Intervista a Federico Babina, architetto e sognatore

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 3 Luglio 2015

Tempo stimato per la lettura: 5 minuti

Abbiamo intervistato l’architetto e artista Federico Babina, un uomo appassionato, un sognatore, un bambino che ama guardare il mondo a testa in giù.

Che ci fa un italiano a Barcellona?

Ce ne sono molti di italiani a Barcellona attratti per motivi e ragioni differenti . Io mi sono innamorato di una catalana. I luoghi che attraversi e le persone che sfiori sempre lasciano un segno nella tua personalità. La luce di Barcellona e le ombre di Bologna sono parte del mio immaginario creativo. L’ambiente che ci avvolge e accompagna è un componente importante nella formazione e nella costruzione della nostra sensibilità. Però credo nelle persone e non nei paesi di provenienza. Esistono persone curiose che intraprendono percorsi affascinanti indipendentemente dal luogo e dal tempo.

Barcelona © Federico Babina

Barcelona © Federico Babina

Dicono che non scegliamo noi le cose da amare, ma sono loro che scelgono noi, è successo questo con l’architettura?

Credo che l’importante nella vita sia avere passioni. Non è fondamentale chi sceglie chi. Io ho molti “amanti” e l’architettura è una di questi. Sono una persona curiosa per natura e mi piace scoprire ed esplorare percorsi differenti. Mi piace l’architettura nella sua faccetta estroversa e permeabile.

Qual è stato il progetto più ambizioso della tua carriera fino a questo momento, quello per cui hai pensato “no, non ce la faccio”?

Tutti i progetti vivono di ambizione anche i più piccoli. Una ambizione sana che aiuta la ricerca e trasforma in una sfida stimolante ogni forma espressiva. Cerco di non pormi ostacoli quando affronto un progetto : sempre penso “si” ce la posso fare. Il fallimento è parte del gioco e dei rischi che comporta il giocare.

Qual è lo stato dell’architettura in Italia oggi e quali sono le principali differenze con un paese come la Spagna, culturalmente molto vicino a noi?

L’architettura è la gente. È fatta da persone e per le persone. L’architettura cambia con la società, la segue, e in alcuni casi la guida. In questo senso la Spagna è un paese più giovane uscito da una dittatura alla fine degli anni 70. La freschezza e l’entusiasmo di un paese liberato da una oppressione a portato energia e idee nuove per creare e rischiare. L’italia in cambio ha un atteggiamento più conservatore e statico. La sfida dell’architettura è quella di rendere la nostra vita migliore. Ogni giorno viviamo, osserviamo, respiriamo, e sfioriamo l’architettura. Mi piace quando l’architettura è in grado di sorprendermi e di risvegliare sensazioni inaspettate. L’architettura deve essere in grado di comunicare ma soprattutto di ascoltare. Amo i silenzi dell’architettura.

La più grande opera architettonica moderna secondo te?

Ce ne sono molte e non mi piace in generale fare classifiche. Alcune architetture hanno segnato un prima e un dopo nel mio percorso professionale. Entrare e respirare per la prima volta le architetture di Wright e Le Corbusier quando ero uno studente hanno cambiato per sempre la mia visione e percezione degli spazi.

Ci racconti come nascono le archi immagini?

Mi piace trovare l’architettura nascosta in universi paralleli, in questo senso, l’illustrazione mi aiuta a esplorare linguaggi alternativi. L’architettura è spesso la protagonista. Mi piace cercare (im)possibili relazioni tra l’architettura e altri mondi e scovarla in “luoghi sensibili”. Trovo analogie, similitudini, affinità, e infinite relazioni tra le diverse forme espressive. Sono architetto e mi affascina l’idea di scoprire le infinite relazioni tra l’architettura e il mondo che mi circonda. Trasformare l’architettura in una illustrazione e una illustrazione in una piccola architettura. La natura, l’arte, il cinema e la vita in generale sono impregnate di architettura. Cerco di trovare un punto di vista differente attraverso il quale osservare le cose che ci circondano.

 

La più “Inkonic” delle facce?

Se devo sceglierne una direi la prima che ho realizzato, quella di “John”. Però tutte hanno un valore e alcun elemento che le rende speciali ai miei occhi. Ciascuna mi ricorda un momento e una sensazione vissuta.

John © Federico Babina

John © Federico Babina

 

Da dove viene questa “ossessione” per le forme geometriche?

Non credo di avere una particolare ossessione per le forme geometriche. Non osservo il mondo attraverso filtri geometrici. Mi piacciono le linee curve tanto quanto le rette. Amo il triangolo e il cerchio con la stessa passione. Ogni forma in natura può essere scomposta in geometrie elementari. Quello che si fá con il disegno è il processo contrario: sommare geometrie semplici per creare figure e composizioni complesse. Sempre provo a trovare un equilibrio geometrico armonico dove le forme curve e quelle rette possano convivere e dialogare.

ARCHICINE "Star Wars"  © Federico Babina

ARCHICINE “Star Wars” © Federico Babina

 

Che significa per te “vivere creativo”?

La creatività nella mia vita è un elemento necessario. Quando ero piccolo uno dei miei giochi preferiti era mettere la testa tra le gambe per osservare il mondo al contrario, a testa in giù. Il vivere creativo è un po’ come questo gioco. Guardare le cose, anche le più semplici, con una prospettiva diversa per scoprirne sfumature differenti.

Una canzone e un luogo che parlano di te.

Una canzone: “My favorite things” nella versione di John Coltrane. Un pezzo dove convivono infanzia gioco e sperimentazione. Un luogo: un bosco di montagna o una spiaggia in inverno, comunque un luogo dove la natura sia protagonista.

Per conoscere tutti i lavori di Federico Babina visitate il sito federicobabina.com

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Published On: 3 Luglio 2015

About the Author: Redazione ViviCreativo

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Che ci fa un italiano a Barcellona?

Ce ne sono molti di italiani a Barcellona attratti per motivi e ragioni differenti . Io mi sono innamorato di una catalana. I luoghi che attraversi e le persone che sfiori sempre lasciano un segno nella tua personalità. La luce di Barcellona e le ombre di Bologna sono parte del mio immaginario creativo. L’ambiente che ci avvolge e accompagna è un componente importante nella formazione e nella costruzione della nostra sensibilità. Però credo nelle persone e non nei paesi di provenienza. Esistono persone curiose che intraprendono percorsi affascinanti indipendentemente dal luogo e dal tempo.

Barcelona © Federico Babina

Barcelona © Federico Babina

Dicono che non scegliamo noi le cose da amare, ma sono loro che scelgono noi, è successo questo con l’architettura?

Credo che l’importante nella vita sia avere passioni. Non è fondamentale chi sceglie chi. Io ho molti “amanti” e l’architettura è una di questi. Sono una persona curiosa per natura e mi piace scoprire ed esplorare percorsi differenti. Mi piace l’architettura nella sua faccetta estroversa e permeabile.

Qual è stato il progetto più ambizioso della tua carriera fino a questo momento, quello per cui hai pensato “no, non ce la faccio”?

Tutti i progetti vivono di ambizione anche i più piccoli. Una ambizione sana che aiuta la ricerca e trasforma in una sfida stimolante ogni forma espressiva. Cerco di non pormi ostacoli quando affronto un progetto : sempre penso “si” ce la posso fare. Il fallimento è parte del gioco e dei rischi che comporta il giocare.

Qual è lo stato dell’architettura in Italia oggi e quali sono le principali differenze con un paese come la Spagna, culturalmente molto vicino a noi?

L’architettura è la gente. È fatta da persone e per le persone. L’architettura cambia con la società, la segue, e in alcuni casi la guida. In questo senso la Spagna è un paese più giovane uscito da una dittatura alla fine degli anni 70. La freschezza e l’entusiasmo di un paese liberato da una oppressione a portato energia e idee nuove per creare e rischiare. L’italia in cambio ha un atteggiamento più conservatore e statico. La sfida dell’architettura è quella di rendere la nostra vita migliore. Ogni giorno viviamo, osserviamo, respiriamo, e sfioriamo l’architettura. Mi piace quando l’architettura è in grado di sorprendermi e di risvegliare sensazioni inaspettate. L’architettura deve essere in grado di comunicare ma soprattutto di ascoltare. Amo i silenzi dell’architettura.

La più grande opera architettonica moderna secondo te?

Ce ne sono molte e non mi piace in generale fare classifiche. Alcune architetture hanno segnato un prima e un dopo nel mio percorso professionale. Entrare e respirare per la prima volta le architetture di Wright e Le Corbusier quando ero uno studente hanno cambiato per sempre la mia visione e percezione degli spazi.

Ci racconti come nascono le archi immagini?

Mi piace trovare l’architettura nascosta in universi paralleli, in questo senso, l’illustrazione mi aiuta a esplorare linguaggi alternativi. L’architettura è spesso la protagonista. Mi piace cercare (im)possibili relazioni tra l’architettura e altri mondi e scovarla in “luoghi sensibili”. Trovo analogie, similitudini, affinità, e infinite relazioni tra le diverse forme espressive. Sono architetto e mi affascina l’idea di scoprire le infinite relazioni tra l’architettura e il mondo che mi circonda. Trasformare l’architettura in una illustrazione e una illustrazione in una piccola architettura. La natura, l’arte, il cinema e la vita in generale sono impregnate di architettura. Cerco di trovare un punto di vista differente attraverso il quale osservare le cose che ci circondano.

 

La più “Inkonic” delle facce?

Se devo sceglierne una direi la prima che ho realizzato, quella di “John”. Però tutte hanno un valore e alcun elemento che le rende speciali ai miei occhi. Ciascuna mi ricorda un momento e una sensazione vissuta.

John © Federico Babina

John © Federico Babina

 

Da dove viene questa “ossessione” per le forme geometriche?

Non credo di avere una particolare ossessione per le forme geometriche. Non osservo il mondo attraverso filtri geometrici. Mi piacciono le linee curve tanto quanto le rette. Amo il triangolo e il cerchio con la stessa passione. Ogni forma in natura può essere scomposta in geometrie elementari. Quello che si fá con il disegno è il processo contrario: sommare geometrie semplici per creare figure e composizioni complesse. Sempre provo a trovare un equilibrio geometrico armonico dove le forme curve e quelle rette possano convivere e dialogare.

ARCHICINE "Star Wars"  © Federico Babina

ARCHICINE “Star Wars” © Federico Babina

 

Che significa per te “vivere creativo”?

La creatività nella mia vita è un elemento necessario. Quando ero piccolo uno dei miei giochi preferiti era mettere la testa tra le gambe per osservare il mondo al contrario, a testa in giù. Il vivere creativo è un po’ come questo gioco. Guardare le cose, anche le più semplici, con una prospettiva diversa per scoprirne sfumature differenti.

Una canzone e un luogo che parlano di te.

Una canzone: “My favorite things” nella versione di John Coltrane. Un pezzo dove convivono infanzia gioco e sperimentazione. Un luogo: un bosco di montagna o una spiaggia in inverno, comunque un luogo dove la natura sia protagonista.

Per conoscere tutti i lavori di Federico Babina visitate il sito federicobabina.com

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