Intervista a Fabio Viola: la gamification nei musei

About the Author: Redazione ViviCreativo

Gamification Tuo Museo
Published On: 27 Marzo 2015

Tempo stimato per la lettura: 7 minuti

Oggi intervistiamo Fabio Viola, uno dei pionieri del gaming digitale in Italia ed attualmente al 4° posto mondiale come gamification designer e ideatore di TuoMuseo

Ciao Fabio, puoi spiegare ai lettori di ViviCreativo cosa si intende per Gamificazione?

E’ l’applicazione in ambito pubblico ed aziendale di quelle tecniche di design che sono dietro ai videogiochi. Questi ultimi sono diventati il medium dominante per l’attuale generazione di under 35 ed hanno lo straordinario potere di generare emozioni, stati di animo, tenerci incollati allo schermo per ore grazie ad un continuo alternarsi di motivazioni ed istanze psicologiche come la cooperazione, competizione, sfida, auto-espressione, rewarding, collezionare obiettivi etc etc. Ora le aziende, per raggiungere obiettivi concreti come engagement, fidelizzazione, interazione con utenti si avvalgono di questo nuovo modo di pensare e disegnare le esperienze.

Come hai iniziato il tuo percorso di Gamification Designer?

Il percorso inizia agli inizi degli anni 2000 con l’ingresso nell’industria dei videogiochi dove ho avuto la fortuna di lavorare con aziende come Electronic Arts Mobile, Vivendi e G-Tech ricoprendo incarichi variegati dal marketing manager al country manager passando per lead game designer. Lentamente ho iniziato ad interessarmi sull’intersezione vita quotidiana e videogiochi dando vita nel 2011 al blog Gameifications ed al libro “Gamification – I Videogiochi nella Vita Quotidiana”. Da lì una serie di progetti nei campi più disparati dal fitness alla lettura passando la moda tutti accomunati da questa ricerca di fun ed engagement come volano di business.

Come nasce l’idea di TuoMuseo?

Le mie due più grandi passioni della vita sono i Beni Culturali (n.b. che ho studiato a Pisa) e la tecnologia/gaming. Da sempre rimuginavo sulla possibilità di unire questi due settori, apparentemente molto lontani convinto che il primo potesse enormemente giovare al secondo. Galeotto fu un hackaton di fine 2014 a Pisa. Con alcuni colleghi/amici sviluppatori decidemmo di partecipare e trascorrere 40 ore blindati in una stanza a progettare qualcosa legato al turismo culturale e gamification (questo il tema scelto da Europeana, organizzatrice dell’evento). In quelle poche ore nacque il primissimo prototipo progettuale che incontrò il favore positivo della giuria aggiudicandosi il premio da 6000 euro ed il supporto del Comune di Siena. Da lì decidemmo di imbarcarci, nei limiti del tempo libero a disposizione, in questo progetto complesso e difficile visto il settore in cui si va a collocare.  Fortunatamente il sostegno crescente della community (oltre 3000 followers di settore sui social) e l’arrivo di nuove energie umane nel team hanno reso possibile l’evoluzione da una fase di sogno e prototipo ad una di sperimentazione partendo da Siena e Pisa.

Quali sono i suoi prossimi sviluppi?

In questa fase stiamo lavorando per creare una larga comunità di luoghi culturali partner e, parallelamente, trovare canali di finanziamento per un progetto che ad oggi è stato totalmente auto-finanziato. Nei prossimi giorni, infatti, partirà la nostra campagna di crowdfunding sulla nuova piattaforma WEDO di Telecom Italia.

Qual è il contributo che potrà portare al patrimonio culturale italiano? Perché un museo dovrebbe utilizzare TuoMuseo?

I numeri rilasciati dall’Istat a fine 2013 confermano la necessità impellente di dotarsi di nuovi strumenti per rendere fruibile, valorizzare e rendere produttivo il nostro patrimonio all’interno di un trend crescente in tutto il mondo, quello del turismo culturale. Basti pensare che solo:

– Il 50.7% dei musei ha un proprio sito web
– Il 5.7% consente la prenotazione e acquisto online biglietti
– Il 3.4% dei musei è raggiungibile via app mobile.
– Il 42.3% pubblica online il calendario iniziative/eventi
– Il 22.6% invia un newsletter
– Il 13.3% rende disponibile catalogo digitale

TuoMuseo prova, attraverso vari moduli, a connettere pianificatori e gestori dei beni culturali andando a facilitare la fase di pianificazione di una visita, l’engagement on-site e l’approfondimento e racconto dell’esperienza post-visita. Su questi 3 fondamentali momenti si aggiungono dei moduli legati alla profilazione dei visitatori e alla generazione di nuove forme di reddito attraverso un marketplace della cultura.

Al momento decine di musei hanno spontaneamente chiesto di partecipare alla fase di sperimentazione. Noi siamo fortemente convinti che rendere fruibile anche digitalmente il nostro straordinario patrimonio composto da milioni di opere d’arte, manufatti, invenzioni non possa che essere un volano di crescita per tutta la filiera. La gratuità della piattaforma abbinata alla facilità di utilizzo, è possibile gestire autonomamente tutte le funzionalità con la stessa difficoltà di inviare una e-mail. Il Museo si ritrova così ad avere degli strumenti per superare i problemi enunciati sopra.

E’ possibile  scoprire le funzionalità del progetto recandosi su Tuomuseo.it, magari iscrivendosi anche alla newsletter per rimanere sempre aggiornati e partecipare alla sperimentazione!

Perché dovrebbe utilizzarlo un visitatore?

Finalmente sarà possibile consultare anche in digitale il nostro patrimonio culturale, migliaia di opere oggi accessibili solo recandosi fisicamente in loco. Questa nuova opportunità consentirà di pianificare meglio le visite culturali individuando i musei e le opere da visitare. Inoltre con TuoMuseo il visitatore può finalmente diventare protagonista e co-creatore dell’esperienza culturale sia online che sul luogo. E’ possibile rendere più sociale, partecipativa, divertente e premiante l’esperienza attraverso l’aggiunto delle dinamiche di gamification. Il valore culturale non viene sminuito ma una serie di missioni  suggeriscono nuovi modi di interagire con un’opera o percorrere una città. Visita almeno 3 punti di interesse in 3 ore, ritorna al museo con 2 amici, condividi almeno 10 foto di opere sui social, visita un luogo e rispondi ad un quiz sono alcune delle dinamiche che i gestori museali possono scatenare.

Il fenomeno della scarsa valorizzazione del patrimonio culturale è tipicamente italiano o è così in tutto il mondo? Cosa si può fare per valorizzare il nostro patrimonio culturale?

Come mi piace sempre dire l’Italia ha un hardware culturale unico, è il paese degli oltre 5000 “musei diffusi” ed il più alto numero di beni Unesco al mondo. Per lungo tempo ci siamo adagiati su questa eredità, mentre altri paesi meno dotati di hardware hanno lavorato e investito alacremente sulla creazione del software inteso come tutti quegli strumenti legislativi, burocratici, mentali, digitali atti a favorire lo sviluppo culturale. Non potendo direttamente incidere sui processi burocratici, strategici e di scelta del management, non ci resta che provare a rivoluzionare dal basso. E’ auspicabile la nascita di start up culturali in grado di apportare velocemente e senza ingessature nuove soluzioni e proposte volte a creare ricchezza culturale. Penso al caso di successo di Musement, fresco di round di finanziamento da 5 milioni di dollari, e altre soluzioni che agevolano l’incontro tra domanda e offerta culturale

La tecnologia sta modificando i nostri comportamenti quotidiani, quali pensi siano i prossimi trend nel campo culturale?

Purtroppo il settore culturale sconta un ritardo, rispetto ad altri settori, nell’adozione delle tecnologie. Credo che i musei possano essere un ottimo luogo di adozione esemplare di strumenti come Google Glass per rendere multimediale la visita e Beacon con tutti i loro risvolti di prossimità.

Quanti anni avevi quando sei entrato in un museo la prima volta? Cosa ti ricordi di quell’esperienza?

I primi ricordi sono connessi alle visite didattiche durante gli anni delle elementari. Ricordo il senso di rispetto e piccolezza rispetto alla grandezza di alcuni luoghi e opere visitate coniugata alla impossibilità di poter comprendere la contestualizzazione di quegli oggetti e la difficoltà con l’interagirvi.

Se ti trovassi a visitare un museo, tra quadri e statue, e dovessi ascoltare musica, quali brani sceglieresti per la tua playlist?

Confesso che preferisco essere immerso a 360 gradi nel luogo che visito evitando ogni tipo di stimolo esterno, a meno che esso non sia di supporto all’esperienza. Mi è capitato però di trascorrere intere giornate in un museo e confesso di aver trovato un accompagnamento nelle melodie di Ludovico Einaudi.

Definisci cultura con una sola parola.

Ricchezza.

 

 

 

 

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Published On: 27 Marzo 2015

About the Author: Redazione ViviCreativo

Tempo stimato per la lettura: 21 minuti

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Ciao Fabio, puoi spiegare ai lettori di ViviCreativo cosa si intende per Gamificazione?

E’ l’applicazione in ambito pubblico ed aziendale di quelle tecniche di design che sono dietro ai videogiochi. Questi ultimi sono diventati il medium dominante per l’attuale generazione di under 35 ed hanno lo straordinario potere di generare emozioni, stati di animo, tenerci incollati allo schermo per ore grazie ad un continuo alternarsi di motivazioni ed istanze psicologiche come la cooperazione, competizione, sfida, auto-espressione, rewarding, collezionare obiettivi etc etc. Ora le aziende, per raggiungere obiettivi concreti come engagement, fidelizzazione, interazione con utenti si avvalgono di questo nuovo modo di pensare e disegnare le esperienze.

Come hai iniziato il tuo percorso di Gamification Designer?

Il percorso inizia agli inizi degli anni 2000 con l’ingresso nell’industria dei videogiochi dove ho avuto la fortuna di lavorare con aziende come Electronic Arts Mobile, Vivendi e G-Tech ricoprendo incarichi variegati dal marketing manager al country manager passando per lead game designer. Lentamente ho iniziato ad interessarmi sull’intersezione vita quotidiana e videogiochi dando vita nel 2011 al blog Gameifications ed al libro “Gamification – I Videogiochi nella Vita Quotidiana”. Da lì una serie di progetti nei campi più disparati dal fitness alla lettura passando la moda tutti accomunati da questa ricerca di fun ed engagement come volano di business.

Come nasce l’idea di TuoMuseo?

Le mie due più grandi passioni della vita sono i Beni Culturali (n.b. che ho studiato a Pisa) e la tecnologia/gaming. Da sempre rimuginavo sulla possibilità di unire questi due settori, apparentemente molto lontani convinto che il primo potesse enormemente giovare al secondo. Galeotto fu un hackaton di fine 2014 a Pisa. Con alcuni colleghi/amici sviluppatori decidemmo di partecipare e trascorrere 40 ore blindati in una stanza a progettare qualcosa legato al turismo culturale e gamification (questo il tema scelto da Europeana, organizzatrice dell’evento). In quelle poche ore nacque il primissimo prototipo progettuale che incontrò il favore positivo della giuria aggiudicandosi il premio da 6000 euro ed il supporto del Comune di Siena. Da lì decidemmo di imbarcarci, nei limiti del tempo libero a disposizione, in questo progetto complesso e difficile visto il settore in cui si va a collocare.  Fortunatamente il sostegno crescente della community (oltre 3000 followers di settore sui social) e l’arrivo di nuove energie umane nel team hanno reso possibile l’evoluzione da una fase di sogno e prototipo ad una di sperimentazione partendo da Siena e Pisa.

Quali sono i suoi prossimi sviluppi?

In questa fase stiamo lavorando per creare una larga comunità di luoghi culturali partner e, parallelamente, trovare canali di finanziamento per un progetto che ad oggi è stato totalmente auto-finanziato. Nei prossimi giorni, infatti, partirà la nostra campagna di crowdfunding sulla nuova piattaforma WEDO di Telecom Italia.

Qual è il contributo che potrà portare al patrimonio culturale italiano? Perché un museo dovrebbe utilizzare TuoMuseo?

I numeri rilasciati dall’Istat a fine 2013 confermano la necessità impellente di dotarsi di nuovi strumenti per rendere fruibile, valorizzare e rendere produttivo il nostro patrimonio all’interno di un trend crescente in tutto il mondo, quello del turismo culturale. Basti pensare che solo:

– Il 50.7% dei musei ha un proprio sito web
– Il 5.7% consente la prenotazione e acquisto online biglietti
– Il 3.4% dei musei è raggiungibile via app mobile.
– Il 42.3% pubblica online il calendario iniziative/eventi
– Il 22.6% invia un newsletter
– Il 13.3% rende disponibile catalogo digitale

TuoMuseo prova, attraverso vari moduli, a connettere pianificatori e gestori dei beni culturali andando a facilitare la fase di pianificazione di una visita, l’engagement on-site e l’approfondimento e racconto dell’esperienza post-visita. Su questi 3 fondamentali momenti si aggiungono dei moduli legati alla profilazione dei visitatori e alla generazione di nuove forme di reddito attraverso un marketplace della cultura.

Al momento decine di musei hanno spontaneamente chiesto di partecipare alla fase di sperimentazione. Noi siamo fortemente convinti che rendere fruibile anche digitalmente il nostro straordinario patrimonio composto da milioni di opere d’arte, manufatti, invenzioni non possa che essere un volano di crescita per tutta la filiera. La gratuità della piattaforma abbinata alla facilità di utilizzo, è possibile gestire autonomamente tutte le funzionalità con la stessa difficoltà di inviare una e-mail. Il Museo si ritrova così ad avere degli strumenti per superare i problemi enunciati sopra.

E’ possibile  scoprire le funzionalità del progetto recandosi su Tuomuseo.it, magari iscrivendosi anche alla newsletter per rimanere sempre aggiornati e partecipare alla sperimentazione!

Perché dovrebbe utilizzarlo un visitatore?

Finalmente sarà possibile consultare anche in digitale il nostro patrimonio culturale, migliaia di opere oggi accessibili solo recandosi fisicamente in loco. Questa nuova opportunità consentirà di pianificare meglio le visite culturali individuando i musei e le opere da visitare. Inoltre con TuoMuseo il visitatore può finalmente diventare protagonista e co-creatore dell’esperienza culturale sia online che sul luogo. E’ possibile rendere più sociale, partecipativa, divertente e premiante l’esperienza attraverso l’aggiunto delle dinamiche di gamification. Il valore culturale non viene sminuito ma una serie di missioni  suggeriscono nuovi modi di interagire con un’opera o percorrere una città. Visita almeno 3 punti di interesse in 3 ore, ritorna al museo con 2 amici, condividi almeno 10 foto di opere sui social, visita un luogo e rispondi ad un quiz sono alcune delle dinamiche che i gestori museali possono scatenare.

Il fenomeno della scarsa valorizzazione del patrimonio culturale è tipicamente italiano o è così in tutto il mondo? Cosa si può fare per valorizzare il nostro patrimonio culturale?

Come mi piace sempre dire l’Italia ha un hardware culturale unico, è il paese degli oltre 5000 “musei diffusi” ed il più alto numero di beni Unesco al mondo. Per lungo tempo ci siamo adagiati su questa eredità, mentre altri paesi meno dotati di hardware hanno lavorato e investito alacremente sulla creazione del software inteso come tutti quegli strumenti legislativi, burocratici, mentali, digitali atti a favorire lo sviluppo culturale. Non potendo direttamente incidere sui processi burocratici, strategici e di scelta del management, non ci resta che provare a rivoluzionare dal basso. E’ auspicabile la nascita di start up culturali in grado di apportare velocemente e senza ingessature nuove soluzioni e proposte volte a creare ricchezza culturale. Penso al caso di successo di Musement, fresco di round di finanziamento da 5 milioni di dollari, e altre soluzioni che agevolano l’incontro tra domanda e offerta culturale

La tecnologia sta modificando i nostri comportamenti quotidiani, quali pensi siano i prossimi trend nel campo culturale?

Purtroppo il settore culturale sconta un ritardo, rispetto ad altri settori, nell’adozione delle tecnologie. Credo che i musei possano essere un ottimo luogo di adozione esemplare di strumenti come Google Glass per rendere multimediale la visita e Beacon con tutti i loro risvolti di prossimità.

Quanti anni avevi quando sei entrato in un museo la prima volta? Cosa ti ricordi di quell’esperienza?

I primi ricordi sono connessi alle visite didattiche durante gli anni delle elementari. Ricordo il senso di rispetto e piccolezza rispetto alla grandezza di alcuni luoghi e opere visitate coniugata alla impossibilità di poter comprendere la contestualizzazione di quegli oggetti e la difficoltà con l’interagirvi.

Se ti trovassi a visitare un museo, tra quadri e statue, e dovessi ascoltare musica, quali brani sceglieresti per la tua playlist?

Confesso che preferisco essere immerso a 360 gradi nel luogo che visito evitando ogni tipo di stimolo esterno, a meno che esso non sia di supporto all’esperienza. Mi è capitato però di trascorrere intere giornate in un museo e confesso di aver trovato un accompagnamento nelle melodie di Ludovico Einaudi.

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