Les Italiens: omaggio a Bruno Barbey

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 13 Maggio 2023

Tempo stimato per la lettura: 2,6 minuti

L’Accademia di Belle Arti a Parigi rende omaggio a Bruno Barbey (1941-2020) con la mostra Les Italiens (Gli Italiani), dall’11 maggio al 2 luglio 2023. La mostra, curata da Caroline Thiénot-Barbey e Jean-Luc Monterosso, presenta una sessantina di stampe scelte personalmente da Bruno Barbey poco prima della sua scomparsa.

Dalla Cina all’Iran passando per l’Italia o il Marocco, il reporter, membro dell’Accademia di Belle Arti francese, ha lasciato un segno indelebile nella pratica del fotogiornalismo. Viaggiatore instancabile, maestro della fotografia a colori contemporanea, Bruno Barbey ha girato il mondo per mezzo secolo. Testimone attento dei grandi sconvolgimenti delle nostre società, il fotografo franco-svizzero ha accumulato fin dagli anni ’60 un corpus di immagini sottili e raffinate.

Il boom economico italiano

Nel 1962, Bruno Barbey, 21 anni, decise di viaggiare per l’Italia con l’idea di “catturare lo spirito di una nazione attraverso le immagini” e creare un ritratto dei suoi abitanti. All’alba degli anni ’60, i traumi della guerra cominciano a svanire mentre albeggia il sogno di una nuova Italia che comincia a credere nel “miracolo economico”. Bruno Barbey è uno dei primi a registrare questo momento storico di transizione.

«Disegnare il ritratto degli italiani attraverso le immagini era quindi l’ambizione di questo progetto», aveva affermato lo stesso fotografo. Da Nord a Sud, da Est a Ovest, fotografa tutte le classi sociali: ragazzi, aristocratici, suore, mendicanti, prostitute… Il suo lo sguardo lucido e sempre benevolo coglie una realtà in movimento e rivela gli italiani.

Il fascino della cultura italiana

Come scrive Giosuè Calaciura nella sua prefazione del libro: «Queste foto sono insieme letteratura e cinema, un racconto di italiani che sembra opera di un italiano, che sia Carlo Levi in Le parole sono pietre o Luchino Visconti in Rocco e i suoi fratelli. O anche Pasolini. In Italia, Bruno Barbey si sente un uomo del Sud tra gli uomini del Sud.

Un affettuoso sentimento di appartenenza traspare in questi scatti in cui vediamo individui che cercano di riannodare i fili spezzati della vita sociale e privata, di voltare pagina dopo la parentesi della guerra che ha rimesso tutto in discussione, spazzando via le certezze come la disperazione cronica. Un’occasione per cancellare ciò che eravamo con la promessa di ciò che sarà».

Una pubblicazione rimandata

Le circostanze dell’epoca impedirono la realizzazione del libro, ma il portfolio di fotografie italiane convinse i membri dell’agenzia Magnum Photos delle potenzialità del giovane Barbey, che fu presto accettato nella cooperativa. Dopo decenni di lavoro e molti volumi su altri paesi, Barbey ha finalmente pubblicato una prima versione di quest’opera nel 2002, con un’introduzione di Tahar Ben Jelloun, da tempo esaurita.

L’edizione che accompagna la mostra è un ritorno all’idea originale di Robert Delpire, in un formato ridotto che coincide con l’edizione di Gli americani (1958) di Robert Frank e I tedeschi (1962) di René Burri.

 

Foto © Bruno Barbey /Magnum

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About the Author: Cristina Biordi

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L’Accademia di Belle Arti a Parigi rende omaggio a Bruno Barbey (1941-2020) con la mostra Les Italiens (Gli Italiani), dall’11 maggio al 2 luglio 2023. La mostra, curata da Caroline Thiénot-Barbey e Jean-Luc Monterosso, presenta una sessantina di stampe scelte personalmente da Bruno Barbey poco prima della sua scomparsa.

Dalla Cina all’Iran passando per l’Italia o il Marocco, il reporter, membro dell’Accademia di Belle Arti francese, ha lasciato un segno indelebile nella pratica del fotogiornalismo. Viaggiatore instancabile, maestro della fotografia a colori contemporanea, Bruno Barbey ha girato il mondo per mezzo secolo. Testimone attento dei grandi sconvolgimenti delle nostre società, il fotografo franco-svizzero ha accumulato fin dagli anni ’60 un corpus di immagini sottili e raffinate.

Il boom economico italiano

Nel 1962, Bruno Barbey, 21 anni, decise di viaggiare per l’Italia con l’idea di “catturare lo spirito di una nazione attraverso le immagini” e creare un ritratto dei suoi abitanti. All’alba degli anni ’60, i traumi della guerra cominciano a svanire mentre albeggia il sogno di una nuova Italia che comincia a credere nel “miracolo economico”. Bruno Barbey è uno dei primi a registrare questo momento storico di transizione.

«Disegnare il ritratto degli italiani attraverso le immagini era quindi l’ambizione di questo progetto», aveva affermato lo stesso fotografo. Da Nord a Sud, da Est a Ovest, fotografa tutte le classi sociali: ragazzi, aristocratici, suore, mendicanti, prostitute… Il suo lo sguardo lucido e sempre benevolo coglie una realtà in movimento e rivela gli italiani.

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Come scrive Giosuè Calaciura nella sua prefazione del libro: «Queste foto sono insieme letteratura e cinema, un racconto di italiani che sembra opera di un italiano, che sia Carlo Levi in Le parole sono pietre o Luchino Visconti in Rocco e i suoi fratelli. O anche Pasolini. In Italia, Bruno Barbey si sente un uomo del Sud tra gli uomini del Sud.

Un affettuoso sentimento di appartenenza traspare in questi scatti in cui vediamo individui che cercano di riannodare i fili spezzati della vita sociale e privata, di voltare pagina dopo la parentesi della guerra che ha rimesso tutto in discussione, spazzando via le certezze come la disperazione cronica. Un’occasione per cancellare ciò che eravamo con la promessa di ciò che sarà».

Una pubblicazione rimandata

Le circostanze dell’epoca impedirono la realizzazione del libro, ma il portfolio di fotografie italiane convinse i membri dell’agenzia Magnum Photos delle potenzialità del giovane Barbey, che fu presto accettato nella cooperativa. Dopo decenni di lavoro e molti volumi su altri paesi, Barbey ha finalmente pubblicato una prima versione di quest’opera nel 2002, con un’introduzione di Tahar Ben Jelloun, da tempo esaurita.

L’edizione che accompagna la mostra è un ritorno all’idea originale di Robert Delpire, in un formato ridotto che coincide con l’edizione di Gli americani (1958) di Robert Frank e I tedeschi (1962) di René Burri.

 

Foto © Bruno Barbey /Magnum

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