Intervista a Dino Caterini, Direttore Generale Scuola Internazionale di Comics

About the Author: Alessia

Published On: 19 Aprile 2021

Tempo stimato per la lettura: 7,2 minuti

Abbiamo rivolto qualche domanda al Direttore Generale della Scuola Internazionale di Comics Dario Caterini, per conoscere lo stato dell’arte in questa epoca di pandemia; ecco cosa ci ha risposto.

Dal suo punto di vista, come deve adattarsi il mondo dell’arte, dell’illustrazione e del fumetto  ai nuovi diktat della pandemia?

Più che adattarsi alla pandemia è necessario superare il momento cercando di limitare i danni che sono ben evidenti e sotto gli occhi di tutti. Nessuno si immaginava di dover fronteggiare una crisi di questa portata quindi era del tutto naturale attraversare un periodo di forte incertezza e caos. Per quanto riguarda il settore dove opero, ovvero quello della formazione, posso dire che c’è stata un’inevitabile flessione delle richieste ma ce la siamo tutto sommato cavata se consideriamo ciò che è successo nel mondo dell’editoria che è stato fortemente penalizzato dalla chiusura delle librerie e dalla cancellazione di manifestazioni ed eventi che permettevano di far arrivare i prodotti ad un largo pubblico.
Qualcuno ha provato a risolvere il problema inventando eventi virtuali di ogni tipo ma non credo abbiano ottenuto grandi riscontri in termini di ricavi.

In che modo la vostra Scuola (sebbene sempre attiva e ricca di spunti e novità) ha vissuto e vive questo periodo?
Ci siamo subito riorganizzati cercando di sfruttare in ogni modo tutto ciò che la tecnologia ci metteva a disposizione. Strumenti che nella maggior parte dei casi erano già disponibili sul mercato ma che per vari motivi non avevamo mai integrato stabilmente nelle nostre metodologie di lavoro.
C’è stata una piccola rivoluzione che ha investito tutti, a cominciare dallo staff e proseguendo dai docenti e naturalmente gli allievi stessi. Ogni crisi nasconde sempre grandi opportunità per chi sa guardarsi intorno e noi abbiamo raccolto la sfida avviando un profondo processo di rinnovamento interno che ci ha spinto a trovare soluzioni innovative per offrire una didattica ancora più performante rispetto a quello che abbiamo proposto nel nostro passato. I risultati già raggiunti ci hanno confortato molto ma il nostro obiettivo è quello di fare sempre meglio.
Ecco, sicuramente la più grande novità è che per la prima volta nella nostra storia abbiamo ideato dei corsi da svolgere esclusivamente nella formula live streaming. I primi risultati sono stati incoraggianti anche perché abbiamo fatto in modo da offrire la stessa qualità che riusciamo a garantire con i corsi in presenza.
Altre cosa che abbiamo fatto e che rivendico con orgoglio riguardano gli eventi on line che abbiamo proposto nei mesi più critici de lockdown. Molti bambini dai 6 anni in su hanno potuto seguire le lezioni settimanali gratuite preparate dai nostri docenti. È stato un bel modo per intrattenerli in quelle giornate interminabili in cui molti giovani non potevano neppure fare due passi sul balcone di casa.

Che ne sarà della vita culturale? In cosa cambierà?
Sono ottimista e credo che la maggior parte dei problemi verranno risolti. Ci sarà una rinascita che porterà con sé molte novità stimolanti.

Il ruolo dell’artista resta fondamentale anche se, in periodo di pandemia, sembra non essere considerato “essenziale”. Che ne pensa?La domanda mi fa sorridere perché senza arte non c’è né cultura né progresso quindi trovo abbastanza paradossale dover parlare della centralità della figura dell’artista all’interno della società. È vero che in questo periodo non c’è stata molta tutela per molte categorie considerate forse “di nicchia” ma anche prima della pandemia gli artisti non hanno sempre avuto vita facile. Pensiamo ad esempio che non è mai esistito un albo professionale dei fumettisti e nonostante decenni di lotte per ottenere un giusto riconoscimento nulla è mai cambiato.
Purtroppo sono in momenti come questi che ci si accorge quanto sarebbe importante poter godere di maggiori tutele da parte dello stato ma nonostante l’impegno di diversi gruppi di autori il problema non è mai stato risolto.

Le modalità di fruizione dell’arte (visite virtuali, conference, podcasts, contest, webinar), nate nel contesto della crisi sanitaria per mantenere vivo il contatto con il pubblico, diventeranno secondo lei “definitivi”?
Probabilmente dopo una forte corsa alla tecnologia molti torneranno sui loro passi per proporre le solite formule ma quello che è successo nell’ultimo anno non si può cancellare. La maggior parte delle persone hanno aperto gli occhi e capito che non ci deve essere per forza una contrapposizione tra i vecchi sistemi e i nuovi. Si parla molto della didattica a distanza ma nella scuola già esisteva la didattica digitale integrata quindi la strada era già stata tracciata e ora sarà ancora più naturale percorrerla. Quello che ha fatto davvero la pandemia è stato evidenziare i limiti di chi non è riuscito ad evolvere e ad adeguarsi ma ora non ci si può più nascondere e pensare che l’uso intensivo della tecnologia riguardi solo solo i più giovani o certi campi specifici.
Ci saranno ancora resistenze ma non si potrà più tornare indietro perché non avrebbe senso e comporterebbe ulteriori perdite economiche.
Per quello che ci riguarda abbiamo già avviato una profonda trasformazione che ci porterà a proporre corsi strutturati in modo tale da poter beneficiare di tutti i vantaggi della didattica in presenza ma senza rinunciare alle ottime risorse che mettono a disposizione i corsi on line. Siamo entrati in un periodo di grande fermento che ci stimola a sperimentare soluzioni davvero innovative sia per quanto riguarda la riorganizzazione dei corsi che per ciò che concerne la comunicazione delle nostre attività attraverso i vari medium.
Altro grande obiettivo che ci siamo posti è quello di trovare nuovi sistemi per aggregare tutte le forze creative della scuola e in questo la tecnologia ci sta dando una grandissima mano. Gli spazi fisici sono stati in larga parte sostituiti da quelli virtuali ma ciò che non deve mai mancare è la coesione e il senso di appartenenza ad una comunità che deve essere sempre pronta a supportarti in qualsiasi problematica che potrebbe sorgere in un periodo così complesso. Anche se a distanza non ci siamo sempre, anche più di prima.

Quali cambiamenti nel rapporto artista, opera e pubblico?
L’uso intensivo del digitale potrà accelerare il rinnovamento del linguaggi e ciò determinerà la creazione di prodotti ibridi tipo i webtoon coreani. Ci sarà un pubblico più ricettivo per questi prodotti e un pubblico più tradizionalista legato ai vecchi supporti. Se fossi un giovane artista mi guarderei intorno con molta attenzione e non escluderei nulla a priori. In realtà è un consiglio che darei a tutti i creativi ma se ti devi costruire una carriera oggi dovrebbe essere più naturale posizionarsi in campi non ancora intasati e che presentano ampi margini di sviluppo.

I nuovi format di creazione e fruizione dell’arte, come possono aiutare a sviluppare le capacità degli individui e attivare il loro pensiero critico?
A livello di scopi e funzioni i nuovi format funzioneranno esattamente come i vecchi ma l’artista non è principalmente un educatore delle masse, tutto quello che fa è comunicare con autentica sincerità la propria visione del mondo cercando di suscitare emozioni, riflessioni, idee che possono essere accolte o anche completamente rispedite al mittente. Una maggiore diffusione di ogni tipo di opera d’arte avrà effetti sicuramente positivi ma più saranno i punti di vista con cui confrontarsi più aumenterà la confusione data dall’overloard informativo. Non sarà facile venirne a capo e discernere tra le varie proposte più o meno di valore.

La crisi sanitaria può essere un vettore d’inspirazione, un’occasione di ripensare la produzione artistica in un nuovo contesto e di trovare nuove direzioni? Sicuramente offrirà tanti nuovi spunti agli scrittori per il resto non ho dubbi che i creativi sapranno sfruttare le opportunità che si determineranno al termine di questo periodo.

In che modo il mercato dell’arte troverà le soluzioni per superare questa crisi?
Come ha sempre fatto. Offrendo prodotti e soluzioni di qualità e che possono davvero fare la differenza per le persone cui sono destinati.

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Published On: 19 Aprile 2021

About the Author: Alessia

Tempo stimato per la lettura: 22 minuti

Abbiamo rivolto qualche domanda al Direttore Generale della Scuola Internazionale di Comics Dario Caterini, per conoscere lo stato dell’arte in questa epoca di pandemia; ecco cosa ci ha risposto.

Dal suo punto di vista, come deve adattarsi il mondo dell’arte, dell’illustrazione e del fumetto  ai nuovi diktat della pandemia?

Più che adattarsi alla pandemia è necessario superare il momento cercando di limitare i danni che sono ben evidenti e sotto gli occhi di tutti. Nessuno si immaginava di dover fronteggiare una crisi di questa portata quindi era del tutto naturale attraversare un periodo di forte incertezza e caos. Per quanto riguarda il settore dove opero, ovvero quello della formazione, posso dire che c’è stata un’inevitabile flessione delle richieste ma ce la siamo tutto sommato cavata se consideriamo ciò che è successo nel mondo dell’editoria che è stato fortemente penalizzato dalla chiusura delle librerie e dalla cancellazione di manifestazioni ed eventi che permettevano di far arrivare i prodotti ad un largo pubblico.
Qualcuno ha provato a risolvere il problema inventando eventi virtuali di ogni tipo ma non credo abbiano ottenuto grandi riscontri in termini di ricavi.

In che modo la vostra Scuola (sebbene sempre attiva e ricca di spunti e novità) ha vissuto e vive questo periodo?
Ci siamo subito riorganizzati cercando di sfruttare in ogni modo tutto ciò che la tecnologia ci metteva a disposizione. Strumenti che nella maggior parte dei casi erano già disponibili sul mercato ma che per vari motivi non avevamo mai integrato stabilmente nelle nostre metodologie di lavoro.
C’è stata una piccola rivoluzione che ha investito tutti, a cominciare dallo staff e proseguendo dai docenti e naturalmente gli allievi stessi. Ogni crisi nasconde sempre grandi opportunità per chi sa guardarsi intorno e noi abbiamo raccolto la sfida avviando un profondo processo di rinnovamento interno che ci ha spinto a trovare soluzioni innovative per offrire una didattica ancora più performante rispetto a quello che abbiamo proposto nel nostro passato. I risultati già raggiunti ci hanno confortato molto ma il nostro obiettivo è quello di fare sempre meglio.
Ecco, sicuramente la più grande novità è che per la prima volta nella nostra storia abbiamo ideato dei corsi da svolgere esclusivamente nella formula live streaming. I primi risultati sono stati incoraggianti anche perché abbiamo fatto in modo da offrire la stessa qualità che riusciamo a garantire con i corsi in presenza.
Altre cosa che abbiamo fatto e che rivendico con orgoglio riguardano gli eventi on line che abbiamo proposto nei mesi più critici de lockdown. Molti bambini dai 6 anni in su hanno potuto seguire le lezioni settimanali gratuite preparate dai nostri docenti. È stato un bel modo per intrattenerli in quelle giornate interminabili in cui molti giovani non potevano neppure fare due passi sul balcone di casa.

Che ne sarà della vita culturale? In cosa cambierà?
Sono ottimista e credo che la maggior parte dei problemi verranno risolti. Ci sarà una rinascita che porterà con sé molte novità stimolanti.

Il ruolo dell’artista resta fondamentale anche se, in periodo di pandemia, sembra non essere considerato “essenziale”. Che ne pensa?La domanda mi fa sorridere perché senza arte non c’è né cultura né progresso quindi trovo abbastanza paradossale dover parlare della centralità della figura dell’artista all’interno della società. È vero che in questo periodo non c’è stata molta tutela per molte categorie considerate forse “di nicchia” ma anche prima della pandemia gli artisti non hanno sempre avuto vita facile. Pensiamo ad esempio che non è mai esistito un albo professionale dei fumettisti e nonostante decenni di lotte per ottenere un giusto riconoscimento nulla è mai cambiato.
Purtroppo sono in momenti come questi che ci si accorge quanto sarebbe importante poter godere di maggiori tutele da parte dello stato ma nonostante l’impegno di diversi gruppi di autori il problema non è mai stato risolto.

Le modalità di fruizione dell’arte (visite virtuali, conference, podcasts, contest, webinar), nate nel contesto della crisi sanitaria per mantenere vivo il contatto con il pubblico, diventeranno secondo lei “definitivi”?
Probabilmente dopo una forte corsa alla tecnologia molti torneranno sui loro passi per proporre le solite formule ma quello che è successo nell’ultimo anno non si può cancellare. La maggior parte delle persone hanno aperto gli occhi e capito che non ci deve essere per forza una contrapposizione tra i vecchi sistemi e i nuovi. Si parla molto della didattica a distanza ma nella scuola già esisteva la didattica digitale integrata quindi la strada era già stata tracciata e ora sarà ancora più naturale percorrerla. Quello che ha fatto davvero la pandemia è stato evidenziare i limiti di chi non è riuscito ad evolvere e ad adeguarsi ma ora non ci si può più nascondere e pensare che l’uso intensivo della tecnologia riguardi solo solo i più giovani o certi campi specifici.
Ci saranno ancora resistenze ma non si potrà più tornare indietro perché non avrebbe senso e comporterebbe ulteriori perdite economiche.
Per quello che ci riguarda abbiamo già avviato una profonda trasformazione che ci porterà a proporre corsi strutturati in modo tale da poter beneficiare di tutti i vantaggi della didattica in presenza ma senza rinunciare alle ottime risorse che mettono a disposizione i corsi on line. Siamo entrati in un periodo di grande fermento che ci stimola a sperimentare soluzioni davvero innovative sia per quanto riguarda la riorganizzazione dei corsi che per ciò che concerne la comunicazione delle nostre attività attraverso i vari medium.
Altro grande obiettivo che ci siamo posti è quello di trovare nuovi sistemi per aggregare tutte le forze creative della scuola e in questo la tecnologia ci sta dando una grandissima mano. Gli spazi fisici sono stati in larga parte sostituiti da quelli virtuali ma ciò che non deve mai mancare è la coesione e il senso di appartenenza ad una comunità che deve essere sempre pronta a supportarti in qualsiasi problematica che potrebbe sorgere in un periodo così complesso. Anche se a distanza non ci siamo sempre, anche più di prima.

Quali cambiamenti nel rapporto artista, opera e pubblico?
L’uso intensivo del digitale potrà accelerare il rinnovamento del linguaggi e ciò determinerà la creazione di prodotti ibridi tipo i webtoon coreani. Ci sarà un pubblico più ricettivo per questi prodotti e un pubblico più tradizionalista legato ai vecchi supporti. Se fossi un giovane artista mi guarderei intorno con molta attenzione e non escluderei nulla a priori. In realtà è un consiglio che darei a tutti i creativi ma se ti devi costruire una carriera oggi dovrebbe essere più naturale posizionarsi in campi non ancora intasati e che presentano ampi margini di sviluppo.

I nuovi format di creazione e fruizione dell’arte, come possono aiutare a sviluppare le capacità degli individui e attivare il loro pensiero critico?
A livello di scopi e funzioni i nuovi format funzioneranno esattamente come i vecchi ma l’artista non è principalmente un educatore delle masse, tutto quello che fa è comunicare con autentica sincerità la propria visione del mondo cercando di suscitare emozioni, riflessioni, idee che possono essere accolte o anche completamente rispedite al mittente. Una maggiore diffusione di ogni tipo di opera d’arte avrà effetti sicuramente positivi ma più saranno i punti di vista con cui confrontarsi più aumenterà la confusione data dall’overloard informativo. Non sarà facile venirne a capo e discernere tra le varie proposte più o meno di valore.

La crisi sanitaria può essere un vettore d’inspirazione, un’occasione di ripensare la produzione artistica in un nuovo contesto e di trovare nuove direzioni? Sicuramente offrirà tanti nuovi spunti agli scrittori per il resto non ho dubbi che i creativi sapranno sfruttare le opportunità che si determineranno al termine di questo periodo.

In che modo il mercato dell’arte troverà le soluzioni per superare questa crisi?
Come ha sempre fatto. Offrendo prodotti e soluzioni di qualità e che possono davvero fare la differenza per le persone cui sono destinati.

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