Sul Filo: la magia del vetro in mostra

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 11 Febbraio 2023

Tempo stimato per la lettura: 7,5 minuti

L’esposizione Sur le Fil (Sul Filo), al Musverre, il museo del vetro di Sars-Poteries, dall’11 febbraio al 20 agosto 2023, riunisce una ventina di opere di artisti internazionali che lavorano sulla materialità del vetro. La mostra si propone di esplorare la capacità di trasformazione, di “mimetismo”, data dal gesto controllato dell’artigiano o dell’artista, di questo materiale di tutti i contrasti. In quest’esposizione il vetro diventa filo, tessuto, maglia…

Trasparenza e illusione captano e ingannano i sensi

Preambolo alla visita, la magnifica installazione di Aline Thibault, Au fil de, proposta davanti alla finestra dell’ingresso alla sala Grand Angle. L’opera, che unisce in modo elegante e ingegnoso tradizione e modernità, colpisce subito per la sua poesia. L’artista unisce un’antica macchina da cucire su cui viene tessuta una tenda di vetro blue nero. Una vetrata, in realtà tagliata con il laser da computer.

Una scenografia raffinata e minimalista, firmata Franck Lecorne, immerge il visitatore nella grande sala dove si tiene la mostra, divisa in due tempi. La luce soffusa scolpisce i contorni delle opere, rivela le vibrazioni del colore e ne sublima la trasparenza e le mille sfaccettature.

Da un capo all’altro: vetro e tessuto

Il percorso della mostra, iniziato con l’evocazione degli incontri tra il tessuto e il vetro, continua nella sala seguendo il tema della prima parte dell’esposizione dedicata alle ibridazioni. Le mani dell’uomo “artefice” diventano lo strumento principale: srotolando i gomitoli, districando i fili, abbracciando le corde.

Nel lavoro di Karola Disshinger, una corda saldamente afferrata da delle mani di vetro materializza il legame e il sentimento di unità. Rope team incarna la solidarietà tra gli uomini, con richiamo all’alpinismo, sport di squadra che richiede una vera coesione tra i differenti compagni di cordata. L’opera sottolinea anche l’importanza delle relazioni umane, anche nel mondo del lavoro, e della solidarietà come motore per superare sé stessi e progredire.

Ariadnes’yarn di Lieve Van Stappen

Tra le mani il proprio destino

È pensando alle mani invecchiate delle operaie della fabbrica tessile di Ronce, che non riescono più a realizzare alcuni nodi, che nasce l’opera Ariadnes’yarn di Lieve Van Stappen. Riferimento dichiarato al filo di Arianna, che permette a chi lo segue di trovare il proprio cammino, ma anche evocazione al mito delle Parche, che tagliano il filo del destino degli uomini.

Mentre le mani delicate immaginate da Deborah Hopkins, di Two hands with red thread, sfiorano un filo rosso. L’opera si riferisce al bisogno di creare costantemente, di fare e disfare, in cui ogni gesto è importante durante il processo. Lo spettatore non sa se queste mani di vetro cercano di sciogliere o annodare il filo.

Un pizzico di follia

Un uovo nero trafitto da aghi è il lavoro di Matei Negreanu, Folie 2. L’artista rumeno crea un’opera quasi avvolta da una tela di ragno, diversa da quelle finora presentante. Una “follia” poetica in cui si ritrovano materiali diversi: perle, gambi di fiori, fili, d’oro o elettrici.

Invece, l’opera del veneziano Cristiano Bianchin, Flowers, mescola vetro e tessuti come un’ode alla bellezza e alla poesia, anche in questo caso condite con un pizzico di follia, innovando la tradizione dei maestri vetrai di Murano.

Cristiano Bianchin, Flowers

Un’eredità femminile

Mentre, Julie Decriem e Montserrat Duran Muntadas, invocano, ognuna con il proprio stile, l’immagine dell’antenata come figura iniziatica, proponendo la scoperta del ricamo in realtà concentrando secoli di trasmissione, la storia matrimoniale e sentimentale di diverse generazioni.

Julie Decriem presenta Cloches, tre campane di vetro – dalla più piccola alla più grande come una sorta di matrioska – che simboleggiano l’eredità, la famiglia, la filiazione. Diventano lo scrigno che protegge le competenze trasmesse dalle nonne dell’artista: il richiamo e il cucito. Quanto agli occhi in murrina, sottolineano l’importanza della trasmissione attraverso lo sguardo.

Cuore di vetro

La sofferenza è presente nell’opera di Claire Deleurme, Doloris, che evoca la malattia ma anche il processo di guarigione, materializzati in un pizzo di seta, e nell’installazione di Montserrat Duran Muntadas, La donna dai 1000 cuori. Quest’opera, realizzata grazie all’aiuto di decine di volontari, rende omaggio alla nonna dell’artista morta durante il periodo del confinamento.

Una riflessione sul modo in cui la società attuale tratta le persone anziane. Sopra alla sedia a dondolo, al centro dell’opera, sono sospesi 52 cuori di vetro grazie a delle reti fatte ad uncinetto. Il cuore rosso di vetro, appoggiato sulla sedia a dondolo è, invece, avvolto da un centrino realizzato dalla nonna defunta dell’artista.

 

Dalla certezza del vetro all’illusione del tessuto

A volte è il vetro che si trasforma per evocare, con la sua finezza, una matassa di maglie, la trama di un tessuto, i delicati pizzi. La seconda sezione della mostra parla di quest’illusione che stupisce continuamente, mettendo in discussione le certezze del visitatore.

Allungato con una fiamma ossidrica, sublimato nelle sue intricate torsioni mediante stampaggio, o addirittura termoformato per imporgli morbide ondulazioni, il filo di vetro evoca le fasi della trasformazione del tessuto.

Carol Milne – Purple Reigns, Knitting Continuous e Hello Gorgeous

Un soffio di nostalgia

Anne-Claude Jeitz e Alain Calliste lavorano il filo di vetro con una fiamma ossidrica fino a dargli finezza e lucentezza. La loro C’era una volta ricorda i momenti trascorsi a fare i gomitoli dalle matasse. Mentre, i ferri giganti di Carol Milne creano maglie oversize e colorate che sembrano vibrare di vita propria: Purple Reigns, Knitting Continuous e Hello Gorgeous.

Spindle di Ivan Mares – una sorta di bozzolo che fa parte delle collezioni permanenti del MusVerre -, stupisce per la precisione dei suoi dettagli e per la sensazione di monumentalità che emana. Mentre di tutt’altre dimensioni sono i preziosi e delicati fazzoletti di Nataliya Vladychko, Mémories, che evocano l’intimità di storie segrete, nonché l’infanzia stessa dell’artista cresciuta vicino a un’industria tessile.

Drappeggi mossi dal vento

I tessuti luccicanti e fluttuanti di Cathryn Shilling Synergie Serie I, III et IV esplorano la frontiera tra l’arte del vetro e quella tessile. L’artista studia il modo in cui il tessuto può fare trasparire la forma del corpo umano animato da un proprio linguaggio, al di là della parola.

A queste opere fanno eco Laundry di Barbara Idzikowska. Questo bucato appena steso rivela il potenziale estremamente ricco del vetro, capace di imitare i numerosi tipi di tessuto, quasi sfidando la gravità.

Soffice come vetro

Infine, la mostra si chiude con un’impresa artistica e tecnica, quella del tessuto di vetro immaginato e disegnato da Lucile Viaud e Aurélia Leblanc, alle frontiere dell’arte e della scienza. Come ribadisce Eléonore Peretti, direttrice del MusVerre, non si tratta di un’opera d’arte, ma il risultato di ricerche innovative che hanno dato vita a una stoffa ibrida di una grande complessità che mischia dei fili tessili a dei fili di vetro.

Confluence, che trova un posto legittimo in quest’evento artistico, è costituito di una materia soffice e vivente, costantemente in movimento grazie agli effetti della luce e delle sfumature sottili dei suoi colori. Un vetro elaborato dai rifiuti marini: conchiglie, sabbia, gusci e alghe.

Hors sol, 2022

Di luce in luce

Kim Kototamalune e il duo Bones and Clouds, costituito da Jean-Benoît Sallé e Stéphane Baz, espongono alla fine di una residenza d’artista svolta presso l’Atelier du MusVerre, tra settembre e dicembre 2022. De la lumière à la lumière, è il titolo dell’esposizione che dall’installazione all’esperienza immersiva, porta il visitatore in un vero e proprio viaggio onirico, nel cuore della coscienza, invitandolo a (ri)scoprire il mondo, tra microcosmo e macrocosmo.

Prima con l’installazione monumentale Hors-sol, realizzata con fili di vetro e animata nella penombra da proiezioni, “sotto il chiosco”, fino al 20 agosto 2023. Kim Kototamalune inventa un linguaggio artistico in cui evoca i legami psicologici e sociali, sublimato dalle immagini create da Bones and Clouds. Le altre opere realizzate dal trio d’artisti sono esposte nella sala Mériaux, fino al 30 aprile.

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Trasparenza e illusione captano e ingannano i sensi

Preambolo alla visita, la magnifica installazione di Aline Thibault, Au fil de, proposta davanti alla finestra dell’ingresso alla sala Grand Angle. L’opera, che unisce in modo elegante e ingegnoso tradizione e modernità, colpisce subito per la sua poesia. L’artista unisce un’antica macchina da cucire su cui viene tessuta una tenda di vetro blue nero. Una vetrata, in realtà tagliata con il laser da computer.

Una scenografia raffinata e minimalista, firmata Franck Lecorne, immerge il visitatore nella grande sala dove si tiene la mostra, divisa in due tempi. La luce soffusa scolpisce i contorni delle opere, rivela le vibrazioni del colore e ne sublima la trasparenza e le mille sfaccettature.

Da un capo all’altro: vetro e tessuto

Il percorso della mostra, iniziato con l’evocazione degli incontri tra il tessuto e il vetro, continua nella sala seguendo il tema della prima parte dell’esposizione dedicata alle ibridazioni. Le mani dell’uomo “artefice” diventano lo strumento principale: srotolando i gomitoli, districando i fili, abbracciando le corde.

Nel lavoro di Karola Disshinger, una corda saldamente afferrata da delle mani di vetro materializza il legame e il sentimento di unità. Rope team incarna la solidarietà tra gli uomini, con richiamo all’alpinismo, sport di squadra che richiede una vera coesione tra i differenti compagni di cordata. L’opera sottolinea anche l’importanza delle relazioni umane, anche nel mondo del lavoro, e della solidarietà come motore per superare sé stessi e progredire.

Ariadnes’yarn di Lieve Van Stappen

Tra le mani il proprio destino

È pensando alle mani invecchiate delle operaie della fabbrica tessile di Ronce, che non riescono più a realizzare alcuni nodi, che nasce l’opera Ariadnes’yarn di Lieve Van Stappen. Riferimento dichiarato al filo di Arianna, che permette a chi lo segue di trovare il proprio cammino, ma anche evocazione al mito delle Parche, che tagliano il filo del destino degli uomini.

Mentre le mani delicate immaginate da Deborah Hopkins, di Two hands with red thread, sfiorano un filo rosso. L’opera si riferisce al bisogno di creare costantemente, di fare e disfare, in cui ogni gesto è importante durante il processo. Lo spettatore non sa se queste mani di vetro cercano di sciogliere o annodare il filo.

Un pizzico di follia

Un uovo nero trafitto da aghi è il lavoro di Matei Negreanu, Folie 2. L’artista rumeno crea un’opera quasi avvolta da una tela di ragno, diversa da quelle finora presentante. Una “follia” poetica in cui si ritrovano materiali diversi: perle, gambi di fiori, fili, d’oro o elettrici.

Invece, l’opera del veneziano Cristiano Bianchin, Flowers, mescola vetro e tessuti come un’ode alla bellezza e alla poesia, anche in questo caso condite con un pizzico di follia, innovando la tradizione dei maestri vetrai di Murano.

Cristiano Bianchin, Flowers

Un’eredità femminile

Mentre, Julie Decriem e Montserrat Duran Muntadas, invocano, ognuna con il proprio stile, l’immagine dell’antenata come figura iniziatica, proponendo la scoperta del ricamo in realtà concentrando secoli di trasmissione, la storia matrimoniale e sentimentale di diverse generazioni.

Julie Decriem presenta Cloches, tre campane di vetro – dalla più piccola alla più grande come una sorta di matrioska – che simboleggiano l’eredità, la famiglia, la filiazione. Diventano lo scrigno che protegge le competenze trasmesse dalle nonne dell’artista: il richiamo e il cucito. Quanto agli occhi in murrina, sottolineano l’importanza della trasmissione attraverso lo sguardo.

Cuore di vetro

La sofferenza è presente nell’opera di Claire Deleurme, Doloris, che evoca la malattia ma anche il processo di guarigione, materializzati in un pizzo di seta, e nell’installazione di Montserrat Duran Muntadas, La donna dai 1000 cuori. Quest’opera, realizzata grazie all’aiuto di decine di volontari, rende omaggio alla nonna dell’artista morta durante il periodo del confinamento.

Una riflessione sul modo in cui la società attuale tratta le persone anziane. Sopra alla sedia a dondolo, al centro dell’opera, sono sospesi 52 cuori di vetro grazie a delle reti fatte ad uncinetto. Il cuore rosso di vetro, appoggiato sulla sedia a dondolo è, invece, avvolto da un centrino realizzato dalla nonna defunta dell’artista.

 

Dalla certezza del vetro all’illusione del tessuto

A volte è il vetro che si trasforma per evocare, con la sua finezza, una matassa di maglie, la trama di un tessuto, i delicati pizzi. La seconda sezione della mostra parla di quest’illusione che stupisce continuamente, mettendo in discussione le certezze del visitatore.

Allungato con una fiamma ossidrica, sublimato nelle sue intricate torsioni mediante stampaggio, o addirittura termoformato per imporgli morbide ondulazioni, il filo di vetro evoca le fasi della trasformazione del tessuto.

Carol Milne – Purple Reigns, Knitting Continuous e Hello Gorgeous

Un soffio di nostalgia

Anne-Claude Jeitz e Alain Calliste lavorano il filo di vetro con una fiamma ossidrica fino a dargli finezza e lucentezza. La loro C’era una volta ricorda i momenti trascorsi a fare i gomitoli dalle matasse. Mentre, i ferri giganti di Carol Milne creano maglie oversize e colorate che sembrano vibrare di vita propria: Purple Reigns, Knitting Continuous e Hello Gorgeous.

Spindle di Ivan Mares – una sorta di bozzolo che fa parte delle collezioni permanenti del MusVerre -, stupisce per la precisione dei suoi dettagli e per la sensazione di monumentalità che emana. Mentre di tutt’altre dimensioni sono i preziosi e delicati fazzoletti di Nataliya Vladychko, Mémories, che evocano l’intimità di storie segrete, nonché l’infanzia stessa dell’artista cresciuta vicino a un’industria tessile.

Drappeggi mossi dal vento

I tessuti luccicanti e fluttuanti di Cathryn Shilling Synergie Serie I, III et IV esplorano la frontiera tra l’arte del vetro e quella tessile. L’artista studia il modo in cui il tessuto può fare trasparire la forma del corpo umano animato da un proprio linguaggio, al di là della parola.

A queste opere fanno eco Laundry di Barbara Idzikowska. Questo bucato appena steso rivela il potenziale estremamente ricco del vetro, capace di imitare i numerosi tipi di tessuto, quasi sfidando la gravità.

Soffice come vetro

Infine, la mostra si chiude con un’impresa artistica e tecnica, quella del tessuto di vetro immaginato e disegnato da Lucile Viaud e Aurélia Leblanc, alle frontiere dell’arte e della scienza. Come ribadisce Eléonore Peretti, direttrice del MusVerre, non si tratta di un’opera d’arte, ma il risultato di ricerche innovative che hanno dato vita a una stoffa ibrida di una grande complessità che mischia dei fili tessili a dei fili di vetro.

Confluence, che trova un posto legittimo in quest’evento artistico, è costituito di una materia soffice e vivente, costantemente in movimento grazie agli effetti della luce e delle sfumature sottili dei suoi colori. Un vetro elaborato dai rifiuti marini: conchiglie, sabbia, gusci e alghe.

Hors sol, 2022

Di luce in luce

Kim Kototamalune e il duo Bones and Clouds, costituito da Jean-Benoît Sallé e Stéphane Baz, espongono alla fine di una residenza d’artista svolta presso l’Atelier du MusVerre, tra settembre e dicembre 2022. De la lumière à la lumière, è il titolo dell’esposizione che dall’installazione all’esperienza immersiva, porta il visitatore in un vero e proprio viaggio onirico, nel cuore della coscienza, invitandolo a (ri)scoprire il mondo, tra microcosmo e macrocosmo.

Prima con l’installazione monumentale Hors-sol, realizzata con fili di vetro e animata nella penombra da proiezioni, “sotto il chiosco”, fino al 20 agosto 2023. Kim Kototamalune inventa un linguaggio artistico in cui evoca i legami psicologici e sociali, sublimato dalle immagini create da Bones and Clouds. Le altre opere realizzate dal trio d’artisti sono esposte nella sala Mériaux, fino al 30 aprile.

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