Gola Hundun: “Credo che creare sia un bisogno primario dell’uomo”

About the Author: Alessia

Published On: 28 Dicembre 2020

Tempo stimato per la lettura: 4,5 minuti

Gola Hundun, nato a Cesena nel 1982, indaga nel suo operare il rapporto tra umanità e biosfera.

Ancor prima dell’apprendistato artistico presso il Liceo Artistico di Ravenna, già all’età di dodici anni inizia la sua attività di street-artist realizzando graffiti con la tecnica del lettering sui muri della sua città, per rivolgersi ben presto, a partire dai quattordici, ad un’attività artistica verso una ricerca illustrativa e pittorica. Successivamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove consegue la laurea nel 2006.

Dal 2004 si trasferisce a Barcellona (ove vive e lavora) dove viene influenzato dagli artisti locali che operano nell’ambito della street art e che lo inducono a riprendere la sua originaria attività di artista muralista. Il primo decennio degli anni 2000 rappresenta per lui un periodo di ricerca e di crescita che lo vede muoversi tra Italia, Spagna e tutta Europa.
Da lì la sua attività si espande in senso globale portando la sua presenza in Brasile Palestina, Russia, Giappone, Kazakistan, U.S.A.

Ci puoi raccontare il tuo ultimo lavoro? Come è nata l’idea, come si è sviluppato?
L’idea è frutto della mia primissima impressione rispetto al luogo: l’esterno è una facciata brutalista, con un grigio prevalente, l’ingresso un posto umido, buio e sporco…una caverna. Seguendo il concept di Another World, progetto a cura di Elena Paloscia, organizzato dall’Associazione Eco dell’Arte, ho cercato di non stravolgere lo spazio nel quale avrei dipinto, ma piuttosto di assecondarne la natura. La caverna, dopo tutto, è stata la prima dimora, il primo riparo, dove rappresentare i momenti della vita (attraverso le pitture rupestri) e dove praticare riti. Così questa caverna, da luogo ostile si trasforma in luogo magico, in cui ciascuno può esprimersi secondo la propria natura. Essendo un luogo riservato a bambini e adolescenti con menti non allineate, ho chiesto ai piccoli utenti di aiutarmi a tirar fuori l’anima autentica di un posto in cui tutte le specie possano vivere in armonia, chiedendo loro di suggerirmi un animale totemico che li rappresentasse.
Sono stati proposti circa dieci esemplari, rappresentati in maniera stilizzata, secondo lo stile della pittura rupestre, circondati da una natura primordiale appartenente al periodo carbonifero, dipinta sui muri, ma anche fisicamente piantata. Ai ragazzi che frequentano il centro ho chiesto un ulteriore aiuto registrando i versi dei loro animali preferiti, di modo da poter essere ascoltati in prossimità del soggetto dipinto rendendo l’opera “Canto D’antro” interattiva (attraverso QRcode).

Quando ti sei appassionato all’arte? È qualcosa di innato o è maturato nel tempo?
Direi che si tratta di qualcosa che da sempre fa parte del mio modo di interfacciarmi con la realtà e che mi permette di esprimermi e comunicare come vorrei, in maniera libera e trasversale. Per me è uno strumento, molto utile.

Che cosa significa per te la parola creatività?
Credo che creare sia un bisogno primario dell’uomo e che ognuno abbia il diritto e il dovere di perseguirlo di praticarlo e di continuare concretizzare i propri sogni, immaginazioni ed ideali perché solo in questo modo potremo cambiare la realtà che ci circonda, che è nella maggior parte dei casi, la realtà cittadina o comunque umana.

Come stai affrontando questo periodo di pandemia?
Questo periodo mi sta servendo per valutare con ancor più chiarezza la differenza tra il mondo che io chiamo reale, il mondo naturale con le sue regole, le sue interconnessioni silenziose tra le diverse specie viventi e non viventi, il suo ordine dinamico e non scritto e il mondo che la maggior parte di noi percepisce come reale, ma che di fatto reale non è. Parlo del mondo fatto dalle leggi della società umana, confezionate per fare funzionare le città e le interdipendenze del meccanismo sociale, che si muove su un ritmo più accelerato rispetto a quello del resto di gran parte delle altre forme di vita, legato sempre più a logiche di produttività, ottimizzazione e controllo da parte di un sistema centrale. È sempre bene ricordare, a mio avviso, che il mondo umano costituisce solo una piccola parte della realtà del mondo, nonostante abbiamo colonizzato quasi tutte le terre emerse, e questo non costituirebbe comunque un motivo per autoproclamarci regolatori delle dinamiche del mondo reale.

Un artista che ami, un maestro per te (non necessariamente del tuo campo).
Più che a un maestro di pittura, la mia ispirazione si rifà spessissimo al campo della musica e ovviamente alla Natura, ça va sans dire!

Cosa farai domani – progetti per il futuro.
Nell’ultimo anno le mie ricerche si sono intensificate sul campo della riappropriazione di spazi antropizzati da parte della natura, spazi che un tempo erano suoi ma che l’uomo ha reclamato come propri. Ne è nato un progetto che si chiama HABITAT e che mi vedrà impegnato nei prossimi mesi nella realizzazione di opere indoor (tele, sculture e installazioni) e facciate in diverse città e Paesi. Per saperne di più vi invito a visitare il mio sito.

Articoli recenti

condividi su

Il thriller psicologico "Weekend" su Amazon Prime con un cast di giovani interpreti italiani
Campidoglio: il Capodanno di Roma è OLTRE TUTTO
SEOCHECKER TOOL ANALISI SEO

Related Posts

Gola Hundun: “Credo che creare sia un bisogno primario dell’uomo”

Published On: 28 Dicembre 2020

About the Author: Alessia

Tempo stimato per la lettura: 14 minuti

Gola Hundun, nato a Cesena nel 1982, indaga nel suo operare il rapporto tra umanità e biosfera.

Ancor prima dell’apprendistato artistico presso il Liceo Artistico di Ravenna, già all’età di dodici anni inizia la sua attività di street-artist realizzando graffiti con la tecnica del lettering sui muri della sua città, per rivolgersi ben presto, a partire dai quattordici, ad un’attività artistica verso una ricerca illustrativa e pittorica. Successivamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove consegue la laurea nel 2006.

Dal 2004 si trasferisce a Barcellona (ove vive e lavora) dove viene influenzato dagli artisti locali che operano nell’ambito della street art e che lo inducono a riprendere la sua originaria attività di artista muralista. Il primo decennio degli anni 2000 rappresenta per lui un periodo di ricerca e di crescita che lo vede muoversi tra Italia, Spagna e tutta Europa.
Da lì la sua attività si espande in senso globale portando la sua presenza in Brasile Palestina, Russia, Giappone, Kazakistan, U.S.A.

Ci puoi raccontare il tuo ultimo lavoro? Come è nata l’idea, come si è sviluppato?
L’idea è frutto della mia primissima impressione rispetto al luogo: l’esterno è una facciata brutalista, con un grigio prevalente, l’ingresso un posto umido, buio e sporco…una caverna. Seguendo il concept di Another World, progetto a cura di Elena Paloscia, organizzato dall’Associazione Eco dell’Arte, ho cercato di non stravolgere lo spazio nel quale avrei dipinto, ma piuttosto di assecondarne la natura. La caverna, dopo tutto, è stata la prima dimora, il primo riparo, dove rappresentare i momenti della vita (attraverso le pitture rupestri) e dove praticare riti. Così questa caverna, da luogo ostile si trasforma in luogo magico, in cui ciascuno può esprimersi secondo la propria natura. Essendo un luogo riservato a bambini e adolescenti con menti non allineate, ho chiesto ai piccoli utenti di aiutarmi a tirar fuori l’anima autentica di un posto in cui tutte le specie possano vivere in armonia, chiedendo loro di suggerirmi un animale totemico che li rappresentasse.
Sono stati proposti circa dieci esemplari, rappresentati in maniera stilizzata, secondo lo stile della pittura rupestre, circondati da una natura primordiale appartenente al periodo carbonifero, dipinta sui muri, ma anche fisicamente piantata. Ai ragazzi che frequentano il centro ho chiesto un ulteriore aiuto registrando i versi dei loro animali preferiti, di modo da poter essere ascoltati in prossimità del soggetto dipinto rendendo l’opera “Canto D’antro” interattiva (attraverso QRcode).

Quando ti sei appassionato all’arte? È qualcosa di innato o è maturato nel tempo?
Direi che si tratta di qualcosa che da sempre fa parte del mio modo di interfacciarmi con la realtà e che mi permette di esprimermi e comunicare come vorrei, in maniera libera e trasversale. Per me è uno strumento, molto utile.

Che cosa significa per te la parola creatività?
Credo che creare sia un bisogno primario dell’uomo e che ognuno abbia il diritto e il dovere di perseguirlo di praticarlo e di continuare concretizzare i propri sogni, immaginazioni ed ideali perché solo in questo modo potremo cambiare la realtà che ci circonda, che è nella maggior parte dei casi, la realtà cittadina o comunque umana.

Come stai affrontando questo periodo di pandemia?
Questo periodo mi sta servendo per valutare con ancor più chiarezza la differenza tra il mondo che io chiamo reale, il mondo naturale con le sue regole, le sue interconnessioni silenziose tra le diverse specie viventi e non viventi, il suo ordine dinamico e non scritto e il mondo che la maggior parte di noi percepisce come reale, ma che di fatto reale non è. Parlo del mondo fatto dalle leggi della società umana, confezionate per fare funzionare le città e le interdipendenze del meccanismo sociale, che si muove su un ritmo più accelerato rispetto a quello del resto di gran parte delle altre forme di vita, legato sempre più a logiche di produttività, ottimizzazione e controllo da parte di un sistema centrale. È sempre bene ricordare, a mio avviso, che il mondo umano costituisce solo una piccola parte della realtà del mondo, nonostante abbiamo colonizzato quasi tutte le terre emerse, e questo non costituirebbe comunque un motivo per autoproclamarci regolatori delle dinamiche del mondo reale.

Un artista che ami, un maestro per te (non necessariamente del tuo campo).
Più che a un maestro di pittura, la mia ispirazione si rifà spessissimo al campo della musica e ovviamente alla Natura, ça va sans dire!

Cosa farai domani – progetti per il futuro.
Nell’ultimo anno le mie ricerche si sono intensificate sul campo della riappropriazione di spazi antropizzati da parte della natura, spazi che un tempo erano suoi ma che l’uomo ha reclamato come propri. Ne è nato un progetto che si chiama HABITAT e che mi vedrà impegnato nei prossimi mesi nella realizzazione di opere indoor (tele, sculture e installazioni) e facciate in diverse città e Paesi. Per saperne di più vi invito a visitare il mio sito.

SEOCHECKER TOOL ANALISI SEO