Silvia Struglia, pittrice: “L’esperienza con MArteLive? Un percorso prezioso”

About the Author: Alessia

Published On: 23 Agosto 2019

Tempo stimato per la lettura: 5 minuti

Una nuova finalista alla Biennale MArteLiveSilvia Struglia, ci ha raccontato di sé e della sua arte in questa intervista.

Il suo approccio alla pittura, la sintesi emozionale a cui tende la sua ricerca, il tipo di rappresentazione quasi impulsiva, nascono da un’urgenza di verità e sentimento autentici e di ricerca dell’essenza. La sua è un’urgenza personale, non nata da studi accademici inerenti al mondo dell’arte, in quanto, proviene da un emisfero diverso: si è laureata in Ingegneria edile-Architettura.

Il bisogno di dipingere, ma ancor più di condividere ciò che produce, è relativamente recente e nasce da esperienze e momenti vissuti, che hanno cambiato la sua vita. Ad ogni modo, è fermamente convinta che, alle volte, le discipline si fondano e si completino a vicenda, rispondendo l’una ai quesiti dell’altra. Spesso fatica a scindere, così come fa fatica a dipingere senza ascoltare la musica. La sua indagine ha trovato modo di esprimersi già in qualche mostra collettiva e personale, in particolare presso la galleria Spazio Ginko di Roma.

Ci racconti l’esperienza con MArteLive? Perché hai deciso di partecipare e quali sono le tue aspettative sulla finale?
L’esperienza con MArteLive si è rivelata un percorso davvero prezioso. Ad esser sincera, mi sono iscritta al concorso con molta leggerezza, senza quasi pensarci sul serio e soprattutto con zero aspettative; questo credo abbia rafforzato l’entusiasmo appena ho saputo di essere stata selezionata. Senza aspettative ho vissuto il live, mi son divertita, (raramente riesco a vivermi momenti così intensi in pubblico), soprattutto l’ho vissuta come una cosa bella già di per sé. Senza riflettere sul “dopo”. Credo dunque di non caricarmi di aspettative nemmeno per questa finale (forse a questo punto potrebbe essere anche scaramanzia?) Ad ogni modo, io mi auguro solo di divertirmi, essere me stessa e soprattutto di essere libera, starci completamente, esprimermi davvero, portarmi a casa un nuovo ricordo pieno e vivo.

Come si sta sviluppando la tua attività artistica?
Ultimamente mi sono trovata a dipingere favole. Mio fratello Mario ha scritto un libro dal titolo “Favole piccole e foglie di vernice “, edito da Bookabook, all’interno del quale si possono incontrare 5 miei quadri: le “foglie di vernice”, per l’appunto. Le mie “istantanee di una storia” (così mi piace spesso chiamare i miei quadri ) hanno così preso vita davvero. Il procedimento è come sempre quello della simultanea. Mi son state date le favole e le loro registrazioni e ho realizzato le favole dipinte mentre le ascoltavo. In chiave astratta. Un altro progetto ultimato da poco riguarda la copertina per un album in uscita; lavorare con la musica è molto stimolante per me. In parallelo spesso coinvolgo persone che mi raccontino loro storie, faccio quadri “ad personam” ascoltandole parlare. Questo modo di procedere mi emoziona incredibilmente.

Cosa significa per te la parola creatività?
La creatività è la capacità di associazione. È emanciparsi dai significati ordinari, intuendo le qualità potenziali, i potenziali incastri, verificarsi in una nuova “creatura”.
Saper combinare quello che è noto per inventare qualcosa che ancora non lo è, intuire la meraviglia in un oggetto consueto sentendosi tirati come un magnete verso “La” soluzione.
Intuire il senso proprio o altro di un oggetto e vederci una storia. Creatività è anche ribaltare, leggere in diagonale da destra a sinistra o a testa in giù, in altri sensi carpendo significati per nuove combinazioni, panorami. Vedere tutte le possibilità. Vedere. Vedere sempre qualcosa, a meno che il nulla non abbia senso in sé. Guardarsi intorno, leggere il contesto e avere un’epifania, le cose si incastrano, ribaltate o in altri sensi o come sono, creando qualcos’altro, o diventandolo. Ed è come un istinto.

Se non avessi fatto questo lavoro, cosa avresti voluto essere?
Non posso propriamente dire che questo sia il mio mestiere a tutto tondo. Provengo da un campo un diverso, ho studiato Ingegneria Edile e Architettura e dunque al momento gestisco parallelamente le due attività .

Quale artista, del tuo campo, del passato o del presente, è stato per te fonte di ammirazione e ispirazione?
Molto difficile rispondere… è una roba abbastanza intima quella che tiro fuori. Non saprei effettivamente riferirmi ad un artista a cui mi ispiro…Per cui credo mi affido al primo nome che, non so come mai, appena ho letto…mi è venuto in mente. Più ci penso, più si impone; Fernando Zobel. Non credo sia uno stile simile al mio, ma è sicuramente un artista che stimo profondamente. Forse ho pensato subito a lui per la forza del segno, in generale per la raffinatezza, la profondità delle sue atmosfere, le gole di luce e l’oscurità in sospensione.

Quale invece, non del tuo campo, ti ha “segnata”?
Nel campo musicale il primo nome a sorgere è Joni Mitchell, poi Tori Amos, Thom Yorke. Sicuramente i Tool, in senso ampio. Patti Smith è una fonte di ammirazione fondamentale.
Neruda. Matsuo Basho con i suoi haiku.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sicuramente nel futuro più prossimo ho intenzione di proseguire con la pittura gestuale istintiva rapida, con una sintesi che sempre di più riesca a tradurre note emozioni e, perché no, aspetti caratteriali delle persone. Vorrei quasi produrre delle “essenze”. Tra miei piani rientra quello di lavorare sempre più con la musica, creando e vivendo esperienze sempre più sinestetiche, anche live. Ma soprattutto, vorrei lavorare con musicisti per i loro progetti. O per corpi di ballo, scenografi. Poi mi piacerebbe includere la scultura, per far toccare alle opere queste emozioni.

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Silvia Struglia, pittrice: “L’esperienza con MArteLive? Un percorso prezioso”

Published On: 23 Agosto 2019

About the Author: Alessia

Tempo stimato per la lettura: 15 minuti

Una nuova finalista alla Biennale MArteLiveSilvia Struglia, ci ha raccontato di sé e della sua arte in questa intervista.

Il suo approccio alla pittura, la sintesi emozionale a cui tende la sua ricerca, il tipo di rappresentazione quasi impulsiva, nascono da un’urgenza di verità e sentimento autentici e di ricerca dell’essenza. La sua è un’urgenza personale, non nata da studi accademici inerenti al mondo dell’arte, in quanto, proviene da un emisfero diverso: si è laureata in Ingegneria edile-Architettura.

Il bisogno di dipingere, ma ancor più di condividere ciò che produce, è relativamente recente e nasce da esperienze e momenti vissuti, che hanno cambiato la sua vita. Ad ogni modo, è fermamente convinta che, alle volte, le discipline si fondano e si completino a vicenda, rispondendo l’una ai quesiti dell’altra. Spesso fatica a scindere, così come fa fatica a dipingere senza ascoltare la musica. La sua indagine ha trovato modo di esprimersi già in qualche mostra collettiva e personale, in particolare presso la galleria Spazio Ginko di Roma.

Ci racconti l’esperienza con MArteLive? Perché hai deciso di partecipare e quali sono le tue aspettative sulla finale?
L’esperienza con MArteLive si è rivelata un percorso davvero prezioso. Ad esser sincera, mi sono iscritta al concorso con molta leggerezza, senza quasi pensarci sul serio e soprattutto con zero aspettative; questo credo abbia rafforzato l’entusiasmo appena ho saputo di essere stata selezionata. Senza aspettative ho vissuto il live, mi son divertita, (raramente riesco a vivermi momenti così intensi in pubblico), soprattutto l’ho vissuta come una cosa bella già di per sé. Senza riflettere sul “dopo”. Credo dunque di non caricarmi di aspettative nemmeno per questa finale (forse a questo punto potrebbe essere anche scaramanzia?) Ad ogni modo, io mi auguro solo di divertirmi, essere me stessa e soprattutto di essere libera, starci completamente, esprimermi davvero, portarmi a casa un nuovo ricordo pieno e vivo.

Come si sta sviluppando la tua attività artistica?
Ultimamente mi sono trovata a dipingere favole. Mio fratello Mario ha scritto un libro dal titolo “Favole piccole e foglie di vernice “, edito da Bookabook, all’interno del quale si possono incontrare 5 miei quadri: le “foglie di vernice”, per l’appunto. Le mie “istantanee di una storia” (così mi piace spesso chiamare i miei quadri ) hanno così preso vita davvero. Il procedimento è come sempre quello della simultanea. Mi son state date le favole e le loro registrazioni e ho realizzato le favole dipinte mentre le ascoltavo. In chiave astratta. Un altro progetto ultimato da poco riguarda la copertina per un album in uscita; lavorare con la musica è molto stimolante per me. In parallelo spesso coinvolgo persone che mi raccontino loro storie, faccio quadri “ad personam” ascoltandole parlare. Questo modo di procedere mi emoziona incredibilmente.

Cosa significa per te la parola creatività?
La creatività è la capacità di associazione. È emanciparsi dai significati ordinari, intuendo le qualità potenziali, i potenziali incastri, verificarsi in una nuova “creatura”.
Saper combinare quello che è noto per inventare qualcosa che ancora non lo è, intuire la meraviglia in un oggetto consueto sentendosi tirati come un magnete verso “La” soluzione.
Intuire il senso proprio o altro di un oggetto e vederci una storia. Creatività è anche ribaltare, leggere in diagonale da destra a sinistra o a testa in giù, in altri sensi carpendo significati per nuove combinazioni, panorami. Vedere tutte le possibilità. Vedere. Vedere sempre qualcosa, a meno che il nulla non abbia senso in sé. Guardarsi intorno, leggere il contesto e avere un’epifania, le cose si incastrano, ribaltate o in altri sensi o come sono, creando qualcos’altro, o diventandolo. Ed è come un istinto.

Se non avessi fatto questo lavoro, cosa avresti voluto essere?
Non posso propriamente dire che questo sia il mio mestiere a tutto tondo. Provengo da un campo un diverso, ho studiato Ingegneria Edile e Architettura e dunque al momento gestisco parallelamente le due attività .

Quale artista, del tuo campo, del passato o del presente, è stato per te fonte di ammirazione e ispirazione?
Molto difficile rispondere… è una roba abbastanza intima quella che tiro fuori. Non saprei effettivamente riferirmi ad un artista a cui mi ispiro…Per cui credo mi affido al primo nome che, non so come mai, appena ho letto…mi è venuto in mente. Più ci penso, più si impone; Fernando Zobel. Non credo sia uno stile simile al mio, ma è sicuramente un artista che stimo profondamente. Forse ho pensato subito a lui per la forza del segno, in generale per la raffinatezza, la profondità delle sue atmosfere, le gole di luce e l’oscurità in sospensione.

Quale invece, non del tuo campo, ti ha “segnata”?
Nel campo musicale il primo nome a sorgere è Joni Mitchell, poi Tori Amos, Thom Yorke. Sicuramente i Tool, in senso ampio. Patti Smith è una fonte di ammirazione fondamentale.
Neruda. Matsuo Basho con i suoi haiku.

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Sicuramente nel futuro più prossimo ho intenzione di proseguire con la pittura gestuale istintiva rapida, con una sintesi che sempre di più riesca a tradurre note emozioni e, perché no, aspetti caratteriali delle persone. Vorrei quasi produrre delle “essenze”. Tra miei piani rientra quello di lavorare sempre più con la musica, creando e vivendo esperienze sempre più sinestetiche, anche live. Ma soprattutto, vorrei lavorare con musicisti per i loro progetti. O per corpi di ballo, scenografi. Poi mi piacerebbe includere la scultura, per far toccare alle opere queste emozioni.

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