Intervista a Peppe Lorefice, assistant di Vivienne Westwood

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 21 Luglio 2015

Tempo stimato per la lettura: 7,7 minuti

Come ci è finito un siciliano a Londra?

Non e stato un volo diretto, anzi! A 18 anni ho lasciato Ragusa, la città in cui sono nato e cresciuto, per trasferirmi a Perugia dove ho studiato Lingue Letterature Moderne e Arti, lì ho passato gli anni più belli e divertenti. Dopo mi sono trasferito a Firenze dove ho frequentato un Master in Fashion Coordinator al Polimoda. In quei sei mesi ho imparato l’ABC della moda, insegnamenti fondamentali che ho potuto mettere in pratica, successivamente, nello stage presso lo Studio Cataldi a Prato, azienda che collabora da oltre 20 anni per le collezioni e la maglieria di Vivienne Westwood. Ed è proprio a Prato che ho incontrato per la prima volta Vivienne e suo marito Andreas, è stato lui a propormi di fare lo stage a Londra. Era l’agosto del 2010, non sapevo ancora che la mia vita sarebbe cambiata, realizzando il sogno di una vita. Fortuna, destino e molti sacrifici.

Raccontaci il tuo lavoro e poi spiegalo come faresti con tua nonna?

Il mio lavoro è quello di assistere Vivienne nella maglieria, cioè scegliamo insieme i filati che utilizzeremo per fare maglioni, cardigan e altro, mentre aiuto Andreas nei tessuti e nella collezione della Gold Label e Unisex , quindi giacche, pantaloni e abiti da sera che poi sfilano a Parigi. Insieme, prima che i modelli arrivino in passerella, facciamo Styling, Fitting e scatti per la Campagna Pubblicitaria. Sai le foto che trovi in mezzo alle riviste, di moda? Più in sintesi potrei dire che seguo da vicino tutto il processo creativo delle collezioni: dalla scelta dei tessuti fino alla vendita della collezione di ogni stagione.

Peppe Lorefice

Peppe Lorefice

Quando hai capito che la moda sarebbe diventato il tuo lavoro?

Sarò sincero, non ho ancora avuto il tempo di comprenderlo davvero! In realtà da quando ho iniziato lo stage da Cataldi, sono precipitato letteralmente e fisicamente  nella tana del Bianconiglio e da lì non ne sono più uscito. Non mi sono accorto che sarebbe diventato un lavoro, ma sentivo che la gente aveva bisogno di me, cucire un bottone, fare alcuni disegni e cosi via. Ero solo in prova e non sapevo neanche cosa avrei fatto dopo, non avevo un piano b, ma stavo imparando tanto giorno dopo giorno e rimanevo volentieri fino alle 2 di notte per poi tornare il mattino dopo pur senza uno stipendio; avevo solo sete di imparare! Non posso dimenticare la mia prima sfilata a Parigi 5 anni fa, la notte sono rimasto sveglio ad aiutare senza andare a dormire, adrenalina e passione non mi hanno fatto crollare o perdere l’entusiasmo.

La moda è spesso scambiata per semplice glam, ma esistono veri e propri artisti che hanno usato il corpo come tela su cui creare. C’è uno stilista che ami particolarmente e che ha influenzato il tuo gusto e il tuo lavoro?

Vivienne sicuramente, come Donna Designer, ma anche come Attivista per la Salvaguardia della Cultura e del Pianeta, suo è il progetto Climate Revolution. Mi ha subito affascinato il suo amore per l’arte e per la storia, nei libri di moda erano le sue creazioni a rapirmi e tutte le rivoluzioni nel costume che ha contribuito a creare, dal periodo Punk dei Sex Pistols a quelli Pirate delle prime sfilate parigine. Ma guardavo anche Yves Saint Laurent, Jean Paul Gautier e John Galliano e i nostri Giorgio Armani, Gianni Versace e Missoni.

Lavori al fianco di una vera e propria icona di stile, ci racconti la tua giornata tipo a fianco di Vivienne Westwood?

Ce ne fosse una, ma almeno una di giornata tipo!!! Di solito scrivo una lista di cose da fare dettate da Vivienne per la maglieria o per Andreas , Direttore Creativo del Brand, dai tessuti da tingere alle stampe da inviare  o dai filati ordinare ai fitting da organizzare. A volte passiamo intere domeniche tutti e tre per selezionare tessuti o decidere quali capi fare e con quale tessuti. Insomma, di certo non mi annoio e non smetto di imparare.

Peppe Lorefice accanto a Vivienne Westwood

Peppe Lorefice accanto a Vivienne Westwood

Qual è la parte più stressante del tuo lavoro, quella che ti far venir voglia di fare le valigie e tornare in Sicilia?

La sera prima delle sfilate di Parigi vorrei scappare in Sicilia e tuffarmi nel mio mare a Donnalucata a rilassarmi al sole magari con una granita al limone. Oramai sono il mio incubo, come la notte prima degli esami, dopo mesi di duro lavoro non vedi l’ora che sia finita. E poi ci sono quei momenti in cui Vivienne inizia a controllare i prototipi per la sfilata uno per uno, cucitura dopo cucitura e quando sento quel ” Peppei Come here…now then….” tremo.

Sappiamo che al genio non si comanda, ma svelaci qualche segreto, come nasce una creazione Westwood?

Dipende se parliamo di maglieria, dopo aver ricevuto le prove dei punti maglia o dei jacquard Vivienne di solito le spilla nel manichino e a volte inizia a parlare con Andreas o con me su come costruire un capo nuovo con quali altri colori, in seguito abbozza i primi disegni, sempre, naturalmente su carta riciclata! Il più delle volte ci sediamo , verso le 18 da soli io e lei, nel silenzio assoluto del mondo esterno e lei inizia a fare un discorso qualsiasi o perchè ispirata da una foto o per un libro che ha letto recentemente e sempre con un matita in mano (è un maestra old style) inizia a disegnare le idee che aveva in mente .Dopo un paio di discussioni può capitare di cambiare idea sul collo o sulle maniche, e quindi ricorregge il disegno, ma stai sicura che dopo anche un ora ci sarà tornata altre 3 volte fino a quando non ne può più e lascia a me il compito di rifinire i capi o scegliere che colori mettere. La trovi a drappeggiare o col jersey o con le tele in cotone sui manichini piccoli, quel vizio ancora non l’ha perso, soprattutto quando vuole risolvere dei problemi tecnici.

Quali sono per te gli ingredienti della creatività?

Non importa cosa crei o con quale strumento lo fai, l’importante è avere le idee e la voglia di creare qualcosa o contribuire a essa, che sia un abito o un quadro o anche una torta banane e cioccolato. I libri stimolano molto in questo o anche i musei e le gallerie d’arte ti gridano creatività. Noi italiani in questo siamo strafortunati, abbiamo un patrimonio artistico unico, invidiato e studiato in tutto il mondo; solo quando capiremo l’importanza di una simile eredità potremo apprezzare di più il nostro paese e ricominciare, d’altronde “ITALIANS DO IT BETTER!”

Gwendoline Christie veste Vivienne Westwood

Gwendoline Christie veste Vivienne Westwood

Cosa ti manca di più della tua terra e cosa ami di più di Londra?

Della mia Terra mia manca la natura, i sapori del cibo, il Gelato di Mastrociliegia a Ibla, nel cuore del Barocco e, ovviamente, la “famigghia”. La mia, poi, è numerosa e rumorosa e mi mancano tanto, perchè li vedo sempre a periodi brevi. Tuttavia, non riuscirei a vivere se non a Londra, per le possibilità che ti offre, per lo straordianrio Melting Pot di razze, religioni, orientamenti politici e sessuali.

Vivi immerso nella bellezza, ma cosa per te è davvero bello?

Bello è qualsiasi forma, creazione o persona che riesca ad attirare la tua attenzione sia a livello visivo che sensoriale e che ti provoca un mix di emozioni positive. Il concetto di bello è molto personale. Per me Bello può anche essere quel momento di Epifania pirandelliana che mi prende e mi isola dal mondo e dalle persone.

Sei giovanissimo eppure di strada ne hai fatta tanta, dove vuoi arrivare?

Al momento  sono contento ma sono soprattutto soddisfatto del lavoro fatto e dei traguardi raggiunti e di tutti quei brutti momenti che ho superato. Quando 5 anni fa arrivai a Londra, senza soldi e senza casa, mi sentivo come un Robinson Crusoe Ibleo sbarcato in terra straniera e oggi, a 30 anni, sono quasi arrivato ad essere un Self Made Man.

Momento Carrà: se la tua vita fosse una canzone quale sarebbe?

La mia vita non sarebbe una sola canzone ma un mix tra il Bolero di Ravel, Innuendo dei Queen e Humane Nature di Madonna “EXPRESS YOURSELF DON’T REPRESS YOURSELF!!!”

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Intervista a Peppe Lorefice, assistant di Vivienne Westwood

Published On: 21 Luglio 2015

About the Author: Redazione ViviCreativo

Tempo stimato per la lettura: 23 minuti

Come ci è finito un siciliano a Londra?

Non e stato un volo diretto, anzi! A 18 anni ho lasciato Ragusa, la città in cui sono nato e cresciuto, per trasferirmi a Perugia dove ho studiato Lingue Letterature Moderne e Arti, lì ho passato gli anni più belli e divertenti. Dopo mi sono trasferito a Firenze dove ho frequentato un Master in Fashion Coordinator al Polimoda. In quei sei mesi ho imparato l’ABC della moda, insegnamenti fondamentali che ho potuto mettere in pratica, successivamente, nello stage presso lo Studio Cataldi a Prato, azienda che collabora da oltre 20 anni per le collezioni e la maglieria di Vivienne Westwood. Ed è proprio a Prato che ho incontrato per la prima volta Vivienne e suo marito Andreas, è stato lui a propormi di fare lo stage a Londra. Era l’agosto del 2010, non sapevo ancora che la mia vita sarebbe cambiata, realizzando il sogno di una vita. Fortuna, destino e molti sacrifici.

Raccontaci il tuo lavoro e poi spiegalo come faresti con tua nonna?

Il mio lavoro è quello di assistere Vivienne nella maglieria, cioè scegliamo insieme i filati che utilizzeremo per fare maglioni, cardigan e altro, mentre aiuto Andreas nei tessuti e nella collezione della Gold Label e Unisex , quindi giacche, pantaloni e abiti da sera che poi sfilano a Parigi. Insieme, prima che i modelli arrivino in passerella, facciamo Styling, Fitting e scatti per la Campagna Pubblicitaria. Sai le foto che trovi in mezzo alle riviste, di moda? Più in sintesi potrei dire che seguo da vicino tutto il processo creativo delle collezioni: dalla scelta dei tessuti fino alla vendita della collezione di ogni stagione.

Peppe Lorefice

Peppe Lorefice

Quando hai capito che la moda sarebbe diventato il tuo lavoro?

Sarò sincero, non ho ancora avuto il tempo di comprenderlo davvero! In realtà da quando ho iniziato lo stage da Cataldi, sono precipitato letteralmente e fisicamente  nella tana del Bianconiglio e da lì non ne sono più uscito. Non mi sono accorto che sarebbe diventato un lavoro, ma sentivo che la gente aveva bisogno di me, cucire un bottone, fare alcuni disegni e cosi via. Ero solo in prova e non sapevo neanche cosa avrei fatto dopo, non avevo un piano b, ma stavo imparando tanto giorno dopo giorno e rimanevo volentieri fino alle 2 di notte per poi tornare il mattino dopo pur senza uno stipendio; avevo solo sete di imparare! Non posso dimenticare la mia prima sfilata a Parigi 5 anni fa, la notte sono rimasto sveglio ad aiutare senza andare a dormire, adrenalina e passione non mi hanno fatto crollare o perdere l’entusiasmo.

La moda è spesso scambiata per semplice glam, ma esistono veri e propri artisti che hanno usato il corpo come tela su cui creare. C’è uno stilista che ami particolarmente e che ha influenzato il tuo gusto e il tuo lavoro?

Vivienne sicuramente, come Donna Designer, ma anche come Attivista per la Salvaguardia della Cultura e del Pianeta, suo è il progetto Climate Revolution. Mi ha subito affascinato il suo amore per l’arte e per la storia, nei libri di moda erano le sue creazioni a rapirmi e tutte le rivoluzioni nel costume che ha contribuito a creare, dal periodo Punk dei Sex Pistols a quelli Pirate delle prime sfilate parigine. Ma guardavo anche Yves Saint Laurent, Jean Paul Gautier e John Galliano e i nostri Giorgio Armani, Gianni Versace e Missoni.

Lavori al fianco di una vera e propria icona di stile, ci racconti la tua giornata tipo a fianco di Vivienne Westwood?

Ce ne fosse una, ma almeno una di giornata tipo!!! Di solito scrivo una lista di cose da fare dettate da Vivienne per la maglieria o per Andreas , Direttore Creativo del Brand, dai tessuti da tingere alle stampe da inviare  o dai filati ordinare ai fitting da organizzare. A volte passiamo intere domeniche tutti e tre per selezionare tessuti o decidere quali capi fare e con quale tessuti. Insomma, di certo non mi annoio e non smetto di imparare.

Peppe Lorefice accanto a Vivienne Westwood

Peppe Lorefice accanto a Vivienne Westwood

Qual è la parte più stressante del tuo lavoro, quella che ti far venir voglia di fare le valigie e tornare in Sicilia?

La sera prima delle sfilate di Parigi vorrei scappare in Sicilia e tuffarmi nel mio mare a Donnalucata a rilassarmi al sole magari con una granita al limone. Oramai sono il mio incubo, come la notte prima degli esami, dopo mesi di duro lavoro non vedi l’ora che sia finita. E poi ci sono quei momenti in cui Vivienne inizia a controllare i prototipi per la sfilata uno per uno, cucitura dopo cucitura e quando sento quel ” Peppei Come here…now then….” tremo.

Sappiamo che al genio non si comanda, ma svelaci qualche segreto, come nasce una creazione Westwood?

Dipende se parliamo di maglieria, dopo aver ricevuto le prove dei punti maglia o dei jacquard Vivienne di solito le spilla nel manichino e a volte inizia a parlare con Andreas o con me su come costruire un capo nuovo con quali altri colori, in seguito abbozza i primi disegni, sempre, naturalmente su carta riciclata! Il più delle volte ci sediamo , verso le 18 da soli io e lei, nel silenzio assoluto del mondo esterno e lei inizia a fare un discorso qualsiasi o perchè ispirata da una foto o per un libro che ha letto recentemente e sempre con un matita in mano (è un maestra old style) inizia a disegnare le idee che aveva in mente .Dopo un paio di discussioni può capitare di cambiare idea sul collo o sulle maniche, e quindi ricorregge il disegno, ma stai sicura che dopo anche un ora ci sarà tornata altre 3 volte fino a quando non ne può più e lascia a me il compito di rifinire i capi o scegliere che colori mettere. La trovi a drappeggiare o col jersey o con le tele in cotone sui manichini piccoli, quel vizio ancora non l’ha perso, soprattutto quando vuole risolvere dei problemi tecnici.

Quali sono per te gli ingredienti della creatività?

Non importa cosa crei o con quale strumento lo fai, l’importante è avere le idee e la voglia di creare qualcosa o contribuire a essa, che sia un abito o un quadro o anche una torta banane e cioccolato. I libri stimolano molto in questo o anche i musei e le gallerie d’arte ti gridano creatività. Noi italiani in questo siamo strafortunati, abbiamo un patrimonio artistico unico, invidiato e studiato in tutto il mondo; solo quando capiremo l’importanza di una simile eredità potremo apprezzare di più il nostro paese e ricominciare, d’altronde “ITALIANS DO IT BETTER!”

Gwendoline Christie veste Vivienne Westwood

Gwendoline Christie veste Vivienne Westwood

Cosa ti manca di più della tua terra e cosa ami di più di Londra?

Della mia Terra mia manca la natura, i sapori del cibo, il Gelato di Mastrociliegia a Ibla, nel cuore del Barocco e, ovviamente, la “famigghia”. La mia, poi, è numerosa e rumorosa e mi mancano tanto, perchè li vedo sempre a periodi brevi. Tuttavia, non riuscirei a vivere se non a Londra, per le possibilità che ti offre, per lo straordianrio Melting Pot di razze, religioni, orientamenti politici e sessuali.

Vivi immerso nella bellezza, ma cosa per te è davvero bello?

Bello è qualsiasi forma, creazione o persona che riesca ad attirare la tua attenzione sia a livello visivo che sensoriale e che ti provoca un mix di emozioni positive. Il concetto di bello è molto personale. Per me Bello può anche essere quel momento di Epifania pirandelliana che mi prende e mi isola dal mondo e dalle persone.

Sei giovanissimo eppure di strada ne hai fatta tanta, dove vuoi arrivare?

Al momento  sono contento ma sono soprattutto soddisfatto del lavoro fatto e dei traguardi raggiunti e di tutti quei brutti momenti che ho superato. Quando 5 anni fa arrivai a Londra, senza soldi e senza casa, mi sentivo come un Robinson Crusoe Ibleo sbarcato in terra straniera e oggi, a 30 anni, sono quasi arrivato ad essere un Self Made Man.

Momento Carrà: se la tua vita fosse una canzone quale sarebbe?

La mia vita non sarebbe una sola canzone ma un mix tra il Bolero di Ravel, Innuendo dei Queen e Humane Nature di Madonna “EXPRESS YOURSELF DON’T REPRESS YOURSELF!!!”

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