Federico Piccirillo: il creativo è qualcuno che non si accontenta di ciò che gli sta intorno

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 13 Marzo 2017

Tempo stimato per la lettura: 2,3 minuti

Federico Piccirillo è una nostra “vecchia” conoscenza, un giovane creativo pieno di estro e di talento, che oggi ci racconta il suo nuovo progetto “The Filling Spaces”, un mix tra arte, design e architettura…

Federico, ci siamo incontrati nel contest del #Mettitinmostra del 2014, di cui sei stato il vincitore. Raccontaci di te oggi, quali novità nella tua vita, nel tuo lavoro?
Dal 2014 a oggi mi sento molto cambiato, non solo a livello personale ma anche a livello lavorativo. Valuto cose che prima neanche consideravo, sto più attento ai dettagli ma soprattutto cerco sempre di dare un senso e un perché a ogni cosa che faccio, e non limitarmi a ragioni estetiche come facevo prima.

Ci racconti come è nato il progetto “Filling Spaces”?
“Filling Spaces” nasce come progetto personale ed è uno dei miei primi lavori “artistici” fatti fino ad ora. Ho voluto dare una prestazione a tutto tondo, cercando di studiare ogni minimo particolare: dagli interni alle inquadrature, dalla luce allo spazio architettonico.

Cosa significa per te “essere un creativo”?
È una domanda difficile se non si vuole rispondere in maniera banale… penso che il creativo sia semplicemente qualcuno che non si accontenta di ciò che gli sta intorno, che cerca sempre di trovare vie alternative, non cedendo al più comodo.

Quando realizzi un’opera, cosa ti interessa di più dei “contrasti”, tra vecchio e nuovo, moderno e classico?
Sicuramente il ritorno ai classici e al vintage non deve essere un pretesto fine a se stesso, bisogna ispirarsi al passato, ma come contemporanei abbiamo il dovere artistico e morale di aggiungere qualcosa del nostro tempo, creando qualcosa di nuovo.

Se potessi rinascere in un’altra epoca, la tua sarebbe senz’altro…
Penso che sceglierei seconda metà dell’Ottocento, quando gli artisti hanno incominciato a vedere le cose a loro modo. Ma comunque penso non esiste epoca che abbia niente da invidiare all’epoca in cui siamo ora.

La fase per te più elettrizzante di  un processo creativo, quando dall’idea passi all’atto pratico?
Penso sia davvero eccitante il momento in cui ti viene un’idea in mente e non vedi l’ora di metterla in pratica per vedere cosa ne esce.

Ultima domanda d’obbligo: i tuoi progetti per il futuro.
Molti mi consigliano di continuare come freelancer, effettivamente non è male, ma ho sempre avuto il desiderio di provare a inserirmi in un collettivo o in uno studio prima o poi, fatta però di persone ossessionate dal mestiere che per il guadagno tratto da esso.

 

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Published On: 13 Marzo 2017

About the Author: Redazione ViviCreativo

Tempo stimato per la lettura: 7 minuti

Federico Piccirillo è una nostra “vecchia” conoscenza, un giovane creativo pieno di estro e di talento, che oggi ci racconta il suo nuovo progetto “The Filling Spaces”, un mix tra arte, design e architettura…

Federico, ci siamo incontrati nel contest del #Mettitinmostra del 2014, di cui sei stato il vincitore. Raccontaci di te oggi, quali novità nella tua vita, nel tuo lavoro?
Dal 2014 a oggi mi sento molto cambiato, non solo a livello personale ma anche a livello lavorativo. Valuto cose che prima neanche consideravo, sto più attento ai dettagli ma soprattutto cerco sempre di dare un senso e un perché a ogni cosa che faccio, e non limitarmi a ragioni estetiche come facevo prima.

Ci racconti come è nato il progetto “Filling Spaces”?
“Filling Spaces” nasce come progetto personale ed è uno dei miei primi lavori “artistici” fatti fino ad ora. Ho voluto dare una prestazione a tutto tondo, cercando di studiare ogni minimo particolare: dagli interni alle inquadrature, dalla luce allo spazio architettonico.

Cosa significa per te “essere un creativo”?
È una domanda difficile se non si vuole rispondere in maniera banale… penso che il creativo sia semplicemente qualcuno che non si accontenta di ciò che gli sta intorno, che cerca sempre di trovare vie alternative, non cedendo al più comodo.

Quando realizzi un’opera, cosa ti interessa di più dei “contrasti”, tra vecchio e nuovo, moderno e classico?
Sicuramente il ritorno ai classici e al vintage non deve essere un pretesto fine a se stesso, bisogna ispirarsi al passato, ma come contemporanei abbiamo il dovere artistico e morale di aggiungere qualcosa del nostro tempo, creando qualcosa di nuovo.

Se potessi rinascere in un’altra epoca, la tua sarebbe senz’altro…
Penso che sceglierei seconda metà dell’Ottocento, quando gli artisti hanno incominciato a vedere le cose a loro modo. Ma comunque penso non esiste epoca che abbia niente da invidiare all’epoca in cui siamo ora.

La fase per te più elettrizzante di  un processo creativo, quando dall’idea passi all’atto pratico?
Penso sia davvero eccitante il momento in cui ti viene un’idea in mente e non vedi l’ora di metterla in pratica per vedere cosa ne esce.

Ultima domanda d’obbligo: i tuoi progetti per il futuro.
Molti mi consigliano di continuare come freelancer, effettivamente non è male, ma ho sempre avuto il desiderio di provare a inserirmi in un collettivo o in uno studio prima o poi, fatta però di persone ossessionate dal mestiere che per il guadagno tratto da esso.

 

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