Le Chiffre Noir di Nicolas Daubanes

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 31 Gennaio 2022

Tempo stimato per la lettura: 6,1 minuti

Le opere di Nicolas Daubanes sono le protagoniste della mostra gratuita Le Chiffre Noir (Il numero nero) presso Drawing Lab a Parigi. Vincitore lo scorso anno del Prix Drawing Now 2021, Nicolas Daubanes espone – fino al 4 marzo 2022 – una serie di opere che spaziano dal video all’installazione in segatura, passando per la proiezione di polvere d’acciaio su vetro.

Prix Drawing Now 2022: i concorrenti

In quest’occasione Christine Phal, presidente e fondatrice di Drawing Now Art Fair e del Drawing Lab, Carine Tissot, direttrice generale della Drawing Society, hanno svelato i nomi degli artisti nominati per il Prix Drawing Now 2022. Quest’anno, eccezionalmente sono stati nominati sei talenti, al posto dei cinque abituali. A concorrere sono : Alice Anderson, Marion Charlet, Kubra Khademi, Lenny Rébéré, Karine Rougier et Claire Trotignon.

«Il Prix Drawing Now e il Drawing Lab hanno la stessa missione: scoprire e accompagnare il lavoro di un artista che si interroga sui limiti del disegno» dichiara Christine Phal. «Nicolas Daubanes ha sviluppato un linguaggio estetico e plastico attraverso l’uso particolare della limatura di ferro. L’artista si sforza di rendere visibili gli eventi più oscuri della Storia o persino il mondo carcerario su carta, vetro o cemento».

L’eterna lotta fra opposti

In quest’esposizione, Nicolas Daubanes continua la sua ricerca a cavallo tra il solido del cemento e il fragile del vetro. Tra il visibile del disegno e il sensibile della Storia. Il suo lavoro non lascia mai indifferenti, indipendentemente dal grado di lettura e di conoscenza soggetti rappresentati.

«Affronto le questioni essenziali: la vita, la morte, la condizione umana e le forme sociali che le plasmano. Il mio è un lavoro a lungo termine, disegna un percorso, una traiettoria che tende alla ricerca della libertà, alla liberazione dalle costrizioni.» Un percorso fatto di tante tappe in cui per l’artista è importante conoscere personalmente i soggetti affrontati. Vistare i luoghi, sperimentare, impregnarsi delle atmosfere. «Per realizzare una buona esposizione per me ci vogliono almeno dieci anni», afferma Nicolas Daubanes al vernissage della mostra parigina.

Ce n’est pas joli couper les arbres, 2022
Distruggere le porte

Un’installazione apre il percorso dell’esposizione. L’artista ha ridotto in polvere la porta delle prigioni del castello di Châteaudun. Dopo averla acquistata online, Nicolas Daubanes con un gesto politico l’ha distrutta – in due settimane millimetro per millimetro – realizzando un’opera in cui resta la segatura finissima e i pezzi in ferro. A fare eco a quest’opera una scritta sul muro difronte. “Non è bello tagliare gli alberi”. Questa frase è stata ritrovata dalla polizia penitenziaria in seguito all’insurrezione nel carcere di Saint-Maur. Durante la rivolta, un detenuto era salito su un albero per protesta. Per farlo scendere, l’albero è stato tagliato. L’artista ha voluto continuare idealmente la frase appoggiando una porta di vetro sulla scritta.

Nicolas Daubanes ha voluto dire: «Non è bello tagliare gli alberi, soprattutto per costruire le porte delle prigioni.» Tecniche diverse per esporre un pensiero semplice. «Per me sono concetti evidenti, da sottolineare con frasi e atti semplici», ha affermato l’artista. «Tutte le porte che mi passeranno per le mani non potranno mai più chiudere in cella nessuno!».

Planche XIV: L’arche gothique en feu, 2022
Bruciare le prigioni

L’impegno politico dell’artista si esprime in un’altra opera esposta. Un trittico in cui è ripresa l’incisione di Giovanni Battista Piranesi, Carceri d’Invenzioni, XIV. L’arco gotico, del 1745. Dopo averla studiata nei minimi particolari, Daubanes ha deciso di dare fuoco a queste carceri. Di rappresentare idealmente una rivolta. La realizzazione dell’opera, appositamente per quest’esposizione, è durata circa sei settimane. Aumentando le dimensioni e riproducendo l’incisione meticolosamente, utilizzando la polvere di ferro, è riuscito a far entrare lo spettatore in queste prigioni in fiamme. Come per altre sue opere sullo stesso tema, il ferro simboleggia le sbarre, le porte blindate.

Solo contro tutti

Seul contre tous è il titolo di un’altra opera esposta che riprende la scritta su una placca da camino in ghisa. La frase fa riferimento alla battaglia contro la coalizione europea alla fine del XVII secolo contro il re francese Luigi XIV. Questa enorme bocca di camino – in cemento, legno, ferro e zucchero – simboleggia i muri delle esecuzioni. Mentre, le maniglie in zucchero ricordano il sabotaggio del Vallo Atlantico da parte dei resistenti. Infatti, lo zucchero, tanto prezioso in guerra, è stato sacrificato per ridurre la tenuta del cemento.

Seul contre tous, 2022
Fuga virtuale dalla reclusione

In una sala apposita, il video Société tu m’auras pas! immerge lo spettatore nell’universo carcerale di un ergastolano. Della vita di questo prigioniero, l’artista non rivela che un momento di fuga virtuale. Il video mostra una passeggiata in un video gioco, in cui il detenuto può muoversi “liberamente”.

L’artista riprende il rapporto antagonistico tra libertà e prigione, sogno e realtà, potere e coercizione. Sulla parete opposta allo schermo, una foto dello stesso detenuto, reso irriconoscibile. L’artista ha infatti cancellato tutto, lasciando visibile solo un occhio, di questa persona che non esiste più per la società.

La Storia insegna?

Nicolas Daubanes rende trasparenti le porte delle carceri chiuse e perfora le pareti in cemento armato, disegna finestre. Da queste finestre si possono vedere foreste disegnate con la polvere acciaio direttamente sui vetri. La limatura ossidata rivela alcuni elementi di un colore arancione, quasi rosso sangue, e le sfumature di grigio rendono gli alberi minacciosi immersi in una nebbiolina lattiginosa che costituiscono le immagini simile alle fotografie d’archivio.

Questi boschi sono quelli che circondano l’ex campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, creato nel 1941 in Alsazia, dove sono stati detenuti più di 52.000 prigionieri e uccisi quasi 17.000 persone. Le foreste che contempliamo sono le testimoni di atroci crimini contro l’umanità.

Ripartire da un mattone

L’esposizioneal Drawing Lab è un ulteriore momento della ricerca dell’artista sulla questione della prigionia e delle sue conseguenze, sia fisiche che psicologiche. Metafora di un mondo in cui la libertà è costantemente negoziata, questa ricerca lo spinge a mostrare lo spazio carcerario e la sua architettura molto specifica.

Ma Le Chiffre Noir è anche un messaggio di speranza e d’indignazione. Il ciottolo parigino, simbolo delle agitazioni del 68 studentesco, lascia il posto al mattone rosso segnato da limatura di ferro calda. Questo mattone è deformato sui bordi, dove appaiono le impronte della mano che lo hanno tenuto prima dell’essiccatura. Il gesto dell’artigiano è anche quello dell’attore, di chi prende coscienza e conoscenza e reagisce alla sua storia.

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Published On: 31 Gennaio 2022

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 18 minuti

Le opere di Nicolas Daubanes sono le protagoniste della mostra gratuita Le Chiffre Noir (Il numero nero) presso Drawing Lab a Parigi. Vincitore lo scorso anno del Prix Drawing Now 2021, Nicolas Daubanes espone – fino al 4 marzo 2022 – una serie di opere che spaziano dal video all’installazione in segatura, passando per la proiezione di polvere d’acciaio su vetro.

Prix Drawing Now 2022: i concorrenti

In quest’occasione Christine Phal, presidente e fondatrice di Drawing Now Art Fair e del Drawing Lab, Carine Tissot, direttrice generale della Drawing Society, hanno svelato i nomi degli artisti nominati per il Prix Drawing Now 2022. Quest’anno, eccezionalmente sono stati nominati sei talenti, al posto dei cinque abituali. A concorrere sono : Alice Anderson, Marion Charlet, Kubra Khademi, Lenny Rébéré, Karine Rougier et Claire Trotignon.

«Il Prix Drawing Now e il Drawing Lab hanno la stessa missione: scoprire e accompagnare il lavoro di un artista che si interroga sui limiti del disegno» dichiara Christine Phal. «Nicolas Daubanes ha sviluppato un linguaggio estetico e plastico attraverso l’uso particolare della limatura di ferro. L’artista si sforza di rendere visibili gli eventi più oscuri della Storia o persino il mondo carcerario su carta, vetro o cemento».

L’eterna lotta fra opposti

In quest’esposizione, Nicolas Daubanes continua la sua ricerca a cavallo tra il solido del cemento e il fragile del vetro. Tra il visibile del disegno e il sensibile della Storia. Il suo lavoro non lascia mai indifferenti, indipendentemente dal grado di lettura e di conoscenza soggetti rappresentati.

«Affronto le questioni essenziali: la vita, la morte, la condizione umana e le forme sociali che le plasmano. Il mio è un lavoro a lungo termine, disegna un percorso, una traiettoria che tende alla ricerca della libertà, alla liberazione dalle costrizioni.» Un percorso fatto di tante tappe in cui per l’artista è importante conoscere personalmente i soggetti affrontati. Vistare i luoghi, sperimentare, impregnarsi delle atmosfere. «Per realizzare una buona esposizione per me ci vogliono almeno dieci anni», afferma Nicolas Daubanes al vernissage della mostra parigina.

Ce n’est pas joli couper les arbres, 2022
Distruggere le porte

Un’installazione apre il percorso dell’esposizione. L’artista ha ridotto in polvere la porta delle prigioni del castello di Châteaudun. Dopo averla acquistata online, Nicolas Daubanes con un gesto politico l’ha distrutta – in due settimane millimetro per millimetro – realizzando un’opera in cui resta la segatura finissima e i pezzi in ferro. A fare eco a quest’opera una scritta sul muro difronte. “Non è bello tagliare gli alberi”. Questa frase è stata ritrovata dalla polizia penitenziaria in seguito all’insurrezione nel carcere di Saint-Maur. Durante la rivolta, un detenuto era salito su un albero per protesta. Per farlo scendere, l’albero è stato tagliato. L’artista ha voluto continuare idealmente la frase appoggiando una porta di vetro sulla scritta.

Nicolas Daubanes ha voluto dire: «Non è bello tagliare gli alberi, soprattutto per costruire le porte delle prigioni.» Tecniche diverse per esporre un pensiero semplice. «Per me sono concetti evidenti, da sottolineare con frasi e atti semplici», ha affermato l’artista. «Tutte le porte che mi passeranno per le mani non potranno mai più chiudere in cella nessuno!».

Planche XIV: L’arche gothique en feu, 2022
Bruciare le prigioni

L’impegno politico dell’artista si esprime in un’altra opera esposta. Un trittico in cui è ripresa l’incisione di Giovanni Battista Piranesi, Carceri d’Invenzioni, XIV. L’arco gotico, del 1745. Dopo averla studiata nei minimi particolari, Daubanes ha deciso di dare fuoco a queste carceri. Di rappresentare idealmente una rivolta. La realizzazione dell’opera, appositamente per quest’esposizione, è durata circa sei settimane. Aumentando le dimensioni e riproducendo l’incisione meticolosamente, utilizzando la polvere di ferro, è riuscito a far entrare lo spettatore in queste prigioni in fiamme. Come per altre sue opere sullo stesso tema, il ferro simboleggia le sbarre, le porte blindate.

Solo contro tutti

Seul contre tous è il titolo di un’altra opera esposta che riprende la scritta su una placca da camino in ghisa. La frase fa riferimento alla battaglia contro la coalizione europea alla fine del XVII secolo contro il re francese Luigi XIV. Questa enorme bocca di camino – in cemento, legno, ferro e zucchero – simboleggia i muri delle esecuzioni. Mentre, le maniglie in zucchero ricordano il sabotaggio del Vallo Atlantico da parte dei resistenti. Infatti, lo zucchero, tanto prezioso in guerra, è stato sacrificato per ridurre la tenuta del cemento.

Seul contre tous, 2022
Fuga virtuale dalla reclusione

In una sala apposita, il video Société tu m’auras pas! immerge lo spettatore nell’universo carcerale di un ergastolano. Della vita di questo prigioniero, l’artista non rivela che un momento di fuga virtuale. Il video mostra una passeggiata in un video gioco, in cui il detenuto può muoversi “liberamente”.

L’artista riprende il rapporto antagonistico tra libertà e prigione, sogno e realtà, potere e coercizione. Sulla parete opposta allo schermo, una foto dello stesso detenuto, reso irriconoscibile. L’artista ha infatti cancellato tutto, lasciando visibile solo un occhio, di questa persona che non esiste più per la società.

La Storia insegna?

Nicolas Daubanes rende trasparenti le porte delle carceri chiuse e perfora le pareti in cemento armato, disegna finestre. Da queste finestre si possono vedere foreste disegnate con la polvere acciaio direttamente sui vetri. La limatura ossidata rivela alcuni elementi di un colore arancione, quasi rosso sangue, e le sfumature di grigio rendono gli alberi minacciosi immersi in una nebbiolina lattiginosa che costituiscono le immagini simile alle fotografie d’archivio.

Questi boschi sono quelli che circondano l’ex campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, creato nel 1941 in Alsazia, dove sono stati detenuti più di 52.000 prigionieri e uccisi quasi 17.000 persone. Le foreste che contempliamo sono le testimoni di atroci crimini contro l’umanità.

Ripartire da un mattone

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Ma Le Chiffre Noir è anche un messaggio di speranza e d’indignazione. Il ciottolo parigino, simbolo delle agitazioni del 68 studentesco, lascia il posto al mattone rosso segnato da limatura di ferro calda. Questo mattone è deformato sui bordi, dove appaiono le impronte della mano che lo hanno tenuto prima dell’essiccatura. Il gesto dell’artigiano è anche quello dell’attore, di chi prende coscienza e conoscenza e reagisce alla sua storia.

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