo di restituire la complessità di una vicenda tremendamente attuale, non narrando quello che succede all’indomani dell’operazione, né la vita apparentemente tranquilla prima della tempesta, ma scegliendo di rappresentare il durante, quel “mentre” infinito in cui tutto cambia, scosso da un terremoto improvviso e imprevedibile, il tormento, la paura, il rifiuto e l’euforia dell’accettazione, la scoperta di un nuovo sé, che emerge timido e virginale fino ad esplodere con arroganza e determinazione, trascinandosi dietro ogni cosa.

È una storia di identità e di coraggio. Una storia di donne ma non solo. Danish Girl è soprattutto una storia di libertà e diritti. Il diritto di essere chiunque vogliamo essere.

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Published On: 8 Marzo 2016

About the Author: Redazione ViviCreativo

Tempo stimato per la lettura: 9 minuti

“Tu hai sentito il mio desiderio, quando nessuno poteva capire. Tu hai capito.”

 

Lili Elbe è appena nata eppure esiste da sempre rinchiusa nel corpo di un uomo, contenitore imperfetto di un’anima fragile eppure potentissima. Lili c’è senza saperlo e quella presa di coscienza dolorosa, straziante come la carne che si lacera, totale e irrefrenabile, è la ragione di una vita intera. Il senso stesso di un’esistenza altrimenti condannata alla malattia, alla solitudine, alla follia.

Lili è il dopo, il riflesso allo specchio, è un verbo presente, il compimento di una mimesi estrema iniziata per gioco attraverso un ingenuo scambio di ruoli diventato, per paradosso, finale disvelamento. Il prima è solo un residuo sul fondo, l’uomo, il marito, il pittore sono ombre che la luce inghiotte progressivamente fino a farle svanire. Il prima è solo una bugia raccontata troppe volte.

Eddie Redmayne  - Danish Girl

Eddie Redmayne – Danish Girl

 

Accanto a lei, la moglie Gerda, artista, amante, amica, roccia attraverso cui il fiume scorre, porta verso la libertà: “divento come mi vedi, tu mi hai fatta bella, e ora mi fai forte… Quanto potere c’è in te” Un vulcano emotivo in grado di far compiere all’altro una trasfigurazione etica prima ancora che estetica, un cambiamento spirituale prima che chirurgico.

Lili e Gerda sono due donne con un destino unico,  protagoniste loro malgrado di una rivoluzione umana e sociale, innamorate dell’amore assoluto che trascende etichette e definizioni di genere. È una questione di sesso in cui, però, il sesso alla fine non c’entra nulla.

Viviamo dentro corpi che si inceppano, sbagliati e inadeguati all’anima che ci viene donata, come un gioco sadico in cui non riusciamo a liberarci di uno senza ripudiare o uccidere l’altro.

Einar Wegener e Gerda Gottilieb

Einar Wegener e Gerda Gottilieb

 

The Danish Girl, film di Tom Hooper (Il discorso del re e I miserabili), con Eddie Redmayne e Alicia Vikander, è la storia, vera, di Lili Elbe, nata Einar Wegener, brillante pittore danese, e della moglie, anch’essa pittrice, Gerda Gottilieb nella Copenaghen degli anni 30, raccontata nel romanzo La Danese di David Ebershoff e ispirata a Man Into Woman della stessa Elbe. Il racconto del primo caso di riassegnazione sessuale attraverso la chirurgia in un’epoca in un cui essere transgender corrispondeva ad una devianza o a un sintomo di schizofrenia da curare con la psichiatria, la castrazione chimica, la lobotomia, persino il ricovero forzato in un manicomio.

Eddie Redmayne e Alicia Vikander

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Il regista e i protagonisti riescono nel difficile tentativo di restituire la complessità di una vicenda tremendamente attuale, non narrando quello che succede all’indomani dell’operazione, né la vita apparentemente tranquilla prima della tempesta, ma scegliendo di rappresentare il durante, quel “mentre” infinito in cui tutto cambia, scosso da un terremoto improvviso e imprevedibile, il tormento, la paura, il rifiuto e l’euforia dell’accettazione, la scoperta di un nuovo sé, che emerge timido e virginale fino ad esplodere con arroganza e determinazione, trascinandosi dietro ogni cosa.

È una storia di identità e di coraggio. Una storia di donne ma non solo. Danish Girl è soprattutto una storia di libertà e diritti. Il diritto di essere chiunque vogliamo essere.

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