Stefano Maria Girardi, artista: “La creatività significa sinestesia”

About the Author: Alessia

Published On: 5 Luglio 2019

Tempo stimato per la lettura: 2,6 minuti

Stefano Maria Girardi è uno dei finalisti nella sezione “Pittura” alla prossima Biennale MArteLive. Fino al 7 luglio sarà presente al MACRO – Museo D’Arte Contemporanea di Roma
Nato a Roma nel 1982, ha a conseguito il diploma di maturità presso la scuola d’arte “Di Ripetta”. Successivamente, ha frequentato l’Università di Belle Arti (RUFA), l’Accademia del design e della tecnologia “Pantheon” e la Scuola dell’Arte della Medagliatura. Il suo lavoro si concentra sul concetto di addizione e sottrazione e come il processo creativo documenta il momento in cui l’opera d’arte può essere considerata finita. La sua formazione e la sua esperienza lo hanno portato a unire discipline umanistiche, con le nuove tecnologie. Vive a Roma, dove lavora come pittore, illustratore e grafico.

Ci racconti l’esperienza con MArteLive? Perché hai deciso di partecipare e quali sono le tue aspettative sulla finale?
È stata una bella esperienza, nata un po’ per caso, che mi ha dato l’occasione di conoscere persone con le quali sto collaborando attualmente. Sulla finale non ho aspettative, vedremo cosa succederà.

Come si sta sviluppando la tua attività artistica? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Dopo aver concluso un lavoro con Caritas internationalis, che mi ha dato la possibilità di esporre una mia opera al centro di piazza San Pietro, sono in preparazione per la mia personale “Land of Nod” a cura di Penelope Filacchione nella sua galleria “Artsharing”. Dopodiché sarò presente in uno degli atelier del Macro, per il progetto “Macro asilo” a cura di Giorgio de Finis. Nel frattempo, continuo la mia attività come cover designer, soprattutto con la collana “Prismi saggi” della casa editrice Città Nuova, per la quale ho deciso di utilizzare solo opere di street art create appositamente per le copertine da realizzare. Nell’ultima copertina creata per il libro “Spezzare le catene”, che affronta il tema del caporalato, ho realizzato un’opera attualmente presente nel museo MAAM di Roma. È stato un anno pieno di incontri e lavori e spero che continui così, ma in questo lavoro è difficile vaticinare, ed è sempre meglio darsi da fare.

Cosa significa per te la parola creatività?
“Lorem ipsum dolor sit amet”. Sinestesia.

Se non avessi fatto questo lavoro, cosa avresti voluto svolgere?
Come lo scrittore Hrabal, penso di aver fatto più di 20 lavori diversi nella mia vita fino ad ora, e se sarà necessario, farò qualsiasi cosa mi permetta di sopravvivere, ma dal 10 novembre 1982 so che questo è il mio lavoro.

Quale artista, non del tuo campo, del passato o del presente, è stato ed è per te fonte di ammirazione e ispirazione?
Federico Fellini per il sogno, Paolo Conte per l’aranciata, Vonnegut per l’insegnamento, Nikolaj Vasil’evič Gogol’ per la risata, Tom Waits per la terra, Stanley Kubrick per la luce, Fabrizio De Andrè per lo sguardo, George Brassens per il riso, I fratelli Strugackij per la carezza, John Steinbeck perché qualcuno ce lo doveva dire.

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Published On: 5 Luglio 2019

About the Author: Alessia

Tempo stimato per la lettura: 8 minuti

Stefano Maria Girardi è uno dei finalisti nella sezione “Pittura” alla prossima Biennale MArteLive. Fino al 7 luglio sarà presente al MACRO – Museo D’Arte Contemporanea di Roma
Nato a Roma nel 1982, ha a conseguito il diploma di maturità presso la scuola d’arte “Di Ripetta”. Successivamente, ha frequentato l’Università di Belle Arti (RUFA), l’Accademia del design e della tecnologia “Pantheon” e la Scuola dell’Arte della Medagliatura. Il suo lavoro si concentra sul concetto di addizione e sottrazione e come il processo creativo documenta il momento in cui l’opera d’arte può essere considerata finita. La sua formazione e la sua esperienza lo hanno portato a unire discipline umanistiche, con le nuove tecnologie. Vive a Roma, dove lavora come pittore, illustratore e grafico.

Ci racconti l’esperienza con MArteLive? Perché hai deciso di partecipare e quali sono le tue aspettative sulla finale?
È stata una bella esperienza, nata un po’ per caso, che mi ha dato l’occasione di conoscere persone con le quali sto collaborando attualmente. Sulla finale non ho aspettative, vedremo cosa succederà.

Come si sta sviluppando la tua attività artistica? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Dopo aver concluso un lavoro con Caritas internationalis, che mi ha dato la possibilità di esporre una mia opera al centro di piazza San Pietro, sono in preparazione per la mia personale “Land of Nod” a cura di Penelope Filacchione nella sua galleria “Artsharing”. Dopodiché sarò presente in uno degli atelier del Macro, per il progetto “Macro asilo” a cura di Giorgio de Finis. Nel frattempo, continuo la mia attività come cover designer, soprattutto con la collana “Prismi saggi” della casa editrice Città Nuova, per la quale ho deciso di utilizzare solo opere di street art create appositamente per le copertine da realizzare. Nell’ultima copertina creata per il libro “Spezzare le catene”, che affronta il tema del caporalato, ho realizzato un’opera attualmente presente nel museo MAAM di Roma. È stato un anno pieno di incontri e lavori e spero che continui così, ma in questo lavoro è difficile vaticinare, ed è sempre meglio darsi da fare.

Cosa significa per te la parola creatività?
“Lorem ipsum dolor sit amet”. Sinestesia.

Se non avessi fatto questo lavoro, cosa avresti voluto svolgere?
Come lo scrittore Hrabal, penso di aver fatto più di 20 lavori diversi nella mia vita fino ad ora, e se sarà necessario, farò qualsiasi cosa mi permetta di sopravvivere, ma dal 10 novembre 1982 so che questo è il mio lavoro.

Quale artista, non del tuo campo, del passato o del presente, è stato ed è per te fonte di ammirazione e ispirazione?
Federico Fellini per il sogno, Paolo Conte per l’aranciata, Vonnegut per l’insegnamento, Nikolaj Vasil’evič Gogol’ per la risata, Tom Waits per la terra, Stanley Kubrick per la luce, Fabrizio De Andrè per lo sguardo, George Brassens per il riso, I fratelli Strugackij per la carezza, John Steinbeck perché qualcuno ce lo doveva dire.

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