Delicatessen, una storia di imprenditoria giovanile. Intervista a Marco Brugaletta

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 21 Settembre 2015

Tempo stimato per la lettura: 3,7 minuti

A Ragusa, c’è una piccola bottega, dipinta di giallo, un posto in cui il tempo sembra essersi fermato per prendersi una lunga pausa dalla modernità (qualunque cosa questa parola voglia dire), ci sono ceste di uova e caramelle, un lungo tavolo di legno che ti obbliga a parlare con il tuo vicino, ci sono foto che raccontano storie di una Sicilia in bianco e nero, elegante, ingenua, bellissima e, soprattutto, non ci sono orologi da guardare. Nessun Bianconiglio che strilla “è tardi, è tardi, è tardi”.

Delicatessen in drogheria è il risultato di una scommessa, di tanto sudore e di due occhi grandi che guardano al domani come uno splendido regalo di ieri. Ecco la nostra intervista a Marco Brugaletta, proprietario di questo gioiello vintage.

Marco, quali erano i tuoi giochi preferiti da piccolo?

Da piccolo mi divertivo a giocare a nascondino, al dottore, a costruire castelli di sabbia e, ovviamente, a tirare calci ad un pallone in mezzo alla strada. Tutto un altro sapore.

Quando hai deciso che avresti aperto una drogheria?

Ho rilevato la vecchia bottega di quartiere a 19 anni, in un’età in cui mi rendo conto non è facile avere le idee chiare su quello che vuoi fare.

Delicatessen in drogheria è una bottega, un ristorante, un laboratorio, un’esperienza sensoriale?

Delicatessen è l’esperimento continuo tra esperienze, sogni e realtà. Ci piace non essere solamente prodotto, ma anche un’opportunità sociale che ispira, cambia e si confronta in una società attuale, dove nessuno è escluso.

Quali sono state le difficoltà più grandi che hai incontrato quando hai deciso di trasformare questa ex “putia” nel cuore di Ragusa?

Tra le difficoltà emotive una quella di non essere stato subito supportato e compreso tra amici e familiari, poi educare il cliente ad un cambiamento, il più duro che ancora oggi sento le banche e il sistema di lavoro italiano non rinnovato.

So che vieni da una famiglia di allevatori e contadini, quanto ti ha influenzato aver scorrazzato tra mucche e distese di carrubo?

Ogni domenica per il pranzo e ogni estate dai 9 ai 13 anni per me, finita la scuola, al mare preferivo trasferirmi in collina dove seguivo mio nonno, mia nonna e i miei zii in tutto quello che facevano, sveglia alle 6, colazione, mucche al pascolo, mungitura, pulizia stalle, pranzo, cena, caffè con biscotto squisito, galline, alberi di gelsi, spighe di grano, more, mandorli, pane, ricotta, granite di limone, stanchezza sul divano alle 9 di sera ridendo di gusto. Questo sicuramente mi ha influenzato formandomi nella tenacia, fiducia, nell’importanza dei dettagli e nella speranza che ogni anno il raccolto possa essere migliore. Credo che la teoria dell’agricoltura possa essere un ottimo metodo da applicare in tutte le professioni.

Entrando in bottega si respira subito un’aria diversa, sembra di tornare indietro nel tempo, come se le lancette dell’orologio rallentassero improvvisamente, ci stai suggerendo di guardare indietro per ritrovarci?

Da noi le lancette oltre a fermarsi non esistono, infatti per scelta non ci sono orologi, l’obiettivo è quello che chi sceglie di venirci a trovare si prenda una pausa godendo dell’esperienza e facendosi abbracciare dall’atmosfera che ogni giorno ci impegniamo ad offrire.

Come hai fatto, così giovane, a conquistare la fiducia della gente?

Ho iniziato a lavorare nelle stagioni estive tra pompe di benzina, panifici, supermercati, negozi di ottica, bar, tutti luoghi dove ho imparato a relazionarmi con una clientela trasversale. Ho lavorato sempre con grande senso di responsabilità, mettendo al primo posto l’opportunità di imparare ogni giorno anche da cose apparentemente semplici.

Ti definiresti più un creativo o un imprenditore?

Un imprenditore creativo.

Attorno al tuo negozio gravitano iniziative diverse organizzate da giovani siciliani, c’è n’è qualcuna a cui sei particolarmente legato?

Una delle esperienze cui sono più legato è quella dei laboratori di riciclo e orto urbano dove attraverso la manualità adulti e bambini si incontrano e possono imparare gli uni dagli altri.

Ci consigli 3 ingredienti per realizzare i propri sogni?

Tre ingredienti sono pochi, ma in questo preciso momento sento di dire: sacrificio, intuito e sognare sempre.

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Delicatessen in drogheria è il risultato di una scommessa, di tanto sudore e di due occhi grandi che guardano al domani come uno splendido regalo di ieri. Ecco la nostra intervista a Marco Brugaletta, proprietario di questo gioiello vintage.

Marco, quali erano i tuoi giochi preferiti da piccolo?

Da piccolo mi divertivo a giocare a nascondino, al dottore, a costruire castelli di sabbia e, ovviamente, a tirare calci ad un pallone in mezzo alla strada. Tutto un altro sapore.

Quando hai deciso che avresti aperto una drogheria?

Ho rilevato la vecchia bottega di quartiere a 19 anni, in un’età in cui mi rendo conto non è facile avere le idee chiare su quello che vuoi fare.

Delicatessen in drogheria è una bottega, un ristorante, un laboratorio, un’esperienza sensoriale?

Delicatessen è l’esperimento continuo tra esperienze, sogni e realtà. Ci piace non essere solamente prodotto, ma anche un’opportunità sociale che ispira, cambia e si confronta in una società attuale, dove nessuno è escluso.

Quali sono state le difficoltà più grandi che hai incontrato quando hai deciso di trasformare questa ex “putia” nel cuore di Ragusa?

Tra le difficoltà emotive una quella di non essere stato subito supportato e compreso tra amici e familiari, poi educare il cliente ad un cambiamento, il più duro che ancora oggi sento le banche e il sistema di lavoro italiano non rinnovato.

So che vieni da una famiglia di allevatori e contadini, quanto ti ha influenzato aver scorrazzato tra mucche e distese di carrubo?

Ogni domenica per il pranzo e ogni estate dai 9 ai 13 anni per me, finita la scuola, al mare preferivo trasferirmi in collina dove seguivo mio nonno, mia nonna e i miei zii in tutto quello che facevano, sveglia alle 6, colazione, mucche al pascolo, mungitura, pulizia stalle, pranzo, cena, caffè con biscotto squisito, galline, alberi di gelsi, spighe di grano, more, mandorli, pane, ricotta, granite di limone, stanchezza sul divano alle 9 di sera ridendo di gusto. Questo sicuramente mi ha influenzato formandomi nella tenacia, fiducia, nell’importanza dei dettagli e nella speranza che ogni anno il raccolto possa essere migliore. Credo che la teoria dell’agricoltura possa essere un ottimo metodo da applicare in tutte le professioni.

Entrando in bottega si respira subito un’aria diversa, sembra di tornare indietro nel tempo, come se le lancette dell’orologio rallentassero improvvisamente, ci stai suggerendo di guardare indietro per ritrovarci?

Da noi le lancette oltre a fermarsi non esistono, infatti per scelta non ci sono orologi, l’obiettivo è quello che chi sceglie di venirci a trovare si prenda una pausa godendo dell’esperienza e facendosi abbracciare dall’atmosfera che ogni giorno ci impegniamo ad offrire.

Come hai fatto, così giovane, a conquistare la fiducia della gente?

Ho iniziato a lavorare nelle stagioni estive tra pompe di benzina, panifici, supermercati, negozi di ottica, bar, tutti luoghi dove ho imparato a relazionarmi con una clientela trasversale. Ho lavorato sempre con grande senso di responsabilità, mettendo al primo posto l’opportunità di imparare ogni giorno anche da cose apparentemente semplici.

Ti definiresti più un creativo o un imprenditore?

Un imprenditore creativo.

Attorno al tuo negozio gravitano iniziative diverse organizzate da giovani siciliani, c’è n’è qualcuna a cui sei particolarmente legato?

Una delle esperienze cui sono più legato è quella dei laboratori di riciclo e orto urbano dove attraverso la manualità adulti e bambini si incontrano e possono imparare gli uni dagli altri.

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